ConteRosso
mod sanguinario
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In principio era la Provincia di Bolzano. Nel 2009, il caso delle sue 83 scuole di lingua italiana migrate all’open source fece scalpore e fu persino oggetto delle “Good News” di Report su Raitre. E a ragione, visto che i costi si riducevano di un ordine di grandezza, passando 269mila euro l’anno spesi in licenze per sistemi operativi e suite di office automation, a 27mila euro investiti in manutenzione di software libero.
Sono passati quasi tre anni e, con la crisi che incombe e i tagli nella PA, sarebbe lecito aspettarsi che una simile esperienza sia stata replicata un po’ ovunque nel Paese, alleggerendo non poco le spese fatte con i soldi dei contribuenti. Non è così. “A fare scuola a livello internazionale ci sono le esperienze del Governo brasiliano guidato da Lula, che ha operato una transizione quasi totale della macchina pubblica al software libero, e poi ancora quelle del Venezuela o della Francia”, racconta Luca Nicotra, segretario nazionale di Agorà Digitale.
Qui da noi, invece, le esperienze virtuose balzate agli onori della cronaca ci sono ma non sono ancora abbastanza: