astro blu
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Catena di San Libero n. 340
Riccardo Orioles (giornalista antimafia)
25 settembre 2006
Memoria. Il quotidiano "La Sicilia" di Catania ha fiancheggiato
apertamente la mafia in almeno tre occasioni. Nel 1986 si è
rifiutata di pubblicare il necrologio di Beppe Montana, commissario di
polizia ucciso dai killer, perché conteneva la parola "mafia". Nel
1994 convoca un cronista che aveva scritto un pezzo contro il mafioso
Ercolano e lo rimprovera davanti al mafioso stesso. Nel 1994 depista
le indagini sull'omicidio di Giuseppe Fava, scatenando una campagna di
stampa contro il pentito che indica il mandante nell'imprenditore
Graci. In quest'ultima campagna si distingue il principale
editorialista del giornale, Zermo. Fra l'86 e il 94 "La Sicilia" è
l'unico quotidiano di Catania e il suo editore possiede direttamente o
indirettamente tutte le televisioni e i giornali della Sicilia. Una
situazione evidentemente anomala sui cui - si suppone - i partiti
della sinistra e il sindacato dei giornalisti hanno sviluppato una
dura opposizione.
Questa opposizione non c'è stata. Dodici anni dopo "La Sicilia" è
ancora l'unico quotidiano di Catania e il suo editore ha ancora,
direttamente o tramite alleati o prestanome, tutte le televisioni e i
giornali della Sicilia. La situazione, anzi, si è aggravata: in tutta
la città di Catania le edicole non espongono altri quotidiani che "La
Sicilia". Il principale quotidiano progressista, "Repubblica", si
rifiuta di far cronaca a Catania per non entrare in concorrenza con
"La Sicilia". L'editore-monopolista, Ciancio, licenzia tre quarti dei
suoi redattori tv e li sostituisce con un'improbabile "agenzia"
personale, senza peraltro incontrare alcuna significativa reazione né
da parte degli altri giornalisti né da parte della sinistra.
Catania, oggi come dodici anni fa, è una delle città italiane in cui
si leggono meno giornali. La stampa vi è completamente asservita agli
interessi materiali (ora, per esempio, sta facendo una campagna per
difendere gli appalti del Ponte). L'economia cittadina scivola sempre
di più, agli ultimi o ai penultimi posti nelle classifiche nazionali.
E Zermo viene invitato alle feste dell'Unità, a discutere pensosamente
sui problemi del paese insieme ai giornalisti e politici perbene,
quelli che in altri tempi si impegnavano contro Ciancio e adesso
preferiscono prendere atto della situazione.
Da http://italy.peacelink.org/
Riccardo Orioles (giornalista antimafia)
25 settembre 2006
Memoria. Il quotidiano "La Sicilia" di Catania ha fiancheggiato
apertamente la mafia in almeno tre occasioni. Nel 1986 si è
rifiutata di pubblicare il necrologio di Beppe Montana, commissario di
polizia ucciso dai killer, perché conteneva la parola "mafia". Nel
1994 convoca un cronista che aveva scritto un pezzo contro il mafioso
Ercolano e lo rimprovera davanti al mafioso stesso. Nel 1994 depista
le indagini sull'omicidio di Giuseppe Fava, scatenando una campagna di
stampa contro il pentito che indica il mandante nell'imprenditore
Graci. In quest'ultima campagna si distingue il principale
editorialista del giornale, Zermo. Fra l'86 e il 94 "La Sicilia" è
l'unico quotidiano di Catania e il suo editore possiede direttamente o
indirettamente tutte le televisioni e i giornali della Sicilia. Una
situazione evidentemente anomala sui cui - si suppone - i partiti
della sinistra e il sindacato dei giornalisti hanno sviluppato una
dura opposizione.
Questa opposizione non c'è stata. Dodici anni dopo "La Sicilia" è
ancora l'unico quotidiano di Catania e il suo editore ha ancora,
direttamente o tramite alleati o prestanome, tutte le televisioni e i
giornali della Sicilia. La situazione, anzi, si è aggravata: in tutta
la città di Catania le edicole non espongono altri quotidiani che "La
Sicilia". Il principale quotidiano progressista, "Repubblica", si
rifiuta di far cronaca a Catania per non entrare in concorrenza con
"La Sicilia". L'editore-monopolista, Ciancio, licenzia tre quarti dei
suoi redattori tv e li sostituisce con un'improbabile "agenzia"
personale, senza peraltro incontrare alcuna significativa reazione né
da parte degli altri giornalisti né da parte della sinistra.
Catania, oggi come dodici anni fa, è una delle città italiane in cui
si leggono meno giornali. La stampa vi è completamente asservita agli
interessi materiali (ora, per esempio, sta facendo una campagna per
difendere gli appalti del Ponte). L'economia cittadina scivola sempre
di più, agli ultimi o ai penultimi posti nelle classifiche nazionali.
E Zermo viene invitato alle feste dell'Unità, a discutere pensosamente
sui problemi del paese insieme ai giornalisti e politici perbene,
quelli che in altri tempi si impegnavano contro Ciancio e adesso
preferiscono prendere atto della situazione.
Da http://italy.peacelink.org/