OGNI GIORNO CERCO IL FiLO DELLA RAGIONE, MA IL FILO NON ESISTE,

DANY1969

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O MI CI SONO INGROVIGLIATA DENTRO (Alda Merini) :-o:titanic:
Buona settimana a tutti :)
E prima la Grexit e adesso la Brexit... miiiiiiiiii... quant'è bello far parte dell'Europa :-o... tutti felici e contenti... tanto che a Bruxelles, vicino al citofono (:D), hanno appeso una targhetta con su scritto: "Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate" :-o:help:
Come highlander... ne rimarrà uno solo... e sarà krukko :-o:rolleyes:
A dopo ;)
 

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Un anticipo della ciaspolata di oggi :)
 

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Cambio discorso. Questo è il "grande manager" che vorrebbe fare il sindaco a Milano ....:sad::sad::sad:

A novembre il premier Matteo Renzi era arrivato a Milano per dare la sua «benedizione» a Giuseppe Sala e aveva messo il cappello sul progetto del post Expo, annunciando un polo tecnologico che coinvolgeva le eccellenze italiane (ad esclusione di quelle milanesi).
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Lo aveva fatto senza che il Governo facesse parte della società delegata a dare una seconda vita al polo di Rho. Ora che anche lo Stato ha ufficialmente il suo 40% di Arexpo, Renzi torna.

E mercoledì presenterà «il secondo step del progetto Expo che farà dell'Italia nei big data il paese guida».

Un secondo step che, stavolta, pare sia stato concordato anche con i rettori delle università milanesi (Statale, Bicocca, Politecnico). E che potrebbe finalmente dare un'accelerata sui piani per il sito di Rho.



Mentre si progetta il futuro del Decumano, restano ancora parecchi i punti d'ombra sui bilanci degli anni passati.

E si fanno sempre più forti i dubbi che, quando a marzo verranno presentati i numeri definitivi, il buco sia più pesante del previsto.

Il capogruppo del Polo dei milanesi Manfredi Palmeri, che ha trascorso ore ad analizzare le carte per scoprire «ciò che Sala non dice», sospetta che i debiti ammontino a 60 milioni di euro.



«O forse anche di più - precisa - Bisogna tener conto anche dei crediti che mai verranno riscossi da alcuni padiglioni».

«Per il 2016 - denuncia Palmeri - c'è ulteriore caos e allarme rosso sul conto economico di Expo, con rilevanti aspetti patrimoniali anche per i soci, che saranno obbligati a intervenire con per coprire l'enorme fabbisogno. Abbiamo scoperto che per quest'anno mancano almeno 60 milioni, dato a quanto pare riferito al solo primo semestre. Questa è l'ipotesi più benevola perché ci sono diverse partite incerte e potrebbero essere portate ulteriori poste a perdita».
 
Non riceverà, Ida Magli, gli onori mediatici che ha ricevuto Umberto Eco per la sua scomparsa. Ida Magli è sempre stata un personaggio scomodo. Ma la morte di questa antropologa controcorrente non è un evento meno importante per la vita culturale dell’Italia della dipartita del grande Umberto. E lo è per la libertà di pensiero di questa protagonista della vicenda delle idee in Italia. Lo è per il suo anticonfomismo, Lo è per la sua coerente battaglia contro certo europeismo farlocco, che Ida Magli ha condotto da tempi non sospetti, fin da quando era tutto un inno, nel Belpaese, per il “radioso destino” dell’Italia nella Ue.
 
Ecco che cosa scriveva Ida Magli nel 1997, a confutare i molti che gonfiavano il petto, all’unisono con l’allora premier Romano Prodi, per l’imminente ingresso dell’Italia nell’euro:

“Noi siamo nella fase di realizzazione di un’unità monetaria dove un intero continente sarà in qualche modo governato da una banca centrale: non è mai accaduto che i banchieri governassero in prima persona il mondo. Pensiamo anche alla globalizzazione e alla mondializzazione: l’economia appare talmente predominante sulla politica che finanza e banchieri sembrano decidere la sorte degli Stati”.

Il libro di Ida Magli da cui è tratta questa citazione è Contro l’Europa- Tutto quello che non vi hanno detto di Maastricht (Bompiani) .
Queste note sono state scritte vent’anni fa. E tanto basta.
 

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