tontolina
Forumer storico
Polemiche Militari come 007, il blitz di fine luglio
Un emendamento del senatore Latorre estende alle forze armate i poteri dell'intelligence. Che erano stati negati dalla riforma dei servizi e potrebbero spiare anche in Italia. Ma ora il governo apre alle modifiche
di Gianluca Di Feo
23 luglio 2015
http://espresso.repubblica.it/…/militari-come-007-il-blitz-…
Poche righe in clima estivo per stravolgere la riforma dei servizi segreti, varata nel 2007 dopo un lunghissimo dibattito parlamentare. E affidare l'attività di intelligence anche ai reparti militari, all'estero e potenzialmente pure in Italia. Proprio quello che la riforma voleva evitare, per superare una volta per tutte il ripetersi di quelle situazioni oscure che hanno segnato la storia degli ultimi cinquant'anni. «Il nostro paese ha già pagato molto la deviazione delle regole costituzionali», ha detto il deputato Pd Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione delle vittime di Ustica: «Non sarò certo io a mettere una firma sul ritorno al passato»
La mozione presentata dal senatore Nicola Latorre è stata approvata ieri. E segna un passaggio fondamentale per la vita democratica. Il nuovo testo di legge infatti cancella il fondamento della riforma, che assegnava «in via esclusiva» agli organismi civili dipendenti dalla presidenza del Consiglio le funzioni di intelligence. Un cambiamento nato nel 2007 dopo lo scandalo dei dossieraggi illeciti condotti dal Sismi, il servizio segreto militare, durante la guida del generale Nicolò Pollari. Per questo il Sismi era stato sciolto, abolendo tutti gli uffici che aveva sul territorio nazionale, e tutta la materia affidata a nuovi organismi civili: lo spionaggio interno all'Aisi, quello esterno all'Aise, sotto la direzione del Dis.
Il legislatore aveva riconosciuto un unico compito ai reparti militari, limitando lo spionaggio alla protezione ravvicinata dei contingenti in azione all'estero. Da allora però è rimasto irrisolto il destino delle strutture di intelligence militari, i vecchi Sios presenti in ciascuna forza armata. Due anni dopo, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta aveva rimarcato il problema, presentando due alternative: scioglierli oppure raggrupparli «in un vero e proprio organismo di intelligence militare dipendente dal ministero della Difesa, con compiti esclusivi di tutela dei nostri militari dislocati “in teatro”». Un'ipotesi, questa, che aveva trovato il consenso di Gianni De Gennaro, all'epoca direttore del Dis e quindi coordinatore di tutta l'attività di intelligence.
In otto anni non ci sono state iniziative concrete. I militari infatti hanno mantenuto il controllo di apparati fondamentali per la raccolta di informazioni. Come i sistemi satellitari: dalla rete Cosmo-Skymed con radar che riescono a scrutare il pianeta in ogni orario e in ogni condizione metereologica fino al nuovo Opsat 3000 di produzione israeliana con un sensore all'infrarosso.
Sistemi ad alta tecnologia che costano miliardi di euro e catturano continuamente immagini. O come il Dragone-spia, l'aereo noleggiato dalla Lockheed che decollando da Pratica di Mare fa incetta di telefonate, mail, comunicazioni radio per arrivare a localizzare i bersagli indicati. Oppure la nave Elettra della Marina con strumentazioni per il monitoraggio elettronico, che è stata schierata lo scorso anno nel Mar Nero subito dopo l'occupazione russa della Crimea.
Anche il più efficace strumento da ricognizione esistente, i droni Predator, sono dell'Aeronautica, che li ha utilizzati nelle missioni in Afghanistan, Libia e adesso in Iraq nel contrasto dell'Isis.
Ora il testo di soli quattro articoli presentato da Latorre, presidente della Commissione Difesa e membro del comitato di vigilanza sui servizi, permette ai militari di usare questi mezzi nello spionaggio senza confini. La misura è stata votata da tutti i partiti nella Commissione Difesa congiunta Camera-Senato. L'unica opposizione è stata del Movimento 5 Stelle, che prima ha fatto introdurre l'obbligo per Palazzo Chigi di chiedere un parere preventivo al Copasir. E poi si è astenuto, definendole «poche ma pericolose righe per dare al presidente del Consiglio il potere eccezionale di trasformare in uomini dell'intelligence, in 007 quindi, chi fa parte dei reparti speciali delle forze armate, con tanto di segreto di Stato garantito. A questo si aggiunge anche il potere di non rispondere di eventuali crimini commessi. Non solo parole e poteri pericolosi e senza chiari confini, ma anche veri e propri rischi di costituzionalità».
La Torre ha spiegato che «si tratta di una norma utile a rafforzare le nostre capacità operative in presenza di particolari casi di emergenza nel quadro delle missioni internazionali». Mentre alcuni commissari hanno precisato che il provvedimento dà copertura di legge a situazioni «che già si verificano nella realtà».
Ma le nuove regole non sono limitate alle operazioni all'estero. Il testo della legge parla dell'«adozione di misure di intelligence di contrasto, anche in situazioni di crisi o di emergenza all'estero che coinvolgano aspetti di sicurezza nazionale o per la protezione di cittadini italiani all'estero». E quell'«anche» apre la porta alla legittimazione dei militari-007 pure sul territorio nazionale.
Su “Repubblica” Felice Casson, il deputato Pd che come magistrato ha indagato per anni sulle deviazioni dei servizi segreti militari e su Gladio, ha manifestato la sua contrarietà: «Intravedo seri rischi di costituzionalità. C'è il rischio di creare un sistema di intelligence parallelo». E poi ha incontrato il sottosegretario Minniti, discutendo «la possibilità di migliorare l'emendamento, che così come è desta delle perplessità». L'obiettivo è quello di dare la possibilità di «intervenire solo in situazioni estremamente limitate e di emergenza, non in casi ampi. Va scritto un testo per bene e il governo è disponibile».
Una delega del genere, circoscritta a vicende straordinarie in cui sia in pericolo la vita di cittadini italiani, permetterebbe solo di dare la copertura legale ai reparti speciali, che si tratti di commandos o di mezzi da ricognizione, chiamati a intervenire: una misura necessaria in questi tempi di crisi costanti. Resterebbe però irrisolto lo snodo della riforma: che fine devono fare le strutture militari di intelligence che gestiscono satelliti e aerei spia?
Un emendamento del senatore Latorre estende alle forze armate i poteri dell'intelligence. Che erano stati negati dalla riforma dei servizi e potrebbero spiare anche in Italia. Ma ora il governo apre alle modifiche
di Gianluca Di Feo
23 luglio 2015
http://espresso.repubblica.it/…/militari-come-007-il-blitz-…

La mozione presentata dal senatore Nicola Latorre è stata approvata ieri. E segna un passaggio fondamentale per la vita democratica. Il nuovo testo di legge infatti cancella il fondamento della riforma, che assegnava «in via esclusiva» agli organismi civili dipendenti dalla presidenza del Consiglio le funzioni di intelligence. Un cambiamento nato nel 2007 dopo lo scandalo dei dossieraggi illeciti condotti dal Sismi, il servizio segreto militare, durante la guida del generale Nicolò Pollari. Per questo il Sismi era stato sciolto, abolendo tutti gli uffici che aveva sul territorio nazionale, e tutta la materia affidata a nuovi organismi civili: lo spionaggio interno all'Aisi, quello esterno all'Aise, sotto la direzione del Dis.
Il legislatore aveva riconosciuto un unico compito ai reparti militari, limitando lo spionaggio alla protezione ravvicinata dei contingenti in azione all'estero. Da allora però è rimasto irrisolto il destino delle strutture di intelligence militari, i vecchi Sios presenti in ciascuna forza armata. Due anni dopo, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta aveva rimarcato il problema, presentando due alternative: scioglierli oppure raggrupparli «in un vero e proprio organismo di intelligence militare dipendente dal ministero della Difesa, con compiti esclusivi di tutela dei nostri militari dislocati “in teatro”». Un'ipotesi, questa, che aveva trovato il consenso di Gianni De Gennaro, all'epoca direttore del Dis e quindi coordinatore di tutta l'attività di intelligence.
In otto anni non ci sono state iniziative concrete. I militari infatti hanno mantenuto il controllo di apparati fondamentali per la raccolta di informazioni. Come i sistemi satellitari: dalla rete Cosmo-Skymed con radar che riescono a scrutare il pianeta in ogni orario e in ogni condizione metereologica fino al nuovo Opsat 3000 di produzione israeliana con un sensore all'infrarosso.
Sistemi ad alta tecnologia che costano miliardi di euro e catturano continuamente immagini. O come il Dragone-spia, l'aereo noleggiato dalla Lockheed che decollando da Pratica di Mare fa incetta di telefonate, mail, comunicazioni radio per arrivare a localizzare i bersagli indicati. Oppure la nave Elettra della Marina con strumentazioni per il monitoraggio elettronico, che è stata schierata lo scorso anno nel Mar Nero subito dopo l'occupazione russa della Crimea.
Anche il più efficace strumento da ricognizione esistente, i droni Predator, sono dell'Aeronautica, che li ha utilizzati nelle missioni in Afghanistan, Libia e adesso in Iraq nel contrasto dell'Isis.
Ora il testo di soli quattro articoli presentato da Latorre, presidente della Commissione Difesa e membro del comitato di vigilanza sui servizi, permette ai militari di usare questi mezzi nello spionaggio senza confini. La misura è stata votata da tutti i partiti nella Commissione Difesa congiunta Camera-Senato. L'unica opposizione è stata del Movimento 5 Stelle, che prima ha fatto introdurre l'obbligo per Palazzo Chigi di chiedere un parere preventivo al Copasir. E poi si è astenuto, definendole «poche ma pericolose righe per dare al presidente del Consiglio il potere eccezionale di trasformare in uomini dell'intelligence, in 007 quindi, chi fa parte dei reparti speciali delle forze armate, con tanto di segreto di Stato garantito. A questo si aggiunge anche il potere di non rispondere di eventuali crimini commessi. Non solo parole e poteri pericolosi e senza chiari confini, ma anche veri e propri rischi di costituzionalità».
La Torre ha spiegato che «si tratta di una norma utile a rafforzare le nostre capacità operative in presenza di particolari casi di emergenza nel quadro delle missioni internazionali». Mentre alcuni commissari hanno precisato che il provvedimento dà copertura di legge a situazioni «che già si verificano nella realtà».
Ma le nuove regole non sono limitate alle operazioni all'estero. Il testo della legge parla dell'«adozione di misure di intelligence di contrasto, anche in situazioni di crisi o di emergenza all'estero che coinvolgano aspetti di sicurezza nazionale o per la protezione di cittadini italiani all'estero». E quell'«anche» apre la porta alla legittimazione dei militari-007 pure sul territorio nazionale.
Su “Repubblica” Felice Casson, il deputato Pd che come magistrato ha indagato per anni sulle deviazioni dei servizi segreti militari e su Gladio, ha manifestato la sua contrarietà: «Intravedo seri rischi di costituzionalità. C'è il rischio di creare un sistema di intelligence parallelo». E poi ha incontrato il sottosegretario Minniti, discutendo «la possibilità di migliorare l'emendamento, che così come è desta delle perplessità». L'obiettivo è quello di dare la possibilità di «intervenire solo in situazioni estremamente limitate e di emergenza, non in casi ampi. Va scritto un testo per bene e il governo è disponibile».
Una delega del genere, circoscritta a vicende straordinarie in cui sia in pericolo la vita di cittadini italiani, permetterebbe solo di dare la copertura legale ai reparti speciali, che si tratti di commandos o di mezzi da ricognizione, chiamati a intervenire: una misura necessaria in questi tempi di crisi costanti. Resterebbe però irrisolto lo snodo della riforma: che fine devono fare le strutture militari di intelligence che gestiscono satelliti e aerei spia?