Red Erik
Forumer attivo
Liberamente ispirato da una discussione sul forum di borsa
Aveva 22 anni: l'università interrotta per scarsità di risultati, studiando di sera e lavorando di giorno. Un bel dì gli era arrivata, per posta, la fatidica cartolina verde, la chiamata alle armi. Avrebbe potuto fare domanda per il servizio civile, ma non aveva voluto, vedendo troppi coetanei (e non) finire in municipio a far fotocopie. Aveva preferito la naja; e si era rotto i sacri attiributi fino allo sfinimento: addestramenti e studi finché non l'avevano mandato, con schioppa ed elmetto blu, in un paese africano all'altezza dei tropici, addetto alle telecomunicazioni (leggi: trasmissioni radio). La sera del suo arrivo, nel villaggio (quello classico, con le capanne di fango e paglia) si festeggiava un "matrimonio" e non aveva potuto chiudere occhio, sbirciando affascinato la luce fioca delle poche fiaccole con il binocolo a intensificazione di luce. Ma nelle sere successive aveva imparato ad ascoltare un rumore molto meno lieto, funebre e cupo: il rumore delle mine che esplodevano e che non lasciavano intendere se fosse stato un animale, un uomo, un bambino, un amico maldestro.
Quella notte, durante la ronda, si era trovato davanti un ragazzo di 14 anni circa: aveva saltato il filo spinato, eluso le postazioni fisse e, soprattutto, aveva le mani dietro la schiena. 14 anni in quel paese significava quasi la metà della vita media: significava avere mogli e figli e dover provvedere, in qualsiasi mezzo - che non fosse lavorare - al loro sostentamento; in un paese devastato da 20 anni di guerra civile non era molto rassicurante. E poi... quante volte aveva visto ragazzi di 8-10 anni consegnare vecchi Kalashnikov, mine, bombe e razzi in cambio del sacchettino di sementi...
20 secondi durò il tutto: 20 interminabili secondi nei quali la schioppa carica avrebbe potuto devastare, a 20 metri, un ragazzo di 14 anni. Era la stessa schioppa che a volte usavano a mo' di chitarra, e i bambini ridevano come matti, troppo abituati a vedervi uno strumento di morte per poter anche solo pensare a un diverso uso; la stessa schioppa usata come prolunga delle braccia, per aver più leva lanciando a quei poveretti le razioni di cibo dalle autoblindo e dai fuoristrada.
L'intimazione nell'incerto portoghese fu sufficientemente chiara: lentamente il ragazzo allargò le bracia da dietro la schiena, lasciando cadere a terra una bottiglia di plastica riempita dell'acqua appena presa da un rubinetto. Morire per un litro e mezzo d'acqua.
Ma non è questo il punto
Un anno fa un ragazzo di quell'età si era trovato quasi nella stessa situazione: ferire o essere ferito, uccidere o essere ucciso. É stato molto meno fortunato, quel ragazzo in divisa...
Il primo, quello fortunato, che si è trovato davanti una PERSONA ragionevole, ero io. E ogni volta che penso a quel carabiniere mi torna in mente il "Red Erik" di 8 anni fa: mi torna in mente quanto sono stato male dopo, le innumerevoli sberle rifilate a quel ragazzo, lo stomaco contratto a vomitare anche la cena del giorno precedente.
E non posso non pensare che il carabiniere avrebbe di gran lunga preferito trovarsi nella mia situazione.
In memoria di Carlo, certo...
Ma scusate se la mia memoria va a un altro ragazzo, con la vita segnata, non per scelta.
Aveva 22 anni: l'università interrotta per scarsità di risultati, studiando di sera e lavorando di giorno. Un bel dì gli era arrivata, per posta, la fatidica cartolina verde, la chiamata alle armi. Avrebbe potuto fare domanda per il servizio civile, ma non aveva voluto, vedendo troppi coetanei (e non) finire in municipio a far fotocopie. Aveva preferito la naja; e si era rotto i sacri attiributi fino allo sfinimento: addestramenti e studi finché non l'avevano mandato, con schioppa ed elmetto blu, in un paese africano all'altezza dei tropici, addetto alle telecomunicazioni (leggi: trasmissioni radio). La sera del suo arrivo, nel villaggio (quello classico, con le capanne di fango e paglia) si festeggiava un "matrimonio" e non aveva potuto chiudere occhio, sbirciando affascinato la luce fioca delle poche fiaccole con il binocolo a intensificazione di luce. Ma nelle sere successive aveva imparato ad ascoltare un rumore molto meno lieto, funebre e cupo: il rumore delle mine che esplodevano e che non lasciavano intendere se fosse stato un animale, un uomo, un bambino, un amico maldestro.
Quella notte, durante la ronda, si era trovato davanti un ragazzo di 14 anni circa: aveva saltato il filo spinato, eluso le postazioni fisse e, soprattutto, aveva le mani dietro la schiena. 14 anni in quel paese significava quasi la metà della vita media: significava avere mogli e figli e dover provvedere, in qualsiasi mezzo - che non fosse lavorare - al loro sostentamento; in un paese devastato da 20 anni di guerra civile non era molto rassicurante. E poi... quante volte aveva visto ragazzi di 8-10 anni consegnare vecchi Kalashnikov, mine, bombe e razzi in cambio del sacchettino di sementi...
20 secondi durò il tutto: 20 interminabili secondi nei quali la schioppa carica avrebbe potuto devastare, a 20 metri, un ragazzo di 14 anni. Era la stessa schioppa che a volte usavano a mo' di chitarra, e i bambini ridevano come matti, troppo abituati a vedervi uno strumento di morte per poter anche solo pensare a un diverso uso; la stessa schioppa usata come prolunga delle braccia, per aver più leva lanciando a quei poveretti le razioni di cibo dalle autoblindo e dai fuoristrada.
L'intimazione nell'incerto portoghese fu sufficientemente chiara: lentamente il ragazzo allargò le bracia da dietro la schiena, lasciando cadere a terra una bottiglia di plastica riempita dell'acqua appena presa da un rubinetto. Morire per un litro e mezzo d'acqua.
Ma non è questo il punto
Un anno fa un ragazzo di quell'età si era trovato quasi nella stessa situazione: ferire o essere ferito, uccidere o essere ucciso. É stato molto meno fortunato, quel ragazzo in divisa...
Il primo, quello fortunato, che si è trovato davanti una PERSONA ragionevole, ero io. E ogni volta che penso a quel carabiniere mi torna in mente il "Red Erik" di 8 anni fa: mi torna in mente quanto sono stato male dopo, le innumerevoli sberle rifilate a quel ragazzo, lo stomaco contratto a vomitare anche la cena del giorno precedente.
E non posso non pensare che il carabiniere avrebbe di gran lunga preferito trovarsi nella mia situazione.
In memoria di Carlo, certo...
Ma scusate se la mia memoria va a un altro ragazzo, con la vita segnata, non per scelta.