Nessuna guerra è giusta

astro blu

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Nessuna guerra è giusta
Tanti, troppi continuano a parlare, anche in buona fede, di "guerre giuste". Cosa rispondergli?



Ciao chirurgo confuso,
resta confuso per favore, abbiamo bisogno di questo genere di caos.
Tanti, troppi continuano la litania del: "Ci sono guerre giuste". Sono le persone che, anche con sincerità, si domandano come fare a fermare qualcosa come un genocidio o una dittatura. Sono quei tanti che poi si lasciano prendere in giro dai paladini della pace, che seminano orrore e guerra.
Come vedi non ti chiedo una risposta per me, ma per il mondo, mi piacerebbe – e forse non sono abbastanza confusa per farlo – avere una risposta, breve secca e inequivocabile da dare a tutti, sia quelli in buona fede che quelli che pensano di poterci prendere in giro.
Mi aiuti tu a trovare le parole?
Roberta


Cara Roberta

sarebbe bello avere “una risposta breve secca e inequivocabile”. E anche urgente, in questo inizio di millennio segnato delle guerre in atto e con lo spettro di quelle future.
Serve riflettere sulla “questione guerra”. Credo, molto semplicemente, che la “voglia di guerra” non stia nella natura umana.

Prova ne sono gli sforzi immensi che deve fare ogni volta il Potere per far accettare ai cittadini l’idea della guerra, la sua necessità.
La guerra va preparata adeguatamente, i cittadini non sono “naturalmente” portati ad aderirvi. Non stupisca: non si sono mai viste mille volpi attaccare insieme un allevamento di pollame, anche in tempi non sospetti.

Servono bugie, campagne di disinformazione di massa, blandizie e promesse di “green cards”, perfino l’arruolamento coatto e la galera per i più ostinati. I cittadini vanno “portati” in guerra. Per il re o per la Patria, per Dio o per l’ONU, per la democrazia o per i diritti umani...

Il fatto è che le guerre non le hanno mai dichiarate “i cittadini” o “il popolo”. Sono sempre state volute, osannate, finanziate, decise dalle classi dominanti (chi ha soldi e potere, per intenderci).

Poi, ad ammazzare e farsi ammazzare ci hanno sempre mandato i figli dei poveri. Non a caso, tra le truppe dell’esercito USA in Iraq, il cognome più diffuso è Gonzales.
Una guerra potrà anche apparire legittima, in qualche caso persino inevitabile, comprensibile.
Ma nessuna guerra potrà mai essere “giusta”.
Perché è portatrice, per natura, di ingiustizia e di degrado.

L’ ingiustizia che si abbatte su chi, ogni volta, ne paga il prezzo di morte e di sofferenza, di miseria e di dolore. I civili innanzitutto, vittime nove volte su dieci, segnati dalla povertà e dalla fame, dalle mutilazioni e dalle malattie. E il degrado di umanità, l’abbrutimento, l’abitudine alla violenza, la perdita di civiltà.
Può mai essere “giusto” l’orrore? No, al punto che ogni volta il vero problema è di “giustificare” una guerra.

Da molti, troppi anni abbiamo sotto gli occhi le conseguenze di rapporti tra gli uomini basati sulla sopraffazione e sullo sfruttamento, sull’uso della forza.
Visti i risultati, è così folle, o utopico, cercare una via diversa?
E’ così mostruoso pensare a come rendere possibili rapporti umani fondati sull’eguaglianza e sulla solidarietà, rapporti dai quali sia escluso l’uso della violenza di massa, che la si chiami terrorismo oppure guerra?

Dobbiamo capire in fretta quali potrebbero essere le condizioni necessarie per disegnare non solo una politica di pace, ma addirittura la pace come politica, perché possa avviarsi il processo di espulsione della guerra dalla Storia.
Gino Strada
 

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