IL SENNO DEL POI ha scritto:
marchese ha scritto:
c'è una bella differenza tra il prezzo minimo e il prezzo massimo cosa ne pensate??
CHE E' IL SOLITO COLLOCAMENTO "ALL'ITALIANA"... I PROPRIETARI VENDONO 1 PARTE DELLE LORO AZIONI (I SOLDI VANNO A LORO E NN ALL'AZIENDA)
FACENDOSI PAGARE 3 VOLTE VERO VALORE DELL'AZIENDA (COME MINIMO).
(NN E' 1 CRITICA: TU, IO, NOI TUTTI, FAREMMO LA STESSA COSA)
IN EFFETTI MI PARE CHE METTANO IN VENDITA 1/3 DELLE AZIONI (E QUINDI CI SIAMO COME VALUTAZIONE, CON 1/3 DELL'AZIENDA INCASSANO L'INTERO SUO VALORE E RESTANO PADRONI ASSOLUTI -AZIENDA NN CONTENDIBILE SUL MERCATO-)
MI SEMBRA 1 BUON AFFARE....... SE LO GUARDIAMO DAL LATO DI CHI VENDE .
l'osservazione è decisamente pertinente
in pratica vendono il 33% della società incassano il 100% e hanno il controllo assoluto
Così facendo
ammortizzano il capitale
e poi hanno di certo un lauto stipendio assicurato, dato che poi lo decidono loro in virtù del controlla della maggioranza delle azioni
a me hanno davvero stufato queste IPO
ciao
allego articolo tratto da
http://www.soldionline.it/a.pic1?EID=19913
Damiani, esordio sfortunato
di Edoardo Fagnani
08-11-07
Debutto negativo per Damiani all'AllStars.
La società del lusso è stata presa di mira dalle vendite fin dai primi minuti di scambi. Secondo gli addetti ai lavori il titolo è stato penalizzato dal momento negativo del mercato azionario italiano.
Il prezzo di collocamento era stato fissato a 4 euro, nella parte bassa della forchetta di prezzo 3,8-5,2 euro, indicata nella fase di offerta delle azioni. Secondo gli analisti, il valore di collocamento è stato corretto.
L'accoglienza del mercato all'Opvs di Damiani era stata discreta. La richiesta di titoli è stata tre volte superiore al quantitativo offerto sul mercato. I piccoli risparmiatori sono stati più aggressivi rispetto agli investitori istituzionali.
Nel dettaglio, nell'ambito dell'offerta erano arrivate richieste per complessivi 75,1 milioni di titoli, rispetto a una disponibilità limitata a 26,35 milioni di azioni (29 milioni se si comprendono anche le 2,64 milioni di azioni della greenshoe, riservate al coordinatore dell'operazione).
Dal pubblico indistinto erano arrivate richieste per quasi 17 milioni di titoli, per un'offerta complessiva di sole 2,64 milioni di azioni.
La domanda degli istituzionali aveva riguardato complessivamente 58,2 milioni di titoli, ma le azioni assegnate erano state 26,35 milioni (quota comprendente la greenshoe). Le richieste dei grandi investitori erano state per la maggior parte estere: oltre 41,8 milioni, contro i 16,3 milioni di titoli "prenotati" dagli istituzionali di casa nostra.
Damiani ha fatto più colpo fuori dai confini nazionali!
Sulla base del prezzo di collocamento, la capitalizzazione iniziale di Damiani si è attestata a circa 330 milioni di euro.
Considerando i risultati ottenuti nell'esercizio 2006/2007 i
l rapporto P/U=23
Il rapporto tra E.V.(giugno)/MOL=11,
mentre l'Ev/Ebit>12.
Nel prospetto informativo Damiani aveva fornito il valore dei rapporti p/e ed Ev/Ebitda per le principali aziende europee attive nel settore della gioielleria e del fashion di lusso e di alta gamma.
Il valore medio del p/e per il panel di queste aziende è di 24,5,
mentre l'intervallo di oscillazione va dai 14,6 di Folli Follie ai 37,1 di Hermes.
Il valore medio dell'Ev/Ebitda è di 14,8, con una punta massima di 20,6 per Hermes e un valore minimo di 11,7 sempre per Folli Follie.
Il collocamento di Damiani ha comportato l'emissione di circa 18,5 milioni di nuove azioni. Sulla base del prezzo di collocamento di 4 euro, l'azienda ha raccolto nuove risorse per un ammontare d circa 74 milioni di euro, che diventano 71,6 milioni al netto dei costi di quotazione.
Come ricordato dal management della società in occasione della presentazione di Damiani alla comunità finanziaria, queste risorse serviranno per finanziare la crescita del gruppo.
La strategia internazionale riguarderà principalmente i marchi Damiani e Bliss, quelli con la marginalità maggiore.
Nella visione del management questi brand dovrebbero fare da apripista agli altri marchi del gruppo.
I vertici dell'azienda non escludono la possibilità di procedere con una strategia di crescita per linee esterne, mediante l'acquisizione di società, marchi complementari, reti di distribuzione o nuovi prodotti.