L'estate nelle città della Padania ha un sapore da scenario post apocalittico

Sai che a volte la felicità poi ti viene a cercare
Ti lascia un segno nell'anima che ti sembra l'estate
Corrile incontro, tu chiamala
Leggera, senza una nuvola
E se arrivi in fondo a una pagina
Tu non la strappare

 
"Odio l’estate. Odio il mese di agosto fino al giorno di ferragosto.
Tutti partono e ci chiedono se anche noi partiremo. Impossibile rispondere, quando siamo nel numero di quelli che non hanno voglia né di partire né di restare.
Passato il Ferragosto, mi sembra di uscire da un incubo. Mi sembra che tutto lentamente migliori per me. Cominciano i temporali d’autunno. Amo l’autunno e nell’autunno di solito, scrivo qualcosa. Nell’estate, rarissimamente riesco a scrivere. [...]
Io non trovavo il mondo triste, lo trovavo bellissimo, solo che a me per qualche ragione oscura era vietato di celebrarne le radiose giornate, così non potevo che cercare e amare l’autunno, l’inverno, il crepuscolo, la pioggia e la notte. Scopersi, in seguito, che una simile sensazione non ero io sola a provarla, che era una sensazione comune a molti, perché molti come me in qualche istante della loro esistenza si sono sentiti esclusi e mortificati dall’estate, giudicati per sempre indegni di raccogliere i frutti dell’universo. Molti come me allora hanno odiato lo splendore abbagliante del cielo sui prati e sui boschi. Molti come me ai primi segni dell’estate si sentono in angoscia come all’annuncio di una disgrazia, perché in essi risorge lo spavento del giudizio e della condanna."

[Natalia Ginzburg, da un'intervista su "La Stampa" del 1991]
Agosto in città è il momento migliore, poca gente in giro
 

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