Il caso greco, ma sarebbe più opportuno chiamarla direttamente la tragedia greca, ha definitamente fatto intuire che dall’euro si può uscire solo con una rivoluzione o una guerra come la Storia ha sempre insegnato ci si libera da una dittatura.
Nulla poteva il giovane Alexis Tsipras contro il muro di gomma con cui si è confrontato, anche lui abile ma inutile illusionista per poter minimamente cambiare il potere oligarchico che si divide fra Bruxelles, Francoforte e Berlino.
I greci hanno creduto in lui ed hanno creduto ancor di più come la forza del proprio voto potesse ancora determinare cambiamenti in un sistema che ancora in troppi credono erroneamente sia fondato su principi democratici.
Nulla da fare invece e l’unico risultato portato a casa è stato quello di posticipare di quattro mesi gli impegni presi dalle precedenti amministrazioni con l’unico intento di dare il tempo necessario al nuovo premier greco di trovare giustificazioni plausibili da opporre al proprio elettorato per evitare linciaggi, non solo mediatici ma anche di piazza, da parte di una popolazione che sta intuendo ormai di essere stata presa in giro per l’ennesima volta dal politico di turno.