Val
Torniamo alla LIRA
In belgio non ne hanno avuto abbastanza. Se dei dementi simili sono ancora sulla ribalta........
La domanda che divide l’Unione europea è «cosa fare di costoro?».
La tendenza svedese al «reinserimento» trova infatti autorevoli sostenitori anche nel resto del Vecchio continente.
Uno di questi è Gilles de Kerchove, l’euro burocrate belga che – nonostante l’assenza d’una specifica competenza pregressa nel settore –
occupa da dieci anni la poltrona di «coordinatore dell’Unione europea nella lotta al terrorismo».
A sentire lui i jihadisti che non hanno le mani sporche di sangue rappresentano «una voce forte e credibile»,
indispensabile per dare vita a una narrazione in grado di contrastare efficacemente la propaganda dell’Isis.
«Possono raccontare – sostiene Kerchove – quello che hanno passato, spiegare che pensavano di seguire una nobile idea,
ma si sono imbattuti in persone violente o che abusavano sessualmente di altre».
Le convinzioni di Kerchove, della ministra della cultura svedese e di quanti in Europa scommettono sul reinserimento sociale
di individui abituati a decapitare, stuprare e ridurre in schiavitù i cosiddetti «infedeli» non sembrano tenere conto del fanatismo di questi individui.
Individui convinti d’agire nel nome di Allah e pronti per questo a sacrificare non solo se stessi, ma chiunque altro, dai nemici ai propri stessi familiari.
La domanda che divide l’Unione europea è «cosa fare di costoro?».
La tendenza svedese al «reinserimento» trova infatti autorevoli sostenitori anche nel resto del Vecchio continente.
Uno di questi è Gilles de Kerchove, l’euro burocrate belga che – nonostante l’assenza d’una specifica competenza pregressa nel settore –
occupa da dieci anni la poltrona di «coordinatore dell’Unione europea nella lotta al terrorismo».
A sentire lui i jihadisti che non hanno le mani sporche di sangue rappresentano «una voce forte e credibile»,
indispensabile per dare vita a una narrazione in grado di contrastare efficacemente la propaganda dell’Isis.
«Possono raccontare – sostiene Kerchove – quello che hanno passato, spiegare che pensavano di seguire una nobile idea,
ma si sono imbattuti in persone violente o che abusavano sessualmente di altre».
Le convinzioni di Kerchove, della ministra della cultura svedese e di quanti in Europa scommettono sul reinserimento sociale
di individui abituati a decapitare, stuprare e ridurre in schiavitù i cosiddetti «infedeli» non sembrano tenere conto del fanatismo di questi individui.
Individui convinti d’agire nel nome di Allah e pronti per questo a sacrificare non solo se stessi, ma chiunque altro, dai nemici ai propri stessi familiari.