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Forumer storico
Imu al Vaticano, la nuova mossa del Governo Monti
Tentar non nuoce. Non è esattamente così, visto che la decisione di non far pagare l'Imu agli immobili di proprietà ecclesiastica adibiti a scopi commerciali comporterebbe allo Stato una perdita di 600 milioni.
Eppure il governo Monti è pronto a correre questo rischio. Attraverso una modifica ad hoc sulla definizione di no profit nel testo della legge, che garantirebbe al Vaticano di non pagare la nuova tassa municipale sugli immobili relativi alle "attività ad uso misto". Un semplice cambio di etichetta su una lista di attività - 1500 soltanto a Roma - che producono utili, come cliniche, alberghi, ostelli, mense e altri centinaia di edifici intestati ad enti, confraternite e quant'altro che attraverso un'autocertificazione non sono vengono tassati pur svolgendo attività commerciali.
Una legge sulla quale si mette mano da troppo tempo: a settembre, infatti, il ministro dell'Economia Grilli aveva confermato l'esenzione dall'Imu esclusivamente ai luoghi di culto.
In realtà, il tutto era stato lasciato in sospeso fino ad oggi, provocando un ritardo che grava notevolmente sulle casse dello Stato, dato che in questo modo il primo pagamento effettivo potrebbe arrivare non prima del 2014.
Si tratta di una effettiva modifica del testo che dà una nuova definizione al concetto di ente commerciale. Passando sotto l'etichetta no profit, attraverso un veloce cambio nello statuto entro dicembre, a queste attività verrà vietato distribuire gli utili, che dovranno essere investiti per scopi sociali. Inoltre, se l'ente no profit dovesse sciogliersi, tutto il suo patrimonio passerebbe ad un altro ente no profit. Novità anche per cliniche e ospedali, che saranno esentati dall'Imu se accreditati o convenzionati con gli enti pubblici e se le loro attività si svolgono “in maniera complementare o integrativa rispetto al servizio pubblico” o a titolo gratuito o dietro pagamento di rette “di importo simbolico”, lasciando estremamente vago il concetto di simobolico, provocando un vuoto normativo soggetto alle più svariate interpretazioni.
Importo simbolico anche per attività culturali, ricreative e sportive, mentre per scuole e convitti l'esenzione sarà garantita per tutti quelli che fanno attività paritaria rispetto alle istituzioni statali e quelli che non discriminano gli alunni.
Questa nuova etichettatura non piacerà sicuramente al Consiglio di Stato, che già lo scorso ottobre aveva bocciato il decreto del Tesoro per "eccesso di regolamentazione", invitando il Ministero a fare chiarezza sui criteri di pagamento. Sorpresa sgradita anche per la UE, che avrebbe già chiesto al governo italiano di farsi pagare gli "arretrati" dell'Imu dal 2006 ad oggi sui suddetti locali, pena una salata sanzione di oltre 3 miliardi di euro. Una spesa che attualmente questo Paese non è in grado di affrontare.
Chissà come andrà a finire. E chissà se il Governo tutelerà gli interessi del suo popolo o di quelli di un altro Stato.
Tentar non nuoce. Non è esattamente così, visto che la decisione di non far pagare l'Imu agli immobili di proprietà ecclesiastica adibiti a scopi commerciali comporterebbe allo Stato una perdita di 600 milioni.
Eppure il governo Monti è pronto a correre questo rischio. Attraverso una modifica ad hoc sulla definizione di no profit nel testo della legge, che garantirebbe al Vaticano di non pagare la nuova tassa municipale sugli immobili relativi alle "attività ad uso misto". Un semplice cambio di etichetta su una lista di attività - 1500 soltanto a Roma - che producono utili, come cliniche, alberghi, ostelli, mense e altri centinaia di edifici intestati ad enti, confraternite e quant'altro che attraverso un'autocertificazione non sono vengono tassati pur svolgendo attività commerciali.
Una legge sulla quale si mette mano da troppo tempo: a settembre, infatti, il ministro dell'Economia Grilli aveva confermato l'esenzione dall'Imu esclusivamente ai luoghi di culto.
In realtà, il tutto era stato lasciato in sospeso fino ad oggi, provocando un ritardo che grava notevolmente sulle casse dello Stato, dato che in questo modo il primo pagamento effettivo potrebbe arrivare non prima del 2014.
Si tratta di una effettiva modifica del testo che dà una nuova definizione al concetto di ente commerciale. Passando sotto l'etichetta no profit, attraverso un veloce cambio nello statuto entro dicembre, a queste attività verrà vietato distribuire gli utili, che dovranno essere investiti per scopi sociali. Inoltre, se l'ente no profit dovesse sciogliersi, tutto il suo patrimonio passerebbe ad un altro ente no profit. Novità anche per cliniche e ospedali, che saranno esentati dall'Imu se accreditati o convenzionati con gli enti pubblici e se le loro attività si svolgono “in maniera complementare o integrativa rispetto al servizio pubblico” o a titolo gratuito o dietro pagamento di rette “di importo simbolico”, lasciando estremamente vago il concetto di simobolico, provocando un vuoto normativo soggetto alle più svariate interpretazioni.
Importo simbolico anche per attività culturali, ricreative e sportive, mentre per scuole e convitti l'esenzione sarà garantita per tutti quelli che fanno attività paritaria rispetto alle istituzioni statali e quelli che non discriminano gli alunni.
Questa nuova etichettatura non piacerà sicuramente al Consiglio di Stato, che già lo scorso ottobre aveva bocciato il decreto del Tesoro per "eccesso di regolamentazione", invitando il Ministero a fare chiarezza sui criteri di pagamento. Sorpresa sgradita anche per la UE, che avrebbe già chiesto al governo italiano di farsi pagare gli "arretrati" dell'Imu dal 2006 ad oggi sui suddetti locali, pena una salata sanzione di oltre 3 miliardi di euro. Una spesa che attualmente questo Paese non è in grado di affrontare.
Chissà come andrà a finire. E chissà se il Governo tutelerà gli interessi del suo popolo o di quelli di un altro Stato.
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