La Moneta è come il Sangue per l'economia

JOACKIN

joakin
  • Un paese dopo l'altro è costretto ora a fare sacrifici per pagare montagne di interessi sul debito: Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda, Lettonia ed Ungheria stanno tagliando le spese statali ed aumentando le tasse per pagare il debito estero dei loro stati. Tremonti sta aggiungendo anche l'Italia alla lista e l'Inghilterra governata ora dai due figli di banchieri Cameron e Clegg sembra andrà giù anche più pesante.

    La parola d'ordine è: "Austerità per pagare i debiti esteri dello stato!". Questa si chiama però DEFLAZIONE, perchè nonostante la recessione si è costretti ora a tagliare spesa pubblica ed aumentare tasse per pagare debiti e in questo modo la MONETA IN CIRCOLAZIONE NELL'ECONOMIA SI RIDUCE E L'ECONOMIA SI CONTRAE.

    E non si tratta solo di paesi minori. Ad esempio ieri c'era la notizia che la Moneta totale in USA è calata da 14.100 miliardi a 13.800 miliardi. Come mai, sono andate bruciate delle banconote ? No, è calato il credito, le banche hanno distrutto quindi alla fine moneta in circolazione nell'economia. Durante la Grande Depressione in America come noto la monetà nell'economia (M3) calò del -30 o -35% e questo portò ad un crollo del PIL quasi uguale, quindi è una questione seria, senza moneta l'economia moderna soffoca, la MONETA è COME IL SANGUE PER L'ECONOMIA, SE LA MONETA NON CIRCOLA L'ECONOMIA MUORE

    Ma perchè cavolo degli Stati Sovrani si sono indebitati nei confronti di Banche Estere ? Non è assurdo che degli stati, in grado di creare moneta, si rivolgano a delle banche di altri paesi le quali creano moneta e poi gliela prestano ad interesse ?
    Oggi sembra normale che chi ha bisogno di denaro incluso uno Stato Sovrano si rivolga alle banche per farselo prestare. Ma non lo è affatto, sembra normale solo perchè viene insegnata un economia "castrata". Le banche, come spiega anche la Bundesbank se vai sul suo sito, prestano denaro che eccede i depositi dei clienti, per cui il denaro lo creano e per tutto l'800 si è dibattutto in modo aspro sul tema, persino il Mago di Oz la famosa favola è un allegoria sul tema della moneta e del debito scritta nel 1900

    Ora a causa di questa crisi dovuta al Debito Sta tornando piano piano perlomeno su internet il dibattito su cosa sia in realtà veramente il denaro, la moneta e il debito, un dibattito che è infuriato in occidente tra la fine dell'800 e la Depressione ed è cessato dopo la seconda guerra mondiale. Sta tornando perchè c'è la sensazione che la montagna di debito che minaccia le famiglie e gli stati travolgerà tutto

    Il succo della questione è semplice: oggi come oggi, quando la moneta in circolazione aumenta ad esempio per un paese con un PIL di 1.000 miliardi diciamo di 50 miliardi in un anno (per tenere il passo con l'inflazione e la crescita economica) questi 50 miliardi sono creati quasi interamente dalle banche. La Moneta NON LA CREA LO STATO, per l'80% circa almeno viene creata dalle banche sotto forma di debiti su cui si paga interesse. Cioè se oggi in Italia la Moneta è di 1.000 miliardi non sono soldi che sono stati stampati dalla zecca, ma fidi, mutui, affidamenti, castelletti, emissioni, crediti creati dalle banche nel corso degli anni.

    Come ho spiegato nelle puntate precendenti la mente forse più brillante del secolo in Economia, il fisico e Premio Nobel per l'economia Maurice Allais ha dedicato centinaia di pagine al tema spiegando come il sistema bancario e monetario attuale sia assurdo e parassitario. Ma ci sono stati alcuni esperimenti noti ed importanti e altri locali in cui si è creato la moneta senza passare per le banche che creano credito dal niente, semplicemente facendola stampare dallo stato, rispettando alcune restrizioni. Gli esempi storici più famosi sono
    1) i "greenback" creati da Lincoln durante la guerra civile americana che fu un grande successo e consentì di vincere la guerra al Nord e
    2) la politica monetaria di Hjalmar Schacht in Germania negli anni '30 che fu un successo clamoroso. Come noto Hitler ridusse la disoccupazione tedesca dal 24% nel 1933 al 3% nel 1939, mentre invece sotto Roosevelt in America rimase intorno al 20% e il nazionalsocialimo dovette gran parte della sua popolarità prima della guerra a questa politica monetaria. Benchè sia un fatto storico documentato menzionato persino in Wikipedia nessuno ne ha più sentito parlare perchè siamo passati interamente sotto un sistema dominato dalle banche

    Ma lasciando da parte per ora la Germania ad esempio Giacomo Matteotti, il famoso leader socialista italiano ammazzato come noto da dei fascisti nel 1924, in economia era un ammiratore delle tesi di Silvio Gesell, un pensatore socialista indipendente vissuto tra Svizzera, Germania ed Argentina (che per sette giorni fu il ministro delle finanze della Repubblica dei Soviet in Bavieria nel 1920 prima che venisse abbattuta) e che ha scritto molto sul tema propoponendo una soluzione che fa a meno delle banche per creare moneta. Questa soluzione geniale, citata anche da Keynes e riproposta in America nel 1935 da Irving Fisher che era l'economista più importante prima di Keynes è centrata sulla "moneta deperibile", una moneta emessa dallo stato che si deprezza come succede a tutte le altri merci, ad esempio del 10% l'anno, per cui con questo tipo di moneta detenere il "capitale" non conviene, occorre spenderlo o investirlo, diventa controproducente accumulare ricchezza monetaria perchè se tieni un milione di euro per dieci anni ti si riduce a zero!. Questa geniale soluzione è è stata applicata nel 1931 a Woergl, una cittadina del Tirolo, che uscì dalla Depressione da sola creando moneta in modo ingegnoso secondo il sistema di Gesell e diventò famosa perchè fu un successo clamoroso, fino a quando il governo su pressione delle banche vietò la sua moneta (la Germania sotto i nazionalsocialisti fece poi qualcosa di concettualmente simile e con successo)
 
Gesell - a 80 anni dalla morte (11 marzo 1930) – e la “moneta del popolo”

Gesell - a 80 anni dalla morte (11 marzo 1930) – e la “moneta del popolo”
Scritto da autori vari, mercoledì 10 marzo 2010

Nel 1931, Woergl - una cittadina del Tirolo - contava 4500 abitanti; e, fra i 2 mila adulti, 1500 disoccupati. Infuriava la grande «depressione», con il suo gelido corollario: la deflazione. Le aziende avevano chiuso, fallite. Il denaro non circolava; anzi era sparito, la crisi suggerendo a chi ne aveva di tenerlo sotto il materasso (nella deflazione, i tassi d'interesse sono troppo bassi per invogliare anche i depositi bancari). Insomma l'economia era congelata. Il paesello affondava nella miseria. Il Comune era formalmente in bancarotta, perché non riceveva più le imposte e i tributi locali e non era in grado di pagare i suoi impiegati. Fu allora che il sindaco - si introduce qui il nome di questo eroe qualunque: Michael Unterguggenberger - decise di battere la sua propria moneta. Era stato un sindacalista, socialdemocratico e anti-marxista. Voleva aiutare i suoi disoccupati, voleva mettere dei soldi nelle tasche dei suoi cittadini, perché costoro ricominciassero a pagare le tasse. Era una moneta del tutto speciale: moneta deperibile. Per tenerla in corso, chi possedeva una di quelle banconote doveva apporvi ogni mese un bollo, che costava l'1% del valore facciale della moneta. Il taglio da 10 scellini (ma l'emissione comprendeva tagli da 1 a 5 scellini) esigeva un bollo mensile di 0,1 scellini. Di fatto quella moneta perdeva ogni anno il 12% del suo valore. Herr Unterguggenberger la chiamò «banconota del lavoro». (1)

L'ammontare della nuova emissione era di 32 mila scellini dell'epoca, pari a circa 4500 dollari di allora. Una cifra ragguardevole per un piccolo paese, e infatti risultò presto in eccesso in proporzione alle necessità di Woergl. Saggiamente, il sindaco scongiurò l'inflazione che avrebbe potuto seguire l'eccesso di emissione, ritirando parte delle banconote; gradatamente, solo un terzo delle monete deperibili rimase in circolazione. L'emissione era «coperta» alla pari: una somma uguale di veri scellini era depositata dal Comune nella locale banca di risparmio. In ogni momento, ogni detentore di «banconote del lavoro» (moneta deperibile) avrebbe potuto presentarle all'incasso e riscuotere scellini. Ma fu stabilito che, per questa operazione, la banca avrebbe riscosso un «aggio di servizio» del 2%. Poiché il costo di detenzione della moneta deperibile, 1%, era solo la metà del costo del suo cambio in scellini, di fatto nessuno portò mai all'incasso la nuova moneta. Tutti gli impiegati del Comune, compreso il sindaco, dal luglio 1932 cominciarono a ricevere metà del loro stipendio in moneta deperibile. Gli operai che lavoravano per il locale «Comitato di soccorso disoccupati» (ed erano impiegati dal Comune in piccole opere pubbliche) ricevevano invece integralmente il loro salario nel denaro comunale.
A tutta prima, i bottegai locali si rifiutarono di accettare quello strano surrogato di moneta, che per di più perdeva - come in un'inflazione pre-programmata - ogni anno il 12 % del valore. Ma il sindaco abilmente ruppe il fronte dei commercianti, convincendone alcuni ad accettare la nuova moneta, promettendo agevolazioni a chi lo faceva.

Anche i riluttanti alla fine saltarono su quel treno: del resto, era praticamente il solo denaro in circolazione. Presto tutti la accettarono senza esitare, per il solo fatto che chiunque altro l'accettava.
Con due sole eccezioni: l'ufficio postale e la stazione ferroviaria - istituzioni dello Stato - rifiutarono le «note del lavoro» e continuarono a pretendere scellini. La presenza di quella moneta deperibile, che nessuno aveva interesse ad accumulare, fece rinascere vivacemente - a livello locale - la circolazione monetaria, e dunque risorgere l'economia. La gente si affrettava a spendere quei soldi, e riprese a comprare merci (uno dei danni terribili della deflazione è che ognuno ritarda gli acquisti, perché si aspetta che i prezzi calino ulteriormente domani); ci fu chi pagò in anticipo le tasse comunali, per non dovere comprare i bolli dell'1% necessari a tenere in valore la moneta (il Comune, ovviamente, accettava le sue note in pagamento dei tributi).
Era dal 1926 che il Comune non vedeva tanti introiti. Le tasse arretrate e non pagate fino all'introduzione della moneta deperibile ammontavano a 118 mila scellini, ossia al quadruplo dell'emissione di «banconote del lavoro». Nel primo mese della nuova emissione, già 4.542 scellini erano stati pagati. Il Comune non solo potè cominciare a far fronte ai suoi creditori, ma presto riuscì ad occupare parte di quei 1500 disoccupati in opere pubbliche.
Furono asfaltate sette strade di Woergl per un totale di 6 chilometri; migliorate le fognature; piantati nuovi alberi nelle foreste; nel 1933 era in costruzione un trampolino da sci per i turisti (Woergl è una località alpina). Le opere pubbliche attivate dalla moneta deperibile ammontarono al triplo dell'emissione, 100 mila scellini.

Persino la sola banca del paese (filiale locale della Reifeisen Bank) ne ebbe vantaggio. Qui, per tutto l'anno precedente l'introduzione della banconota deperibile, i prelievi avevano superato i depositi. Ma già nell'agosto 1932, dopo un solo mese di vita della nuova banconota, i depositi tornarono a crescere, superando i prelievi di 6591 scellini.

Il microscopico esperimento di «moneta di popolo», insomma, funzionò. Al punto che alcune città vicine, compresa Innsbruck, cominciarono a prendere in considerazione l'idea. Giornalisti, poi economisti, accorsero a visitare quella cittadina tirolese che cominciava a prosperare, unica isola nella miseria della «grande depressione».

Funzionò troppo bene. Il sindaco, felice, raccontò ai giornalisti quanto segue: che il 12% annuo estratto dalla bollatura delle banconote, lui, l'aveva reinvestito e speso per il bene della popolazione.
E che, dato il ritmo della circolazione, ogni mese il Comune vedeva tornare nelle sue casse «venti volte» l'ammontare dei primi stipendi pagati con le banconote deperibili. Il 2000 %. Incauta rivelazione. Forse senza nemmeno sospettarlo, Unterguggenberger rivelava due segreti vietati: l'enorme profitto che il sistema bancario estraeva dalla circolazione, e quello immenso e occulto che l'emissione monetaria regala a chi batte la moneta.
Fino a quel momento, il governo austriaco non aveva mostrato ostilità verso l'esperimento di Woergl. Fu la Banca Nazionale d'Austria - la banca privata che emette lo scellino, la moneta nazionale - a pretendere l'abolizione di quel fastidioso concorrente, quell'innocente rivelatore della frode fondamentale. A forza di legge, la moneta deperibile fu bandita nel settembre 1933, come contraria al monopolio monetario accordato alla Banca Centrale.

L'idea della moneta deperibile, che accese la fantasia di Ezra Pound, ha un inventore sul cui nome è stato fatto cadere l'oblio: Silvio Gesell (1862-1930).
Come definirlo? Utopista socialista, antimarxista, economista selvaggio, conobbe anni di celebrità. John Maynard Keynes lodò la sua genialità. I suoi libri conobbero molte traduzioni, e le sue teorie ebbero molte applicazioni persino in USA, negli anni '30. Tedesco di nascita, Gesell era un uomo pratico: commerciante e importatore in Argentina. Nel 1880, l'Argentina conobbe una crudele deflazione: il tipo di crisi su cui Gesell meditò, e a cui propose il suo eretico rimedio. Fenomeno contrario dell'inflazione, la deflazione (che segue spesso una bolla speculativa, un boom malsano) consiste in una continua caduta dei prezzi. Di conseguenza, i consumatori tendono a ritardare i loro acquisti, nell'aspettativa di poterli comprare più tardi a prezzi meno cari. Le imprese produttrici vedono le loro merci restare invendute; poiché sono indebitate presso le banche, rischiano di non essere più in grado di pagare gli interessi sui debiti. Si risolvono ad abbassare i prezzi, per invogliare gli acquirenti, limando sui propri profitti: ma ciò aggrava il ribasso e dunque la crisi deflazionistica. Viene il momento in cui le aziende devono dichiararsi insolventi; falliscono, licenziano. I disoccupati aumentano, il potere d'acquisto diminuisce, ancor più merci restano invendute. Alla fine è l'intera produzione, l'intera economia, che si paralizza.

La circolazione monetaria declina, fino tendenzialmente all'arresto. Non si spende più. Chi ha denaro lo accumula anziché investirlo, aggravando il male. Del resto, le banche non trovano più imprenditori disposti a chiedere prestiti: una delle conseguenze della deflazione è che, anche se il denaro è prestato all' 1 %, allo 0,5 %, è ancora troppo caro. I tassi d'interesse reali sono troppo costosi in deflazione, perché al tasso nominale va aggiunto il peso della diminuzione dei prezzi. Se i prezzi sono calati del 6 % (-6), anche un tasso nominale dell' 1 % risulta, per il debitore, del 7 % reale.
Keynes, preoccupato dello stesso fenomeno che mobilitò Gesell, la deflazione appunto, raccomandò l'abbassamento dei tassi. Ma, come abbiamo visto, questa decisione non basta a riavviare l'economia, perché i tassi reali sono sempre troppo cari. Per contrastare l'inflazione è utile (fino a un certo punto) rialzare i tassi; ma per combattere la deflazione bisognerebbe applicare tassi «negativi», il che è impossibile: come si può convincere il risparmiatore a investire (prestare) 100 euro con la condizione che, alla fine, ne otterrà 96?
Per questo la deflazione è molto peggio che l'inflazione: è incurabile. Nella storia, il solo modo escogitato per uscire dalle fasi di deflazione è stato la guerra: grande consumatrice che si sostituisce ai consumatori.
E' la moneta deperibile di Gesell la soluzione al problema. Anziché «premiare» il capitale con la concessione di un interesse a chi lo presta, il suo sistema «penalizza» chi detiene capitale inoperoso, chi non lo spende. La lieve penalizzazione - il bollo mensile per mantenere in corso le banconote - rende conveniente spendere quei soldi.

Di fatto, Gesell inserì la sua idea monetaria in una teoria economica utopica, socialista (alla Proudhon, non alla Marx) che chiamò economia liberata (Freiwirschaft), e a cui attribuiva doti palingenetiche di giustizia sociale e progresso umano.
Non solo voleva liberare il credito dall'interesse, ma la terra dal costo delle rendite e degli affìtti. Secondo lui, in un'organizzazione «economica liberata» dai privilegi e dai lucri dei proprietari terrieri e dei prestatori finanziari, i lavoratori avrebbero ricevuto finalmente il frutto integrale del loro lavoro.
La concorrenza avrebbe avuto garantite per tutti uguali condizioni iniziali, l'economia sarebbe fiorita; ma senza confische forzose, né autarchia, né collettivizzazione. Come?
Gesell analizzò l'interesse monetario, l'aggio che il creditore riscuote dal debitore, e lo dichiarò costituito da tre parti. La prima è la quota d'interesse, legittimo, che retribuisce il rischio insito nel prestar denaro (il debitore potrebbe fallire, fuggire, rubare). La seconda è la quota d'interesse che compensa l'inflazione attesa, ed è anch'essa legittima: il prestatore ha diritto a vedersi restituire almeno lo stesso potere d'acquisto dei risparmi che (invece di spenderli per i propri piaceri) ha prestato a un imprenditore. Ma la terza quota - Gesell la chiama «tributo» - è ciò che il creditore riscuote per il vantaggio naturale di possedere denaro anziché altri beni, e questa quota è illegittima.
Perché mentre gli altri beni, le merci, deperiscono, invecchiano, si consumano e si usurano, la moneta è l'unico bene che non deperisce, e la cui detenzione non comporta costi.
Questo interesse è un «tributo» perché, come prelievo occulto, pone un limite inferiore al tasso di profitto atteso da un progetto produttivo, agricolo o industriale.

In altri termini: ogni capitalista presterà il proprio capitale solo se il suo tasso d'interesse, oltre a retribuire il rischio e compensare l'inflazione, comprenderà anche il «tributo»; e ognuno comprerà e investirà solo con l'aspettativa che il prezzo di vendita supererà il prezzo d'acquisto accresciuto del «tributo». Altrimenti, il capitale verrà tenuto da parte.
Il panettiere non può fare a meno di vendere il suo pane; chi detiene la moneta può accumularla in attesa di tempi migliori, perché la moneta non diventa rafferma, non caglia, non marcisce, non si usura (tranne nell'inflazione: ma Gesell ha di mira la deflazione).
Per questo - come Gesell ha capito meglio di Keynes - non vale abbassare i tassi d'interesse, far costare meno il denaro, per riavviare l'economia raggelata dalla deflazione. Perché se il tasso d'interesse scende sotto il tasso del «tributo» (che Gesell calcolò tra i 3 e il 4 %), l'effetto disastroso è di favorire l'accumulo del denaro fuori dai depositi bancari.
E' accaduto anche durante la recente deflazione giapponese: poiché le banche non davano interessi sui depositi, i giapponesi (grandi risparmiatori) hanno ritirato il loro denaro dalla banca, si sono comprati una cassaforte a muro e l'hanno riempita dei loro yen - misura prudenziale, oltretutto, contro l'insolvenza delle banche. Così il denaro viene addirittura sottratto al sistema economico. E' il fenomeno che Keynes battezzò come «liquidity trap», la trappola della liquidità. Il denaro liquido, che dovrebbe circolare, diventa ghiaccio. C'è, ma non scorre più.
Gesell perciò propone di rendere la moneta deperibile come ogni altra merce. In tal modo ne vuole scoraggiare l'accumulo inoperoso, o - in altre parole - ne accelera la circolazione: la gente ha interesse a spenderla per evitare di pagare il bollo mensile.

Gesell intendeva anche distruggere i tassi d'interesse. Chi deposita la sua moneta in banca non riceve interessi: in compenso, può ritirare, alla fine, la stessa somma che ha depositato all'inizio. Essendo il compito di bollare le banconote del loro detentore, in quel caso la spesa è a carico della banca; la quale così è stimolata a fare prestiti, per liberarsi dalla costosa incombenza.
Dopo la liquidazione dell'esperimento, gli economisti universitari - servili agli interessi bancari - hanno fatto di tutto per cancellarne anche la memoria. Ciò non impedì, come ricordò Keynes, che centinaia di gruppi favorevoli alla moneta di Gesell si sviluppassero in tutto il mondo.
«Negli anni del dopoguerra i suoi devoti (di Gesell) mi hanno bombardato di copie dei suoi scritti... Dopo la sua morte nel 1930 lo speciale tipo di fervore che dottrine del genere sogliono suscitare è stato deviato verso altri, e a mio parere meno eminenti, profeti».
Quanto a Keynes, confessa lui stesso, «come altri economisti accademici, ho trattato il suo studio profondamente originale come fosse l'opera di un mattoide». (2)
Ma negli Stati Uniti della «grande depressione», dove l'economia era paralizzata dalla non-circolazione del denaro, la moneta deperibile convinse un economista importante, Irving Fisher.
Nel 1933, Fisher scrisse un opuscolo («Stamp Script») per spiegare come funzionavano le banconote bollate. Giunse a proporre a Roosevelt (che allora era in gara per la presidenza) un sistema temporaneo di moneta deperibile su scala americana; le banconote di Fisher avrebbero dovuto essere bollate - per rendere più veloce la loro circolazione - ogni settimana, con un bollo del 2% del valore facciale. Un disegno di legge per introdurre la nuova moneta bollata fu presentato al Congresso - dove fu, ovviamente, bocciato.

Ma nel 1932-33 una quindicina di cittadine americane - la maggiore delle quali fu Knoxville, nel Tennessee - introdussero monete deperibili su base locale. In genere furono emissioni allo scoperto, all'americana: il nuovo denaro non era coperto da un pari ammontare di dollari depositati, ma creato dal nulla. La riserva, la copertura, sarebbe dovuta venire dopo, grazie agli introiti della vendita settimanale dei bolli del 2% da applicare sulle banconote.
In molti casi, il sistema funzionò: nel giro di un anno l'ente di emissione (comunità locale) aveva in cassa il 104 % del valore facciale delle banconote emesse. Anche camere di commercio e gruppi di commercianti emisero moneta deperibile; frodi nacquero qua e là.
In vari casi furono commessi errori, a riprova di come fosse difficile per certuni comprendere il metodo di Gesell: certe comunità, anziché imporre la bollatura delle banconote ogni settimana, stabilirono che dovessero essere bollate al momento dello scambio, quando passavano di mano.
Ciò produsse l'effetto contrario al beneficio della rapida circolazione, perché i detentori erano indotti ad accumulare le loro banconote e - invece - ricorrere a forme di baratto senza uso del circolante, in modo da evitare la piccola tassa del bollo.
In Francia, la città di Nizza riuscì a sperimentare per quasi due anni una moneta deperibile; poi la Banque de France soppresse l'esperimento. Ancora nel 1933 Eduard Daladier, presidente del Consiglio, propose l'introduzione della moneta di Gesell al congresso del suo partito: disgraziatamente era il Partito Radicale, braccio politico della Massoneria e degli interessi bancari.
La proposta fu respinta addirittura con indignazione.
 
Il sistema della moneta deperebile è un criminale esproprio a favore del Leviatano.
La moneta ha la sua essenza nel corrispettivo di un bene materiale, come l'oro, tradizionlmente.
La deflazione non è un male incurabile perché è essa stessa la cura che necessariamente segue qualsiasi bolla, creata e alimentata da una moneta senza copertura aurea, quindi non più soggetta alla legge della domanda e dell'offerta nella determinazione del suo costo (tasso).
Chi tocca la prerogativa dell'emissione di moneta, muore. Pace all'anima sua.
 
Signor Saila, vedo che mi ha appena rimosso dal 3d "La Mano di Dio"!!! per aver difeso il Grobby, che tra l'altro metteva in guardia, in maniera responsabile, da chi pontifica dove sarà un cambio tra quattro (leggasi 4) anni!!!!
Se continuate così, farete la fine del Savonarola.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto