MATLEY
Forumer storico
buon giorno a tutti,
il boss è vivo![Smile :) :)](https://cdn.jsdelivr.net/joypixels/assets/8.0/png/unicode/64/1f642.png)
la Cina ha ribadito la sua intenzione di aiutare l’Europa a sostenere il proprio debito. Al netto del fatto che è la quinta volta in un anno che da Pechino giungono rassicurazioni in tal senso, mai seguite dai fatti, e che le banche cinesi, al contrario, stanno scaricando le loro esposizioni sull’eurozona, qual è lo stato di salute del gigante asiatico? Già la scorsa settimana avevo parlato di dati tutt’altro che incoraggianti riguardo l’economia cinese, ma la messe di cattive notizie prosegue, quasi alluvionale.
La massa monetaria M1 cinese ha raggiunto il minimo da dieci anni a questa parte, il consumo cinese di energia elettrica è crollato del 7,5% in gennaio, anno su anno e tutte le volte che è avvenuto un crollo su base annuale del consumo di energia elettrica, si è registrata una diminuzione della produzione industriale cinese. Ricordate poi i dati sul Baltic Dry Index, ai minimi dai tempi della crisi Lehman Brothers e in grado di segnalare una crisi nera riguardo l’export e le spedizioni via mare (al netto della sovraccapacità di stiva creatasi per il boom di nuove navi tra il 2005 e il 2008)? Beh, c’è dell’altro.
La Lloyd’s List, indicatore specializzato nello shipping, ci dice chiaramente che il traffico container nel porto di Shanghai, il più grande del mondo, è sceso di 100mila unità a gennaio rispetto all’anno prima, un calo del 4%. I volumi, dal canto loro, sono scesi di oltre un milione di tonnellate. Certo, le festività per l’anno nuovo in Cina possono incidere minimamente su queste cifre, ma il rallentamento dell’operatività e il calo di volumi al porto di Shanghai vanno avanti da mesi. «Il mercato dello shipping cinese affronta sfide gravose e la situazione nel corso di quest’anno tenderà ad aggravarsi», conferma lo Shanghai International Shipping Institute. Ma qual è il settore che maggiormente ha colpito i volumi dell’hub portuale cinese? La rotta Asia-Europa. E i dati resi noti la scorsa settimana dal Fondo monetario internazionale parlano la lingua di «un pericolo chiaro e presente per la Cina che emana dall’Europa, un qualcosa che potrebbe erodere 4 punti percentuali di crescita, se la crisi dell’eurozona dovesse aggravarsi e culminare in una pesante recessione. Se questo scenario negativo dovesse tramutarsi in realtà, la Cina dovrebbe rispondere con l’adozione di un significativo pacchetto fiscale».
il boss è vivo
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la Cina ha ribadito la sua intenzione di aiutare l’Europa a sostenere il proprio debito. Al netto del fatto che è la quinta volta in un anno che da Pechino giungono rassicurazioni in tal senso, mai seguite dai fatti, e che le banche cinesi, al contrario, stanno scaricando le loro esposizioni sull’eurozona, qual è lo stato di salute del gigante asiatico? Già la scorsa settimana avevo parlato di dati tutt’altro che incoraggianti riguardo l’economia cinese, ma la messe di cattive notizie prosegue, quasi alluvionale.
La massa monetaria M1 cinese ha raggiunto il minimo da dieci anni a questa parte, il consumo cinese di energia elettrica è crollato del 7,5% in gennaio, anno su anno e tutte le volte che è avvenuto un crollo su base annuale del consumo di energia elettrica, si è registrata una diminuzione della produzione industriale cinese. Ricordate poi i dati sul Baltic Dry Index, ai minimi dai tempi della crisi Lehman Brothers e in grado di segnalare una crisi nera riguardo l’export e le spedizioni via mare (al netto della sovraccapacità di stiva creatasi per il boom di nuove navi tra il 2005 e il 2008)? Beh, c’è dell’altro.
La Lloyd’s List, indicatore specializzato nello shipping, ci dice chiaramente che il traffico container nel porto di Shanghai, il più grande del mondo, è sceso di 100mila unità a gennaio rispetto all’anno prima, un calo del 4%. I volumi, dal canto loro, sono scesi di oltre un milione di tonnellate. Certo, le festività per l’anno nuovo in Cina possono incidere minimamente su queste cifre, ma il rallentamento dell’operatività e il calo di volumi al porto di Shanghai vanno avanti da mesi. «Il mercato dello shipping cinese affronta sfide gravose e la situazione nel corso di quest’anno tenderà ad aggravarsi», conferma lo Shanghai International Shipping Institute. Ma qual è il settore che maggiormente ha colpito i volumi dell’hub portuale cinese? La rotta Asia-Europa. E i dati resi noti la scorsa settimana dal Fondo monetario internazionale parlano la lingua di «un pericolo chiaro e presente per la Cina che emana dall’Europa, un qualcosa che potrebbe erodere 4 punti percentuali di crescita, se la crisi dell’eurozona dovesse aggravarsi e culminare in una pesante recessione. Se questo scenario negativo dovesse tramutarsi in realtà, la Cina dovrebbe rispondere con l’adozione di un significativo pacchetto fiscale».