Manovra bis per pareggio bilancio; sono già pronti gli avvoltoi dello IOR

segnalo ulteriori sprechi di denaro che potrebbero essere davvero evitati

nel rispetto della nostra Costituzione

http://www.investireoggi.it/forum/quanto-ci-costa-la-guerra-afganistan-vt65110.html
 

penso non sia completo:(:(:([/QUOTE]
prima di andare in pensione d'oro

Magnano anche tyroppo bene a spese nostre
ovvio al ristorante parlamentare


pensate che agli operai l'hanno tolta mentre loro sto' mangia ufo a tradimento continuano ...

da I segreti della casta di Montecitorio: Il vecchio menù del ristorante del Senato e i nuovi prezzi della Camera.
















giovedì 11 agosto 2011

Il vecchio menù del ristorante del Senato e i nuovi prezzi della Camera.


Per una questione di correttezza e di onestà, volevo semplicemente far presente che il menù qui riportato risale almeno ad un paio di anni fà. Nel 2009 i prezzi dei ristoranti (ai quali possono accedere non solo i parlamentari, ma anche i cronisti parlamentari: della serie, cercano di comprare il silenzio a suon di orata e pesce spada) sia alla camera che al Senato, sono vertiginosamente aumentati, insieme a quelli della buvette (http://qn.quotidiano.net/politica/2008/09/01/115211-carovita_entra_alla_camera.shtml) . Infatti, le stesse pietanze riportate su questo menu' oggi costano alla Camera dei Deputati "almeno", udite udite, 50 centesimi in più! La speranza, anche in questo caso, è che gli vada tutto di traverso!
 
da I segreti della casta di Montecitorio: Costi della politica. tutti i tagli che si possono fare subito

martedì 9 agosto 2011

Costi della politica. tutti i tagli che si possono fare subito


Mentre la crisi economia imperversa, loro sono comodamente a bordo piscina nelle loro ville in Costa Smeralda.
Ci hanno detto e ridetto che bisogna fare i sacrifici, tutti devono fare i sacrifici. Tranne loro.
Siamo tutti sulla stessa barca, lo ripetono ossessivamente.
Peccato che su quella barca loro sono sulle sdraio a prendere il sole, mentre milioni di persone remano e sudano tutto il giorno.
I piccoli risparmiatori, illusi dalle sirene della finanza, bruciano in pochi giorni i loro risparmi, mentre nei piani alti dei palazzi del potere sono tutti ben coperti con "future" e posizioni ribassiste: già da tempo informati della tempesta finanziaria, festeggiano nelle loro ville e sui loro yacht i milioni di euro che ogni giorno guadagnano con il crollo della borsa.
E così i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
E la politica parallelamente diventa sempre più debole nei confronti dei forti e sempre più forte nei confronti dei deboli.
Informare per spezzare queste catene di illusione e di sudditanza, è il primo passo da fare.
Vi giro quest'articolo di Stella e Rizzo, pregandovi di farlo circolare.
Ringrazio Marco di Roma per la segnalazione.
Aggiungo, come suggeriscono in tanti nei commenti, che la prima cosa da tagliare subito sarebbero le loro teste.
Spider Truman

Costi della politica: tutti i tagli che si possono fare subito


Vogliono la fiducia dei cittadini in questo momento nero? Se la guadagnino. Il governo, la maggioranza e la stessa opposizione non possono chiedere un centesimo agli italiani senza parallelamente (anzi: prima) tagliare qualcosa di loro. Conosciamo l'obiezione: non sarà un taglio di 1000 euro dallo stipendio reale (l'indennità è solo una parte) di deputati e senatori a risolvere il problema. Perfino se tutti fossero condannati a lavorare gratis risolveremmo un settemillesimo della manovra. Vero. Ma stavolta non hanno scelta: è in gioco la loro credibilità.
Per partire devono aver chiaro un punto: il perfetto è nemico del bene. In attesa di una ridefinizione generale dello Stato (campa cavallo) certe cose si possono fare subito. Alcune simboliche, altre di sostanza.
 
Sono stati presentati nove progetti di legge, dall'inizio della legislatura, per ridurre o addirittura dimezzare il numero dei parlamentari. Da destra, da sinistra... Dove sono finiti? Boh... Sono tutti d'accordo, a parole? Lo facciano, quel taglio. Senza allegarci niente. Sennò finisce come sempre finisce: la sinistra ci aggancia una cosa inaccettabile dalla destra, la destra ci aggancia una cosa inaccettabile dalla sinistra. E tutto resta come prima. Esattamente il giochino della riforma bocciata al referendum del 2006, che vedeva sì una modesta riduzione da 630 a 518 deputati, da 315 a 252 senatori (non il dimezzamento sbandierato: quella è una frottola) ma anche uno svuotamento dei poteri del Quirinale e un aumento dei poteri del premier. Dettagli che garantivano la bocciatura: la sinistra non l'avrebbe votato mai. Vogliono ridurre davvero? Trovino un accordo e lo votino tutti insieme: non servirà neanche il referendum confermativo. Sennò i cittadini sono autorizzati a pensare che sia solo propaganda. Come propaganda appare per ora la mega-maxi-super-riforma votata dal Consiglio dei ministri il 22 luglio. Se era così urgente perché non risulta ancora depositata e non se ne trova traccia neanche nel sito di Palazzo Chigi? Era sufficiente l'annuncio stampa? Forse erano più urgenti le vacanze.
 
Non si possono abolire subito le province senza ripartire parallelamente le competenze e i dipendenti? Comincino a toglierle dal tabù della Costituzione e a sopprimere quelle che hanno come capoluogo la capitale regionale destinata a diventare area metropolitana o non arrivano a un numero minimo di abitanti.
 
Vogliono inserire il pareggio di bilancio nella Costituzione? Inizino col riconoscere, concretamente, che la cosa oggi più lontana dal pareggio sono le pensioni dei parlamentari: alla Regione Lazio i contributi versati sono un decimo di quanto esce per i vitalizi. Alla Camera e al Senato un undicesimo. Al netto dei reciproci versamenti addirittura un tredicesimo. Immaginiamo la rivolta: non si toccano i diritti acquisiti! Sarà, ma quelli dei cittadini sono già stati toccati più volte.
Deve partire una stagione di liberalizzazione? Partano introducendo una regoletta esistente nei Paesi più seri: un deputato pagato per fare il deputato può far solo il deputato. Un caso come quello di Antonio Gaglione, il parlamentare pugliese espulso dal Pd per avere bucato il 93% delle sedute e così assenteista («preferisco fare il medico»), da bigiare addirittura il passaggio chiave del 14 dicembre scorso che vide Berlusconi salvarsi per pochissimi voti dalla mozione di sfiducia, in America è impensabile. E così quelli dei tanti avvocati (uno su sette alla Camera, uno su sette al Senato) e professionisti di ogni genere che pretendono di fare l'una e l'altra cosa. Dice uno studio de «lavoce.info» che un professionista che continua a fare il suo lavoro anche dopo l'elezione «bigia» in media il 37% in più degli altri parlamentari. Basta.
 
Negano di intascare i soldi destinati ai collaboratori non messi in regola e pagati in nero? La riforma è già pronta e depositata: il deputato o il senatore fornisce al Parlamento il nome del collaboratore di fiducia e questi viene pagato direttamente dal Parlamento. Ed ecco che l'«equivoco infamante» su certe furbizie sarebbe all'istante risolto.
 
Il vero cambiamento, però, quella rivoluzionario, sarebbe la decisione di spalancare finalmente le porte alla legittima curiosità dei cittadini. Massima trasparenza: quella sarebbe la svolta epocale. Se un americano vuole vedere se «quel» deputato che si batte per la ricerca farmaceutica ha avuto finanziamenti, commesse, incarichi professionali da un'azienda di prodotti farmaceutici va su Internet e trova tutto. Se un tedesco vuol sapere se «quel» deputato ha guadagnato dei soldi fuori dal Parlamento e in che modo, va su Internet e trova tutto. Se un inglese vuole conoscere i nomi di chi quel giorno ha viaggiato su quel volo blu dal 1997 ad oggi o quanto spendono a Buckingham Palace per le bottiglie di vino va su Internet e trova tutto.
 
Da noi per avere le sole dichiarazioni dei redditi dei parlamentari un cittadino di Vipiteno o di Capo Passero deve andare a Roma, presentarsi in un certo ufficio della Camera o del Senato, dimostrare di essere iscritto alle liste elettorali e poi accontentarsi di sfogliare un volume senza manco la possibilità di fare fotocopie. Per non dire del Quirinale dove ogni presidente, per quanto galantuomo sia, pur di non smentire la cautela del predecessore, mantiene riservato il bilancio del Colle limitandosi a dare delle linee generali. Che magari sono sempre meno oscure ma certo sono lontanissime dalla trasparenza britannica.
Cosa risparmieremmo? Moltissimo. Un solo esempio: sapere che il passaggio dato su un volo di Stato a una ballerina di flamenco finirebbe all'istante sui giornali, spingerebbe automaticamente a ridurre se non a eliminare del tutto certi «piacerini». Lo stesso vale per certi voli elettorali vietati, come ricorda una dura polemica sui giornali, anche in Turchia. Il governo, la maggioranza e l'opposizione (per quanto possa incidere) ritengono di avere, sui costi della politica, la coscienza a posto? Pensano di avere tagliato il massimo del massimo e che non si possa tagliare di più? Mettano tutto online. Con un linguaggio non inespugnabile. Ma soprattutto, vale per la destra e per la sinistra, la smettano una volta per tutte di gettare fumo fingendo di fare confusione (confusione voluta, ipocrita, pelosa) tra il qualunquismo, la demagogia e il diritto di sapere dei cittadini. Che sudditi non sono.
 
Sergio Rizzo
Gian Antonio Stella
08 agosto 2011
 
mercoledì 3 agosto 2011

La casta armata: ieri altri 800 milioni di euro per lo sviluppo sono scomparsi dalle casse dello stato.


Oggi la notizia di 9 miliardi di investimenti per il sud. Per sapere che fine faranno, e quanta ipocrisia si nasconda in quest'annuncio, basta volgere lo sguardo indietro nel tempo. Nemmeno troppo indietro nel tempo. Bastano 24 ore.
Ieri infatti la Camera dei deputati ha approvato in modo bipartisan la dissipazione di 800 milioni di euro per il solo secondo semestre 2011. Erano fondi per lo sviluppo del nostro paese, sono finiti da tutt'altra parte.
Di questi 800 infatti 10,8 milioni sono per la cooperazione internazionale (oggi tutti i giornali segnalavano questa cifra), mentre 790 milioni (oggi nessun giornale parla di questa cifra) sono per la proroga degli interventi militari nel mondo, in particolare oltre la metà è destinata alla missione ISAF in Afghanistan.
Significa che ogni 5 minuti spendiamo per mantenere i nostri soldati in quei paesi il corrispondente di uno stipendio parlamentare. Ogni ora del giorno vanno via 200.000 euro. Ogni giorno 4 milioni e mezzo.
Non siamo ancora ai 20 miliardi di dollari che gli USA spendono ogni anno solo per l'aria condizionata in Iraq e Afghanistan (http://www.corriere.it/esteri/11_gi...ta_107c64e8-a175-11e0-ae6a-9b75910f192b.shtml), ma poco ci manca.
Per portare avanti le missioni militari in giro per il mondo, il Parlamento ha deciso di sperperare le risorse economiche finalizzare al rilancio dell'economia nel nostro paese: 725.064.192 euro sono stati saccheggiati dal "Fondo per interventi strutturali di politica economica" e 17.000.000 di euro finanche dal "Fondo per le aree sottoutilizzate".
Oggi annunciano miliardi di investimenti per il sud: quanta ipocrisia!
Proroga delle missioni di pace all'estero, così recita l'allegato B del dl 21/11.
Negli altri paesi hanno il coraggio di chiamare la guerra con il loro nome, da noi l'ipocrisia sfacciata della classe politica nostrana cerca goffamente di nasconderla chiamandola nel suo opposto e contrario.
La pace diventa guerra, la guerra diventa pace: il 1984 di George Orwell è qui ed ora.
Centrodestra e centrosinistra, ministri, deputati e presidenti vari, in modo pressocchè unanime, hanno cercato con questo ridicolo escamotage di mettersi a posto con la coscienza, e con i dettami costituzionali.
I nostri ragazzi, poco più che ventenni, continuano a morire: i ministri accorrono all'aereoporto militare di Ciampino per accogliere i loro feretri, un abbraccio caloroso ai familiari, un bel discorso commosso e accuratamente stracolmo di retorica patriottica sul martirio in nome della pace e della libertà. Poi di corsa negli studi televisivi, in aula o in giro per l'Italia, a recitare altri copioni, altri skecth teatrali.
Alle madri, alle mogli e agli orfani , non resta che un mucchio di telegrammi di condoglianze delle più alte cariche dello stato e una pensione di guerra, che in questo caso non hanno avuto la sfrontatezza di chiamarla pensione di pace.
Quasi sempre meridionali, di quel sud dove le Forze Armate sono l'unico settore lavorativo ancora oggi in grado di garantire una stabilità e una prospettiva, i nostri ragazzi sono schierati in una guerra senza senso e senza prospettiva.
Gli stessi analisti militari ci consegnano periodicamente, in modo quasi sempre secretato e riservato alle alte sfere istituzionali, un quadro disarmante della situazione in Afghanistan.
Riporto qui alcuni stralci del documento n.078 DSC 11 E "TRANSITION IN AFGHANISTAN: ASSESSING THE SECURITY EFFORT" - redatto in occasione della Spring Session 2011 della NATO Parliamentary Assembly.
Il documento afferma non solo le difficoltà dell'intervento militare, ma anche il rischio che si dimostri controproducente rispetto agli obiettivi di stabilità e pacificazione dell'area.
*
58. Sulla strategia per la costruzione dello Stato afgano, i comandanti militari responsabili a livello tattico hanno avanzato delle riserve sull'attuabilità della strategia nel lungo periodo. Le loro preoccupazioni si concentrano in particolare sull'incapacità di trovare un'autorità afgana credibile in grado di occupare lo spazio creato dai successi tattici dell'ISAF. La dottrina della lotta contro l'insorgenza, e l'approccio civile globale che essa supporta, rappresenta un quadro operativo ad uso dei militari piuttosto che una strategia vera a propria per la costruzione di uno Stato, in particolare in un paese sottosviluppato come l’Afghanistan. Molte voci critiche fanno notare che un'impostazione «più leggera e a lungo termine», basata su un impegno sostenibile e più contenuto che preveda l'intervento di consiglieri «incorporati», forze speciali e droni, sia l'opzione da preferire.
*
60. Un altro motivo di preoccupazione è il calo del consenso della popolazione locale rispetto alla presenza dell'ISAF in Afghanistan. Diversi incidenti occorsi durante l'anno passato dimostrano che anche tra la popolazione afgana la pazienza comincia a mancare, e lo testimoniano le critiche sempre più aperte del presidente Karzai in occasione degli incidenti che hanno causato vittime civili, o ancora le diffuse manifestazioni contro gli USA e l'ISAF nell'aprile del 2011.
*
24. Finora in Afghanistan la situazione generale della sicurezza è migliorata solo lentamente.
In questo settore si sono registrati successi tattici localmente circoscritti, ma a questi non hanno fatto seguito risultati sul piano strategico. In molte regioni problemi seri e significativi nel settore della sicurezza e della governance attendono ancora una soluzione. In determinate aree i ribelli continuano a essere forti. Tra i mesi di marzo e di settembre 2010 la violenza ha raggiunto livelli senza precedenti, con un aumento delle azioni di combattimento di quasi il 55 % rispetto al trimestre precedente.
In linea con questa evoluzione, la percezione della sicurezza riferita dalla popolazione afgana ha raggiunto il livello più basso da quando sono stati avviati i sondaggi di opinione nel settembre 2008. Le autorità militari fanno rilevare che l'aumento della violenza è dovuta a una più forte presenza dell'ISAF e delle Forze di sicurezza afgane nelle zone in passato controllate dagli insorti.

*
41. Al momento attuale la Missione NATO di addestramento in Afghanistan gode di un finanziamento di un miliardo di dollari dagli Stati Uniti e di altri 400 milioni messi a disposizione dalla stessa Alleanza. Della spesa annua sostenuta per l'Afghanistan, pari a oltre 110 miliardi di dollari, il comandante della Missione prevede altresì che le forze di sicurezza afgane necessiteranno da 6 a 8 miliardi di dollari all'anno per funzionare a organico pieno nel periodo post transizione. Visto che il Pil annuale dell'Afghanistan viene valutato in 16,63 miliardi di dollari, l'interrogativo è ovviamente se, una volta conclusa la fase di transizione, gli afgani saranno in grado di mantenere le loro forze di sicurezza senza l'aiuto economico massiccio e prolungato degli Stati membri della NATO.
*
59. E' innegabile che i paesi contributori auspicano di arrivare presto alla fine dell'operazione.
La pazienza dell'opinione pubblica rispetto al conflitto si sta esaurendo. Da un sondaggio realizzato negli Stati Uniti nel marzo 2011 risulta che il 64% delle persone interpellate «pensano che non vale la pena combattere la guerra». Consapevole del problema, il generale Petraeus, nella sua relazione al Congresso nel marzo scorso ha riconosciuto che l'obiettivo principale è stato ampiamente raggiunto: attualmente i membri di Al Qaida presenti sul territorio del paese sono meno di cento.
Gli Stati Uniti si sono impegnati a condurre operazioni di combattimento fino al 2014.
L'anno scorso i Paesi Bassi sono stati il primo paese membro della NATO a porre fine alla missione di combattimento in Afghanistan e a ritirare i 1900 soldati olandesi.
Il Canada richiamerà i suoi 2.800 militari prima della fine dell'anno.
La Polonia ha segnalato che il rimpatrio dei suoi 2.600 soldati si concluderà entro il 2012.
In gennaio il Parlamento tedesco ha votato a favore del ritiro dei suoi 4.900 uomini prima della fine del 2011: è la prima volta che il terzo contributore più importante dell'ISAF stabilisca una scadenza per il rientro dei suoi soldati.
Il Regno Unito, che con 9.500 uomini ha schierato il secondo contingente più importante in Afghanistan ha dichiarato in dicembre che è possibile che le sue forze cominceranno a lasciare il paese nel corso di quest'anno.

*



 

Users who are viewing this thread

Back
Alto