Azioni Italia Il trading secondo noi

buona sera

il boss mi ha chiesto di non divulgare più gli aggiornamenti...
o comunque di limitarli...
ci leggono ....................


contestualmente andrea mi ha detto che non aggiornerà più....
non ci leggono.......................

2 motivazioni opposte..... stessa conseguenza..... the end...


non per me... :cool::cool:




bye secondo il sole 24 h domani andiamo in gain...

Mercati e spread, il debito spagnolo e i nuovi aiuti alla Grecia sono la premessa per un lunedì di fuoco

Mercati e spread, il debito spagnolo e i nuovi aiuti alla Grecia sono la premessa per un lunedì di fuoco - Il Sole 24 ORE
 
buongiorno,



L’UE dall’integrazione paritaria alla complementarità subalterna: lo “sporco lavoro” della moneta unica e il ruolo dei “tecnici”


Sotto i colpi della globalizzazione e dei competitori manifatturieri emergenti, a massimo sfruttamento di lavoratori ed ambiente, l’insieme dei paesi industrializzati si è diviso in due gruppi che sia allontanano sempre più, sviluppando interessi diversi e contrastanti tra loro; ciò avviene anche entro l’UE ed entro l’Eurozona, per effetto dell’Euro come sistema di cambi fissi generante crescenti squilibri commerciali tra i due gruppi, debitori e creditori:


Gruppo A: Germania, Olanda, Lussemburgo, Austria, Scandinavia, Svizzera: questi paesi mantengono o ampliano le quote di mercato e realizzano attivi delle bilance commerciali attraverso la competizione in tecnologia e qualità, la ricerca e l’innovazione, i forti investimenti pubblici, spesi bene, in capitale sociale: scuola, welfare, sicurezza, ambiente; i salari sono elevati; gli interessi moderati; popolazione e imprenditoria sviluppano un’alta progettualità.

Gruppo B: PIIGS, USA, Regno Unito: questi paesi lottano per mantenere quote di mercato attraverso la competizione sui costi di produzione, tagliando salari, welfare, investimenti pubblici e privati, accumulando disavanzi commerciali e indebitamento, quindi esponendosi agli attacchi speculativi sui debiti pubblici, e dovendo difendersi con inasprimenti fiscali che deprimono ulteriormente consumi e investimenti, nonché le aspettative della popolazione e degli imprenditori.

USA e Regno Unito reggono meglio, avendo conservato una forma di sovranità nazionale sulla moneta, così che l’acquisto del loro debito pubblico è sempre assicurato e ciò tiene bassi i tassi e scoraggia la speculazione ribassista. Gli USA hanno, in aggiunta, due atout: la predominanza militare mondiale e il signoraggio globale (comperano risorse stampando Dollari). Nondimeno, in USA e Regno Unito aumentano povertà e diseguaglianze, al contrario che nei paesi del gruppo A.

Quindi è falso che lo Stato sociale europeo sia finito: anzi, esso è vincente rispetto al modello neoliberista angloamericano, ma a condizione che la spesa pubblica sia fatta efficacemente sia in quanto a obiettivi che in quanto a esecuzione, come avviene in Germania; e che la pressione fiscale non superi il 40% (studi empirici). E’ finito dove la spesa pubblica è fatta in modo inefficiente, clientelare e parassitario, e la pressione fiscale è al 60%, come in Italia.

La divisione tra Gruppo A e Gruppo B è la divisione dell’UE. I paesi A accumulano crediti verso i paesi B; attirano i loro capitali, gli imprenditori, i tecnici di punta; si prendono loro quote di mercato. Come detentori delle risorse finanziarie, hanno l’iniziativa e sono determinanti entro le istituzioni e per le politiche comunitarie. Sono in posizione di controllo rispetto alla BCE, mentre i paesi B sono sottomessi. Perseguono i propri interessi di creditori, non l’integrazione.

La BCE interviene nell’interesse dei paesi A, quando il deflusso di risorse da B ad A diviene tanto veloce, che i mercati, prevedendo l’uscita dei paesi B, li shortano, onde il trasferimento potrebbe interrompersi a seguito di una uscita dall’Eurosistema o di una ribellione dei paesi che subiscono il trasferimento, o all’interno di essi (populismo). L’informazione viene data in modo allarmante, colpevolizzante (cicale), e solo sugli aspetti finanziari, contabili: tassi, spread, deficit.

Gli interventi di “aiuto” sono sempre sui sintomi (spread) e mai sulle cause, ossia sugli effetti del blocco dei cambi tra paesi a diversi livelli di produttività, sullo spread del costo del denaro, dell’energia, del fisco, della p.a., sui conseguenti declino economico e squilibri commerciali, sui possibili rimedi (clearing union, tassazione comunitaria degli avanzi commerciali, trasformazione della BCE in una vera banca centrale, che assicuri l’acquisto dei titoli del debito pubblico).

Si costruisce così una complementarità subalterna tra paesi A e paesi B, nel senso che i paesi A hanno i capitali, i crediti e decidono le policies per tutti, e i paesi B pagano interessi, svolgono la fase povera dei cicli di produzione dei paesi A, per beni di pregio destinati ai mercati che possono e potranno assorbirli (BRICS). Quindi i paesi B avranno salari bassi, bassi standard sociali, scolastici, assistenziali, sanitari, di sicurezza. Ospiteranno gli impianti a maggiore impatto ambientale.

Causa di ciò è la combinazione tra il fatto che i paesi dell’Eurozona hanno diversi tassi di produttività e il fatto che l’Euro blocca gli aggiustamenti dei cambi; quindi i paesi più efficienti accumulano crediti verso quelli meno efficienti, divenendo così ancora più efficienti e potenti rispetto ad essi, fino a riorganizzare anche istituzionalmente l’Eurozona secondo una gerarchia, dove essi comandano e commissariano, mentre gli altri obbediscono e pagano gli interessi.

Se non vi fosse il blocco dei cambi, lo squilibrio commerciale si bilancerebbe con la svalutazione della divisa dei paesi commercialmente in passivo, che spingerebbe le loro esportazioni e ridurrebbe le importazione, consentendo ai paesi B di non indebitarsi e non deprimersi rispetto ai paesi A, fino a che questi si possono “comperare” i paesi B coi crediti accumulati verso di essi e coi capitali ricevuti da essi, e che l’unica via di riequilibrio sia la svendita dei beni nazionali.

Molti sognavano che il socialista Hollande imponesse a Berlino di cambiare rotta, di fare più spesa pubblica, di spendere nei paesi deboli, di sostenere solidalmente le loro economie e di riformare la BCE. Invece Hollande si è alleato con Berlino per beneficare di una posizione favorita entro la nuova gerarchia europea, di conquista e lottizzazione degli eurodeboli. Il governo italiano ha fatto il resto, accelerando e rendendo irreversibile la recessione e la deindustrializzazione del paese.

Monti proclama l’avvenuto risanamento dell’Italia grazie alle sue manovre. Ma queste, oltre agli effetti recessivi, hanno distrutto aspettative e progettualità di famiglie e imprese, hanno spinto verso l’estero capitali e imprese e lavoratori qualificati, hanno sottomesso, anche formalmente, l’Italia alla Germania. I suoi tagli lineari hanno rispettato la grande spesa parassitaria senza la quale i partiti non lo voterebbero. Quindi la produttività del paese va peggiorando, e il futuro si è chiuso.

Gli interventi della BCE che acquista titoli del debito pubblico italiano per calmierare i tassi non aiutano l’Italia, perché in effetti finanziano e sostengono il suo sistema politico, il suo governo, con tutte le sue inefficienze, clientele, corruzioni, consentendogli di non riformare e risanare il paese, di non renderlo competitivo, di sottrarlo al take-over tedesco. L’annunciato Monti-Napolitiano bis è assicurazione che l’Italia continuerà ad essere diretta verso la suddetta complementarità subalterna.

Cambiare le cose ed elevare l’efficienza del sistema è impossibile perché la politica italiana, per consuetudine e mentalità, è parassitaria e clientelare, nonché disinteressata all’efficienza; nei partiti, nei sindacati, nella burocrazia si fa carriera in quella prassi; altre mentalità vengono stoppate e non emergono; la partitocrazia controlla bene anche i meccanismi elettorali. I fatti degli scandali confermano che la partitocrazia prospera e festeggia coi soldi delle tasse mentre il paese affonda.

Questa classe dirigente non lascia emergere alternative, non molla la poltrona, quindi potrebbe essere sostituita solo con una Rivoluzione Francese, eliminandola fisicamente. Ma un popolo di pecore anarchiche non lo farà mai, e se lo facesse non servirebbe, perché quella classe dirigente è espressione della mentalità prevalente nel paese in fatto di politica e potere, per la quale l’elettore-sostenitore sostiene il politico perché questo spartisca poi con lui le risorse pubbliche.

Inoltre in Italia non vi è fiducia sociale, ossia aspettativa che gli altri, soggetti pubblici o privati, rispettino le regole; quindi si cerca, per sopravvivere, di fregare più di quanto si sia fregati. A ragione, si diffida di ogni promessa di politica, istituzioni, padronato. Per contro, la Germania è risorta dalla crisi degli anni ’90 proprio grazie all’alta fiducia sociale e nei progetti, tra Stato, sindacati, padronato, maestranze. La fiducia sociale non si può imporre né decretare.

La fiducia sociale sussiste entro società che condividono valori, consuetudini, mentalità, soprattutto in fatto di lavoro e di rispetto delle regole. Lo Stato italiano racchiude popolazioni estremamente diversificate, da questo punto di vista, e una classe dirigente oscena. Perciò non può esistere, in esso, fiducia sociale. Esso potrà essere disciplinato solo dall’esterno, attraverso il potere economico-finanziario, il che pare l’obiettivo della Germania, con la sua nuova gerarchia europea.

L’alternativa sarebbe l’indipendenza delle aree abbastanza omogenee da poter avere fiducia sociale, come il Lombardo-Veneto. Ma ciò è contro gli interessi sia della Germania, che della classe dirigente parassitaria interna, che prospera e sopravvive sui trasferimenti da Nord a Roma e Sud. Escluse indipendenza e rivoluzione, resta la terza via, come suggerito da un mio libro del 2008, in cui previdi quanto ora avviene: Basta Italia: Secessione, Rivoluzione o Emigrazione?

Il male sinora descritto non è ovviamente il solo. La contrapposizione tra creditori e debitori esiste anche a livello mondiale, e si traduce in squilibri delle bilance dei pagamenti, tensioni sul Dollaro come valuta di riserva, interventi anche militari per sostenerlo, distorsioni economiche. E’ un meccanismo che aumenta costantemente la carica esplosiva e spinge il mondo verso un riassetto traumatico in tempi non lunghi.

A un livello più generale vi è il problema del debito infinitamente e inarrestabilmente crescente. Il totale del debito nel mondo è circa 4 milioni di miliardi, e richiede – per non implodere in un global meltdown della finanza – il pagamento di interessi per 400.000 miliardi l’anno. Essendo il prodotto lordo globale circa 74.000 miliardi, è ovvio che quell’interesse viene pagato contraendo nuovo debito, in un grande schema Ponzi, che, anch’esso, non potrà reggere molto.

Queste distorsioni non sono accidentali ma frutto e strumento dell’oggi prevalente business finanziario, legato alla gestione cartellistica del credito, della moneta, dei mercati finanziari, del rating. Non è possibile una correzione legislativa di tale sistema, perché la dozzina di soggetti componenti il cartello condiziona o guida direttamente la legislazione, come dimostrato dalle diverse riforme pro-speculazione e pro-bolla varate negli USA per arrivare alla presente crisi.

28.09.12 by Marco Della Luna
 
“Mario Monti, un pericolo mortale”. Intervista ad Augusto Grandi, giornalista del Sole24Ore

“Mario Monti, un pericolo mortale”. Intervista ad Augusto Grandi, giornalista del Sole24Ore | Qelsi

C’è un’Italia contro “Il Grigiocrate” al servizio dei mercati. E’ l’Italia di Augusto Grandi, Daniele Lazzeri e Andrea Marcigliano, autori del libro intitolato appunto “Il Grigiocrate”, soprannome poco lusinghiero riservato al premier italiano Mario Monti. “Un grigio tecnocrate”, ex commissario Ue al servizio dei mercati. Tutt’altro che disposto a fare gli interessi degli italiani.
Nelle 175 pagine del pamphlet si raccontano verità scomode, noi di Qelsi ne abbiamo parlato con uno degli autori: Augusto Grandi, giornalista economico del Sole24Ore, scrittore di saggi politico-economici e di narrativa. Vincitore del premio St. Vincent di giornalismo, ha recentemente realizzato con reportage di viaggio alcune mostre fotografiche sullo sfruttamento del lavoro nel mondo.
In questa intervista esclusiva rilasciata a Qelsi, Augusto Grandi ci parla del “Grigiocrate”.

Augusto Grandi, la tesi principale de “Il Grigiocrate” suggerisce che l’Italia sia stata indicata come luogo giusto per sperimentare un nuovo modello politico. In cosa consiste questo modello? E perché l’Italia?
Il modello è quello di un’Europa del sud trasformata in una sorta di Bangladesh per l’europa del nord. Bassi salari, fuga dei cervelli e importazione di braccia per lavori non qualificati. Ma un Bangladesh anche a vocazione turistica. Il paradiso dove verranno a svernare ricchi cinesi e tedeschi, russi e americani. Perché l’Italia? Perché la Grecia è troppo piccola e debole per sperimentare un modello. L’Italia è la terza economia europea, la seconda manifatturiera. Dunque la sperimentazione ha davvero senso.
Nel libro, Mario Monti è definito “un uomo abituato a essere nominato e non eletto”. Chi è Mario Monti? E perché è stato scelto lui?Un uomo per tutte le stagioni. Commissario europeo in quota centrodestra e pure in quota centrosinistra. Membro del cda Fiat all’epoca delle tangenti di cui non si era accorto. E poi Goldman Sachs e agenzia di rating che declassava l’Italia mentre lui non se ne accorgeva. Un tipo distratto, ma silente e sobrio esecutore degli ordini dei poteri forti. Quei poteri forti che secondo lui non esistono, per poi sostenere che aveva perso il loro favore. L’uomo ideale per svolgere il lavoro sporco nell’interesse dei mercati internazionali e a danno dell’Italia.
Mario Monti si può definire un “uomo solo al comando” oppure la sua ascesa è frutto di un intreccio di rapporti e amicizie?
Mai solo al comando. Sempre e soltanto all’interno della sua cerchia di potenti e di camerieri dei potenti.
Altra figura di spicco di questo governo è Elsa Fornero, ministro del lavoro. Una frase del libro recita “In realtà ad Elsa interessava scardinare tutto il sistema sociale italiano, basato su tutele a volte eccessive ma comunque indispensabili per garantire la sopravvivenza dell’economia nazionale”. Perché questo?La Fornero è il braccio armato del governo. Ha portato l’età delle pensioni ai livelli record d’Europa. Non si è accorta, distratta anche lei, delle decine di migliaia di persone che, grazie a lei, perdevano pensione e reddito da lavoro. Ha dato la libertà di licenziare e di fronte a 800 mila disoccupati in più ha ricordato che in un’azienda gli occupati erano aumentati. Grazie alle follie della Fornero i lavoratori italiani sono costretti ad accettare condiziono indecenti o ad emigrare. Il progetto di impoverire l’Italia non può prescindere da lei.
Nel “Grigiocrate” si fa più volte riferimento ai “giornali amici” del governo tecnico. Quali sono?C’è solo l’imbarazzo della scelta. A partire dal Corriere, che ha avuto Monti come editorialista per vent’anni, per passare a Repubblica che su Monti vuol creare il partito “scalfariano”. E poi l’ipocrisia de La Stampa che descrive sbavando servilmente le sobrie vacanze di Monti a St. Moritz. E ancora Il Messaggero casiniano.
L’Italia ha già conosciuto precedenti esperienze di governi tecnici: Amato e Ciampi. Quali sono le analogie e quali le differenze con Monti?
Amato era un politico. E non a caso è finito nella squadra di Monti, visto che anche Amato era molto distratto quando non si accorgeva delle tangenti. In fondo Monti completa il disastro di Amato e Ciampi che hanno portato il debito italiano all’estero, creando le condizioni per la speculazione attuale. Il Giappone, con un debito doppio rispetto all’Italia, paga interessi pari a un terzo, perché il debito è in mano giapponese.
Cosa impedisce all’Italia di fare come il Giappone?
Avere governanti al servizio degli speculatori. Il debito deve rientrare in Italia, ma se i soldi dell’Imu e delle altre tasse servono per pagare gli interessi, non ci sono più per ricomprare il debito. E alla speculazione fa molto più comodo incassare il 6 per cento sui titoli italiani.
Cosa cambierà nell’Italia del dopo Monti? E quali alternative hanno gli italiani, soprattutto giovani?Per cambiare servirebbe una volontà politica di cambiamento. Invece, con l’attuale classe politica, si rischia che il dopo Monti sia un altro Monti, o comunque una indecente ammucchiata che mantenga lo sfruttamento degli italiani per accontentare i mercati. Per i giovani italiani esiste un modello alternativo, quello dell’Argentina della tostissima Kirchner.
Si parla spesso di complotti delle banche, signoraggio primario e secondario, piani per impoverire i Paesi dell’Europa del sud. Eccessivo complottismo o c’è qualcosa di vero?
Nessun complottismo. La strategia per cambiare l’assetto europeo è dichiarata ufficialmente. Nessuna segretezza. I poteri forti non si nascondono neppure più.
Risanare i conti pubblici e ridurre il debito pubblico: sembrano queste le priorità del governo tecnico. Si tratta solo di spauracchi sventolati in faccia agli italiani o sono esigenze reali?Risanare si deve. Ma per ridurre il debito pubblico si deve crescere. Se si continua a massacrare il risparmio degli italiani, si riducono i consumi e si provoca la recessione. E in queste condizioni non si risana l’economia e non si riduce il debito.
Quello di Monti è stato spesso definito dai critici un “modello cinese”, nel “Grigiocrate” si sostiene invece che il modello Monti rappresenti una regressione rispetto a ciò che sta avvenendo in Cina. Perché?La Cina si è resa conto che deve migliorare le condizioni economiche della popolazione, Monti le peggiora in nome degli speculatori. La Cina recupera Confucio e chiede che i giovani si occupino degli anziani, Monti e Fornero vogliono che i giovani emigrino lasciando gli anziani a morire negli ospizi.
Il governo Monti può essere definito una sconfitta della politica? Se sì, in cosa ha sbagliato la classe politica italiana?Sicuramente Monti è una sconfitta della politica. Che ha rinunciato a governare per asservirsi totalmente ai mercati internazionali. Politici che non hanno avuto la capacità di realizzare le riforme, che hanno assunto decine di migliaia di finti lavoratori per mero clientelismo. Che non hanno avuto il coraggio di prendere esempio dal governo peronista argentino. A Buenos Aires la popolazione vale più dei banchieri e degli speculatori.
All’Italia converrebbe uscire dall’euro oppure no? E’ vero che l’uscita dall’eurozona sarebbe una catastrofe?Sarebbe un disastro per l’Europa, prima ancora che per l’Italia. Per noi i problemi potrebbero essere ridotti da accordi internazionali con Paesi come la Russia, in grado di garantire liquidità.
 
copertura tassi

Banca italiana condannata a pagare i danni per un contratto Swap


Decisivo passo avanti nella indicazione di motivi di impugnazione in ambito di contratti derivati Swap IRS: arriva con una sentenza del Tribunale di Monza che, aprendo una nuova via, dichiara nullo il contratto perché lo stesso, presentato al cliente come strumento idoneo a garantirlo dal rischio di aumento del tasso variabile, non è in realtà tale per suoi stessi parametri finanziari, iniziali e successivi. Ecco allora scattare il risarcimento al cliente, una società di Milano che si è vista rimborsare capitale e interessi per un complessivo di circa 50 mila euro.

Il cliente, per garantirsi dal rischio di aumento dei tassi, aveva accettato quanto proposto dal Banco Di Desio di firmare un contratto di SWAP grazie al quale, secondo quanto assicuratogli dalla banca, impegnandosi a pagare alla stessa un tasso fisso calcolato sul capitale esposto e a ricevere dalla medesima un tasso variabile (Euribor + spread), avrebbe “cristallizzato” il debito proteggendosi così dal rischio di fluttuazione del tasso. Peccato che poi il cliente si sia visto addebitare ogni tre mesi differenziali costantemente negativi, frutto della compensazione tra quanto pagato e quanto ricevuto, fino ad accumulare in quattro anni perdite per quasi 49 mila euro e di decidere pertanto di estinguere anticipatamente il contratto, di pagare il Mark to Market richiesto e di entrare in causa.

A riprova delle ragioni del cliente, con una perizia tecnica il Tribunale di Monza ha accertato che il contratto era “sbilanciato” già alla stipula. Ovviamente a favore della banca, nonostante questa fosse a conoscenza delle previsioni dell’andamento dei mercati finanziari e non dovesse dunque applicare le condizioni finanziarie applicate. Si trattava di un contratto con finalità speculative, ben diverse da quelle “vendute” al cliente, ovvero come suddetto a copertura del rischio.

Rappresentando lo scopo di copertura del rischio la nozione di causa concreta recepita e fatta propria dalla giurisprudenza di legittimità, si è ravvisato – nella fattispecie – un difetto genetico di causa per incapacità, ab origine, dello schema negoziale a realizzare la finalità voluta.

Con la sentenza n. 2028/12, Presidente Calabrò, Giudice Arcellaschi, il Tribunale di Monza ha dichiarato la nullità del contratto per carenza di causa, intesa quale requisito essenziale che costituisce la funzione e la finalità giuridica del contratto sulla quale si è fondato il consenso alla sua sottoscrizione, e ha condannato la banca a restituire al cliente tutte le perdite subite, comprese il rimborso del Mark to Market, e a rifondergli interessi e spese processuali.

La sentenza rappresenta un nuovo importante contributo giurisprudenziale e rafforza un elemento innovativo di forte spessore: l’assenza di causa si colloca infatti in un momento anteriore alla esecuzione del contratto e rende così irrilevante ogni valutazione e accertamento circa la corretta osservanza o meno della banca di tutti gli obblighi informativi e comportamentali posti a suo carico dal Testo Unico Finanziario e dalle diverse circolari CONSOB. Diventa inoltre irrilevante considerare se il sottoscrittore possa o meno classificarsi tra gli operatori qualificati, così come recentemente definiti dalle norme MIFID, oltre che valutare se la autocertificazione che il cliente possa avere rilasciato, sottoscrivendo l’apposito modulo, di possedere competenza ed esperienza in materia finanziaria, possa considerarsi validamente sostitutiva dell’effettivo e accertato possesso dei requisiti sostanziali richiesti per legge al fine di esonerare la banca dal rispetto degli oneri anzidetti.



“La sentenza introduce un importante segno di novità – osserva l’avv. Franco Fabiani di Como, che ha assistito il cliente – perché individua un motivo di nullità in un momento per così dire “genetico” del contratto, rendendo così superfluo ed irrilevante ogni ulteriore accertamento circa l’effettivo adempimento, da parte dell’intermediario, di tutti gli obblighi comportamentali, informativi, di comunicazione, di divieto di conflitto di interessi ed altro posti a suo carico dalla disciplina corrente e superando la dibattuta querelle sull’operatore qualificato. La sentenza è di straordinaria importanza” prosegue il legale “ per il suo diffuso interesse in quanto la inidoneità delle condizioni contrattuali ad assolvere al requisito di causa di protezione dalla fluttuazione dei tassi è presente e facilmente individuabile nella quasi generalità dei contratti di SWAP, anche di più semplice formulazione. Si è così aperta, con questa sentenza, una via più celere e semplice alle azioni di impugnazione.”



La sentenza in pillole:

1) Un contratto derivato SWAP IRS concluso con la finalità di copertura dal rischio di fluttuazione dei tassi è nullo, per mancanza di causa concreta, ex art. 1418 cod.civ., se i parametri finanziari applicati non sono idonei a garantire tale finalità, trasformandolo in un contratto a contenuto speculativo.

2) La nullità originaria del contratto rende irrilevante la questione dell’operatore qualificato e ogni accertamento circa l’osservanza dell’art. 21 TUF e delle norme comportamentali CONSOB.

3) La comunicazione CONSOB D.I. 990013791 del 26/02/1999 specifica le condizioni in presenza delle quali si concretizza la funzione di copertura del contratto.

4) Una perizia tecnica dei parametri finanziari indicati nel contratto può evidenziare la inidoneità degli stessi a perseguire le finalità di copertura dal rischio. Si può dunque facilmente accertare la assenza di causa che genera la nullità del contratto.
 
Nelle parole del senatore Massimo Garavaglia, intervenuto in un convegno a S. Ambrogio il 21 settembre 2012, la descrizione del ricatto finanziario cui fu sottoposto lo Stato italiano. La troika (Bce e Ue; il Fmi faceva il palo) estorse le dimissioni del Governo in carica e il sostegno forzoso al Governo Monti, minacciando di non comprare per due mesi titoli di stato italiani.

Fu un golpe, dunque, ad ascoltare Garavaglia. Un golpe economico-finanziario, come l'abbiamo sempre chiamato. Questo non cambierà la visione delle cose per quanti ritengono che siamo stati "cattivi" e che dovremmo consegnarci mani e piedi ai "buoni". Per costoro, che evidentemente non hanno la benché minima consapevolezza di cosa significa essere stati "acquistati" in blocco, non cambierà niente.


[ame=http://www.youtube.com/watch?v=vKJMmZP4p38&feature=player_embedded]LA PROVA DEL GOLPE - E STATA LA TROIKA! - YouTube[/ame]



Per tutti gli altri, il racconto di Garavaglia lascia finalmente filtrare un raggio di luce sui loro incubi peggiori: quelli che urlavano al vento. Sotto il peso del ricatto, o forse complici, i media hanno ricevuto l'ordine di fare "propaganda", una tecnica nata nei circoli viennesi di inizio secolo scorso e che ha visto le sue prime applicazioni di successo sui giovani militari analfabeti al fronte, durante la prima guerra mondiale. Al grido di "Fate presto" hanno costruito un'opinione pubblica favorevole, ottenuta con la paura, e hanno taciuto, e ancora continuno a farlo, la gravità di quanto accaduto, nascondendo la polvere sotto a concetti di economia che sarebbero sbugiardati da qualsiasi economista fuori dal club dei collaborazionisti, se solo avessero accesso all'informazione.

Mario Monti disse che in Italia la troika non aveva avuto bisogno di intervenire, disse - felicitandosene - che eravamo dunque stati fortunati. Io dissi che la troika non era intervenuta formalmente, ma solo perché non ce n'era stato bisogno: la troika era lui stesso. Questa testimonianza finalmente lo mette in evidenza. Poi iniziò la stagione dei tagli, del Mes, dello smantellamento del welfare e delle tutele dei lavoratori. Si cominciò a vendere. E siamo solo all'inizio.

Unica domanda: Garavaglia è stato ospite all'Ultima Parola, il 15 settembre scorso: perché queste cose non le ha dette? Perché le dice in un convegno, davanti a poche persone, e tace in televisione, di fronte all'Italia intera?
 

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