LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI... I SOLDI NON DANNO LA FELICiTA'.

altra barzelletta... ora è colpa dell'art. 18 se non si assume in italia... sil ora ne puoi assumere a centinaia.. e poi gli fai fare una bella tombolata al giorno...

che manica de koioni che abbiamo in parlamento
 
altra barzelletta... ora è colpa dell'art. 18 se non si assume in italia... sil ora ne puoi assumere a centinaia.. e poi gli fai fare una bella tombolata al giorno...

che manica de koioni che abbiamo in parlamento

lasciali vagabondare nella loro ignoranza:-o
 
Ultima modifica:
L'azienda e il premier
Nei giorni scorsi era stato il Secolo XIX a ricostruire la vicenda spiegando che della ditta, la Chili srl, era stato in passato titolare anche lo stesso premier assieme alle sorelle. Non solo: nel pezzo si ricorda che poco prima di candidarsi alla presidenza della provincia di Firenze Matteo Renzi aveva ceduto le proprie quote per essere poi assunto come dirigente, mossa questa che gli aveva consentito di percepire i contributi figurativi per il distacco all'attività amministrativa. Una polemica nota, raccontata nei mesi scorsi anche dal Fatto Quotidiano e da Libero. Ma oggi torna d'attualità perché l'azienda oggetto dell'inchiesta è stata di fatto l'ultimo datore di lavoro del capo del governo prima del suo ingresso nella politica a tempo pieno.
 
giorno popolo di indagati :-o

è possibile che dei testa di kazzo ci possano pensare così stu.pidi e ancora peggio è possibile che noi italiani meritiamo qs merd.osi ?

Trieste, 19 set. (TMNews) - "Il candidato del Pd, come sappiamo, è Luciano Violante. Come ha spiegato ieri il presidente del Consiglio, in modo chiaro e netto, l'avviso di garanzia serve all'indagato per poter fare chiarezza". Così Debora Serracchiani, vicesegretaria del Pd, alla domanda rivoltale ad "Agorà Estate" se il Partito Democratico continuerà a votare per Donato Bruno, candidato alla Consulta insieme a Violante, dopo la notizia che è indagato.

Ovvero in Italia non c'è nessuna altro candidato che possa prendere il posto di un indagato ? NESSUNO ?

un candidato alla consulta indagato ? che paese di stramer.da :(:tristezza:

il degrado più assoluto di qs povero paese... vai a spiegare ai tuoi figli certe cose.. ma che diventassero banditi .. alla fine avranno sempre più rispetto di una persona onesta...:-o:wall::wall:
 
A QUATTRO MANI.
C’è una nuova coppia di fatto, nello strabiliante catalogo del kamasutra politico delle larghe intese: Maria Elena Boschi e Niccolò Ghedini. La ministra di Matteo Renzi più amata dai giornali di gossip e non solo; e l’avvocato-parlamentare più pagato da SilvioBerlusconi: insieme dovranno sciogliere il nodo dell’autoriciclaggio. Lei in quanto rappresentante del centrosinistra, lui del centrodestra, in osservanza dei riti stabiliti dal patto del Nazareno. E che nodo! È dall’inizio del governo Renzi che la questione dell’autoriciclaggio viene affrontata, rimandata, accelerata, stoppata, poi di nuovo ripresa, in un vortice di annunci che danno l’introduzione del reato di autoriciclaggio per cosa già fatta. Invece no. GIÀ IL GOVERNO Letta aveva promesso di approvare la cosiddetta “voluntary disclusure”, un procedimento di “pacificazione fiscale” tra il contribuente e lo Stato, in cui il contribuente s’impegna a pagare tasse e interessi e a rivelare tutti i suoi averi in nero all’estero.
Il magistrato di Milano Francesco Greco, che aveva collaborato a scrivere il testo del progetto, ha spinto affinché la “voluntary disclusure” fosse approvata insieme all’introduzione del reato di autoriciclaggio, che punisce il reimpiego di capitali illeciti anche quando è realizzato non da altri, ma dallo stesso che ha in proprio la disponibilità di quei capitali. Durante il governo Letta, che aveva presentato la proposta, questa non fu mai discussa. La eredita Renzi, che la presenta, poi la ritira, infine la ripresenta, ma con la “voluntary disclusure” senza l’autoriciclaggio, perso per strada. A questo punto entrano in campo due parlamentari Pd, Pippo Civati alla Camera e Lucrezia Ricchiuti al Senato, che fanno rientrare l’autoriciclaggio. A luglio il testo viene approvato in commissione Finanze della Camera. Poi arriva l’ok, con qualche modifica, della commissione Giustizia. Ora il testo è tornato alla commissione Finanze e dovrebbe andare in aula, per l’approvazione finale, alla fine di settembre. Ma il governo delle riforme veloci ha di nuovo detto stop alla legge, chiedendo tempo (qualche giorno, non mille) perché vuole rivedere ancora la norma sull’autoriciclaggio. Ecco allora che scende in campo la nuova coppia del Nazareno: Boschi per conto di Renzi e Ghedini per conto di Berlusconi. Vedremo come andrà a finire. Il duo Boschi-Ghedini va così ad aggiungersi alle altre coppie che hanno lavorato per le riforme renziane. Luca Lotti detto “il Lampadina” (per via dei capelli biondi) è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio nonché il più stretto collaboratore di Renzi che lo ha portato con sé da Firenze a Palazzo Chigi. Insieme a Denis Verdini è stato e continua a essere il regista delle riforme del Nazareno. Maria Elena Boschi e Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama, sono stati i guardiani della battaglia in Parlamento per modificare il Senato. Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli sono stati i due relatori del testo che ha smontato il Senato della Repubblica. Con Calderoli che non smentiva la sua fama: “Io relatore di maggioranza? Come dare una pistola a un serial killer”. Ancora Boschi, insieme a Donato Bruno, per fare la coppia del “grattino”: lui, berlusconiano ma ancor più previtiano, ripetutamente trombato dall’aula che lo doveva votare giudice costituzionale, lei amorevole consolatrice dalla cattiveria dei franchi tiratori, che lo sostiene e lo compensa con un grattino sulla schiena. Poi ci sono Lorenzo Guerini e Gianni Letta, a vegliare sui servizi segreti. Quanto a coppie, ci sarebbe anche quella di Francesco Boccia e Nunzia De Girolamo, lei deputata Ncd, lui deputato Pd: ma almeno loro si sono sposati.
 
Roma, 19 set. (TMNews) - Donato Bruno, candidato di Forza Italia alla Corte costituzionale, è indagato dalla Procura di Isernia relativamente al fallimento della Itierre, azienda tessile molisana con 600 dipendenti oggi in cassa integrazione. Lo scrive 'Il Fatto Quotidianò spiegando che "quella consulenza da circa 2,5 milioni di euro è ora nei cassetti della Guardia di finanza e della Procura di Isernia. E rischia di far tramontare ogni velleità per Donato Bruno, parlamentare di Forza Italia, candidato a diventare giudice della Corte costituzionale". Il giornale rivela che Bruno è indagato per concorso in "interesse privato del curatore negli atti del fallimento
 
Ministero Sviluppo, per Guidi 11 addetti con stipendi totali per 700mila euro l’anno

Nel dicastero di via Veneto il capo di gabinetto del ministro ha due vice ed è affiancato da un direttore. Ben tre, poi, le persone che compongono la segreteria: ci sono un “segretario particolare”, un “capo della segreteria” e anche un “capo della segreteria tecnica”. Tra loro anche Elisabetta Franzaroli, ex segretaria dell'azienda di famiglia della Guidi, Ducati Energia

di Alberto Crepaldi | 18 settembre 2014 Commenti (91)


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Più informazioni su: Federica Guidi, Ministero dello Sviluppo Economico, Sviluppo Economico.









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Quasi 140mila euro, 138.768, per l’esattezza, per un capo della segretaria senza laurea, duplicazioni di ruoli e poco meno di 350mila euro per tre componenti della segreteria del ministro che hanno appannaggi doppi rispetto alla media, 22 unità tra Gabinetto e uffici di collaborazione del ministro. E’ questa in sintesi la fotografia dei dati relativi agli uffici del ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi. Che, da quando si è insediata nel dicastero di via Veneto, non ha badato a spese. Perché di decreto ministeriale in decreto ministeriale, per incarichi di vertice e altre collaborazioni dirette, ha messo assieme, tra conferme e nuove designazioni, un onere a carico delle casse pubbliche di poco inferiore a 1 milione di euro annui. Ai quali vanno aggiunti i 207mila euro di esborso per i capi segreteria dei tre sottosegretari Calenda, De Vincenti e Giacomelli e l’importo in via di definizione del capo segreteria del sottosegretario Vicari.
Con il risultato che il solo Gabinetto del ministro Guidi, retto oggi da 11 addetti, ha un costo complessivo annuo attorno a 700mila euro. Che subiranno un ulteriore incremento non appena verrà determinato il compenso del portavoce. Insomma non pare esserci crisi al ministero dello Sviluppo, che però la crisi la tocca ogni giorno con mano lavorando ad oltre 160 tavoli su altrettante imprese a rischio chiusura. Dando poi uno sguardo all’organigramma degli uffici del ministro, balza in primo luogo agli occhi la presenza di ruoli che sembrano fotocopia l’uno dell’altro. Come in tutti i ministeri, anche in quello retto dalla Guidi c’è un capo di gabinetto, ma esistono anche due vice e pure un direttore dell’ufficio di gabinetto. Sono inoltre tre le persone che compongono la segreteria più stretta della Guidi, suddivisa tra “segretario particolare del ministro”, “capo della segreteria del ministro” e “capo della segreteria tecnica del ministro”.
Vale poi la pena di soffermarsi sugli appannaggi dei collaboratori diretti della Guidi. Come quello della segretaria particolare, accreditata di una remunerazione lorda annua di 69mila euro. Cifra, questa, doppiata dal compenso del capo della segreteria, che gode di un trattamento economico lordo annuo pari a 139mila euro. Si tratta di Elisabetta Franzaroli – dal 1996 fino a febbraio scorso segretaria della stessa Guidi nell’azienda di famiglia, la Ducati Energia -, “la cui designazione e il cui inquadramento salariale sono legittimamente avvenute – ci ha fatto sapere il ministro attraverso il suo portavoce – coerentemente con i criteri di cui al Dpr 198/2008”. La Franzaroli peraltro, come si apprende dal relativo curriculum vitae, non solo non vanta alcuna esperienza nella pubblica amministrazione, ma dispone soltanto di un diploma di ragioneria. Titolo che, in caso di concorso, non sarebbe sufficiente per ricoprire funzioni equiparate alla dirigenza, come è quello di capo segreteria di un ministro.
Peraltro lo stipendio della storica segretaria della famiglia Guidi – che prima di trasferirsi da Bologna a Roma ha deciso peraltro di mettersi in aspettativa – , non ha eguali in nessuno dei ministeri chiave. E nemmeno per ruoli di segreteria tecnica, per i quali sono richieste competenze specifiche e talvolta alte specializzazioni. Ad esempio, al ministero dell’Economia e delle finanze il capo della segreteria tecnica è costato 36mila euro annui; lo stesso ruolo, agli esteri, viene invece pagato 68mila euro. Ciò peraltro, contro il super compenso, pari a 139mila euro, di Stefano Firpo, a sua volta capo della segretaria tecnica del ministro Guidi, ereditato dall’era di Corrado Passera. E che però, a differenza della collega Franzaroli, vanta almeno un nutrito curriculum formativo e professionale
 
spero solo che si impegnino il più possibile nel distruggere subito qs paese, almeno si può ricominciare dalle ceneri... con la forse vana speranza che si faccia tesoro dello scempio che hanno fatto finora...

solo quando uno prova sulla propria pelle il disastro alla fine impara... come i bambini
 

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