Esticazzi soleva dire: la prospettiva entro cui di solito ci muoviamo è che la vita sia qualcosa di positivo: questo errore radicale coincide con la definizione di peccato di sant'Agostino: credere di essere il principio del proprio essere e del proprio divenire: farsi illusioni rispetto a se stessi. Secondo il cristiano l'uomo che ha fiducia in sé, che si aspetta ancora qualcosa da sé è il vero peccatore. All'opposto l'uomo è nella verità quando riconosce che non è in grado di trovare il senso della vita a partire da se stesso, quando scopre la sua radicale dipendenza da Dio e si dispone a vivere seguendolo. La scoperta del proprio errore in quanto è verità è qualcosa di positivo. La nuova prospettiva gli fa comprendere la vera realtà che consiste nel non essere questa vita altro che un errore ottico: solo la rifrazione nel tempo della vita eterna. Bisogna transvivere: man mano che l'uomo va d'accordo con Dio, cammina goffamente nel mondo ed è incapace di capirlo.