Zen lento
Forumer attivo
Nulla di nuovo a Genova e quel poco per nulla esaltante. La notizia è che non c’è notizia oltre le premesse già poste nei giorni scorsi. La Tv fornisce su un canale un’estenuante e ansiosa cronaca in diretta, con i soliti cassonetti e macchine incendiate. Al momento nulla di più della ordinaria follia domenicale agli stadi, purtroppo morto compreso. Non c’è notizia della pacifica manifestazione, mediaticamente già digerita da giorni, e pertanto già vecchia e stantia nel mondo televisivo. La manifestazione del Social Forum in televisione pare solo uno scontro di piazza.
Gettate le premesse logistiche di un assedio si è assistito ad una pantomima assai pacifica di assedio, giustificato da una cittadella cintata e presidiata come mai è accaduto in Italia e credo nemmeno nel resto dell’occidente. La guerriglia si è scatenata ben lontano dalla cinta di uomini e muri eretti per preservare l’incolumità dei partecipanti al G8 e di tutte le delegazioni . Si è sviluppata proprio là dove si voleva evitare danni alla popolazione e dove uomini e mezzi blindati pare mancassero proprio perché dislocati a preservare l’integrità della zona rossa (di elevato pericolo, sic!).
Da quel che alle sei di questo pomeriggio si può intendere, hanno predominato i danni alle cose e all’immagine, per lo più atti vandalici e folli. Chi ritiene la violenza come unico e sublime atto non ha bisogno nemmeno di simboli da abbattere, si accanisce con tutto ciò che gli passa sotto tiro, gli basta il gesto e il compiaciuto salire dell’adrenalina nel sangue.
Si sostiene oggi che coloro che anno scatenato i vandalismi dispongano di ampi mezzi economici e di potenti organizzazioni di supporto. Non la penso così: un’insieme sparuto di cretini usando braccia, leggendo cartine della città, acquistando benzina, può combinare guai serissimi senza per questo essere la lunga mano di poteri stranieri. Sono e rimangono solo semplici pericolosi cretini, come negli stadi.
La popolazione di Genova non c’entra, i sistemi di interdizione e sicurezza non erano per loro. Tutta questa faccenda per il momento ha un valore simbolico e ancora non si è dispiegata la gestione delle scaramucce nella città. Da una parte si sosterrà che le manifestazioni sono inutili (ma chiedo cosa serva oltre l’impotenza osservare occhi persi e vuoti di un bimbo africano, nemmeno il silenzio ammonitore ?) e che ci si poteva aspettare inevitabilmente quanto è accaduto; dall’altra basterà l’aver chiuso la manifestazione prima del tempo per poter avanzare una parvenza di vittoria ?
I Grandi della Terra, tra cui al momento non si vedono grandi figure, ma semmai figure potenti di nazioni ricche, svolgono serenamente le consultazioni. Ma al di là delle dichiarazioni d’intenti al momento non si va oltre la costituzione di un fondo assai misero (meglio di nulla) annunciato con soddisfazione e promessa di personale contributo da un narcotico discorso dell’ospite di casa. Ma nel salotto riservato del G8 le cose sono solo all’inizio, sebbene da più parti ormai le attese siano piuttosto pessimiste e quindi si spera di assistere a qualche iniziativa di reale rilievo per i popoli esclusi (ma che verranno ascoltati come una delegazione a corte).
Quel che posso osservare è che il G8 non è assediato dalle ostilità, ma si è rinchiuso a doppia mandata in un quartiere vecchio, in una sala come un colossale consiglio di amministrazione di consigli di amministrazione, tranciando ponti e accessi. A Davos da anni ci sono incontri tra una vasta elite di magnati, preservati solo dalla discrezione, più che da misure spiegate di sicurezza o da blindature. È una questione di misura, che a Genova è stata superata dalla frenesia di immagine.
In fondo anche la contestazione, pressata credo dalla necessità di trovare una mediazione ad una testa per necessità policefalica, ha qualche pecca. È caduta in una trappola, forse nemmeno proprio voluta, lasciando un po’ da parte la fantasia. Sono per lo più giovanissimi e questo non è scusabile e non sono nemmeno la parte in causa (questa generosità invece è encomiabile) visto che coloro per cui si manifesta al momento ha altre incombenze e pressanti necessità contingenti.
Genova , qualcuno di Genova, a suo modo ha usato la vecchia e graffiante arma di ogni pacifico oppositore dotato di senso di libertà e di vera fantasia: un bel paio di mutande ha sventolato vicino a Palazzo Ducale contravvenendo, sprezzante del pericolo, alle antiche leggi della città che vietano di esporre la biancheria privata durante le visite ufficiali. Sì, perché i due terzi del mondo possono ben alzare questo civilissimo vessillo che ben rappresenta la loro situazione. Se tutta la città, come a suo tempo le lenzuola contro la mafia, avesse esposto questo semplice vessillo forse l’Italia sarebbe stata epitaffiata come il solito pittoresco paese, ma il mondo avrebbe negli occhi un simbolo forte raggiunto interamente con mezzi nonviolenti. Che magnifica pernacchia pernacchia !!!
Intanto anche in Italia aumenta la percentuale di poveri, è notizia di oggi. Qualcuno prima o poi si dovrà ben accorgere che un liberismo così accentuato di consigli di amministrazione genera eccessi alla lunga incandescenti, a cui nessun potere di convincimento mediatico riesce a tenere il passo e dovrà pur riconoscere che non si tratta solo della propagandata scarsa attidudine verso il lavoro, o di sfortuna cieca da sopire con ostentata beneficenza. Ci deve essere una via meno tragica.
“Genova per noi, che veniam dalla campagna…”, così inizia una nota e nostalgica canzonetta di Paolo Conte. Confido che qualcosa resti oltre la nostalgia e che questo qualcosa non abbia a che fare con la nostalgia di una, o peggio più madri, che ricorderà questa città solo per la morte prematura di un figlio, che lo si consideri vittima o eroe.
Avrei voluto esserci, la mia ricostruzione televisiva infatti risente di troppe trappole e non so se il vaccino che ho in corpo sia sufficiente per una rappresentazione sufficientemente veritiera.
<font size=-1>[ Questo messaggio è stato modificato da: Zen lento il 2001-07-20 21:50 ]</font>
Gettate le premesse logistiche di un assedio si è assistito ad una pantomima assai pacifica di assedio, giustificato da una cittadella cintata e presidiata come mai è accaduto in Italia e credo nemmeno nel resto dell’occidente. La guerriglia si è scatenata ben lontano dalla cinta di uomini e muri eretti per preservare l’incolumità dei partecipanti al G8 e di tutte le delegazioni . Si è sviluppata proprio là dove si voleva evitare danni alla popolazione e dove uomini e mezzi blindati pare mancassero proprio perché dislocati a preservare l’integrità della zona rossa (di elevato pericolo, sic!).
Da quel che alle sei di questo pomeriggio si può intendere, hanno predominato i danni alle cose e all’immagine, per lo più atti vandalici e folli. Chi ritiene la violenza come unico e sublime atto non ha bisogno nemmeno di simboli da abbattere, si accanisce con tutto ciò che gli passa sotto tiro, gli basta il gesto e il compiaciuto salire dell’adrenalina nel sangue.
Si sostiene oggi che coloro che anno scatenato i vandalismi dispongano di ampi mezzi economici e di potenti organizzazioni di supporto. Non la penso così: un’insieme sparuto di cretini usando braccia, leggendo cartine della città, acquistando benzina, può combinare guai serissimi senza per questo essere la lunga mano di poteri stranieri. Sono e rimangono solo semplici pericolosi cretini, come negli stadi.
La popolazione di Genova non c’entra, i sistemi di interdizione e sicurezza non erano per loro. Tutta questa faccenda per il momento ha un valore simbolico e ancora non si è dispiegata la gestione delle scaramucce nella città. Da una parte si sosterrà che le manifestazioni sono inutili (ma chiedo cosa serva oltre l’impotenza osservare occhi persi e vuoti di un bimbo africano, nemmeno il silenzio ammonitore ?) e che ci si poteva aspettare inevitabilmente quanto è accaduto; dall’altra basterà l’aver chiuso la manifestazione prima del tempo per poter avanzare una parvenza di vittoria ?
I Grandi della Terra, tra cui al momento non si vedono grandi figure, ma semmai figure potenti di nazioni ricche, svolgono serenamente le consultazioni. Ma al di là delle dichiarazioni d’intenti al momento non si va oltre la costituzione di un fondo assai misero (meglio di nulla) annunciato con soddisfazione e promessa di personale contributo da un narcotico discorso dell’ospite di casa. Ma nel salotto riservato del G8 le cose sono solo all’inizio, sebbene da più parti ormai le attese siano piuttosto pessimiste e quindi si spera di assistere a qualche iniziativa di reale rilievo per i popoli esclusi (ma che verranno ascoltati come una delegazione a corte).
Quel che posso osservare è che il G8 non è assediato dalle ostilità, ma si è rinchiuso a doppia mandata in un quartiere vecchio, in una sala come un colossale consiglio di amministrazione di consigli di amministrazione, tranciando ponti e accessi. A Davos da anni ci sono incontri tra una vasta elite di magnati, preservati solo dalla discrezione, più che da misure spiegate di sicurezza o da blindature. È una questione di misura, che a Genova è stata superata dalla frenesia di immagine.
In fondo anche la contestazione, pressata credo dalla necessità di trovare una mediazione ad una testa per necessità policefalica, ha qualche pecca. È caduta in una trappola, forse nemmeno proprio voluta, lasciando un po’ da parte la fantasia. Sono per lo più giovanissimi e questo non è scusabile e non sono nemmeno la parte in causa (questa generosità invece è encomiabile) visto che coloro per cui si manifesta al momento ha altre incombenze e pressanti necessità contingenti.
Genova , qualcuno di Genova, a suo modo ha usato la vecchia e graffiante arma di ogni pacifico oppositore dotato di senso di libertà e di vera fantasia: un bel paio di mutande ha sventolato vicino a Palazzo Ducale contravvenendo, sprezzante del pericolo, alle antiche leggi della città che vietano di esporre la biancheria privata durante le visite ufficiali. Sì, perché i due terzi del mondo possono ben alzare questo civilissimo vessillo che ben rappresenta la loro situazione. Se tutta la città, come a suo tempo le lenzuola contro la mafia, avesse esposto questo semplice vessillo forse l’Italia sarebbe stata epitaffiata come il solito pittoresco paese, ma il mondo avrebbe negli occhi un simbolo forte raggiunto interamente con mezzi nonviolenti. Che magnifica pernacchia pernacchia !!!
Intanto anche in Italia aumenta la percentuale di poveri, è notizia di oggi. Qualcuno prima o poi si dovrà ben accorgere che un liberismo così accentuato di consigli di amministrazione genera eccessi alla lunga incandescenti, a cui nessun potere di convincimento mediatico riesce a tenere il passo e dovrà pur riconoscere che non si tratta solo della propagandata scarsa attidudine verso il lavoro, o di sfortuna cieca da sopire con ostentata beneficenza. Ci deve essere una via meno tragica.
“Genova per noi, che veniam dalla campagna…”, così inizia una nota e nostalgica canzonetta di Paolo Conte. Confido che qualcosa resti oltre la nostalgia e che questo qualcosa non abbia a che fare con la nostalgia di una, o peggio più madri, che ricorderà questa città solo per la morte prematura di un figlio, che lo si consideri vittima o eroe.
Avrei voluto esserci, la mia ricostruzione televisiva infatti risente di troppe trappole e non so se il vaccino che ho in corpo sia sufficiente per una rappresentazione sufficientemente veritiera.
<font size=-1>[ Questo messaggio è stato modificato da: Zen lento il 2001-07-20 21:50 ]</font>