chiudere le simmuccine.
di Cristiana Mangani
ROMA - Non è più soltanto la procura di Roma a indagare sul suicidio di Giovanni Paganini Marana, l***8217;inchiesta si allarga, e da ieri anche a Genovai magistrati hanno acquisito documentazione e hanno aperto un fascicolo per capire se dietro gli ammanchi ci sia una truffa. La stessa attenzione alle società di Paganini e alle sue operazioni finanziarie avrebbe rivolto anche Bankitalia, alla ricerca di un tesoretto di centinaia di milioni che sembra sparito nel nulla.
La morte del broker finanziario è stato un fulmine a ciel sereno per gli amici e i colleghi. Non un biglietto né una spiegazione sul perché di quel gesto. Ma con il passare dei giorni è diventato a tutti più chiaro che l***8217;amico di cui si fidavano ciecamente, non aveva rispettato le regole. Spariti i guadagni, ma soprattutto spariti i soldi investiti. E così ora tutti quei clienti, pescati tra la nobiltà nera romana, la stessa con la quale Paganini aveva diviso liceo e università, sui campi da golf e al circolo degli Scacchi, si sono rivolti agli avvocati per cercare di capire se qualcosa è ancora recuperabile. Oggi pomeriggio, una ventina di loro si recherà dall***8217;avvocato Lorenzo Contrada per concordare i termini delle denunce. Altrettanti hanno scelto gli avvocati Maurizio Bellacosa, Marcello Melandri e Gianluca Brancadoro, lo stesso al quale il Tribunale aveva delegato la gestione del fallimento di Egp, la società principale di Gianfranco Lande, il Madoff dei Parioli. Anche in questo caso i primi accertamenti hanno evidenziato la carenza di documentazione della società, oltre che la mancata restituzione del portafoglio clienti.
Prossimo passo delle inchieste potrebbe essere anche la modifica delle ipotesi di reato. Roma già procede per istigazione al suicidio e le indagini sono affidate agli uomini di Bruno Failla, dirigente del Commissariato Prati. Ma diventano sempre più concreti i reati di insolvenza fraudolenta, truffa e abusivismo finanziario.
L***8217;avvocato Brancadoro ha già chiesto alla società Auditors, con sede a Roma, una rendicontazione dei titoli. «Ho sollecitato la restituzione degli strumenti finanziari alla società fiduciaria - spiega - ma dalla società non ho ricevuto risposte e questo è gravissimo, perciò sto preparando un esposto per sollecitare provvedimenti autoritativi. È una faccenda molto complessa che vede coinvolti sia la società fiduciaria sia la società di Genova che ne è il braccio operativo. Ora dobbiamo esaminare tutti i conti e gli strumenti finanziari della clientela per quantificare possibili ammanchi». Il suo timore, però, è che complessivamente, per la ventina di clienti che assiste, l***8217;ammanco possa aggirarsi tra gli 80 e i 110 milioni di euro.
Giovanni Paganini Marana era entrato in Auditors nel ***8217;90 e ben presto, con la sue capacità indiscusse, si era guadagnato la fiducia piena di Gian Casoni, titolare di una delle società finanziarie più quotata della Capitale. Quando quest***8217;ultimo è morto, il figlio Marco è subentrato al suo posto, e Paganini è diventato di fatto l***8217;unico ad operare.
Casoni ha assunto numerosi incarichi a Milano mentre Paganini ha in qualche modo snaturato la Auditors, allargando il raggio di azione all***8217;attività di intermediazione mobiliare. La ragione sociale non lo consentiva ma il broker ha raccolto ugualmente i contanti potendo contare su una platea sconfinata di investitori. Ieri, dopo essere venuti a conoscenza delle inchieste che riguardano il suicidio del broker, i due fratelli, Edoardo e Vittoria Paganini Marana hanno voluto precisare che nessuna somma di denaro o titoli è stata intestata a loro e ai loro genitori da Giovanni.