NESSUNO PUO' GIUDICARE LE MIE SCELTE O I MIEI PENSIERI... PERCHE' NESSUNO

Cosa da copione, primo round fallito.
Ora passiamo al secondo.......

Il bluff dura una giornata. Poi, con Luigi Di Maio che conferma pubblicamente l'indisponibilità a sedersi al tavolo
non solo con Silvio Berlusconi ma anche con Giorgia Meloni, l'ipotesi di un governo sostenuto da centrodestra e M5s
torna ad essere lo scenario improbabile che era stato fino a ieri mattina.

Una conclusione per molti versi prevedibile, visto che le posizioni in campo sono ormai così lontane e cristallizzate
che solo un eclatante e rumoroso passo indietro di uno dei protagonisti della partita potrebbe davvero aprire la strada ad un governo del genere.

Al di là delle sfumature e dei toni che si sono andati ammorbidendo, la sostanza delle cose resta dunque quella di 24 ore fa:

da una parte i Cinque stelle non sono disponibili a sostenere un governo con dentro Foza Italia e Fratelli d'Italia,

dall'altra Berlusconi non ha intenzione né di farsi da parte, né di regalare un improbabile appoggio esterno ad un governo M5s-Lega.

Quel che resta dell'esplorazione del presidente del Senato Maria Elisabetti Casellati, dunque,
è l'impraticabilità di un esecutivo centrodestra-M5s.

E questo dirà oggi la seconda carica dello Stato quando salirà al Colle per relazionare Sergio Mattarella.
 
Alle 14 e 30 i leader del centrodestra sono entrati a Palazzo Giustiniani, la sede della presidenza del Senato.
Delegazione unitaria con i tre leader: Meloni, Berlusconi e lo stesso Salvini.
Un modo per fare rientrare le voci di incomprensioni, ma anche per sottoporre al M5s una proposta unitaria.

Al termine dell'incontro con Casellati, la certezza che qualcosa stava cambiando.
«Sono ottimista, ci sono segnali di novità». Il centrodestra ha lanciato a Di Maio un «ultimo appello alla responsabilità».

Nessun dettaglio dai leader della coalizione, solo la notizia che Salvini si è sentito con Di Maio per tutta la giornata
e che il centrodestra ha dato la disponibilità ad aprire un tavolo con il M5s a partire dai programmi
e, forse, la disponibilità a concedere al M5s la presidenza del Consiglio.
«Siamo usciti con i sorrisi: metà dell'opera l'abbiamo fatta».
Le aperture sembravano vere anche alla leader di Fratelli d'Italia Meloni: «Perso tempo? Oggi meno di altre volte».

La palla è restata a lungo nel campo del M5s e la suspense si è protratta per tutto il pomeriggio.
La delegazione pentastellati è arrivata a Palazzo Grazioli dopo le 18, con quasi un'ora di ritardo.
Al termine dell'incontro, la chiusura di Di Maio.
«Non ci si può chiedere di ricominciare da capo con tavoli»,
«Non si può pensare che tre forze politiche contrattino ministri e sottosegretari, immaginate a che era politica si torna...».
Quindi, accordo per un governo solo con la Lega. Nessun ministro agli altri due partiti.
Ma apertura a un eventuale appoggio esterno di Fi e Fdi.

«Il M5s è irresponsabile», ha tuonato la capogruppo di Forza Italia alla Camera Mariastella Gelmini.
«Immaturi, bloccano il Paese», per l'azzurro Giorgio Mulè.
Anche il governatore della Liguria Giovanni Toti ha escluso l'appoggio esterno di Fi.
 
In mattinata il Pd inizia a litigare su chi dovrà gestire le trattative per il governo con la Casaleggio e i suoi inviati, perché lì sembra si vada a parare.

La minoranza interna si scatena a chiedere direzioni e congressi: il segnale che li allarma l'idea che sia Matteo Renzi a condurre le danze.

Il pomeriggio, invece, tutti davanti alla tv alcuni con i popcorn ad assistere al balletto di messaggi e segnali di fumo tra Lega e Cinque Stelle.
E a sera Renzi, nella sua enews (vergata al Senato, in uno studio poco lontano da quello della «esploratrice» Casellati)
rilancia lo slogan che ripete dal 4 marzo: «Tocca ai vincitori fare un governo, se sono capaci».

Certo, aggiunge il capogruppo Graziano Delrio, «quando ci sarà un incaricato noi ci siederemo al tavolo, anche se fosse un pentastellato».
Ma, sottolinea, le «distanze» restano enormi, e il Pd non farà concessioni.

Dopo le dichiarazioni serali di Di Maio, Ettore Rosato resta convinto che
«il patto col centrodestra oggi ha fatto un passo avanti: Di Maio ha fatto cadere il veto contro Forza Italia, in cambio della garanzia di andare lui a Palazzo Chigi.
E quello che è in corso è solo un balletto tattico sulla pelle degli italiani, con cui si oscura il fatto che i Cinque Stelle hanno appena sdoganato Berlusconi».

Il fronte renziano intravede uno scenario da sogno: Lega e Forza Italia al governo con Di Maio, e il Pd con il monopolio dell'opposizione.

Tanto che Renzi si sbilancia persino ad annunciare la convocazione per l'autunno di una nuova Leopolda.
 
Ora che il secondo giro di consultazioni volge al termine e sembra non aver permesso di raggiungere un accordo per un governo,
le ipotesi di un incarico a una personalità terza si fanno più forti.

È il cosiddetto "governo del presidente".
Ma quali sono i nomi che Sergio Mattarella ha in mente? Secondo un articolo della Stampa ce ne sono almeno quattro.

Il primo è Alessandro Pajno, presidente del Consiglio di Stato dal 2016,
giurista palermitano da sempre vicino al capo dello Stato e apprezzato anche dal Movimento 5 Stelle.

Il secondo nome che circola è quello dell'ex ministro della Giustizia Paola Severino,
anche lei apprezzata dai grillini soprattutto per la legge che porta il suo nome e ca va sans dire che ha escluso Berlusconi dalla scena politica.

Poi c'è Sabino Cassese, 83enne professore emerito alla Normale di Pisa.

Infine Carlo Cottarelli non è mai stato fatto fuori dalla lista dei papabili.
Lui che fu dirigente del Fmi e commissario alla spending review col governo Letta, è apprezzato anche da Berlusconi.
 
In un capolavoro di Dino Risi che racconta a suo modo la marcia su Roma,
c’è il bracciante Ugo Tognazzi, aggregato da uno sfaccendato Vittorio Gassman al drappello in camicia nera
che, via via che si avvicina Orte (“o Roma o Orte?”) cancella in maniera pignola su un foglio tutti i punti del programma fascista non più attuabili.

Sembra un po’ ciò che sta accadendo in questi giorni di fervente attesa di un nuovo governo
che al momento appare una nebulosa dai contorni indefiniti.

L’unica cosa chiara è che gran parte delle promesse con cui i partiti hanno infestato tutta la campagna elettorale resteranno tali,
con buona pace dei tanti cittadini in attesa messianica dell’abolizione della legge Fornero, della flat tax e del reddito di cittadinanza.

Da tempo, del resto, la nostra politica non è più tenuta a risolvere i problemi ma a crearne di altri
in modo che ci sia bisogno di politici che promettano di risolverli, come dimostrano la legge elettorale e i suoi effetti con cui sta facendo i conti il povero Mattarella.

Siamo un’Italia da Comma 22 (“chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di guerra,
ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di guerra non è pazzo”) e anche per questo, forse per fortuna,
non bastano le intenzioni dei politici per formare un governo.
Di mezzo infatti c’è anche l’Europa, il macigno del nostro debito pubblico, gli interessi di vari poteri che hanno sempre, in maniera gattopardesca, indirizzato le scelte.

Questo palcoscenico in cui si muovono sempre meno sicuri nei loro passi Luigi Di Maio e Matteo Salvini
rende quasi impossibile la messa in scena di un esecutivo con 5Stelle e Lega.

Perché, con ogni probabilità, scatterebbero immediate rappresaglie finanziare ma soprattutto perché,
in questo momento il numero uno del Carroccio non è nelle condizioni di scaricare la pur esangue Forza Italia di Berlusconi.
Una manovra che richiede astuzie e tempi lunghi.

Un eventuale sostegno dell’ex Cavaliere che, al di là di tutto, tiene sempre un piede ben saldo nel Ppe potrebbe rassicurare gli occhiuti partner continentali.
Ma sarebbe un prezzo troppo alto da pagare per i pentastellati che continuano a sparare a palle incrociate contro l’ex leader del centrodestra
che al limite potrebbero accettare solo nel retrobottega dell’appoggio esterno.

Ecco perché Mattarella, che viaggia con la spia della pazienza in riserva accesa, ha chiesto a Maria Alberta Casellati,
presidente del Senato di centrodestra di andare a sentire com’è il pane del forno di centrodestra.
Gli sarà riferito che, quantomeno, è poco lievitato, anche se alla fine, forse si tratta di aspettare
che l’ingrediente del programma possa fare il suo lavoro.

Altrimenti, con ogni probabilità, toccherebbe (o sarebbe toccato?) al numero uno di Montecitorio, Roberto Fico,
indossare la sahariana dell’esploratore assaggiatore nell’altro forno, quello che appare spento del Pd, anche perché non sembra esserci più il fornaio.
Oltretutto pare che l’ex presidente della Commissione di vigilanza sulla Rai non veda l’ora
di servirsi in quella bottega un tempo maestosa e oscura e ora spoglia e freddina.
Ma fino a un certo punto, perché qualche segnale di disgelo è sembrato fare capolino dal Nazareno
trasformato in una sorta di bunker per proteggere i silenzi assordanti di Matteo Renzi.

Alla fine, come nella migliore tradizione della casa, il Pd rischia di rimanere ancora una volta in mezzo al guado
per poi sedersi sulla sponda dell’opposizione non per propria volontà.

Oppure di ritrovarsi nella posizione migliore che si possa immaginare.
Quella di un Di Maio che bussa alla porta con il capello in mano,
scongiurando i dem di aiutarlo a mettere insieme un governo e a non perdere del tutto la faccia.
 
Quando un partito avvalla di queste dichiarazioni. Perde.
Senza ombra di dubbio. Perde....e tanto.
Dategli un valium.......

UN VOTO SBAGLIATO.

Undici milioni di cittadini hanno votato male, Salvini pur di evitare un governo tecnico è disposto a tutto, Mattarella ha firmato il rosatellum, il cazzaro affila le armi e noi ci siamo fatti prendere per il culo.
Me la vedo più brutta di quanto la vede la mia rossa camminando su uno specchio e la metto sul ridere ma mi viene da piangere.

AGGIUNGO dopo aver letto i vostri commenti :
Salvini è pronto a tutto, anche ad un governo a guida leghista con l'appoggio del Nanetto ladro di tasse, della maniaca dei vaccini, dei cazzari del PD e di qualche sciamannato del gruppo misto.
Ci siamo fatti prendere per il culo.
 
Questa frase potrei dirla anch'io..........

"È gente che non ha mai fatto nulla nella vita: nella mia azienda li prenderei per pulire i cessi".

Di Maio
? "Ha una buona parlantina, non posso negarlo, ma non ha mai combinato niente di buono per sé,
per la sua famiglia, per il Paese. Non possiamo affidare l'Italia a gente come lui. Nessun accordo è possibile con i 5 Stelle,
un partito che non conosce l'abc della democrazia, che prova invidia sociale, formato solo da disoccupati,
e che rappresenta un pericolo per l'Italia"
 
Ieri sera, terminato un programma, giro per i canali e fermo su Amici
giusto per vedere il siparietto tra un cantante affermato ed uno sborone che
pensa di saper cantare. Spettacolo penoso. A che livello trash è scesa la DeFilippi.
Un programma ancora peggiore dell'isola. E più avanti un siparietto ancora peggiore
dove l'ignoranza, la cafonaggine e la stupidità del tizio emergono in maniera assoluta
e la Maria che gli tiene corda. C'è poi la Ventura che ha bisogno di "visibilità" e allora
si pone in una situazione imbarazzante. Più penosa della DeFilippi.
Bell'esempio di programma televisivo...............

Biondo è stonato e allora che fa? Canta con l’autotune, un regolatore di intonazione.

Ermal Meta non la manda giù:

“L’autotune è un doping, non dovrebbe essere consentita dal vivo.
Questo è un live non dovrebbe essere E’ come uno che salta in alto e si mette le molle.
Invece di darti un aiutino, studia di più. E’ una gara, non è corretto”.

Il pubblico bercia: “Sei bellissimo” e il vincitore di Sanremo:
“Sì è bellissimo, ma non è una gara di bellezza. Si presenta come un cantante, non come un modello”.

Simona Ventura è di altro parere: “Merita di essere al Serale”
e Meta: la incenerisce: “Vi capite perché avete un’affinità cromatica”,
peggio va a Rudy Zerbi: “Anche a te urlano sei bellissimo ai concerti” e quello:
“Infatti mi incazzo tutte le volte. La bella musica va ascoltata a occhi chiusi”.

A levarci dall’imbarazzo ci pensa Biondo paragonandosi a Ghali
e Ermal Meta: “Mi pare che ci sia un po’ di differenza tra te e Ghali. Inoltre, lui non era in gara”.

Si passa alle eliminazioni e MDF a Biondo:
“Cosa ti aspetti?”, “Compassione”. E invece gli chiedono di cantare ancora.

La Parisi lo rimprovera:
“Secondo Cristina Aguillera l’autotune ‘It’s for pus***s’ (per fighette).
Stai imbrogliando, stai barando, stai ammettendo di non saper cantare usando una macchinetta che ti fa cantare”.

Rudy Zerbi difende il suo pupilo/macchina da soldi:
“Detta da una donna è una grandissima stronzata. E’ una cattiveria sconvolgente”.

Scatta una nuova rissa in cui ci si infila pure la Ventura che si arruffiana il pubblico.

Per Metal: “La canzone era meglio l’altra volta”,
per Irama: “Quella frase non è da dire in televisione e non è un messaggio positivo”,
mentre Biondo: “Manco ti ascolto (dà del tu alla Parisi,nda).

"Fai i video su Instagram e mi insulti. Mi hai chiamato haters che significa odiosa e odiare.
Non mi girare le spalle, mia figlia di 7 anni è stata minacciata di essere pestata a sangue dai tuoi fan
per aver detto che non le piacevi. Mi sono sbagliata quando ho detto che le piaceva Biondo, lei intendeva Irama.
Maria ma ti rendi conto di come mi sta parlando?! Viva l’umiltà di Emma.
Studia, rimboccati le maniche anche per rispetto di chi canta sul serio”.

Il giovane romano sbrocca, risponde, fa lo sborone.
Lla De Filippi è preoccupatissima che la Parisi faccia Anna Oxa2 la vendetta.
Ma non proferisce parola di condanna sulle minacce alla figlia della Parisi.
"Non è stato lui" la sola espressione che le esce dalla bocca.

Intanto la Ventura punzecchia Heather:
“Troppa salsa di soia ti dà alla testa. Non puoi lanciare il sasso e nascondere la mano. Tu l’hai attaccato su Instagram”.

Programma da chiudere. Lo eviterò.
 

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