koala80
Forumer storico
Per un solo vero e proprio asset, la struttura è indubbiamente complicata. Tanto che il mercato chiede a gran voce un accorciamento della catena, e il management ha ammesso che il progetto è stato studiato ma che, per il momento, non è in agenda. Il percorso che dalla Giovanni Agnelli & C. Sapa porta fino a Fiat passa attraverso le due roccaforti della famiglia: Ifi (IFP.MI), quella più a monte, e la Ifil (IFL.MI), che detiene direttamente il 30% della Casa automobilistica. Società che fino ad oggi hanno vissuto di luce riflessa, grazie alla strabiliante performance di Fiat.
Dall'inizio dell'anno Fiat ha guadagnato il 45,6%, passando dai 14,468 euro agli attuali 21,07, trainando al rialzo prima Ifil (+32% da gennaio) e successivamente Ifi (+30,4% nello stesso periodo). Il valore delle due società - banalmente - è cresciuto in proporzione a quello della Casa torinese. Per avere una fotografia chiara di quanto conti Fiat nel bilancio di Ifil, basta considerare che la quota del Lingotto, agli attuali prezzi di mercato, vale oltre 7,7 miliardi di euro, cioè il 65% di un portafoglio partecipazioni di complessivi 11,8 miliardi. Il resto è costituito dalle quote in Intesa-SanPaolo, Sequana, Sgs, Juventus e altro ancora. Molto più scarno, se così lo si può definire, il portafoglio di Ifi, che ha come unico asset la stessa Ifil.
In vista di una possibile fusione tra le due casseforti, gli analisti stanno consigliando di imbottirsi di Ifil, convinti della forte potenzialità di crescita del titolo. Secondo un analista di una sim milanese, la società ora tratta a sconto del 25% sul Nav (valore di mercato delle partecipazioni). Uno sconto eccessivo che, ora come ora, rappresenta un'ottima opportunità d'acquisto. La pensano allo stesso modo gli analisti di Ubs, che proprio oggi hanno alzato il target price di Ifil a 11 euro per azione dai precedenti 9 euro (+22%), confermando il rating buy. Una decisione che segue quella presa solo tre giorni fa da Cheuvreux che, dopo i conti molto positivi del primo trimestre 2007, hanno inserito il titolo nella selected list, alzando il target price da 8,7 euro a 9,3 euro (+6,9%). Ma lo spazio per un'eventuale crescita, lasciano intendere, c'è ancora: le valutazioni sono fatte sulla base degli attuali prezzi di Borsa di Fiat, su cui tutti gli analisti sono positivi: il target indicati da alcuni broker arrivano fino a 27 euro. Inevitabile che, in un tale scenario, ci sia spazio per un'ulteriore rivalutazione di Ifil.
Ma a dare una spinta al titolo potrebbe essere anche la tanto anelata fusione con Ifi. E la tendenza che emerge, passando ai raggi X le comunicazioni Consob, è che si sta andando in questa direzione. Negli ultimi sette mesi, infatti, Ifi ha aumentato dal 65% al 66,7% la sua quota in Ifil, mentre la Giovanni Agnelli & C. è cresciuta dal 2,1% al 3%, portando la quota complessiva in capo alla famiglia oltre il 70%. Piccole cifre ma significative. Nel caso in cui la fusione andasse in porto, Ifil potrebbe salire ulteriormente: da una parte gli azionisti di Ifi dovrebbero riconoscere a quelli di Ifil un premio, seppur piccolo, e dall'altra la famiglia, per non diluirsi, dovrebbe acquistare titoli sul mercato. O attraverso Ifi o attraverso un buy back. Entrambe ipotesi che sosterrebbero le azioni in Borsa.
Dall'inizio dell'anno Fiat ha guadagnato il 45,6%, passando dai 14,468 euro agli attuali 21,07, trainando al rialzo prima Ifil (+32% da gennaio) e successivamente Ifi (+30,4% nello stesso periodo). Il valore delle due società - banalmente - è cresciuto in proporzione a quello della Casa torinese. Per avere una fotografia chiara di quanto conti Fiat nel bilancio di Ifil, basta considerare che la quota del Lingotto, agli attuali prezzi di mercato, vale oltre 7,7 miliardi di euro, cioè il 65% di un portafoglio partecipazioni di complessivi 11,8 miliardi. Il resto è costituito dalle quote in Intesa-SanPaolo, Sequana, Sgs, Juventus e altro ancora. Molto più scarno, se così lo si può definire, il portafoglio di Ifi, che ha come unico asset la stessa Ifil.
In vista di una possibile fusione tra le due casseforti, gli analisti stanno consigliando di imbottirsi di Ifil, convinti della forte potenzialità di crescita del titolo. Secondo un analista di una sim milanese, la società ora tratta a sconto del 25% sul Nav (valore di mercato delle partecipazioni). Uno sconto eccessivo che, ora come ora, rappresenta un'ottima opportunità d'acquisto. La pensano allo stesso modo gli analisti di Ubs, che proprio oggi hanno alzato il target price di Ifil a 11 euro per azione dai precedenti 9 euro (+22%), confermando il rating buy. Una decisione che segue quella presa solo tre giorni fa da Cheuvreux che, dopo i conti molto positivi del primo trimestre 2007, hanno inserito il titolo nella selected list, alzando il target price da 8,7 euro a 9,3 euro (+6,9%). Ma lo spazio per un'eventuale crescita, lasciano intendere, c'è ancora: le valutazioni sono fatte sulla base degli attuali prezzi di Borsa di Fiat, su cui tutti gli analisti sono positivi: il target indicati da alcuni broker arrivano fino a 27 euro. Inevitabile che, in un tale scenario, ci sia spazio per un'ulteriore rivalutazione di Ifil.
Ma a dare una spinta al titolo potrebbe essere anche la tanto anelata fusione con Ifi. E la tendenza che emerge, passando ai raggi X le comunicazioni Consob, è che si sta andando in questa direzione. Negli ultimi sette mesi, infatti, Ifi ha aumentato dal 65% al 66,7% la sua quota in Ifil, mentre la Giovanni Agnelli & C. è cresciuta dal 2,1% al 3%, portando la quota complessiva in capo alla famiglia oltre il 70%. Piccole cifre ma significative. Nel caso in cui la fusione andasse in porto, Ifil potrebbe salire ulteriormente: da una parte gli azionisti di Ifi dovrebbero riconoscere a quelli di Ifil un premio, seppur piccolo, e dall'altra la famiglia, per non diluirsi, dovrebbe acquistare titoli sul mercato. O attraverso Ifi o attraverso un buy back. Entrambe ipotesi che sosterrebbero le azioni in Borsa.
