NON RIESCO AD ESSERE NEMMENO COME VORREI IO, FIGURIAMOCI SE RIESCO AD

DANY1969

Forumer storico
ESSERE COME MI VORREBBERO GLI ALTRI.:d:
Buona settimana a tutti :)
Il carnevale è quasi finito... tranne in Italia... dove durerà sino al 4 marzo :hua:

Oggi sono rimasta in Piemonte... Val Varaita :)... ero con il "cano delle nevi" :d:
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A Milano abbiamo il carnevale sfasato (sarà per il federalismo), e io mi ci sto preparando: dopo la parrucca di Trump dell'anno scorso, quest'anno ho deciso di scegliere un look che mi ringiovanirà parecchio.


[Belle foto e bel cane, a proposito. Ma chi è quella gnoccona bionda che si intromette nel panorama?]

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A Milano abbiamo il carnevale sfasato (sarà per il federalismo), e io mi ci sto preparando: dopo la parrucca di Trump dell'anno scorso, quest'anno ho deciso di scegliere un look che mi ringiovanirà parecchio.


[Belle foto e bel cane, a proposito. Ma chi è quella gnoccona bionda che si intromette nel panorama?]

Vedi l'allegato 463235

Complimenti per la scelta del vestito:d:... anche se non riuscirà a competere con la parrucca di Trump :(

P.S.: non vedo nessuna gnoccona :confused:... ma effettivamente era sufficiente il cano come soggetto fotografico :d:

Bellooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo ;)
;);)
E' uno spettacolo vederlo giocare sulla neve :d:
 
Buonasera.
Questo non è diversamente bianco ed allora...si sa......non fa audience.

Il sindacato Coisp ha condannato quanto successo, parlando di "scene agghiaccianti":

"Grava l’assordante silenzio di una politica irresponsabile – ha detto il segretario generale Domenico Pianese –
Vogliamo vedere quante manifestazioni e da chi saranno organizzate per dare solidarietà e sostegno alle Forze di dell'ordine".

Dura anche la presa di posizione di alcuni delegati del Cocer, organo di rappresentanza dei carabinieri:

"Il brigadiere di 50 anni è stato lasciato alla mercé di criminali che sventolando la bandiera della pace
hanno alimentato violenza pestandolo senza alcuna pietà".
 
I vertici dei coglionazzi usa sono ancora ammanicati con il diversamento bianco e con la nomenclatura che è rimasta a galla.
Cercano di recuperare, ma non si rendono conto che sono "out".

Nella complicata guerra siriana, si aggiunge un nuovo giallo che può avere risvolti fondamentali
nelle dinamiche della guerra: secondo alcune fonti, nel bombardamento Usa a Deir Ezzor
sarebbero morti dei combattenti russi. Si tratterebbe, probabilmente di mercenari.

La notizia, riportata dal quotidiano Haaretz e da Reuters, fa riferimento in particolare a due cittadini russi
presenti in modo “informale” fra le truppe filogovernative uccise durante i bombardamenti.
Un raid che ha mietuto molte vittime, stimate fra le 100 e le 200 unità, e che ha dato un duro colpo alle milizie alleate del governo di Damasco.

Secondo i dati ottenuti da Reuters, uno dei morti dovrebbe essere un uomo di nome Vladimir Loginov,
un cosacco dall’enclave russa di Kaliningrad. Maxim Buga, un leader della comunità cosacca,
ha detto che Loginov è stato ucciso intorno al 7 febbraio insieme a “dozzine” di altri combattenti russi.

Il nome dell’altro uomo ucciso è invece Kirill Ananiev, descritto come un nazionalista russo radicale.
Alexander Averin, portavoce del partito nazionalista a cui era legato, ha detto a Reuters che Ananiev è stato ucciso in un bombardamento il 7 febbraio.

La data dell’attacco e il fatto che due persone distanti fra loro confermino la more di due russi il giorno di un raid americano,
fanno propendere per la conferma dell’ipotesi dell’uccisione di questi due russi.
Due combattenti che, secondo le ricostruzioni, potrebbero essere arruolati tra le fila dei contractors inviati da Mosca in Siria
come reparti utili a controllare alcuni territori senza impiegare le forze ufficiali dell’esercito.


L’agenzia anglo-canadese, che per prima ha dato la notizia, non ha potuto avere conferme della notizia.
Ma la questione è già divenuta un caso politico. Grigory Yavlinsky, candidato alle elezioni presidenziali del mese prossimo,
ha invitato il presidente Vladimir Putin a rivelare quanti russi sono stati uccisi effettivamente in Siria e in quali circostanze

. “Se ci fosse una perdita di vite su larga scala dei cittadini russi, i funzionari competenti,
incluso il comandante in capo delle nostre forze armate (Putin), sono obbligati a dirlo al paese
e decidere chi è responsabile di questo” ha dichiarato Yavlinsky.

E per ora il Cremlino non ha smentito in maniera categorica, affermando semplicemente
di non avere informazioni su eventuali morti non incardinati nelle forze armate.
“Non abbiamo informazioni su altri russi che potrebbero essere in Siria”, ha detto il portavoce del Cremlino
Dmitrij Peskov ai giornalisti in una conference call sulle presunte morti.
Una frase che però non può essere considerata estremamente realista.

Difficile credere che a Mosca non sappiano se cittadini russi impiegati in Siria attraverso società di mercenari siano stati uccisi dai raid Usa.
I contractors coinvolti nella guerra siriana sono sostanzialmente ancorati alle forze ufficiali della Russia,
che li utilizza come forza di terra in una guerra dove non ha voluto impegnare su larga scala l’esercito.

Come gli Stati Uniti hanno impiegato massicciamente i contractors della Blackwater (ora Academi),
così anche i russi, in particolare nelle de-escalation zones, hanno sfruttato i servizi di un’azienda, il gruppo Wagner.

Come già scritto su questa testata
, nelle fase più calde del conflitto sarebbero stati addirittura 5mila
i contractors russi impiegati nelle file di questa azienda, che è divenuta nel tempo una sorta di stampella del Cremlino.
Sono in larga parte ex soldati dell’esercito russo, molti di loro provenienti dalle regioni dell’Inguscezia e del Dagestan,
ed impiegati da Mosca come una sorta di polizia militare e come testa di ponte fra le milizie legate all’esercito siriano e le forze armate russe.

Il loro utilizzo non è una novità. Ma sarebbe interessante ora risolvere questo giallo che potrebbe essere
molto importante per capire cosa ci sia dietro la violenza di quell’attacco da parte dell’aviazione americana.
Come detto, i morti potrebbero essere anche 200, e finora tutti hanno parlato di morti soltanto fra cittadini siriani facenti parti di milizie pro-Damasco.

La notizia di due morti russi, con nome e cognome, pone invece la questione sotto un’altra prospettiva.
Gli Stati Uniti sapevano che in quel reparto c’erano dei contractors russi?
E soprattutto, quanti russi sono morti in Siria effettivamente, se il Cremlino comunica solo i caduti delle proprie forze armate?
Domande che non sembrano trovare risposte, ma che aumentano le zone d’ombra di una guerra interminabile
 
Che tipo di ideologia è questa ? Mi aspetto una levata di cori di protesta :DD::DD:

Nel pieno della campagna elettorale emerge un post inquietante sul profilo del già noto Francesco Emilio Giordano, c
ondannato a 30 anni e 8 mesi, in appello divenuti 21 anni, per l’omicidio di Walter Tobagi;
pena finita di scontare nel 2004 e oggi a capo di “Potere al Popolo”.

Lo scorso 11 febbraio infatti Giordano pubblicava una locandina raffigurante il candidato milanese della Lega, Massimiliano Bastoni, a testa in giù.
Un simbolismo più che evidente.

Non contento, in un commento sottostante ringraziava una utente che gli consigliava di raddrizzare l’immagine dicendo:

“Ingrid potessi dargli fuoco lo farei…va bene così…comunque ti ringrazio per il consiglio…davvero grazie…
è un essere schifoso e siccome sta leggendo sa quello che penso e la fine che non solo gli auguro”.

Un’esternazione che ha destato serie preoccupazioni.
Immediata la replica di Massimiliano Bastoni:

“Questa è la politica di quei personaggi che parlano di anti-fascismo, di anti-razzismo,
che vanno alle manifestazioni per la pace ma che poi augurano ai propri avversari politici di finire a testa in giù.
Spiace tra l’altro che questi personaggi sfilino con esponenti politici alle varie manifestazioni
quando invece dovrebbero essere tenuti lontani dalla politica visto il comportamento."
 
Ne scriviamo di idiozie sui giornali. E ne sprechiamo di carta.

E quanto tempo perso, quanti chili di fuffa riversati nel meandro dei nostri luoghi comuni, delle nostre banalità, del nostro fariseismo duepuntozero.
Passiamo le giornate a gonfiare e rimbalzare e compendiare le pagliacciate di statisti di destra e di sinistra in campagna elettorale,
le retoriche tutte comprese di attricette di serie D che lamentano chissà quali vessazioni di chissà quali Sirrush sanguinari,
il cialtronismo a pagamento dei guru della fogna del web e, poi, quando arrivano le notizie vere non se ne accorge nessuno. O quasi nessuno.

Qualche giorno fa Giuliano Ferrara ha pubblicato su “Il Foglio” un editoriale memorabile, feroce, commovente
su una sentenza della Corte di Cassazione che, in un paese normale,
avrebbe aperto un dibattito etico straordinario e lacerante e che invece, nella repubblica delle banane,
del Rosatellum e del Festival, è stata accolta con il più assordante dei silenzi.

La terza sezione civile ha stabilito un congruo risarcimento a una madre – 125 mila euro –
e a un padre – la cifra deve essere ancora quantificata –
per la nascita indesiderata di un figlio a seguito di un errore medico.

La coppia aveva deciso, in maniera del tutto legittima secondo la legge 194,
di interrompere la gravidanza, ma i medici non obiettori

“non sono riusciti a raschiare via la creatura formata nel seno della mamma e a gettarla tra i rifiuti ospedalieri, come dice la norma”.

Tanto quello non è ancora un uomo, vero?
E così il bimbo è nato lo stesso e i genitori hanno dovuto accollarsi spese e fardelli connessi al suo mantenimento.
Da qui la richiesta - accolta - di risarcimento danni. Punto.

Ora, è vero che le sentenze dei giudici, piacciano o non piacciano, si rispettano.
Ma esiste ancora la libertà - forse - di dire che questa sentenza è una roba che schifo, che fa ribrezzo, che fa vomitare.

E rappresenta uno dei picchi più bassi nei quali da tempo si è avvitata la nostra società marcia e fangosa, la nostra cultura flaccida e inerme.
E non è questione di mettersi a giocare con i tecnicismi, l’analisi comparata dei codici, la volontà dei due genitori,
che si sentivano troppo vecchi per avere un figlio, e tutto il resto del latinorum con cui è inzuppata questa faccenda.
Il punto nodale, il nodo scorsoio, il baratro esistenziale è un altro. Ed è tutto etico.

La nascita indesiderata di un essere umano non viene valutata come un miracolo, una gioia, una lieta novella, ma come un danno da risarcire.
La vita di un bambino è un danno. La sua morte un beneficio. La vita è la cosa sbagliata. La morte la cosa giusta.
Con tanto di ragionieristico parametro commerciale a piè di lista.

Questa è la fine di una società. La fine di una civiltà. E non è affatto questione di fede, ateismo o agnosticismo.
Ferrara ricorda che laici inossidabili come Bobbio, Pasolini e Natalia Ginzburg fossero adamantinamente contrari all’aborto
e, infatti, solo un cretino può pensare che la possano pensare così soltanto i cattolici, apostolici, romani e praticanti,
perché il concetto dirimente della sacralità della vita, della sua intangibilità assoluta, del suo legame al mistero può albergare anche in chi
– proprio come chi scrive questo pezzo, ad esempio – pratica un po’ sì e tanto no, non frequenta oratori, non ha mai fatto il chierichetto
o l’agit prop dell’Azione cattolica o di Cielle e si domanda perché quello lì con la barba – al quale, in fondo, crede -
se ne stia sempre assiso tra le sue torme di cherubini e serafini ma né parli né faccia segno, qualsiasi cosa accada.
Perché anche il silenzio di Dio è un gran bel tema.

Certo che questa cosa deve essere normata, certo che deve esserci una legge che la regoli, ma l’obbrobrio,
l’abisso è confermare per via giuridica la podestà della “dittatura dell’io e delle sue voglie”, denunciata dal teologo Joseph Ratzinger.

E che è cristallizzata in quel lapsus freudiano - ricordato da Ferrara - scappato una volta al più amato
e trendy e stiloso dei presidenti della storia degli States, Barack Obama, quando definì l’aborto “un incidente grave”,
una di quelle cose che non avrebbe mai voluto capitasse alle sue figlie. In quella frase dal sen fuggita c’è dentro tutto.
Tutta un’epoca. Tutto un declino. Tutta una resa. Il tramonto dell’Occidente, che marchia l’aborto non come la tragedia assoluta,
la morte a sua insaputa di un essere vivente, ma come diritto umano universale.
Noi non abbiamo alcun diritto sulla vita degli altri. Alcun diritto. Anche se siamo padri e madri, questa è la verità. Quella vita non è nostra.
La vita di un altro non è nostra, anche se è quella di un figlio. E’ un bene indisponibile.
E’ una cosa altra che nasce fuori da noi - da un Dio onnisciente? dal caos degli elementi? ognuno la pensi come vuole – e di cui noi siamo un mero tramite.

Tutti hanno vissuto, vivranno o stanno vivendo magari proprio in questi giorni, magari proprio in queste ore,
l’esperienza grandiosa e terribile dell’accompagnamento di un proprio caro verso la fine.

Beh, dentro quello strazio solitario e inaccettabile sgorga un motivo di gioia:
la persona che agonizza davanti a te è arrivata a quel punto perché un giorno è stata gettata nell’esistenza
e ha percorso tutto il suo cammino, grande o piccolo che sia stato, lungo i sentieri del mondo.

E questo perché è nato e nessuno l’ha buttato a due mesi dentro un secchio assieme agli altri milioni di milioni che hanno fatto quella fine.
Beh, se quei milioni di milioni ci mancano - con tutti i loro difetti, le loro meschinità, le loro inadeguatezze:
chissà chi erano? - allora forse siamo ancora umani.

Se invece il mercimonio è ormai sdoganato, è diventato patrimonio comune, orizzonte di riferimento,
allora vuol dire che il nostro destino è andare avanti a strisciare sulla superficie della terra, avanti e indietro,
fino a quando il patto stipulato con il creatore sarà concluso e il nostro nome cancellato per sempre dal libro della vita.

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