Charlie
Forumer attivo
Se i mercati vanno male, i gestori non chiedano "premi" 
di Paolo Brera
Molti risparmiatori si affidano ai fondi comuni
Pagano il rischio e ci rimettono (in questi tempi)
Ma i gestori vogliono comunque il “premio"
Niente bonus per chi gestisce male i fondi
Sentite questa perché è bella. No, anzi, non è bella, è da Indignarsi, e appunto per questo ve la racconto. La maggior parte dei risparmiatori che investono sul mercato azionario lo fa per il tramite dei fondi d'investimento, che si suppone ripartiscano i rischi e quindi siano meno esposti alla volatilità. In altre parole, sia per il semplice effetto statistico di distribuire i fondi su un ventaglio di titoli, sia per la capacità professionale dei gestori, i fondi dovrebbero forse salire un po' meno del mercato nelle fasi di prosperità, ma sicuramente scendere meno del mercato nelle fasi di sshhchifezza (con una bella sh iniziale, come la si dice a Napoli) tipo quella attuale.
Fin qui la teoria. La realtà invece è fortemente influenzata dalla perizia dei gestori (che è un po' minore di quella che ti vendono i collocatori di fondi) e dall'importo delle commissioni che paghiamo ai fondi per fargli gestire i nostri soldi. A queste commissioni la gente comune deve dare del Lei, perché sono commissioni di tutto rispetto, visto che in Italia sono Altissime. Negli ultimi due anni i risparmiatori hanno pagato profumatamente i fondi, e in cambio hanno goduto del privilegio di rimetterci parte del capitale.
Su queste perdite, intendiamoci, non c'è niente da dire: fanno parte del gioco, per spiacevoli che siano. Ma qualcosa da dire, e da dire con una certa Indignazione, c'è sul livello eccessivo delle commissioni e sul trattamento economico dei gestori (cioè di quelli che prendono le decisioni d'investimento per conto dei fondi). Costoro di solito sono remunerati con una parte fissa e una parte variabile, che dipende dai risultati conseguiti. Ovviamente, per l'anno appena trascorso (con l'indice Mibtel che al momento in cui scrivo perde il 19 per cento rispetto al 31 dicembre 2001, e i fondi ancora di più) non devono aspettarsi alcun bonus. Questo è il capitalismo, bellezza. Meritocrazia all over. Chi canna il portfolio, cioè il gestore, sia colpito nel portafoglio.
Be', invece no. I poveretti stanno già cominciando ad agitarsi: come si fa senza bonus? Con il solo stipendio di base (il doppio di quello di un insegnante, mi dicono) i bambini dei gestori piangeranno dalla fame! Com'era inevitabile, il grido di dolore dei gestori ha trovato ascolto: un sagace avvocato ha argomentato, su una rivista di finanza, che per la legislazione sul lavoro «se per anni al raggiungimento del budget veniva corrisposta una percentuale sulla retribuzione, lo stesso trattamento sicuramente competerà per il futuro». Insomma, capitalismo quando si tratta di far pesare le perdite dei fondi sui risparmiatori, socialismo reale quando si deve accettare che i propri emolumenti siano abbassati, visto che non si è riusciti a far aumentare il capitale gestito. Il bonus, secondo questi signori e i loro avvocati, deve rimanere e remunerare il malus gestor. Si dirà che non è colpa del gestore se il fondo non rende, che i mercati azionari, ahi, da tre anni stanno rotolando giù per un campo di ortiche, ahi. Già, e perché allora devono invece perderci i risparmiatori? Forse perché è colpa loro più di quanto non sia colpa dei gestori? Signori, stiamo scherzando?! Io no. Mi sto solo Indignando.
(27 NOVEMBRE 2002, ORE 18:30)
Fonte: www.ilnuovo.it
di Paolo Brera
Molti risparmiatori si affidano ai fondi comuni
Pagano il rischio e ci rimettono (in questi tempi)
Ma i gestori vogliono comunque il “premio"
Niente bonus per chi gestisce male i fondi
Sentite questa perché è bella. No, anzi, non è bella, è da Indignarsi, e appunto per questo ve la racconto. La maggior parte dei risparmiatori che investono sul mercato azionario lo fa per il tramite dei fondi d'investimento, che si suppone ripartiscano i rischi e quindi siano meno esposti alla volatilità. In altre parole, sia per il semplice effetto statistico di distribuire i fondi su un ventaglio di titoli, sia per la capacità professionale dei gestori, i fondi dovrebbero forse salire un po' meno del mercato nelle fasi di prosperità, ma sicuramente scendere meno del mercato nelle fasi di sshhchifezza (con una bella sh iniziale, come la si dice a Napoli) tipo quella attuale.
Fin qui la teoria. La realtà invece è fortemente influenzata dalla perizia dei gestori (che è un po' minore di quella che ti vendono i collocatori di fondi) e dall'importo delle commissioni che paghiamo ai fondi per fargli gestire i nostri soldi. A queste commissioni la gente comune deve dare del Lei, perché sono commissioni di tutto rispetto, visto che in Italia sono Altissime. Negli ultimi due anni i risparmiatori hanno pagato profumatamente i fondi, e in cambio hanno goduto del privilegio di rimetterci parte del capitale.
Su queste perdite, intendiamoci, non c'è niente da dire: fanno parte del gioco, per spiacevoli che siano. Ma qualcosa da dire, e da dire con una certa Indignazione, c'è sul livello eccessivo delle commissioni e sul trattamento economico dei gestori (cioè di quelli che prendono le decisioni d'investimento per conto dei fondi). Costoro di solito sono remunerati con una parte fissa e una parte variabile, che dipende dai risultati conseguiti. Ovviamente, per l'anno appena trascorso (con l'indice Mibtel che al momento in cui scrivo perde il 19 per cento rispetto al 31 dicembre 2001, e i fondi ancora di più) non devono aspettarsi alcun bonus. Questo è il capitalismo, bellezza. Meritocrazia all over. Chi canna il portfolio, cioè il gestore, sia colpito nel portafoglio.
Be', invece no. I poveretti stanno già cominciando ad agitarsi: come si fa senza bonus? Con il solo stipendio di base (il doppio di quello di un insegnante, mi dicono) i bambini dei gestori piangeranno dalla fame! Com'era inevitabile, il grido di dolore dei gestori ha trovato ascolto: un sagace avvocato ha argomentato, su una rivista di finanza, che per la legislazione sul lavoro «se per anni al raggiungimento del budget veniva corrisposta una percentuale sulla retribuzione, lo stesso trattamento sicuramente competerà per il futuro». Insomma, capitalismo quando si tratta di far pesare le perdite dei fondi sui risparmiatori, socialismo reale quando si deve accettare che i propri emolumenti siano abbassati, visto che non si è riusciti a far aumentare il capitale gestito. Il bonus, secondo questi signori e i loro avvocati, deve rimanere e remunerare il malus gestor. Si dirà che non è colpa del gestore se il fondo non rende, che i mercati azionari, ahi, da tre anni stanno rotolando giù per un campo di ortiche, ahi. Già, e perché allora devono invece perderci i risparmiatori? Forse perché è colpa loro più di quanto non sia colpa dei gestori? Signori, stiamo scherzando?! Io no. Mi sto solo Indignando.
(27 NOVEMBRE 2002, ORE 18:30)
Fonte: www.ilnuovo.it
