"MA IMPARI DAI TUOI ERRORI O COSA?"

Triste che accadano certi fatti, chissà se i "buonisti" avranno il coraggio di presentarsi
davanti a questa donna ........aspetto di leggere il commento della presidente.

La donna, Martina, si è messa ieri in contatto con Tom’s Hardware Italia, la ditta di Milano dove Gulotta lavorava,
e con gli amici ha sfogato il suo dolore per la fine del suo compagno.

Ha raccontato che la famiglia stava passeggiando sulla Rambla.
Lei teneva il figlio più piccolo, di un anno, in un marsupio agganciato al busto.
Bruno Gulotta la precedeva tenendo per mano l’altro figlio, di cinque anni.

La normalità gioiosa della vacanza si è trasformata d’improvviso in orrore quando è spuntato il furgone del terrorista.
Bruno Gulotta è stato investito in pieno.
Martina ha fatto in tempo ad afferrare il bambino che il padre teneva per mano e trascinarlo via, salvandolo dalle ruote assassine.
Ma Bruno Gulotta è stato schiacciato.
È rimasto per terra, con la testa sanguinante, le gambe spezzate e scomposte.

È morto così, sul selciato, sotto lo sguardo dei suoi bambini.
 
Buongiorno.
Negli scorsi decenni abbiamo condannato gli estremisti di destra e combattuti, chiamandoli come dovevano essere chiamati.
Abbiamo condannato gli estremisti di sinistra e combattuti, chiamandoli come dovevano essere chiamati.

Oggi vedo confusione. Non bisogna aver paura e dirlo e scriverlo.

Questi sono estremisti religiosi mussulmani e vanno chiamati e combattuti
così come abbiamo chiamato e combattuto tutti gli estremisti politici.

Estremisti religiosi mussulmani che vogliono solo la morte del nemico, cioè noi.
Sveglia.
 
Uno su mille ce la fa.

Roma - «Un altro nostro concittadino massacrato dai terroristi islamici, amici della Boldrini, sostenuti dalla sinistra italiana».
 
Un j'accuse concentrato in 140 caratteri, digitati a caldo, con la mente che corre lungo la Rambla insanguinata. È la provocazione che lo scrittore di origine russa Nicolai Lilin affida a Twitter. E che ha scatenato le polemiche.

Dopo la strage di Barcellona, perché tirare in ballo Boldrini e «compagni»?

«Prima di esser etichettato come razzista solo perché parlo schiettamente, ci tengo a fare una premessa: anche io sono emigrato in Italia, a suo tempo, dalla Federazione Russa. Conosco e riconosco il valore dell'integrazione. Ma quello che vedo negli ultimi anni non ha nulla a che vedere con l'accoglienza. Far arrivare nel nostro Paese un flusso incontrollato di migranti, a discapito della sicurezza di un intero continente ed in barba alle sue leggi, non basterà a lavare le coscienze dell'Occidente e di personaggi come la Boldrini che, quando iniziò la guerra terroristica in Siria, sbandieravano la tesi dei ribelli moderati. Ma i ribelli moderati non sono mai esistiti, esistono i terroristi. E chi li ha spalleggiati e coperti, oggi, è moralmente responsabile anche del sangue sparso sulla Rambla».

La Boldrini ha cinguettato: «La nostra resistenza sarà più forte della ferocia».

«La Boldrini che parla di resistenza quando ha contribuito a consegnare il nostro Paese agli islamisti? Paradossale. La comunicazione boldriniana incarna la quintessenza dell'ipocrisia. Basta pensare che ha accolto il presidente della Rada ucraina già fondatore di un partito apertamente ispirato a quello Nazionalsocialista, Andriy Parubiy, a Montecitorio. Non ci si può ammantare di pacifismo e poi stringere la mano a simili personaggi».

Sembra determinato. Perché ha rimosso il suo commento dai social?

«Perché ho ricevuto delle pressioni enormi. Il portavoce della Boldrini si è scomodato a contattare la redazione televisiva con cui collaboro. Le lascio immaginare lo scopo della telefonata. Così, per non creare problemi alle persone con cui lavoro, ho cancellato il mio tweet. Ecco la loro democrazia e meno male che il dittatore sarebbe Putin».

Si è sentito minacciato?

«Nonostante le modalità usate per chiudermi la bocca, no. Le minacce della Boldrini non mi fanno paura, ma è giusto tener fuori da questa polemica chi non ha alcuna responsabilità per le mie parole».

E dalla Rete?

«Sono arrivate le offese di chi, da un lato, insulta me e, dall'altro, sostiene una che come vola un'offesa è pronta a querelare».

Dai suoi colleghi scrittori ha ricevuto un pizzico di solidarietà?

«Affatto, ma la cosa non mi ha stupito. Gli intellettuali in Italia sono molto bravi ad indignarsi con chi, a differenza loro, va controcorrente».

Teme intoppi per la sua carriera?

«Non temo per me, ma per l'Italia. Perché se la terza carica dello Stato arriva a intimidire chi esprime delle idee che non le vanno a genio significa che nel nostro Paese la democrazia non gode di ottima salute».

Lei è stato in Cecenia ai tempi della minaccia jihadista. Come siete risusciti a contenere così efficacemente il fenomeno?

«Solo combattendo. Risposte dure e lotta senza quartiere. Questo è l'unico modo per vincere la guerra contro il terrorismo».

E di gessetti colorati e immagini di gattini cosa ce ne facciamo?

«Possono servire a sensibilizzare l'opinione pubblica, a togliere la paura. Ma parallelamente bisogna adottare una strategia di contrasto al terrorismo che sia incisiva. L'Europa non si è ancora attrezzata a sufficienza perciò ci rimangono solo i gattini. E non bastano».

Da ex membro dei reparti speciali, secondo lei, l'Italia cosa rischia?

«Non penso che qui succederà qualcosa, i jihadisti sono folli ma non così stupidi da giocarsi il loro unico trampolino d'ingresso al vecchio continente».
 
E per terminare, cerchiamo di capire che tipo di dementi fanno parte del partito che ci governa

"L'Italia piange tre vittime nell'attentato di Barcellona, senza contare i feriti sia a Barcellona che in Finlandia,
e un nostro membro del Governo, Ivan Scalfarotto, cosa fa?

Scrive su Twitter che 'ogni attacco alle nostre città ci rafforza nei nostri valori di apertura e di democrazia e ce li fa amare di più...'
 

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