La Resistenza AFGANA- W la PACE in Afganistan

tontolina

Forumer storico
RIALLINEAMENTO GLOBALE E DECLINO DELLA SUPERPOTENZA
Postato il Domenica, 18 marzo @ 19:00:00 EST di Carlo Martini


DI MIKE WHITNEY
Information Clearing House

Gli Stati Uniti sono stati sconfitti in Iraq. Questo non significa che ci sarà un ritiro delle truppe a breve, ma che non c'è speranza di raggiungere gli obbiettivi politici della missione. L'Iraq non sarà una democrazia, la ricostruzione sarà minima e le condizioni di sicurezza continueranno a deteriorarsi nel prevedibile futuro.

I veri obbiettivi dell'invasione sono egualmente irrealizzabili. Mentre gli Stati Uniti hanno stabilito molte basi militari nel cuore del centro energetico mondiale, l'esportazione è scemata a 1.6 milioni di barili al giorno, circa metà della produzione post-bellica. Ancora più importante, l'amministrazione non ha una chiara strategia per proteggere gli oleodotti, le petroliere e le principali strutture. La produzione di petrolio sarà saltuaria per anni a venire, anche se la sicurezza dovesse migliorare. Questo avrà gravi effetti sui futures petroliferi, scatenando picchi irregolari e innervosendo i mercati energetici mondiali. Se il contagio si diffonde ad altri stati del Golfo, come ora si aspettano numerosi analisti politici, molti dei paesi del mondo dipendenti dal petrolio continueranno in un agonizzante ciclo di recessione/depressione.

Il fallimento degli Stati Uniti in Iraq non è solo uno sconfitta per l'amministrazione Bush. E' un fallimento anche per il "modello unipolare" dell'ordine mondiale. L'Iraq prova che il modello della superpotenza non può offrire stabilità, sicurezza o la garanzia dei diritti umani, punti essenziali per ottenere il supporto dei 6 miliardi di persone che occupano questo pianeta. La rapida diffusione dei gruppi armati in Iraq, Afghanistan e ora Somalia fa presagire un confronto più ampio e violento tra le sovra-sfruttate legioni americane e i loro sempre più adattabili e letali nemici. La resistenza all'ordine imperiale si sta sollevando ovunque.

Gli Stati Uniti non hanno le risorse o il supporto pubblico per prevalere in un tale conflitto. Né hanno l'autorità morale per persuadere il mondo del merito della loro causa. Le azioni illegali dell'amministrazione Bush hanno galvanizzato la maggioranza delle persone contro gli Stati Uniti. Il paese è diventato una minaccia alle stesse libertà civili e ai diritti umani, con cui esso veniva identificato. C'è poco supporto popolare per imprigionare nemici senza accuse, per torturare sospetti con impunità, per rapire persone dalle strade di capitali straniere, o per invadere nazioni sovrane disarmate senza l'approvazione delle Nazioni Unite. Queste sono violazioni fondamentali del diritto internazionale, oltre che dei principi comuni di decenza umana.

L'amministrazione Bush difende le sue attività illegali come una parte essenziale del nuovo ordine mondiale; un modello di governance globale che permette a Washington di pattugliare il mondo secondo la sua discrezione. La grande maggioranza delle persone ha respinto questo modello e i sondaggi indicano chiaramente un supporto declinante per le politiche statunitense più o meno ovunque. Come ha fatto notare Zbigniew Brzezinski, consigliere alla sicurezza nazionale durante l'amministrazione di Jimmy Carter:

"Il potere degli Stati Uniti potrà essere maggiore nel 2006 che nel 1991, (ma) la capacità del paese di mobilitare, ispirare, puntare in una direzione condivisa - e di conseguenza modellare realtà globali - è significativamente declinata. Quindici anni dopo la loro incoronazione come leader globale, gli Stati Uniti stanno diventando una democrazia solitaria e timorosa in un mondo politicamente antagonista".

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Gli Stati Uniti sono una nazione in fase di declino irreversibile; i suoi principi fondatori sono stati abbandonati e il suo centro di potere politico è una palude morale. La presidenza Bush rappresenta il il fondo etico della storia di questo paese.

Ora gli Usa affrontano una battaglia, che dura da decenni, che coinvolgerà il Medio Oriente e l'Asia Centrale, conducendo alla rapida e prevedibile erosione del potere militare, politico ed economico degli States.

Questo non è il "nuovo secolo" che hanno immaginato Bush e i suoi compari.

Ci sono ancora degli irriducibili nell'amministrazione Bush che credono di star vincendo la guerra. Il vice-presidente Dick Cheney ha celebrato il "successo enorme" dell'occupazione dell'Iraq, ma si trova sempre più isolato nelle sue prospettive. Le persone ragionevoli concordano che la guerra è stata una catastrofe strategica e morale. Gli Usa hanno pagato un prezzo salato per la loro avventatezza, perdendo oltre 3.000 uomini in servizio e minando seriamente la propria posizione nel mondo. Una piccola composizione di guerriglieri iracheni ha dimostrato di poter frustrare gli sforzi dell'esercito meglio equipaggiato, meglio addestrato e più tecnologico sulla faccia della Terra. Hanno reso l'Iraq un pantano ingovernabile che, secondo gli standard della guerra asimmettrica, è la stessa definizione di successo.

E se invece i piani di Bush avessero avuto successo? E se l'oscura visione di "vittoria" fosse stata realizzata e gli Stati Uniti avessero soggiogato il popolo iracheno, controllato le sue risorse, e creato una "facciata araba" attraverso la quale l'amministrazione portare a termine le proprie politiche?

C'è forse qualche dubbio che Bush marcerebbe in tutta fretta verso Tehran e Damasco? C'è forse qualche dubbio che Guantanamo e gli altri "siti neri" della CIA in tutto il mondo aumenterebbero in numero e dimensioni? C'è forse qualche dubbio che il riscaldamento globale, il picco del petrolio, la non-proliferazione nucleare, la povertà, la fame e l'AIDS continueranno ad essere ignorati dagli aziendalisti e dalle elite bancarie di Washington?

C'è forse qualche dubbio che un successo in Iraq rinforzerebbe ancor più un sistema tirannico che limita il processo decisionale su tutti i temi di importanza globale, compresa la stessa sopravvivenza del pianeta, ad una piccola fratellanza di ricchi plutocrati e gangster?

Il "nuovo ordine mondiale" promette dispotismo, non democrazia.

Molte persone credono che gli Stati Uniti abbiano subito un golpe silenzioso e siano stati sequestrati da una cabala di fantasisti politici e guerrafondai. Ma questo è solo parzialmente vero. Gli Stati Uniti hanno una lunga storia di attività segrete e altre chiare violazioni del diritto internazionale. Forse, siamo reclutanti ad accettare la verità perché è più facile nascondere la testa nella sabbia e lasciare che la rapina continui.

La verità è che c'è una linea retta dalla fondazione di questo paese ai campi di sterminio di Baghdad. Questa linea potrà anche essere deviata da periodi di illuminismo e pace, ma è ininterrotta dal Congresso Continentale ad Abu Ghraib, da Bunker Hill a Falluja, da Valley Forge a Guantanamo. Cresce tutto dalla stessa radice.

Adesso gli Stati Uniti stanno affrontando una crescente resistenza da tutti gli angoli della Terra.
-La Russia, la Cina, e i paesi dell'Asia Centrale si sono uniti nella Shanghai Cooperation Organization (SCO) per respingere l'influenza Usa-NATO nella regione.
-E in America latina un'alleanza di governi di sinistra ha formato il Mercosur sotto la leadership di Hugo Chavez.
-L'Africa resta ancora politicamente frammentata e aperta allo sfruttamento occidentale, nonostante maldestri interventi in Somalia, Nigeria e Sudan suggeriscano che l'impero affronterà anche qui una resistenza in ascesa.

Queste nuove coalizione indicano gli enormi cambiamenti geopolitici che sono già in corso. Il mondo si sta riallineando in reazione all'aggressione di Washington. Possiamo aspettarci di vedere questi gruppi continuare a rafforzarsi mentre l'amministrazione compie la sua guerra per le risorse con la forza delle armi. Questo significa che il "vecchio ordine" -- le Nazioni Unite, la NATO e l'Alleanza Transatlantica -- saranno sempre più sotto pressione finché le relazioni saranno infine tagliate.

Le Nazioni unite sono già diventate irrilevanti con il cieco supporto alle politiche Usa in Medio Oriente. Il loro silenzio durante il distruttivo assalto di Israele al Libano, come il loro mancato riconoscimento dei "diritti inalienabili" dell'Iran secondo il Trattato di Non-proliferazione Nucleare (NPT) ha esposto l'ONU ad un cieco avvallo per la belligeranza statunitense. Un attacco all'Iraq sarebbe la fine delle Nazioni Unite, un'istituzione che aveva portato grandi promesse al mondo, ma che adesso serve meramente come copertura per l'agenda dell'elite occidentale. L'ONU facilita più guerre di quante nel fermi.

L'Afghanistan è la chiave per capire cosa c'è in serbo per l'UE, la NATO e l'Alleanza Transatlantica. Non c'è possibilità di successo in Afghanistan. Se gli uomini che hanno programmato l'invasione conoscessero un briciolo di storia del paese avrebbero saputo come sarebbe progredita la guerra. Avrebbero realizzato che gli Afghani, tradizionalmente, si prendono il loro tempo prima di rispondere (Eric Margolis predisse che la vera guerra non avrebbe avuto luogo fino a 4 o 5 anni dopo l'invasione iniziale), misurando la forza del loro nemico e guadagnandosi un più ampio supporto popolare. Poi hanno proceduto con passi deliberati per liberare il loro paese dagli invasori. Queste sono persone fieramente nazionaliste ed indipendenti che hanno combattuto l'occupazione prima di oggi e sanno cosa ci vuole per vincere.

Siamo indotti a pensare erroneamente che la guerra in Afghanistan sia meramente un'insorgenza talebana (o peggio ancora) "terrorista". L'attuale conflitto rappresenta una sollevazione generale dei nazionalisti Pashtun, che cercano di porre fino all'occupazione straniera. Conoscono di prima mano la politica Usa-NATO, che ha rafforzato i signori della guerra, esteso il commercio di droga, ridotto la sicurezza ed aumentato il terrorismo. Secondo il rapporto del Senlis Council, l'occupazione ha scatenato "una crisi umanitaria di fame e povertà... le politiche Usa in Afghanistan hanno ricreato un paradiso sicuro per il terrorismo che l'invasione del 2001 mirava a distruggere".
La resistenza armata afghana è piena di risorse ed indomabile. Ha un numero crescente di reclute per infoltire i propri ranghi. Alla fine, vinceranno loro. E' il loro paese e saranno lì per molto tempo dopo che ce ne saremmo andati.

Una sconfitta degli Stati Uniti in Afghanistan potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso della NATO. Il progetto globale dell'amministrazione dipende pesantemente dal supporto dell'Europa, dal persuadere le nazioni occidentali, a maggioranza bianca, ad unirsi alla battaglia e ad assicurare corridoi petroliferi sicuri e riserve di energia senza sbocchi sul mare . Il fallimento in Afghanistan menderà tremori in tutto il panorama politico dell'Europa e darà i natali ad una generazione di politici anti-americani che cercano di dissolvere le relazioni tra i due tradizionali alleati. Ma una rottura sembra inevitabile. Dopotutto, l'Europa non ha aspirazioni imperiali e la sue economie sono prospere. Non ha bisogno di invadere ed occupare paesi per ottenere accesso a risorse vitali. Può semplicemente comprarle sul mercato.

Quando gli Europei inizieranno a vedere che i loro interessi nazionali sono meglio serviti con il dialogo e l'amicizia (con i fornitori di risorse in Asia Centrale e Russia), allora i legami che stringono l'Europa agli Stati Uniti si scioglieranno e poco a poco i continenti si allontaneranno l'uno dall'altro.

La fine della NATO è la fine degli Stati Uniti come potenza globale
. L'attuale avventurismo non è sostenibile "unilateralmente" e senza la foglia di fico delle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti hanno bisogno dell'Europa, ma l'abisso tra i due sta progressivamente crescendo.

E' impossibile predire il futuro con un qualche grado di certezza, ma l'apparire di queste coalizioni suggerisce fortemente che sta emergendo un nuovo ordine mondiale. Comunque, non è quello che Bush e i neo-conservatori avevano anticipato. Il coinvolgimento degli Usa in Iraq ed Afghanistan continuerà ad impedire loro di innescare fiamme di scontro in America Latina e Russia, rafforzando ulteriormente i rivali degli Stati Uniti e precipitando cambiamenti macroeconomici che potrebbero schiacciare la classe media americana. La probabilità di una grave recessione economica non è mai stata maggiore, mentre la difesa delle spese da parte dell'amministrazione, le prodighe riduzioni fiscali e il deficit commerciale hanno gettato le fondamenta per lo spodestamento del dollaro come "riserva di valuta" del mondo. I tre pilastri del potere imperiale statunitense - politico, economico e militare - giacciono sulle traballanti fondamenta del dollaro Usa. Se il dollaro cade, come ora si aspettano molti trader di valuta, allora le riserve di valuta straniere saliranno, e gli Stati Uniti scivoleranno in una profonda depressione/recessione.

Il risollevamento militare ed economico del paese richiederà probabilmente un decennio o più, a seconda della situazione in Iraq. Se l'amministrazione Bush è in grado di esercitare il controllo sul petrolio mediorientale, allora il dollaro continuerà ad essere connesso a risorse vitali e la supremazia statunitense persisterà. Se, invece, le condizioni sul campo si deteriorano, allora le banche centrali di tutto il mondo diminuiranno le loro riserve di dollari, gli Statunitensi affronteranno una iper-inflazione in patria e gli Usa perderanno la loro presa sul sistema economico mondiale. L'amministrazione Bush deve, quindi, assicurarsi che il petrolio continui ad essere denominato in dollari Usa e che l'economia mondiale resti nelle mani delle elite occidentali, dei giganti bancari e delle corporation.

Le chance per il successo in Iraq stanno gradualmente diminuendo. Gli Stati Uniti hanno dimostrato di essere incapaci di dare sicurezza, di fornire servizi sociali di base, o di mantenere la pace. La guerra di guerriglia continua ad intensificarsi mentre il sovra-sfruttato esercito è stato spinto ad un punto di non ritorno. Ci aspettiamo che l'occupazione in Iraq diventi insostenibile entro 5 anni, se l'attuale trend continua.

Il risollevamento militare ed economico del paese sarà senza dubbio doloroso, ma potrebbe generare maggior parità tra le nazioni, il che sarà uno sviluppo positivo. Il modello della superpotenza è stato un fallimento abissale. Esso ha causato la distruzione delle libertà civili in patria e diffuso guerra ed instabilità nel mondo. L'attuale sistema ha bisogno di una scossa, in modo che il potere possa essere equamente distribuito secondo gli standard democratici tradizionali. Il declino degli Stati Uniti presenta un'opportunità unica per ripristinare la Repubblica, ristrutturare il paradigma globale esistente ed iniziare a costruire consenso sulle sfide che minacciano la nostra specie.

Mike Whitney
Fonte: http://www.informationclearinghouse.info/
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article17277.htm
10.03.2007
 
22 Marzo 2007
Scemo di guerra
http://www.beppegrillo.it/

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Voglio spezzare una lancia, dire una cosa positiva sugli italiani: non amano la guerra.
Preferiscono da secoli evitarla o farla fare agli altri. E, giustamente, non se ne vergognano.
I politici questo non l’hanno capito, non vogliono capirlo [/b](fingono di non capirlo perchè ubbidiscono al loro vero Padrone che non è l'elettore).
Uno c’è rimasto nel 1945 e l’ultimo ha fatto cadere il governo.
Il sogno del soldato italiano in guerra è sempre quello: l’avventura con una donna. Il Ratto delle Sabine è storia patria. Faccetta Nera è la canzone che ha accompagnato la conquista delle etiopi e poi dell’Etiopia.
L’italiano tiene famiglia. Durante la ritirata di Russia cantavamo “Mamma... solo per te la mia canzone vola” e i tedeschi non capivano se li prendevamo per il c..o oppure no.

Le guerre di indipendenza le ha vinte l’esercito francese.
La prima guerra mondiale è stata un massacro di disertori con fucilazioni di massa.
La seconda guerra l’abbiamo persa, poi vinta, poi pareggiata. Ancora adessso non sappiamo come è andata a finire.

Siamo arrivati ad oggi con le missioni di pace a casa degli altri. Con le multinazionali di guerra a casa degli altri. Gli occupati ci rapiscono volentieri. Sanno che siamo lì contro voglia, che siamo simpatici e che il governo qualche milione di euro lo tira sempre fuori.

I tecnici dell’Eni rapiti in Nigeria sono stati un grande spot per i terroristi. Se li trattenevano ancora qualche giorno li arruolavano nella lotta armata contro le multinazionali.
L’occupazione americana la viviamo con indifferenza. Se c’è una guerra ci penseranno loro. Ma le guerre sono SEMPRE loro e MAI nostre, prima o poi ne pagheremo le conseguenze.

L’Italia ha vinto l’Oscar con “Mediterraneo”, un film dove l’integrazione tra soldati italiani e la popolazione greca occupata era totale, carnale, famigliare. Il nostro ideale di occupazione.
Mastrogiacomo è rientrato in Italia. Ha detto che non tornerà più a Kabul. Il suo dovere lo ha fatto: ha portato una ventata di pace. Al tavolo delle trattative ci saranno anche i talebani. I terroristi sono stati rilasciati, ma forse sono patrioti. Di sicuro sono a casa loro e noi a casa degli altri.

W l’Italia, l’Italia che non ha paura...
 
tontolina ha scritto:
I terroristi sono stati rilasciati, ma forse sono patrioti. Di sicuro sono a casa loro e noi a casa degli altri.

E' vero hai ragione e in effetti i Talebani oltre che patrioti, come dice il buon Intini, sono i ragazzi dell'oratorio.
 
Il grande circo della politica italiana, serva dei Banchieri

Il Senato vota il rifinanziamento della missione in Afganistan con una decisa maggioranza e uno scenario surreale al cui interno destra e sinistra sembrano confondersi perfettamente per l’occasione.


Ascoltare la seduta e le dichiarazioni di voto dei singoli schieramenti provoca senz’altro smarrimento e confusione, perché ad un tratto non si riesce più a capire chi è la destra e chi la sinistra. E nello sforzo di capire da che parte stanno si perde il filo del discorso, e si resta con il dubbio di non aver seguito bene o di non riuscire a comprendere quale sarà poi il voto dello schieramento o l’insensato motivo che lo ha dettato.


L’esito del voto è stato quanto meno scontato, anche se surreale, perché il governo fatto di movimenti pacifisti e di sinistra radicale ha votato un decreto per il finanziamento di una missione di pace che invece è una missione di “guerra” – e questo loro stessi lo hanno sempre sostenuto condannato lo scorso governo di ipocrisia – mentre l’opposizione di destra si è astenuta per non poter ammettere di essere favorevole e di appoggiare il governo, nella speranza che qualche colpo di testa dei comunisti avrebbe reso la serata imprevedibile. In passato abbiamo sempre visto un parlamento diviso sui temi, ma sempre coerente rispetto al proprio programma o i propri partiti, e in questa situazione tutti si sentivano coerenti e in pace con la propria coscienza. Oggi invece non esiste coerenza, la politica è divenuta una cosa troppo complessa da capire, perché non basta più essere di destra o di sinistra, bisogna conoscere i patti in sottobanco, le manovre dei servizi, quali scandali sono stati sollevati, quali sono i media che riportano le dichiarazioni. Insomma, per capire il voto di un Senato occorre fare un’attività di analisi e di intelligence, altrimenti ci sentiremo frustrati dalle nostre stesse ideologie. In realtà assistiamo ad un circo, uno spettacolo ridicolo, perché ormai stanno cambiando anche il significato delle parole o delle posizioni che hanno sempre sostenuto.


Per far passare un decreto di rifinanziamento alle truppe in Afganistan è sbucata la questione del rapimento di Matrogiacomo, tanto per dare l’idea della pericolosità del contesto in cui i nostri soldati si trovano a combattere. Si è detto che un giornalista rapito va difeso dallo Stato perché è “una sovranità italiana”, mentre sono pronti a vendere intere città italiane per costruire una Base Nato dimenticando la sovranità nazionale e territoriale dello Stato Italiano, oppure degli italiani che sono oggi nelle carceri di Stati stranieri abbandonati e senza alcuna assistenza. In Afganistan viene rapito un giornalista di un giornale privato, che fa gli interessi di azionisti privati, ma il conto da pagare per il riscatto e la liberazione dell’ostaggio ricadono sempre sul bilancio dello Stato.
 
Afghanistan/ Dadullah: migliaia di kamikaze pronti ad agire
Lunedí 02.04.2007 13:41
Migliaia di attentatori suicidi talebani sono stati schierati in tutto l'Afghanistan per attaccare le truppe occidentali e il governo. Lo ha detto il capo militare del gruppo. Dopo gli episodi di violenza dello scorso anno, il peggiore da quando il governo talebano è stato rovesciato nel 2001, il 2007 viene considerato l'anno decisivo sia per le truppe talebane che per quelle occidentali a guida Usa.

Parlando con Reuters nel corso di una telefonata da una località sconosciuta, il mullah Dadullah, il capo militare dei talebani, ha detto che i guerriglieri islamici hanno le capacità e le armi necessarie per combattere le truppe straniere per molto tempo. "Abbiamo inviato migliaia di attentatori suicidi talebani in tutte le città dell'Afghanistan per attaccare le truppe straniere e i loro burattini afghani", ha spiegato Dadullah.

"Inoltre trasformeremo la nostra patria nel cimitero delle truppe Usa e le famiglie (americane) devono aspettare i loro corpi senza vita. La guerra (che conducono) i talebani è soltanto a favore della liberazione dell'Afghanistan dai nemici dei musulmani". Gli attacchi suicidi, sul modello di quelli messi in atto dai militanti in Iraq, sono aumentati in modo notevole nel 2006. Domenica un attacco ai danni di un convoglio dell'esercito afghano nella provincia orientale di Laghman ha provocato la morte di nove persone tra cui alcuni bambini e due militari.

Dopo le numerose perdite registrate dai talebani nelle azioni di combattimento con le forze Nato utilizzando schemi di battaglia classici, i talebani attualmente stanno tornado a mettere a segno attacchi di guerriglia, tra cui moltissimi attentati suicidi.

http://canali.libero.it/affaritaliani/politica/kamikazeafghanistan0204.html
 
Ad esempio, nel 2010 un gruppo di cinque soldati statunitensi ha ucciso un quantità di civili afgani “per sport” e ha raccolto le dita delle loro vittime come trofei. Per loro uccidere è diventato normale e banale; era proprio quello a cui i soldati sono stati addestrati.

Nel marzo del 2011 due elicotteri Blackhawk dell’esercito USA si sono posizionati al di sopra di dieci bambini afgani, dell’età compresa tra i sette e i tredici anni, che stavano raccogliendo sterpaglia per riscaldare le loro capanne e li hanno attaccati col fuoco delle mitragliatrici. Quando i genitori dei bambini sono arrivati sul posto, allertati dagli spari, hanno potuto solamente raccogliere i monconi dei loro bambini. Per i piloti degli elicotteri, uccidere è il loro lavoro, una normalità nella vita di soldati.

Il 12 marzo del 2006, quattro soldati USA sono entrati nella casa di una ragazza di 14 anni nella città irachena di Mahmudiya, hanno chiuso la madre, il padre e la sorella in una camera da letto e li hanno trucidati, dopo di che hanno violentato in gruppo la ragazza. Per finire, gli hanno sparato in testa e hanno cercato di bruciarne il cadavere. Hanno poi relazionato le morti come risultato di un attacco dei ribelli.

Il 25 marzo del 2003, il sergente dei Marines Eric Schrumpf stava partecipando all’invasione dell’Iraq quando ha individuato un soldato iracheno dietro una civile. Siccome non riusciva ad avere la visuale sgombra per la presenza della donna, le ha sparato per toglierla dalla linea di tiro.“Mi dispiace, ma la tizia era proprio nel mezzo”, questa è stata la spiegazione di Schrumpf. Più tardi è entrato nei dettagli, “Abbiamo passato proprio una bella giornata. Abbiamo ammazzato un sacco di gente.”


da ComeDonChisciotte - LA GUERRA GLOBALE DEGLI USA CONTRO IL PIANETA TERRA
 
8 anni di presidenza bush avrebbero ammazzato qualunque paese. Così come 17 anni di berlusconismo

fatte le debite proporzioni i casi sono analoghi.

Gli USA forse si riprenderanno, noi no,
 
aspettiamo il golpe come auspica Asor Rosa?
Per quanto paradossale non è una ipotesi tanto peregrina
 

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