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Nelle scorse settimane si è assistito a un forte calo dei tassi sui titoli di stato dopo che questi,
al crescere dell’inflazione, avevano toccato un massimo fra fine aprile e inizio marzo:
Un calo repentino, nonostante le attese d’inflazione non si siano particolarmente placate.
Molti hanno visto questo come un buon segno, legato al fatto che si ritiene che la FED
sia in grado di regolare i tassi d’interesse sui titoli di stato.
In realtà la Banca Centrale americana si è anche impegnata nell’assorbire molta liquidità dal sistema bancario
attraverso operazioni di Reverse Repo, per cui la funzione della FED è stata, più che altro, di regolazione del mercato.
In realtà l’abbassamento dei tassi viene, essenzialmente, a mostrare un peggioramento delle prospettive economiche di crescita.
Come potete vedere dal seguente grafico tassi d’interesse che mostrano una correlazione con crescita, andamento dei salari e inflazione.
Anche questo grafico viene a mostrare un andamento molto simile :
I tassi calano perché c’è una attesa di una minore crescita economia,
accompagnata a una minor aspettativa di mobilità salariale e quindi d’inflazione.
I tassi inoltre calano anche perché c’è una peggiore prospettiva di remunerazione con il mercato azionario,
diretto concorrente dei titoli di stato USA.
Quindi c’è da essere ben poco soddisfatti del calo dei tassi sul T-bond a 10 anni:
si tratta del segnale di un peggioramento delle prospettive economiche.
La crescita post covid-19 sembra già arenarsi e giungere a un momento di stanca.
I prossimi mesi si riveleranno decisivi per capire l’andamento nel 2022.
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