Quali effetti sta producendo, in Francia, l’introduzione della legge Hadopi, fortemente voluta dal presidente Sarkozy e ispirata alla filosofia dei tre colpi? Una prima risposta è arrivata da uno studio realizzato da tre ricercatori dell’Università di Rennes, in Bretagna.
Sylvain Dejean, Thierry Pénard e Raphaël Suire hanno intervistato un campione di 2.000 netizen francesi e suddiviso il gruppo in tre categorie: i “pirati Hadopi”, ovvero coloro che utilizzano i servizi P2P che rientrano nel campo di applicazione della nuova legge, i “pirati non-Hadopi”, cioè gli utenti che si affidano a tecnologie non monitorate dall’autorità, e i “non pirati”, vale a dire i netizen che si muovono nel rispetto della legalità.
Secondo i risultati dello studio, solo il 15% dei “pirati Hadopi” ha dichiarato di non fare più ricorso ai canali P2P in seguito all’approvazione della legge antipirateria. Al posto di The Pirate Bay e degli altri tracker basati sul protocollo BitTorrent, due utenti su tre hanno iniziato ad affidarsi ai servizi dedicati a streaming e download diretto di contenuti digitali, come Rapidshare e Megaupload. Servizi non monitorati da Hadopi, ma che, di fatto, permettono di accedere anche a materiale tutelato dal diritto d’autore, condiviso senza autorizzazione.
Se i “pirati Hadopi” sono diminuiti del 15%, spiegano i ricercatori, quelli “non-Hadopi” sono aumentati del 27%. La riduzione del numero di netizen che utilizzano reti P2P, quindi, si sta accompagnando a una crescita di altre forme di pirateria non considerate dalla legge Hadopi. In definitiva, conclude lo studio, il traffico dati generato dallo streaming e dal download illegale di contenuti protetti da copyright è aumentato del 3%.