lorenzo63
Age quod Agis
In otto anni è stata costruita tutta l'Autostrada del Sole; in 11 non si è nemmeno posata la prima pietra del rigassificatore di Brindisi. Che resterà un'idea abortita. Se ne va un importante investimento estero in un momento in cui anche chi è già in Italia guarda oltre confine; sfuma un'opportunità per mille posti di lavoro in un'area dove la disoccupazione è superiore al 15% (20mila disoccupati su poco meno di 140mila persone occupabili).
Ma non sarebbe stato solo un investimento keynesiano, in momenti tanto magri come questi di oggi con una drammatica "glaciazione" della domanda interna. Sarebbe stato anche un segnale di lungimiranza strategica per un Paese che cerca di impostare politiche energetiche per ridurre la dipendenza dal petrolio e nel contempo per consentire di diversificare le fonti di approvvigionamento ed evitare l'imbarazzo di non poter scegliere i fornitori e di subirne ogni capriccio contrattuale (se non "politico").
Non è stato nulla di tutto ciò. È diventata una storia di ordinaria burocrazia, di ordinario sottogoverno (con provincia e comune schierati su sponde opposte e la Regione impegnata a fare di questo impianto una bandiera ideologica per i no-gas di un ambientalismo paradossale e contraddittorio).
Ora il Governo dei tecnici dà la risposta tecnica del buonsenso: vedremo, indagheremo, sonderemo. Ma i buoi sono scappati ed è tardi per chiudere la stalla. Nel frattempo non resta che guardare con tristezza a cosa si sarebbe potuto fare. Nel Galles l'impianto gemello a quello di Brindisi è entrato in funzione dopo 5 anni; è in un'area rilevante sotto il profilo naturalistico, ma non c'è stata la mobilitazione no-gas; ha creato centinaia di posti di lavoro; genera 8 miliardi di metri cubi all'anno. Sviluppo, insomma. Da noi resta il gas delle polemiche e dell'ideologia. Non un posto di lavoro, non un centimetro cubo di metano, non un'idea di sviluppo. Restano sul campo una ventina di dipendenti destinati alla mobilità. Dovevano essere i primi di mille. Saranno anche gli ultimi.
No gas? No lavoro, no sviluppo, no ecologia - Il Sole 24 ORE
Ebbbbbbbbbbbbbbbravo Vendolo!!!

Ma non sarebbe stato solo un investimento keynesiano, in momenti tanto magri come questi di oggi con una drammatica "glaciazione" della domanda interna. Sarebbe stato anche un segnale di lungimiranza strategica per un Paese che cerca di impostare politiche energetiche per ridurre la dipendenza dal petrolio e nel contempo per consentire di diversificare le fonti di approvvigionamento ed evitare l'imbarazzo di non poter scegliere i fornitori e di subirne ogni capriccio contrattuale (se non "politico").
Non è stato nulla di tutto ciò. È diventata una storia di ordinaria burocrazia, di ordinario sottogoverno (con provincia e comune schierati su sponde opposte e la Regione impegnata a fare di questo impianto una bandiera ideologica per i no-gas di un ambientalismo paradossale e contraddittorio).
Ora il Governo dei tecnici dà la risposta tecnica del buonsenso: vedremo, indagheremo, sonderemo. Ma i buoi sono scappati ed è tardi per chiudere la stalla. Nel frattempo non resta che guardare con tristezza a cosa si sarebbe potuto fare. Nel Galles l'impianto gemello a quello di Brindisi è entrato in funzione dopo 5 anni; è in un'area rilevante sotto il profilo naturalistico, ma non c'è stata la mobilitazione no-gas; ha creato centinaia di posti di lavoro; genera 8 miliardi di metri cubi all'anno. Sviluppo, insomma. Da noi resta il gas delle polemiche e dell'ideologia. Non un posto di lavoro, non un centimetro cubo di metano, non un'idea di sviluppo. Restano sul campo una ventina di dipendenti destinati alla mobilità. Dovevano essere i primi di mille. Saranno anche gli ultimi.
No gas? No lavoro, no sviluppo, no ecologia - Il Sole 24 ORE
Ebbbbbbbbbbbbbbbravo Vendolo!!!
