Parmalat (PLT) La Nuova Parmalat e' nei defendant

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News Release
Thursday 22 March 2007, 8:00 GMT Thursday 22 March 2007
INDUSTRY
LEGAL
The United States District Court for the Southern District of New York


Il tribunale notifica agli investitori Parmalat un accordo parziale per USD 50 milioni nell'ambito dell'azione legale collettiva


NEW YORK, March 22 /PRNewswire/ --

Oggi ha preso il via un programma multinazionale di notifica, secondo quanto disposto dal Tribunale Distrettuale degli Stati Uniti per il distretto meridionale di New York, per informare investitori, broker, istituti finanziari ed altri rappresentanti designati che abbiano acquistato azioni ordinarie e/o obbligazioni di Parmalat Finanziaria S.p.A. e sue controllate ed affiliate dal 5 gennaio 1999 fino a tutto il 18 dicembre 2003, di un accordo parziale per circa USD 50 milioni nell'ambito di un'azione legale collettiva negli USA relativa ai prezzi pagati per le azioni ordinarie e le obbligazioni Parmalat.

Nell'azione legale si adduce che Parmalat e numerosi altri convenuti abbiano preso parte ad uno schema finanziario fraudolento consistito nel fornire una stima inferiore di circa USD 10 miliardi dell'indebitamento di Parmalat e in una sopravvalutazione di oltre USD 16 miliardi del patrimonio netto. Alla fine Parmalat dichiarò fallimento con il conseguente crollo del prezzo delle sue azioni ed obbligazioni.

Molti dei convenuti hanno ora accettato un accordo sul caso (Banca Nazionale del Lavoro S.p.A. (BNL), Credit Suisse Group, Credit Suisse, Credit Suisse International, and Credit Suisse Securities (Europe) Limited), mentre l'azione legale prosegue contro Parmalat S.p.A. (il successore di Parmalat Finanziaria S.p.A.), istituti finanziari, due società di revisione contabile ed alcuni privati.

Ai fini dell'accordo, il Tribunale ha definito "partecipanti all'azione legale collettiva" tutti i soggetti e le entità che abbiano acquistato azioni ordinarie e/o obbligazioni Parmalat dal 5 gennaio 1999 fino a tutto il 18 dicembre 2003 e che abbiano pertanto subito un danno, indipendentemente dal luogo in cui vivono o nel quale hanno acquistato i titoli Parmalat.

Le notifiche che informano i partecipanti all'azione legale collettiva dei loro diritti legali verranno spedite per posta e si pianifica di riportarle su pubblicazioni destinate ai lettori di Stati Uniti, Italia e di tutto il mondo fino all'udienza che si terrà a New York il 19 luglio 2007 durante la quale il Tribunale deciderà se approvare o meno l'accordo.

A maggio 2004, il Tribunale ha nominato rappresentanti della "Class" gli studi legali Cohen, Milstein, Hausfeld & Toll, P.L.L.C, di Washington, D.C., Grant & Eisenhofer, P.A., di Wilmington (Delaware) e Spector Roseman & Kodroff, P.C., of Filadelfia (Pennsylvania). Da allora, detti studi legali hanno dibattuto il caso noto come In re Parmalat Securities Litigation, No. 04 Civ. 0030 (LAK) negoziando l'accordo parziale.

I soggetti coinvolti in tale accordo potranno semplicemente attendere ulteriori notifiche su come richiedere il pagamento oppure dissociarsi dall'accordo parziale o porre obiezioni all'accordo proposto. Il termine entro cui dissociarsi o porre obiezioni è il 19 giugno 2007.

Il denaro del fondo di risarcimento non sarà subito distribuito. In parte perché la controversia è ancora in corso nei confronti dei restanti convenuti, non è al momento prevista la distribuzione del denaro; pertanto non è possibile determinare l'importo dei pagamenti ai partecipanti all'azione legale collettiva o l'importo medio per azione o per obbligazione. I pagamenti dipenderanno dal numero di Prove documentarie di Credito valide eventualmente inviate dai partecipanti all'azione legale collettiva, dal numero di quote acquistat delle azioni Parmalat o obbligazioni acquistate, dalla data di acquisto e di vendita, e dal prezzo pagato.

All'indirizzo www.ParmalatSettlement.com è stato creato un sito neutrale del Tribunale, nel quale è possibile accedere alle notifiche e alle Condizioni dell'Accordo. I soggetti coinvolti possono inoltre scrivere a Parmalat Notice Administrator, PO Box 4068, Portland, Oregon 97208-4068, USA.

URL: http://www.ParmalatSettlement.com

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Penso che se la Parmalat SpA non si metta daccordo con i vecchi azionisti di minoranza so propio azzi amari per la nuova parmalat :)
 
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Economia/2007/07_Luglio/02/Parmalat_causa_miliardaria.shtml

Class action sul gruppo di Collecchio autorizzata dal giudice di New York

Contro Parmalat causa miliardaria dagli Usa

I creditori della «vecchia» Parmalat potranno rivalersi sulla nuova società guidata da Enrico Bondi. Il titolo precipita a Piazza Affari

MILANO - Parmalat si dovrà difendere da una causa multimiliardaria da parte dei risparmiatori che hanno perso i loro soldi nel crac del gruppo di Collecchio. La notizia - battuta dall'agenzia Bloomberg a pochi minuti dalla chiusura della giornata - ha mandato al tappeto il titolo Parmalat a Piazza Affari: all'emergere delle prime indiscrezioni le azioni hanno subito perso oltre il 9% e sono state sospese dalle contrattazioni, anche se in chiusura la flessione è stata contenuta al 4,4%.

CLASS ACTION - Il giudice distrettuale di New York, Lewis Kaplan, ha ritenuto ammissibili le richieste degli investitori contro Parmalat rilevando che la «nuova» Parmalat - costituita e tuttora guidata da Enrico Bondi - ha accettato di considerarsi responsabile per gli atti della precedente società, la Parmalat Finanziaria spa. «La decisione di Kaplan prepara la strada per un risarcimento sostanziale contro la nuova Parmalat», ha commentato Stuart Grant, uno dei legali dei creditori che hanno proposto la class action contro la società. I creditori di Parmalat avrebbero perso fino a 8 miliardi di dollari nel crac del gruppo di Collecchio, soprattutto a causa del mancato rimborso delle obbigazioni Parmalat. La bancarotta di fine 2003 del gruppo alimentare, nel complesso, è stata valutata attorno ai 14 miliardi di euro: il più pesante crac della storia europea. Nella causa, pendente presso la corte di Manhattan, i ricorrenti puntano il dito anche contro Citigroup e Bank of America.

PENDENZE - Il management della nuova Parmalat guidata da Enrico Bondi aveva cercato di prendere le distanze dalle azioni commesse dalla vecchia scoietà, sostenendo che le richieste degli obbligazionisti non potevano pesare sulla nuova. Ma il giudice Lewis Kaplan ha stabilito che la nuova Parmalat ha ereditato le pendenze della vecchia società. In una decisione del 28 giugno, il giudice ha concluso che la Parmalat riorganizzata «ha espressamente concordato» quando è uscita dall'amministrazione straordinaria nel 2005 di farsi carico delle pendenze della vecchia Parmalat: «La nuova Parmalat sostiene che non si è fatta carico degli atti pre-insolvenza», scrive Kaplan nelle 30 pagine dell'atto. «Ma la questione non è l'assunzione di atti - si legge - è l'assunzione delle pendenze che derivano da questi atti». Fra le parti che compaiono nella class action vi sono anche Citigroup e Bank of America, cui Bondi ha fatto causa accusandoli di aver aiutato il precedente management di Parmalat a nascondere debiti e gonfiare il fatturato.

02 luglio 2007
 
Questo è quello che è successo, questa era la truffa, anche se qui c'è qualcuno che continua a ripetere che gli ex azionisti perderanno tutto perchè dovevano sapere o perchè sono degli sporchi speculatori, la verità è che qualcuno pagherà perchè i colpevoli ci sono.

http://www.ilsole24ore.com/art/Sole...fb-11dc-a02d-00000e25108c&DocRulesView=Libero

4 luglio 2007
Parmalat, per le banche una grande abbuffata
di Giuseppe Oddo

Le grandi banche sono uscite indenni dal dissesto della Parmalat. Anzi, per alcune di esse il crack è stato un lauto affare. Se i principali istituti che avevano finanziato Calisto Tanzi hanno mediamente portato a casa il 93% della loro esposizione verso Parmalat, per alcuni di essi l'incasso ha abbondantemente superato il 100% del credito.
Questi dati figurano in una tabella che il commissario straordinario, Enrico Bondi, ha spedito di recente al Tribunale di Milano. La tabella — che pubblichiamo in basso e che integra la relazione sulle cause dell'insolvenza — è un confronto tra i crediti delle banche così come apparivano nel giorno del default e gli importi da esse recuperati nel corso degli anni; importi comprensivi dei proventi percepiti prima del crack, dei "collaterali" incassati al default e del valore delle azioni Parmalat ottenute con la conversione dei crediti.
Il risultato di questi calcoli è sconvolgente. Ed è destinato a sollevare nuove polemiche tra il popolo dei bondholders.
Prendiamo il caso di Deutsche Bank: l'istituto tedesco, che il 27 dicembre 2003, alla dichiarazione d'insolvenza della Parmalat, aveva crediti per più di 154 milioni di euro, è uscito dal gruppo con quasi 217 milioni: il 40% in più del credito originario. Deutsche Bank aveva curato parecchi prestiti obbligazionari di Collecchio, tra cui l'emissione "fantasma" del 13 settembre 2003, cosiddetta perché annunciata e annullata nello stesso giorno; e aveva lasciato correre le indiscrezioni di Borsa che le attribuivano, a pochi mesi dal crack, il 5% della Parmalat, con l'effetto di rassicurare gli investitori mentre l'azienda camminava sull'orlo del baratro.
La Parmalat è stata un affare anche per UniCredit e Capitalia, che oggi costituiscono un'unica entità aziendale: le due banche hanno recuperato dalla Parmalat, nell'ordine, il 124% e il 123% dei rispettivi crediti, vale a dire 212 milioni e 533 milioni. Il Monte dei Paschi e l'Ubs sono invece usciti alla pari: il primo ha recuperato il 102% del credito (113 milioni contro i 110 del default) e il secondo il 99% (451 contro 455).
Ma perché i crediti delle banche sono aumentati di valore? Per almeno quattro motivi. Primo, perché le quotazioni di Borsa della Parmalat sono passate da 1 a 3 euro per il buon andamento economico della società, ma soprattutto per le aspettative sulle revocatorie e sulle cause per danni intentate da Bondi negli Stati Uniti. Secondo, perché i recovery ratio, i criteri di conversione adottati dalla procedura per la trasformazione dei crediti in azioni, hanno penalizzato certi creditori e ne hanno favorito altri.
Alla Eurolat, per esempio, era associato un recovery ratio del 100%, tale per cui ogni suo creditore ha ricevuto, all'atto del concordato, una quota di azioni Parmalat pari all'intero ammontare del credito. È questo il caso di Capitalia, uscita proprio nei giorni scorsi dal capitale della Parmalat con un notevole guadagno. È questo anche il caso di alcuni fornitori di latte di Collecchio, che hanno visto triplicare il loro credito. Una cosa mai vista.
Il terzo motivo che ha fatto lievitare i crediti delle banche risiede nelle commissioni e nei proventi vari strappati alla Parmalat nel corso degli anni. Dei 14,1 miliardi di risorse finanzarie assorbite dal gruppo nei cinque anni prima del crack — scrive il commissario governativo nella sua relazione sull'insolvenza — 13,2 miliardi erano stati procurati, in maniera diretta o indiretta, dal sistema bancario italiano e internazionale, e una parte assai consistente di queste risorse, 5,3 miliardi, se n'era andata in oneri finanziari e commissioni sul debito. In particolare, 2,8 miliardi erano finiti alle banche e 2,5 erano serviti a remunerare le obbligazioni. Conclusione: la Parmalat è stata una mucca da mungere. Tra proventi e commissioni percepiti negli annni prima del default, UniCredit ha incassato in totale quasi 107 milioni di euro, Capitalia 267, Sanpaolo-Imi 104 e Citibank 182.
Quarto motivo: le banche avevano assicurato i propri crediti. Ubs, Citibank, Deutsche Bank, Bank Of America, Crédit Suisse avevano stipulato dei credit default swap, il più diffuso tra i contratti derivati di credito, che permette di comprare o vendere protezione contro il rischio d'insolvenza di un emittente di obbligazioni. Si presume che i credit defaul swap liquidati sul mercato internazionale all'atto dell'insolvenza della Parmalat ammontassero a 7 miliardi di euro: una cifra spaventosa. Diciamo si presume, perché era stata fatta richiesta, a tutte le autorità del mondo, dei tabulati di scambio di questi contratti derivati; richiesta caduta nel vuoto.
Parallelamente altre banche avevano costituito dei cash collateral, ossia garazie in denaro versate dalla Parmalat, che la banca avrebbe escusso in caso di default. E così è stato per Bank of America, che la notte del 23 dicembre 2003 ha incassato puntualmente 148,1 milioni di euro di cash collateral che erano stati costituiti in precedenza dalla Parmalat: operazione ritenuta legittima dalla banca creditrice, ma condannata dai magistrati e dallo stesso Bondi come esempio di condotta delittuosa.
Peraltro, tra gli incassi di Bank of America Bondi ha conteggiato, anche, gli oltre 50 milioni distratti da Luca Sala e ritrovati su alcuni conti esteri del manager in servizio presso la consociata italiana di BofA.
La banca che sta peggio in assoluto, tra le undici esaminate da Bondi, è JP Morgan Chase, tuttora azionista di Parmalat accanto a Intesa e Sanpaolo-Imi. Di recente JP Morgan ha accresciuto la partecipazione al 4,7%, anche se può contare, in questo momento, su un recupero potenziale pari al 42% del suo credito.
Oggi più che mai si può sostenere che i danneggiati del crack furono le decine di migliaia di clienti bancari che sottoscrissero i bond Parmalat agli sportelli e che svendettero i titoli nel momento del panico, precludendosi la partecipazione al concordato. Sono stimati in 162mila gli ex obbligazionisti oggi azionisti della nuova Parmalat. Questi risparmiatori potranno sperare in un recupero sostanziale del loro credito se Bondi uscirà vittorioso dalle azioni revocatorie e risarciatorie avviate contro banche e società di revisione, per svariati miliardi di euro. Gli altri hanno perso tutto, irrimediabilmente.
 

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