Camfin, ipotesi convertibile da 200 milioni (il Sole24Ore)

Il mercato sembra scommetterci: Camfin potrebbe considerare l'opportunità di emettere un bond convertibile in azioni Pirelli & C. E lo farebbe, eventualmente, per rifinanziare il debito in scadenza a fine anno, 137,5 milioni di euro. L'ipotesi, gradita al mercato e supportata anche da buona parte delle banche creditrici della holding, circolerebbe da qualche tempo ma ora l'opportunità starebbe lentamente prendendo forma.
Al punto che, già si parla di quale potrebbe essere la dimensione dell'emissione: tra i 150 e i 200 milioni, stando alle voci di Piazza Affari. Una Borsa che, proprio in virtù di questa potenziale novità, dal 23 luglio scorso ha spinto le azioni Camfin in rialzo del 21%.

La stessa Centrobanca in un report recente ha sottolineato che il ricorso a un bond convertibile «potrebbe limitare i costi di rifinanziamento» con conseguenti benefici positivi per la struttura finanziaria della società. La cifra, se verranno confermate le voci, potrebbe peraltro essere sufficiente per mettere in sicurezza il debito della holding e allo stesso tempo per sostenere un'eventuale ricapitalizzazione di Prelios. Di tutto ciò il consiglio di amministrazione di Camfin prenderà eventualmente atto il 29 agosto, ossia il giorno successivo il board della partecipata immobiliare, quest'ultima alle prese con alcuni dossier piuttosto delicati.
Il caso Prelios
Ieri il titolo del gruppo immobiliare è crollato del 13,5%. A scatenare le vendite sono state le indiscrezioni di stampa secondo cui il prossimo 28 agosto il consiglio di amministrazione di Prelios potrebbe decidere svalutazioni tra i 100 e i 120 milioni (comprensivi degli oneri finanziari). Somma che potrebbe portare il rosso della compagnia, nel semestre, attorno ai 129 milioni, stando alle stime di alcuni analisti. Questo imporrebbe alla società il ricorso all'articolo 2446 del codice civile, ossia la riduzione del capitale per perdite. Tuttavia, il gruppo potrebbe percorrere una strada differente: quella del rafforzamento patrimoniale. Opzione da perseguire scegliendo tra due offerte. Per il 25 agosto, al più tardi il 28 agosto, sul tavolo dell'advisor Lazard dovrebbero arrivare almeno due proposte concorrenti. In primis quella di Fortress che intenderebbe proporre all'immobiliare della Bicocca un aumento di capitale nell'ordine dei 150 milioni di euro, di cui una parte da sottoscrivere attraverso il conferimento di beni in natura. In particolare, la società ha due attività italiane che sono Italfondiario, attiva nei non performing loans, e Torre sgr destinate dunque a fondersi con i medesimi business detenuti da Prelios.
L'alternativa a Fortress è la cordata capeggiata dall'ex numero uno di Fimit, Massimo Caputi e partecipata anche da una parte della famiglia Merloni (il ramo di Francesco e Paolo Merloni). La loro proposta prevede un aumento di capitale cash compreso tra i 100 e 150 milioni. Di questi, almeno 50 milioni sono garantiti dalla cordata e il resto da un consorzio di garanzia composto principalmente dalle banche creditrici di Prelios.
A proposito di banche, entrambe le offerte hanno come condizione chiave che la società raggiunga un accordo con gli istituti creditori per la ristrutturazione del debito. Qualche mese fa la società ha chiuso un accordo che prevedeva la rimodulazione dell'esposizione, 520 milioni dei quali 160 milioni nei confronti di Pirelli, a condizioni però che si sono rivelate poco sostenibili. La rinegoziazione ha infatti stabilito il pagamento in capo a Prelios di circa 40 milioni di euro di oneri l'anno. Troppo per una società che in realtà dovrebbe dimezzare il proprio indebitamento. Target che, invece, potrebbe essere raggiunto con il rafforzamento patrimoniale promesso dai contendenti. Competitor che, come altra condizione, avevano sollecitato una pulizia di portafoglio. Da capire, a questo punto, se si aspettavano svalutazioni così rotonde.
 
(sole24ore) Camfin, botta e risposta Malacalza-Tronchetti sull'aumento di capitale

Braccio di ferro tra i Malacalza e Marco Tronchetti Provera sull'aumento di capitale di Camfin. Lo scontro emerge una serie di lettere riservate scambiate in luglio fra la famiglia genovese e il presidente di Pirelli-Camfin (e Mtp & C. Sapa) da cui risultano forti divergenze su come affrontare la ristrutturazione del debito Camfin da circa 400 milioni di cui scade a dicembre una tranche da 137 milioni.
Ai primi di agosto, secondo altre ricostruzioni, il board della holding primo azionista di Pirelli ha comunque optato per soluzioni alternative alla ricapitalizzazione, nonostante la contrarietà dei Malacalza. Secondo le missive, per i Malacalza la strada giusta per Camfin é «un concreto rafforzamento della struttura del capitale», mentre la Mtp&Sapa si dice sorpresa del «cambio di rotta» dei genovesi sulla questione.



Alla fine un cda Camfin dello scorso 10 agosto, dopo aver esaminato una relazione che evidenzia le ragioni per scegliere soluzioni alternative alla ricapitalizzazione, ha dato mandato a Marco Tronchetti Provera di valutare soluzioni diverse all'aumento e in particolare di approfondire quella ritenuta più conveniente del bond convertibile in azioni Pirelli. Il tema del contendere é il rifinanziamento della holding, che ha debiti per circa 400 milioni con la prima tranche da 137 milioni in scadenza a dicembre.
Il 9 luglio, Davide Malacalza scrive alla Mtp&Sapa sottolineando la convinzione che «le risorse necessarie per il rimborso della «Linea A» del finanziamento provengano non da ulteriori operazioni di debito (capaci, oltretutto di pregiudicare parte della partecipazione al capitale Pirelli) ma da un concreto rafforzamento della struttura del capitale».
Due giorni dopo la società di Tronchetti scrive: «Dobbiamo di nuovo manifestare la nostra sorpresa e il nostro rammarico per il cambio di rotta che ci comunicate». Per il gruppo milanese la scelta di andare verso un bond convertibile faceva parte di cose «già ripetutamente illustrate sia nella formulazione di quelle da voi definite ipotesi di lavoro sia nelle
competenti sedi degli organi di gestione di Gpi e di Camfin». Ne consegue che la Marco Tronchetti Sapa chiede «un immediato confronto su vostre eventuali, ma concrete proposte». Proposte che evidentemente non trovano il consenso del board della scorsa settimana.

Le ragioni sulla base del quale il board di Camfin ha preferito non prendere la strada della ricapitalizzazione, optando invece per soluzioni alternative, sono essenzialmente cinque: l'aumento - sostiene un documento esaminato dai consiglieri la scorsa settimana - sarebbe molto costoso, a forte sconto di prezzo, molto diluitivo per chi non aderisse e a rischio Opa per la stessa Gpi. Inoltre, é l'ultima considerazione esaminata dal board, verrebbe utilizzate risorse non a sostegno di un piano di crescita ma semplicemente per ripagare un debito rimborsabile anche con altre modalità. In primis lapreoccupazione é dunque di mercato: l'attuale situazione delle piazze finanziarie e le caratteristiche del titolo Camfin (scarso flottante e ridotta liquidità) porterebbero a un'operazione onerosa sia nella sua strutturazione sia nelle commissioni da riconoscere al consorzio di garanzia.
Un'altra considerazione di mercato é il forte sconto a cui dovrebbero essere emessi i titoli visto l'esempio degli ultimi aumenti avvenuti in Borsa come Fondiaria Sai-Unipol e Unicredit.
Ulteriori valutazioni riguardano invece le conseguenze dell'aumento per l'azionariato Camfin: un'operazione ad ampio sconto (l'ipotesi é di circa l'80% visto che attualmente il titolo viaggia a circa il 65% a sconto rispetto al Net Asset Value), é il ragionamento, obbligherebbe l'emissione di un elevato numero di azioni con una diluizione molto consistente per i soci non disponibili ad aderire pienamente.
Altro tema riguarda il ruolo di Gpi (attualmente titolare del 41,7% di Camfin) che dovrebbe probabilmente garantire l'inoptato e, nel caso in cui dovesse accrescere di un altro 5% la quota post-inoptato, si troverebbe nell'obbligo di lanciare un'opa a un prezzo molto a sconto rispetto al Nav.
Da ultimo, come detto, la relazione evidenzia il consistente rafforzamento della situazione patrimoniale di Camfin negli ultimi tre anni e l'andamento dell'asset «pregiato» Pirelli sia in termini industriali sia in termini di performance finanziarie e borsistiche: con questa situazione, é la posizione, varare un aumento e non optare per strade più «soft» come il bond non sarebbe consigliabile.
Con l'orientamento del cda e il mandato al presidente, dunque Camfin sembra andare verso una ristrutturazione basata sull'emissione di un prestito convertibile in azioni Pirelli (di cui la holding, oltre alla quota nel patto, detiene anche un 5,6% non vincolato) a cui si sta lavorando con il supporto di Banca Leonardo: lo strumento allo studio però prevedrebbe anche l'ipotesi, al momento della conversione, di utilizzare cassa disponibile e non le azioni Pirelli in modo da preservare l'asset sottostante alla holding continuando a esercitare i diritti di voto e a incassare i dividendi dal gruppo degli pneumatici.
 
ormai e' tardi, sotto 85 valeva la pena ora ti assumi un rischio che non vale la candela. (secondo me ovviamente)

Il rischio c'è ovviamente ma da un lato la Kme è leader europeo per la trasformazione in manufatti del rame, e dall'altro il titolo è trattato come High Yeld, categoria che forse non le dovrebbe appartenere .... Comprando l'azione e trasformando in bond siamo oltre il 10% netto ..... e proiettandomi ad agosto 2013 fra cedola e prezzo credo che il rischio sia limitato ...
 
Il rischio c'è ovviamente ma da un lato la Kme è leader europeo per la trasformazione in manufatti del rame, e dall'altro il titolo è trattato come High Yeld, categoria che forse non le dovrebbe appartenere .... Comprando l'azione e trasformando in bond siamo oltre il 10% netto ..... e proiettandomi ad agosto 2013 fra cedola e prezzo credo che il rischio sia limitato ...

Ciao, quanto ci metteresti per cassettarlo?; se sono poche migliaia il gioco non vale la candela, , per me titolo buono per trade, ma ora è alto il prezzo come dice OniK
 
Ciao, quanto ci metteresti per cassettarlo?; se sono poche migliaia il gioco non vale la candela, , per me titolo buono per trade, ma ora è alto il prezzo come dice OniK
in un portafoglio se occupa il 5% - 10% del nominale potrebbe andare bene, si potrebbe osare di più con un orizzonte temporale di un anno o anche meno .... perchè dubito che fra un anno non riesca a vendere questo bond a 82 - 83 !! 8 lordi li dovrei prendere di cedola .... con un valore di carico di 88 ( 0,37 prezzo azione diviso 0,42 nominale ) ... Comunque un rischio esiste è inutile negarlo, .. peraltro dove non esiste ?
 
Il rischio c'è ovviamente ma da un lato la Kme è leader europeo per la trasformazione in manufatti del rame, e dall'altro il titolo è trattato come High Yeld, categoria che forse non le dovrebbe appartenere .... Comprando l'azione e trasformando in bond siamo oltre il 10% netto ..... e proiettandomi ad agosto 2013 fra cedola e prezzo credo che il rischio sia limitato ...

Il rame è un settore molto volatile, quindi il bond potrebbe risentirne...

Inoltre ho letto che la proprietà, non è il massimo... :eek:

questo è quanto ho letto in giro,altro non sò.;)
 
Il rame è un settore molto volatile, quindi il bond potrebbe risentirne...

Inoltre ho letto che la proprietà, non è il massimo... :eek:

questo è quanto ho letto in giro,altro non sò.;)

Fosse ... un bund probabilmente renderebbe zero ! ma non lo è .... Io penso comunque che con un orizzonte temporale di un anno difficilmente si dovrebbe perdere, perchè incasso una cedola importante ed inoltre diminuisce la duration del titolo ... penso che se proprio mi va male il 4 o 5% lo porto a casa .... Per quello che riguarda la proprietà quella precedente ... erano gli Orlando !
 
Fosse ... un bund probabilmente renderebbe zero ! ma non lo è .... Io penso comunque che con un orizzonte temporale di un anno difficilmente si dovrebbe perdere, perchè incasso una cedola importante ed inoltre diminuisce la duration del titolo ... penso che se proprio mi va male il 4 o 5% lo porto a casa .... Per quello che riguarda la proprietà quella precedente ... erano gli Orlando !

Notizia sicuramente non bella per i possessori dei bond KME ecc; da repubblica firenze
LA CRONACA
Muore Salvatore Orlando
rampollo della grande industria
Aveva 55 anni. Stroncato nel sonno da un malore improvviso. La sua famiglia ha fatto la storia d'Italia con gli Agnelli. Il cordoglio dei colleghi
di MAURIZIO BOLOGNI

E’ morto improvvisamente nella sua casa di Firenze Salvatore Orlando, 55 anni, presidente del gruppo metallurgico Kme, già Smi, ultima generazione di una famiglia che con gli Agnelli e altre poche hanno fatto la storia dell’industria italiana tra la fine dell’Ottocento e il Novecento, attiva prima nella cantieristica navale e poi in metallurgica e siderurgica. Orlando è stato stroncato da un malore improvviso che lo ha colto nel sonno. Un attacco di cui non vi sarebbe stata alcuna avvisaglia. Pochi giorni fa Orlando aveva partecipato all’inaugurazione del nuovo terminal dell’aeroporto di Peretola. «Stava bene, era in forma» dice il direttore di Confindustria Toscana Sandro Bonaceto. «Siamo costernati, vicini alla famiglia, è una perdita gravissima per l’imprenditoria toscana e italiana». (18 agosto 2012) © RIPRODUZIONE RISERV
 

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