giuseppe.d'orta
Forumer storico
Le analisi di Mediobanca dimostrano che i fondi comuni di investimento sono un mezzo per sperperare il denaro dei risparmiatori.
Anche quest'anno arriva, puntuale, l'indagine dell’ufficio studi di Mediobanca che documenta in maniera inconfutabile la distruzione di risparmio perpetrata dalla così detta industria del risparmio gestito.
Negli ultimi 20 anni, il complesso dei fondi comuni d'investimento (quindi compresi quelli azionari, bilanciati e obbligazionari) ha avuto un rendimento assoluto inferiore a quello dei titoli di Stato a breve termine del 62,4%.
In pratica, se invece di investire i soldi, i risparmiatori li avessero semplicemente parcheggiati nel mercato monetario avrebbero evitato di perdere, il 20 anni, oltre il 60% di interessi.
Il complesso dei fondi comuni d'investimento italiani, sistematicamente, fa peggio, talvolta molto peggio del rispettivo mercato di riferimento.
Negli ultimi 18 anni, il complesso dei fondi azionari ha avuto un rendimento assoluto pari al 69,6%, ovvero un rendimento annuo pari al 3,0%. L'indice del mercato azionario mondiale (denominato in euro) ha avuto un rendimento, nello spesso periodo, pari al 357,6%, ovvero l’8,8% annuo!
I fondi azionari, quindi, mediamente ogni hanno bruciano circa il 5% di rendimento rispetto alla media del mercato.
Ogni anno, l'insieme dei fondi comuni d’investimento distrugge fra i 10 ed i 20 miliardi di euro!
In questi anni, i fondi hanno fatto molti più danni dei vari crack finanziari di Argentina, Cirio, Parmalat e dei prodotti MyWay-4You messi insieme!
Naturalmente nessuno dice niente perché, formalmente, non c'è nessuna patente violazione della legge. Di fatto, però, lo sperpero del risparmio esiste ed è documentato.
L'unica difesa che ha il risparmiatore è quella di imparare a fare da solo, diffidando sempre dei consigli interessati delle banche. Sovente una buona regola è quella di fare l’esatto contrario di quello che viene consigliato.
Da 14 anni l'ufficio studi di Mediobanca analizza i bilanci dei fondi comuni d'investimento italiani e realizza statistiche aggregando i dati.
Puntualmente l'analisi dimostra come la sedicente industria del risparmio gestito in realtà distrugga una fetta molto consistente dei risparmi degli italiani. Pubblichiamo i dati di sintesi, lo studio completo può essere scaricato dal sito dell'ufficio studio di Mediobanca: http://www.mbres.it/ita/mb_pubblicazioni/fondi.htm
- utili aggregati in diminuzione: 11,1 miliardi di euro contro i 13,2 miliardi dell’anno precedente, in flessione del 16%; il rendimento medio netto del patrimonio è stato pari al 2,9%, 7 decimi di punto in meno rispetto al 2003.
- forte saldo negativo della raccolta netta: i riscatti hanno superato le nuove sottoscrizioni di 23,3 miliardi di euro; si tratta del record storico negativo che ha costituito la principale determinante del calo del patrimonio netto in gestione a fine anno (-3% sul 2003).
- modalità di gestione: nel 2004 i costi di gestione sono aumentati del 4,6% rapportandosi all’1,3% del patrimonio (stessa percentuale del 2003) e assorbendo il 28% dei proventi lordi del portafoglio (contro il 24% del 2003). La rotazione del portafoglio si è mantenuta elevata: l'indice per titoli di Stato e obbligazioni è rimasto invariato ad 1,5 volte e quello delle azioni è salito ad 1,6 (significa che mediamente viene movimentato tutto il portafoglio ogni 8 mesi). Nei fondi pensione questi indici sono inferiori (0,8 volte nel reddito fisso e 1,1 volte nelle azioni), ma comunque elevati.
- raffronto con i benchmark: rispetto ai benchmark scelti dagli stessi gestori, il rendimento dei fondi è stato inferiore di 1,4 punti con un differenziale pari a 2,8 punti per i fondi azionari; rispetto agli impieghi alternativi in generale, nel 2004, il frutto dei fondi obbligazionari (2,3%) ha superato di mezzo punto quello dei Bot (1,8%) mentre quello dei fondi azionari (5,3%) è stato inferiore al guadagno delle borse mondiali (6,4% in euro) e della borsa italiana (22,1%).
- valutazione di lungo periodo: nell'ottica di lungo periodo, gli alti e bassi dei fondi hanno cumulato rendimenti insoddisfacenti e il confronto con il tasso risk free (Bot a 12 mesi) segnala una consistente distruzione di valore che i recuperi dell’ultimo biennio non sono stati sinora capaci di rimediare. Seguendo un orizzonte temporale di valutazione su 5-7 anni (quello suggerito dall’associazione europea dei gestori di fondi) la distruzione di valore è stimabile tra 68 (ultimi 7 anni) e 109 miliardi di euro (ultimi 5 anni); il bilancio peggiorerebbe se si considerasse anche il rischio insito in questo tipo di investimento.
Anche quest'anno arriva, puntuale, l'indagine dell’ufficio studi di Mediobanca che documenta in maniera inconfutabile la distruzione di risparmio perpetrata dalla così detta industria del risparmio gestito.
Negli ultimi 20 anni, il complesso dei fondi comuni d'investimento (quindi compresi quelli azionari, bilanciati e obbligazionari) ha avuto un rendimento assoluto inferiore a quello dei titoli di Stato a breve termine del 62,4%.
In pratica, se invece di investire i soldi, i risparmiatori li avessero semplicemente parcheggiati nel mercato monetario avrebbero evitato di perdere, il 20 anni, oltre il 60% di interessi.
Il complesso dei fondi comuni d'investimento italiani, sistematicamente, fa peggio, talvolta molto peggio del rispettivo mercato di riferimento.
Negli ultimi 18 anni, il complesso dei fondi azionari ha avuto un rendimento assoluto pari al 69,6%, ovvero un rendimento annuo pari al 3,0%. L'indice del mercato azionario mondiale (denominato in euro) ha avuto un rendimento, nello spesso periodo, pari al 357,6%, ovvero l’8,8% annuo!
I fondi azionari, quindi, mediamente ogni hanno bruciano circa il 5% di rendimento rispetto alla media del mercato.
Ogni anno, l'insieme dei fondi comuni d’investimento distrugge fra i 10 ed i 20 miliardi di euro!
In questi anni, i fondi hanno fatto molti più danni dei vari crack finanziari di Argentina, Cirio, Parmalat e dei prodotti MyWay-4You messi insieme!
Naturalmente nessuno dice niente perché, formalmente, non c'è nessuna patente violazione della legge. Di fatto, però, lo sperpero del risparmio esiste ed è documentato.
L'unica difesa che ha il risparmiatore è quella di imparare a fare da solo, diffidando sempre dei consigli interessati delle banche. Sovente una buona regola è quella di fare l’esatto contrario di quello che viene consigliato.
Da 14 anni l'ufficio studi di Mediobanca analizza i bilanci dei fondi comuni d'investimento italiani e realizza statistiche aggregando i dati.
Puntualmente l'analisi dimostra come la sedicente industria del risparmio gestito in realtà distrugga una fetta molto consistente dei risparmi degli italiani. Pubblichiamo i dati di sintesi, lo studio completo può essere scaricato dal sito dell'ufficio studio di Mediobanca: http://www.mbres.it/ita/mb_pubblicazioni/fondi.htm
- utili aggregati in diminuzione: 11,1 miliardi di euro contro i 13,2 miliardi dell’anno precedente, in flessione del 16%; il rendimento medio netto del patrimonio è stato pari al 2,9%, 7 decimi di punto in meno rispetto al 2003.
- forte saldo negativo della raccolta netta: i riscatti hanno superato le nuove sottoscrizioni di 23,3 miliardi di euro; si tratta del record storico negativo che ha costituito la principale determinante del calo del patrimonio netto in gestione a fine anno (-3% sul 2003).
- modalità di gestione: nel 2004 i costi di gestione sono aumentati del 4,6% rapportandosi all’1,3% del patrimonio (stessa percentuale del 2003) e assorbendo il 28% dei proventi lordi del portafoglio (contro il 24% del 2003). La rotazione del portafoglio si è mantenuta elevata: l'indice per titoli di Stato e obbligazioni è rimasto invariato ad 1,5 volte e quello delle azioni è salito ad 1,6 (significa che mediamente viene movimentato tutto il portafoglio ogni 8 mesi). Nei fondi pensione questi indici sono inferiori (0,8 volte nel reddito fisso e 1,1 volte nelle azioni), ma comunque elevati.
- raffronto con i benchmark: rispetto ai benchmark scelti dagli stessi gestori, il rendimento dei fondi è stato inferiore di 1,4 punti con un differenziale pari a 2,8 punti per i fondi azionari; rispetto agli impieghi alternativi in generale, nel 2004, il frutto dei fondi obbligazionari (2,3%) ha superato di mezzo punto quello dei Bot (1,8%) mentre quello dei fondi azionari (5,3%) è stato inferiore al guadagno delle borse mondiali (6,4% in euro) e della borsa italiana (22,1%).
- valutazione di lungo periodo: nell'ottica di lungo periodo, gli alti e bassi dei fondi hanno cumulato rendimenti insoddisfacenti e il confronto con il tasso risk free (Bot a 12 mesi) segnala una consistente distruzione di valore che i recuperi dell’ultimo biennio non sono stati sinora capaci di rimediare. Seguendo un orizzonte temporale di valutazione su 5-7 anni (quello suggerito dall’associazione europea dei gestori di fondi) la distruzione di valore è stimabile tra 68 (ultimi 7 anni) e 109 miliardi di euro (ultimi 5 anni); il bilancio peggiorerebbe se si considerasse anche il rischio insito in questo tipo di investimento.