La poesia all'improvviso

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Casca (appunto) a fagiuolo: "nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita"

Però Dante probabilmente non era orbo



(Nel terzo del cammin de la sua vita

si ritrovò per una selva oscura

ché la diritta via era smarrita)



DANTE: Miii, che pauuura!!!

(Dante avanza nella selva oscura, dove si trova improvvisamente a fronteggiare tre fiere: una lince, un leone e una lupa. In preda al terrore, Dante scorge una figura e si getta ai suoi piedi)

DANTE (implorando): Aiutami, qual che tu sia, od ombra od omo certo!

VIRGILIO: Non omo, omo già fui. Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi, e vissi a Roma sotto ‘l buono Augusto nel tempo de li dei falsi e bugiardi. Poeta fui, e cantai di quel giusto figliuol d’Anchise che venne di Troia, poi che ‘l superbo Ilïòn fu combusto.

(A Dante brillano gli occhi dalla contentezza. Virgilio si pone un pugno sul torace e gonfia il petto, altero, sorridendo compiaciuto)

DANTE: Omero!

VIRGILIO: Om… Omero?!!!

(La testa di Virgilio inizia a fumare come un vulcano mentre la terra comincia a tremare. Dante indietreggia verso le belve, che gli appaiono più mansuete. Improvvisamente, però, dall’alto si ode un canto di donna: è Beatrice, che con i suoi gorgheggi ricorda a Virgilio la sua promessa)

VIRGILIO (si calma, poi dice tra sé): Sì… è vero… devi stare tranquillo… pensa al premio che ti aspetta…

DANTE: Quale premio?

VIRGILIO: Beh… devi sapere che io ero tra color che son sospesi e donna mi chiamò beata e bella, tal che di comandare io la richiesi. E (In tono malizioso) mi ha promesso che mi avrebbe ringraziato personalmente!

DANTE: Beatrice?! Ti ci ha mandato Beatrice?!

VIRGILIO (che inizia a capire cosa lo aspetta): Si… ma ora ti ci mando io!

DANTE: Dove, maestro?

VIRGILIO (con veemenza): All’Inferno!

DANTE: Ah… vabbè, tanto mi ci ha già mandato mezza Firenze…

VIRGILIO (con un ghigno): Intendevo in senso letterale…

DANTE (dopo un attimo di impasse, ride): Divertente, per un attimo ho pensato che dicessi sul serio… (Virgilio sogghigna mentre Dante inizia a rendersi conto di dove si trova) N… non stavi scherzando? (Virgilio fa cenno di no e indica la porta dell’Inferno)
 
Per me si va ne la città dolente,

per me si va ne l’etterno dolore,

per me si va tra la perduta gente.

Giustizia mosse il mio alto fattore:

fecemi la divina potestate,

la somma sapienza e ‘l primo amore.

Dinanzi a me non fuor cose create

se non etterne, e io etterno duro.

Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”




DANTE: Ah… bel programmino… ma… sei proprio sicuro che…

VIRGILIO (lo fulmina con un’occhiataccia): Senti… forse non hai ancora capito bene… tu sei il primo da circa 1300 anni che ha l’onore di poter visitare i regni dell’oltretomba… perché non cerchi di fare un minimo di attenzione a ciò che stai per vedere?

DANTE (intuendo che si tratta di qualcosa di importante, tira fuori un taccuino e una penna): Posso prendere appunti? (Virgilio sospira e poi varca la soglia dell’Inferno; Dante lo segue con lo sguardo) Era un sì?

VIRGILIO (tuona): Muoviti!!! (Dante impaurito, lo segue. Virgilio gli mostra gli ignavi) Fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e passa. (Mostra a Dante uno spirito) Ecco colui che fece per viltade il gran rifiuto.

DANTE: Capello?

(Virgilio lo fissa esterrefatto, battendosi una mano sulla fronte. I due poeti raggiungono il fiume Acheronte. Subito compare Caronte sulla sua barca)

VIRGILIO: Ecco Caron dimonio dagli occhi di bragia!

CARONTE: Guai a voi, anime prave! Non isperate mai veder lo cielo: i’ vegno per menarvi a l’altra riva ne le tenebre etterne, in caldo e ‘n gelo.

DANTE: Che bello!!! E’ un effetto speciale di Rambaldi?

(Caronte tira il remo colpendo Dante in piena fronte, poi prende da parte Virgilio)

CARONTE: Senti, tu lo sai che io sono disposto a prendere chiunque sulla mia barca: truffatori… assassini… perfino politici! Ma questo no! Non ce la posso fare!

VIRGILIO (sospira): Ma lo sai che donna mi chiamò beata e bella…

CARONTE (con voce quasi supplice): Sì, lo so… però… (Improvvisamente trionfante) ho trovato! (Indica Dante, che si sta tastando il bernoccolo) E’ vivo, qui sopra non può salire!

VIRGILIO (pone una mano sulla spalla di Caronte e dice in tono quasi rammaricato): Credimi, vorrei tanto non dovertelo dire… Caron non ti crucciare (Caronte si getta per terra, urlando e strappandosi i capelli): vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare.

(Caronte guarda con odio profondo Virgilio, il quale allarga le braccia e poi sale sulla barca insieme a Dante; compiuta la traversata, i due poeti scendono nell’Inferno vero e proprio)

VIRGILIO (indica a Dante il giudice infernale, Minosse): Guarda! Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia.

DANTE (prende il suo taccuino): Un attimo, maestro… “Stavvi… Minòs… orribilmente… e ming…”

VIRGILIO: Ma no! Ringhia!
 

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