e smettela di rompere diamine ....................................................... siete na palla !!!!!!

Una cosa non deve mancare mai

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Siamo cresciuti in un periodo di transizione.
Arriviamo noi e sparisce la tv in bianco e nero.
Facciamo la maturita' e poi sparisce il voto in sessantesimi.
Facciamo la naja e poi sparisce la naja.
Iniziamo a lavorare e sparisce il sistema retributivo.
aggiungo
quand'ero piccolo ubbidivo ai genitori.
Ero pedone e aspettavo che le macchine passassero prima di attraversare.
Oggi che sono grande, sono io che a fatica riesco a non ubbidire ai figli e ora che guido, devo far passare i pedoni.
Ma a me quendo tocca?
 
aggiungo
quand'ero piccolo ubbidivo ai genitori.
Ero pedone e aspettavo che le macchine passassero prima di attraversare.
Oggi che sono grande, sono io che a fatica riesco a non ubbidire ai figli e ora che guido, devo far passare i pedoni.
Ma a me quendo tocca?
Vero, l'ho pensato in vari casi. Tipo, quando ho iniziato la naja c'era un nonnismo ben consolidato per cui mi sono adattato a subire.
Quando toccava a me fare il nonno un bel giorno e' entrato il maggiore a fare una ispezione e dalla disposizione delle brande ha capito l'andazzo e cazziato il capitano. Tuttto finito, poi le burbette facevano quel cavolo che volevano. Che tristezza.
 
Siamo noi, la generazione più felice di sempre.
Siamo noi, gli ormai cinquantenni, i nati tra gli anni ’60 e la metà degli anni ’70. La generazione più felice di sempre.
Siamo quelli che erano troppo piccoli per capire la generazione appena prima della nostra, quelli del ’68, della politica e dei movimenti studenteschi. Ancora troppo piccoli per comprendere gli anni di piombo, l’epoca delle brigate rosse e delle stragi nere.
Siamo quelli cresciuti nella libertà assoluta delle estati di quattro mesi, delle lunghe vacanze al mare, del poter giocare ore e ore in strade e cortili, delle prime televisioni a colori e i primi cartoni animati. Delle Big Babol e delle cartoline attaccate alle bici con le mollette da bucato. Delle toppe sui jeans e delle merendine del Mulino Bianco. Dei gelati Eldorado e dei ghiaccioli a 50 lire. Dei Mondiali dell’82 e della formazione dell’Italia a memoria. Di Bearzot e Pertini che giocano a scopa.
Siamo quelli che andavano a scuola con il grembiule e la cartella sulle spalle, e non ci si aspettava da noi nulla che non fosse di fare i compiti e poi di giocare, sbucciarci le ginocchia senza lamentarci e non metterci nei guai. Nessuno voleva che parlassimo l’Inglese a 7 anni o facessimo yoga. Al massimo una volta a settimana in piscina, giusto per imparare a nuotare.
Poi siamo cresciuti, e la nostra adolescenza è arrivata proprio negli anni ’80, con la musica pop, i paninari e il Walkman. Burghy e le spalline imbottite. Madonna e il Live Aid. Delle telefonate alle prime fidanzate con i gettoni dalle cabine e delle discoteche la domenica pomeriggio. Di Top Gun e Springsteen. Dei Duran Duran e degli Spandau Ballet. Delle gite scolastiche in pullman e delle prime vacanze studio all’estero.
E poi c’era l’esame di maturità, e infine il servizio militare, 12 mesi lontano da casa, i capelli rasati e tante amicizie con giusto un po’ di nonnismo. Nel frattempo magari un Inter Rail e infine un lavoro. All’Università ci andavi solo se volevi fare il medico, l’avvocato o l’ingegnere. Che il lavoro c’era per tutti.
Siamo cresciuti nella spensieratezza assoluta, nella ferma convinzione che tutto quello che ci si aspettava da noi era che diventassimo grandi, lavorassimo il giusto, trovassimo una fidanzata e vivessimo la nostra vita. Non abbiamo mai dubitato un istante che non saremmo stati nient’altro che felici.
E, dobbiamo ammetterlo, per quanto il futuro ci sembri difficile, e per quanto questa situazione ci appaia incomprensibile e dolorosa, siamo stati felici. Schifosamente felici.
Siamo la generazione più felice di sempre.

già...
rincoglioniti dalla globalizzazione accettata senza alcun discernimento o vigilanza-
i" deviati" della storia a bordo del turbocapitalismo.
 

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