Il misterioso miracolo italiano, spiegato ai francesi (1 Viewer)

tontolina

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Il misterioso miracolo italiano, spiegato ai francesi

Oggi, sul quotidiano francese Les Echos, c’è un’intervista allo zar della spending review italiana, Yoram Gutgeld. In essa, viene spiegato ai francesi come il nostro paese è riuscito a raddrizzare la nostra economia e tagliare massivamente la spesa pubblica, avviando quel taglio delle imposte che il mondo ci invidia, e che solo alcuni cocciuti disfattisti di casa nostra si ostinano a non riconoscere.

L’intervista si apre con una domanda in modalità “quattro passi nel paranormale”, sia pure in modalità interrogativa:

«Avete ridotto in modo piuttosto corposo le spese pubbliche in questi ultimi anni senza provocare ondate di proteste? Come lo spiegate?»

A cui segue risposta altrettanto esoterica:

«Abbiamo ridotto le spese di circa 30 miliardi l’anno, dall’arrivo del governo Renzi, a inizio 2014. Ma in parallelo abbiamo ridotto le imposte nelle stesse proporzioni, e frenato il debito pubblico»

Fermi! Abbiamo ridotto di “trenta-miliardi-l’anno” la spesa pubblica, da inizio 2014? Per verificarlo, prendiamo il Documento di Economia e Finanza 2016, e andiamo a verificare i consuntivi per gli anni 2013, 2014 e 2015 del conto economico delle amministrazioni pubbliche, che riunisce quelle locali e quella centrale. Consuntivo, d’accordo? Sono dati acquisiti, non previsioni. A pagina 8 del DEF 2016 troviamo questi numeri, guardate voi stessi:

SpesaPubblicaItalia2013-2015.png


Pur aguzzando la vista, non riusciamo a scorgere i trenta-diconsi-trenta miliardi di tagli annui di spese.
Decisamente, ci sfugge qualcosa
.
Quello che invece riusciamo a scorgere è che, tra il 2013 ed il 2015, la spesa per interessi è calata di quasi 10 miliardi di euro, da 77,5 a 68,4 miliardi. Bel colpo, Matteo Mario. Ah, notate la voce “altre prestazioni sociali”?
Vedete i circa 10 miliardi in più di spesa? Quello è il bonus 80 euro, che i nostri eroi si sbracciano a posizionare tra le riduzioni di tasse, e non tra gli aumenti di spesa. Il moto perpetuo, praticamente.

Anche ipotizzando (anzi, secondo noi è quasi certo) che l’intervistatore francese abbia frainteso la cifra dei 30 miliardi, nel senso che sarebbero complessivi dall’inizio del governo Renzi e non per anno (bum!), i conti continuano a non tornare.
Ma chi ha letto quest’intervista ne ha tratto l’idea che in Italia è in corso un miracolo senza precedenti, nella riqualificazione del bilancio dello stato. Gutgeld torna sulla “grande riduzione di pressione fiscale”, cifrandola in 33 miliardi, ed affermando, tra le altre cose, che avremmo “ridotto il peso dei contributi sociali per le assunzioni con il contratto a tempo indeterminato”.

Un vero peccato che Gutgeld non specifichi che quella riduzione scadrà il primo gennaio 2018, ed ancora non si sa se e come il costo del lavoro verrà ridotto in modo strutturale e permanente. E comunque, secondo Gutgeld, “la pressione fiscale cala, dal 2013 ad oggi”, da 43,6% a 42%.
Peccato però che si tratti per oltre metà dell’effetto ottico dello spostamento a minori entrate della voce di spesa sugli 80 euro che è tra le prestazioni sociali in denaro, e che questo risultato sia ottenuto con aumento di deficit. Non abbiamo nulla contro il deficit, ma deve essere di qualità, cioè indurre crescita. Qualcuno ha detto crescita?

Ma da Gutgeld, che un anno fa di questi tempi aveva dichiarato al Financial Times che il governo italiano ha fatto esplodere “una bomba atomica”, con 80 euro e Jobs Act, perché attendersi qualcosa di differente?

Il misterioso miracolo italiano, spiegato ai francesi
 

tontolina

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Caccia al gettito - Tempi moderni per il lavoro
Caccia al gettito - Tempi moderni per il lavoro | Radio24
Ai Conti della belva, con Oscar Giannino, Carlo Alberto Carnevale Maffè, Mario Seminerio e Renato Cifarelli, partiamo innanzitutto dai temi economici e politici della settimana.
Articolo: "Un bilancio di cartapesta"

Torniamo sulla legge di bilancio nonostante l'assenza di qualunque testo da parte dell'esecutivo per parlare di economia sommersa di evasione fiscale e contributiva. Con noi il presidente della commissione ad hoc, Enrico Giovannini, già presidente dell'Istat e ministro del Lavoro.
Articolo: "Esplora il significato del termine: Ecco i veri conti sul recupero dell'evasione fiscale"

L'esplosione dei voucher del lavoro e le recenti proteste dei fattorini di Foodora e dei lavoratori dei call center, è sfruttamento o una scontata e benigna uberizzazione del lavoro? Ne parliamo con Marta Fana, PhD candidate in Economics a Sciences Po Parigi e Francesco Seghezzi, ricercatore di Adapt.
Articolo: "Sono finiti gli sgravi e nel mercato del lavoro rimane la precarietà"
Articolo: "Non solo Foodora. Così i sindacati non afferrano la new economy e perdeno i giovani"

In chiusura con Udo Gumpel, giornalista e corrispondente dall'Italia per la rete televisiva tedesca Ntv, il commento alle parole del Governatore della Bce, Mario Draghi, sulla prosecuzione della politica monetaria espansiva.
 

tontolina

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Zingales: la crisi Ue era premeditata
Pubblicato il 20 dicembre 2012 in Discussioni/Economia & Mercato/Famous Last Quotes/Unione Europea

Intervista di Luigi Zingales al sito tagli.me. Tutta da leggere, ma qui ci concentriamo sulla prima domanda, per fatto personale. Ci sono pure le note a margine del vostro titolare. Il mondo continuerà ad essere un posto molto complesso, comunque.

Professor Zingales, Mario Seminerio dice che la crisi dell’Euro è colpa della Germania. Essa ha creato un deficit tra importazioni ed esportazioni, e, secondo Seminerio, senza trasferimenti interni all’Ue non si esce dalla crisi: vero o falso?

«C’è del vero, sicuramente. Ma seguitemi nel ragionamento: a livello mondiale le partite dei pagamenti sono a zero, non avendo ancora inventato l’interscambio galattico. Ora, faccia finta che al mondo vi siano solo due continenti, l’Europa e l’America: se uno è in deficit, l’altro è in surplus. Quindi, chiaramente c’è un’identità contabile: a valle di questa identità contabile ci sono però incentivi e politiche diverse»

La somma è certamente zero, e allo scambio intergalattico forse credevano solo quanti sostenevano a spada tratta le ragioni tedesche. Ma tra blocchi commerciali esiste un elemento di riequilibrio chiamato cambio, ricordate? In Ue non c’è nulla di simile, e la “svalutazione interna”, fatta di deflazione, è la via migliore per la povertà.

«La Germania esporta più di noi perché si sono impegnati molto più di noi, e sarebbe sciocco andare a penalizzare chi ha messo in atto politiche più giuste»

Questa è una lettura vagamente morale e moralistica della storia. Ci può stare, la condividiamo pure. Ma in economia (visto che siamo tutti interdipendenti) spesso ciò che è moralmente “giusto” e premiante produce brutte cose, chiamate squilibri, il cui accumulo porta fatalmente a qualche rottura molto spiacevole.

«La teoria economica dice questo: in un’area valutaria in cui non c’è mobilità, non ci sono trasferimenti e per di più avviene uno shock, si ha un collasso. L’aspetto criminale dei fondatori dell’Euro è che tutto questo lo sapevano, e non solo non han fatto nulla, ma anzi l’hanno fatto apposta: la crisi dell’Euro di oggi era inevitabile. Dire che è colpa degli Stati Uniti è una balla: è vero che è stata quella la causa scatenante, ma la crisi era inevitabile. Non fosse successo il patatrac negli Usa sarebbe successo altro. Era una scelta premeditata: “Nel momento di crisi, ci uniremo di più”, si pensava. Abbiamo buttato il cuore oltre l’ostacolo, solo che il corpo è rimasto di qua»

Questa è una grande verità, nessun altro commento.

«Ora dobbiamo evitare gli incentivi sbagliati: se noi mutualizziamo il debito, premiamo chi si è comportato male e tassiamo chi si è comportato bene. Non è un bell’esempio»

E’ vero: se lo chiamano moral hazard, un motivo ci sarà. Ma se questa “mutualizzazione” fosse il punto di arrivo di un percorso difficile, lungo, doloroso, eppure controllato (anche democraticamente, attraverso il cambiamento delle istituzioni europee) in cui ogni forma di free riding viene mondata, continueremmo ad argomentare a questo modo? Il Tennessee “sussidiato” dal New Jersey è cosa così moralmente ripugnante?

«Io propongo un sussidio di disoccupazione europeo, con controlli incrociati (un tedesco controlla i greci, un greco i francesi e così via) e pagato con fondi comuni: basta sussidi solo per le banche. Ovviamente parlo di un sussidio organizzato in maniera giusta, che incentivi un ritorno sul mondo del lavoro, un sussidio destinato ai Paesi più in difficoltà – come guarda caso era la stessa Germania, 7 anni fa. È un provvedimento popolare, è economicamente giusto e servirebbe a sgessare le relazioni tra i Paesi»

E noi pure, attendiamo con ansia quel giorno, ma dovreste saperlo, ormai. E comunque, si chiama trasferimento, in caso non lo aveste notato.

«Non capisco perché non lo attuino»

Semplice: perché non viviamo nel migliore dei mondi possibili e perché le barriere nazionali contano ancora moltissimo. Gli incentivi contano.

Leggete anche il resto dell’intervista, però. E’ tempo speso bene.
Zingales: la crisi Ue era premeditata
 

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