La verità è menzogna. La menzogna è verità. Casi concreti.
Maurizio Blondet 12 Aprile 2021
di Roberto PECCHIOLI
Diceva Mark Twain che è più facile ingannare la gente che convincerla di essere stata ingannata. L’autore delle (censuratissime!)
Avventure di Huckleberry Finn, nel XIX secolo non poteva conoscere la potenza di fuoco del dispositivo mediatico di informazione e deformazione della verità. Il problema della verità e della menzogna è diventato centrale nella “società dello spettacolo”, delle
news che si rincorrono e della post –verità, diventata il nome d’arte della menzogna. In fin dei conti, tutte le contorsioni verbali del nostro tempo sono attentati contro la verità, la chiarezza e, in ultima analisi, negazione della realtà. Multi, poli, trans, bi sono maschere, fumisterie tese ad allontanare l’uomo dalla verità e dalla sua ricerca.
Uno dei pochi filosofi che combattano una lotta impari a favore della verità è
Francesco Lamendola. In tempi normali, sarebbe un “venerato maestro” colmato di onori e riconoscimenti. Nel buio del presente può solo levare la sua voce, quasi inascoltata,
“vox clamantis in deserto”.
Chi scrive non ha né la cultura, né la
forma mentis del filosofo. Tenta di svolgere la riflessione intorno al
drammatico problema della verità e della menzogna con le armi e il linguaggio dell’uomo comune,
sbigottito da ciò che vede e sente. Un immenso apparato culturale, mediatico e di intrattenimento, un’officina a ciclo continuo
è impegnata allo scopo di non farci più credere ai nostri occhi.
Lo comprese George Orwell, con la folgorante invenzione, nel romanzo 1
984, delle tre grandi scritte sull’immenso palazzo del partito unico al potere: la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza.
Capovolgere i significati significa capovolgere la realtà.
L’esito è ovvio: la verità è menzogna. E poiché, come insegnò Aristotele, se A è uguale a B, B deve essere uguale ad A, la menzogna diventa verità.
La verità, scrive il Vangelo di Giovanni, rende liberi, dunque la menzogna ci trasforma in schiavi. Il cerchio si chiude, il rapporto tra verità e libertà diventa un futile esercizio filosofico per metafisici ritardatari.
Il pensiero occidentale si è liberato con fastidio della metafisica, ossia di tutto ciò che eccede la nuda materia, e impone una religione provvisoria e impalpabile,
la scienza, definita “esatta”. Tuttavia, l’esattezza è concetto assai diverso dalla verità. La scienza non si prefigge l’obiettivo della verità; si limita, attraverso l’osservazione e la sperimentazione, a chiarire regole e invarianze del mondo fisico. Infatti
una retta scienza non si considera mai definitiva, accetta la prova contraria, tanto che Karl Popper considerava
la confutazione uno dei pilastri della conoscenza scientifica. Paul Feyerabend, filosofo della scienza, sosteneva che l’unico corretto metodo scientifico è l’assenza di metodo.
Negli ultimi decenni il relativismo radicale della cultura occidentale si è mutato nel suo contrario: da un lato,
l’assunzione della scienza a nuova religione dogmatica,
dall’altro l’idea che esiste un’unica verità, ovvero l’assenza di verità elevata a totem invalicabile. A nessuno sfugge la deriva nichilistica e la disperante condizione umana che ne consegue. Di qui, la riduzione della vita a mero fatto biologico, da preservare a ogni costo (il culto superstizioso della vaccinazione) o cancellare a richiesta (l’eutanasia), e, paradossalmente, la necessità di diffondere, ad uso delle masse impaurite, orfane di principi, private di ogni appiglio comune, nuove “verità”, cioè, per dirla chiaramente, menzogne utili al potere.
Stiamo arrivando al punto in cui , guardando un albero, ci convincono indifferentemente che è un lampione o un unicorno, chiamando pazzi e visionari quanti continuassero a chiamarlo albero, vederlo e considerarlo per quello che è.
Ci è capitato, in una discussione con un intellettuale sedicente progressista sul concetto di matrimonio, di chiedergli che cosa pensasse del fatto che a nessuna civiltà, in nessun tempo, sia venuto in mente di ritenere matrimonio l’unione tra persone dello stesso sesso. La risposta è stata raggelante e disarmante:
il passato era pieno di errori, oscurità e pregiudizi, noi abbiamo finalmente raggiunto la liberazione e la verità. Dunque, non è vero che “maschio e femmina li creò”. L’albero ha cambiato nome definitivamente e non è più un albero.
Il Ministero della Verità ha vinto la sua battaglia e imposto il capovolgimento intuito da Orwell: la menzogna è diventata verità. E viceversa.