Leggende (1 Viewer)

Claire

ἰοίην
In questo thread si postano leggende.
Le leggende dei nostri luoghi, o quelle della nostra infanzia o semplicemente quelle che ci piacciono.

Inizio io con qualche leggenda dello Sciliar:)
E parto con una di quelle più famose

Il Grande Stregone Hans Kachler

Sapete che cos'è il Tchanstein?
E' un enorme pietrone (alto come una casa) che si vede sull'Alpe di Siusi e sul quale cresce un larice.
Forse lo sapevate, ma non sapete che il Tchanstein in realtà non è un masso che si trovava da sempre sull'Alpe di Siusi.
Prima era un pezzo di pietra del Petz (una delle punte di pietra dello Sciliar) che uno stregone potente scagliò in un momento di ira proprio dove lo troviamo ora. (Io l'ho visto:))

Lo stregone era Hans Kachler che spesso si travestiva da servo. Ma i paesani (residenti nella piccola frazione di San Valentino, presso Siusi) sapevano che in realtà era un potente stregone e che spesso si recava sullo Sciliar ad una festa con le streghe o col diavolo stesso.

Hans Kachler possedeva una forza sovrannaturale ed era capace di molte magie.
Quando si trovava sullo Sciliar, gli era sufficente spiccare un gran balzo dalla cima della montagna per atterrare sul balcone di casa e sedersi a tavola giusto in tempo per il pranzo. Amava i canederli di grano saraceno.

Ancora oggi lo si racconta ai bambini e ancora oggi, spesso, si preparano i canederli di grano saraceno... non si sa mai che Hans Kachler balzi in cucina per mangiarne e non ne trovi....

:)
 

Claire

ἰοίην
Ed ecco come il popolo ladino spiega il perché sulle montagne, a grandissime altezze, fiorisca un piccolo fiore: il rododendro.

:)

In un tempo lontano, c'era sulle montagne il Castello dei Ghiacci: era bellissimo, sembrava fatto di cristallo, e nei lunghi corridoi e nelle ampie stanze radiose sembrava di camminare immersi nell'arcobaleno, quando il sole splendeva.
Era impossibile essere infelici in un luogo così bello e il principe, la madre, i numerosi amici che venivano in visita, i servitori fedeli e trattati con umanità e cortesia, persino gli animali erano lieti di vivere in un luogo tanto bello.
Un giorno il principe, che amava molto cacciare, si spinse nell'inseguire la preda ben oltre i confini del suo regno, fino ad arrivare ad una valle sconosciuta, piena di fiori dagli smaglianti colori, dove vide, seduta in mezzo al prato, una bella creatura solitaria e luminosa come una stella. La vita del principe cambiò il suo corso, in quel quieto giorno di primavera, poiché lei lo guardò con occhi così grandi e dolci che il cuore del giovane tremò, e fu smarrito per sempre. Voleva portarla immediatamente nel suo castello fra i ghiacci, e farla sua sposa.
Lei, a sua volta affascinata, scosse il capo piangendo. IL compito che il destino le aveva affidato, portare la primavera, non avrebbe mai potuto sopravvivere in un luogo dove non poteva far nascere e crescere i fiori.
IL principe comprese che il rifiuto di lei era definitivo, e non osò neppure insistere ; così fece ritorno al suo castello col cuore gonfio di tristezza e di nostalgia, lui, che non aveva mai conosciuto, né procurato dolore ad anima viva, ma neanche mai provato lo struggimento del desiderio rimasto inappagato.
La madre regina, che amava moltissimo quel suo figlio tanto bello e buono, una volta saputo il motivo della malinconia che non lo abbandonava mai, cominciò a vagare tra i ghiacci, alla ricerca di una soluzione. Con quelle sue scarpe eleganti e sottili, fatte per camminare sui preziosi tappeti del suo bel palazzo di cristallo e di luce, si trascinò da un capo all'altro del regno, su e giù per i ripidi sentieri, per interrogare una dopo l'altra, tutte le maghe che conosceva, senza badare né alla stanchezza né al dolore, ma senza riuscire a trovare una soluzione. Quando le sue belle scarpe furono consumate, la regina continuò a camminare, senza badare alle piaghe che si aprivano sui piedi ghiacciati e al sangue che cominciava ad uscire da mille piccole ferite. Infine, senza più fiato né speranza e con gli occhi pieni di lacrime dovette risolversi a riprendere la via del suo bel castello di ghiaccio.
IL principe, che l'aspettava con ansia, si accorse meravigliato che ai piedi della madre, là dove era colato il sangue sgorgato dalle tante ferite dei poveri piedi massacrati, erano spuntati innumerevoli fiori rossi come il sangue, mentre dalle lacrime della regina erano sbocciate piccole palline bianche, come quelle che in primavera si vedono sui cespugli dei rododendri.
Fu così che il Castello di Ghiaccio ebbe i suoi fiori, che continuano a sbocciare ancora adesso fino ai duemila metri d'altezza, ed il principe ebbe la sua fanciulla in i sposa, e nel castello tornò la felicità, persino tra nuora e suocera, cosa che raramente accade, anche nei racconti di fate.
 

Claire

ἰοίην
Oggi, più che una leggenda, vi narro un racconto di Streghe, uno di quelli che si narravano ai bambini nei masi sull'Altopiano, visto che, come tutti sanno, lo Sciliar è infestato dalle streghe.

C'era una volta un vecchio contadino, abbastanza benestante che era anche riuscito a sposarsi con una bella e brava ragazza, giovane e piacevole.
Era molto contento della fortuna che gli era capitata, visto che la moglie non solo era giovane e bella, ma anche una brava lavoratrice, vivace e molto sveglia anche nel lavoro.

Ma, via via che passava il tempo, il contadino iniziava a porsi delle domande...
Perché la moglie non gli aveva mai parlato delle sue origini?
Perché la moglie non gli aveva mai presentato sua madre?
Dove era nata sua moglie?

E via discorrendo.

Il contadino iniziò a porre queste domande alla sua moglie, ma lei non rispondeva mai, faceva un sorrisetto e sviava l'attenzione del marito.

Un giorno, mentre lavoravano nella stalla, insieme, spalando e raccogliendo il letame, le domande del contadino si fecero tanto insistenti, che la moglie, con una risata, gli disse: "Va bene, ti parlerò delle mie origine, ma tu devi salire sul monte di letame e pestarlo forte, dicendo: 'sono qui che salto sul letame e voglio sapere chi sei tu!'"
Tanta era la curiosità del marito che non se lo fece ripetere due volte.
Si arrampicò sul mucchio di letame e disse: "Sono qui che salto sul letame e voglio sapere chi sei tu!"
La moglie, con una risata, rispose: "Va bene, ma prima ti dirò chi sei tu!"
E puntando il dito verso il marito, lo tramutò in asino.

Ereditò il maso, la fortuna e si sposò con un bel giovanotto che aveva da tempo adocchiato in paese....
:lol:

Una noticina: le streghe dello Sciliar possono trasformarsi in qualsiasi animale, ma quando trasformano gli uomini comuni, quelli diventano sempre asini.
 

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