Unicredit (UCG) Ora UniCredit rischia bail-in: ultimatum dalla Bce

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Forumer storico
Ora UniCredit rischia bail-in: ultimatum dalla Bce
30 gennaio 2017, di Laura Naka Antonelli
Ora UniCredit rischia bail-in: ultimatum dalla Bce | Wall Street Italia

Titolo UniCredit attaccato dalle vendite, dopo le ultime novità sulla banca emerse in mattinata. Novità che fanno temere il peggio per l’istituto che si appresta a varare un maxi aumento di capitale del valore di 13 miliardi di euro.

La spada di Damocle che la Bce ha deciso di far pendere sulle teste delle principali banche europee finisce per avere sempre lo stesso risultato: amplifica i timori degli investitori sui fondamentali della banca di turno.

Stavolta tocca a UniCredit
(comunque nel mirino degli investitori da parecchio tempo)

Le novità sull’istituto di Piazza Gae Aulenti sono scritte nero su bianco nel documento di registrazione che la stessa UniCredit ha depositato nella giornata di oggi alla Consob, relativo all’operazione di ricapitalizzazione che potrebbe partire prima del previsto.

Bce: rischio di liquidità e di credito
Dal documento, che ha ricevuto il via della libera della Consob, emerge:
  • Sui risultati di bilancio del quarto trimestre peseranno oneri straordinari del valore di 12,2 miliardi di euro, sulla scia dell’aumento degli accantonamenti per far fronte alle perdite.
  • La banca ha anche comunicato che i suoi ratio di capitale non riusciranno a soddisfare le richieste SREP della Bce, a causa delle svalutazioni. Di fatto, al 31 dicembre 2016 il Cet1 phase in sarà pari a circa l’8%, il Tier1 Capital ratio al 9% e il Total capital ratio all’11,5%. Gli obiettivi mancati avranno non poche ripercussioni, in quanto Unicredit non potrà procedere “fino al ripristino dei requisiti patrimoniali non rispettati, alla distribuzione dei dividendi e al pagamento delle cedole degli strumenti Additional tier 1″. E, nell’immediato, “ove l’aumento di capitale non fosse sottoscritto ovvero fosse sottoscritto parzialmente, l’emittente non potrebbe corrispondere la cedola relativa agli strumenti di Additional tier 1 dovuta a marzo 2017 e avrebbe limitazioni sulla politica di distribuzione dei dividendi”.
  • Sempre nel documento si legge come la Bce abbia rilevato diverse aree deboli, come l’esposizione elevata ai crediti deteriorati, il rischio di liquidità, la persistente debolezza della redditività, il rischio di credito, e anche il rischio legato alle attività in Turchia e in Russia.
  • Di qui, l’ultimatum della Bce: entro il prossimo 28 febbraio la banca dovrà presentare una “strategia in materia di crediti deteriorati, supportata da un piano operativo per affrontare la tematica dell’elevato livello di crediti deteriorati”.
Unicredit alla completa mercé della Bce, rischia bail-in
Nel caso in cui la ricapitalizzazione da 13 miliardi di euro decisa da UniCredit non andasse in porto, le conseguenze potrebbero essere gravi. Nello stesso documento depositato presso la Consob si legge che un’adesione parziale all’operazione avrebbe “significativi impatti negativi sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria” di Unicredit “fino a compromettere la sussistenza dei presupposti per la continuità aziendale“, nel caso in cui non venissero predisposte altre misure per rafforzare il capitale, per “far fronte agli assorbimenti di capitale generati” dal piano strategico.

Il timore che il piano strategico non riesca a risolvere i guai di UniCredit è tutto in questa frase, contenuta sempre nel documento. La banca scrive:

“Sebbene le azioni poste alla base del Piano Strategico siano finalizzate, tra l’altro, a mitigare i profili di debolezza del Gruppo UniCredit, evidenziati anche dalla BCE all’esito dello SREP 2016, alla Data del Documento di Registrazione, sussiste il rischio che le azioni del Piano Strategico non siano in grado di fronteggiare adeguatamente i profili di debolezza riscontrati dalla BCE“.

Nel caso peggiore UniCredit sarebbe praticamente alla completa mercé della Bce, che potrebbe intervenire anche in modo invasivo, attraverso per esempio “l’imposizione di restrizioni o limitazioni dell’attività e/o la cessione di attività che presentassero rischi eccessivi per la solidità dell’emittente”.

E per UniCredit c’è anche lo spettro bail-in, visto che nello stesso documento si legge che “sussiste il rischio che ove non fosse in grado di ripristinare i requisiti patrimoniali applicabili, anche ricorrendo a misure straordinarie diverse da quelle previste nel piano strategico, possa essere necessaria l`applicazione degli strumenti di risoluzione”. Strumenti di risoluzione che sono stati previsti dalla direttiva europea sulle risoluzioni bancarie (2014/59/Ue), che ha introdotto proprio il bail-in.

La reazione del titolo dopo ultimatum Bce
Il titolo UniCredit è stato anche sospeso al ribasso sul listino Ftse Mib di Piazza Affari più di una volta, soffrendo un tonfo fino a -6%.

In una sessione caratterizzata principalmente dal sentiment negativo, il Ftse Mib di Piazza Affari rimane particolarmente penalizzato, soffrendo i nuovi timori sulle banche italiane.

D’altronde, è stata la stessa Danièle Nouy, numero uno della divisione di sorveglianza sulle banche della BCE, in un’intervista esclusiva rilasciata a La Repubblica, a dire chiaramente che in Italia “sono stati fatti scarsi progressi, sul fronte dei crediti deteriorati”.

Ma le banche soffrono anche le tensioni dovute al braccio di ferro tra Bruxelles e il governo italiano in merito alla manovra correttiva chiesta all’Italia, con Roma che deve dare una risposta entro il 1° febbraio (altro ultimatum all’Italia). In tensione lo spread Italia-Germania, che supera la soglia dei 180 punti base. Oggi si terrà il cda straordinario di UniCredit.

Le pressioni sul titolo sono scattate sulla scia di indiscrezioni secondo cui l’aumento di capitale sarebbe stato anticipato al prossimo 6 febbraio.
 
IPSE DIXIT. La BOMBA Unicredit arriva a Piazza Affari
Scritto il 31 gennaio 2017 alle 08:00 da Danilo DT

Quanto è avvenuto ieri per Unicredit, non mi sorprende per nulla. E tantomeno sorprenderà i lettori che 20 giorni fa avevano letto il mio post sulle ombre presenti sulla banca milanese.
Ve lo ricordate il post? Se volete rinfrescarvi la memoria andatevelo a riprendere e scoprirete che quanto scrivono oggi i giornali, vi era già stato segnalato quando la banca in borsa faceva faville ed il mercato non ponderava alcun tipo di rischio.

Oggi il “sentiment” è cambiato e Unicredit, diventa un rischio sistemico. Proprio come lo era 20 giorni fa. Solo che, come spesso accade, si hanno gli occhi “foderati di prosciutto” e la realtà risulta distorta.
Partiamo proprio da quel post. Cliccate qui sotto per vederlo.
UNICREDIT: troppe ombre sulla banca e sull’aumento di capitale


Passiamo ora alla cronaca più recente. Ovvero a quanto è accaduto ieri.

(…) Unicredit apposta una maxi-perdita da 11,8 miliardi di euro per il 2016, in gran parte determinata dalle già annunciate pulizie straordinarie del bilancio dai crediti in sofferenza e dalle svalutazioni di alcuni asset come il Fondo Atlante, e si prepara così all’aumento di capitale da 13 miliardi — il più grande mai realizzato a Piazza Affari – che potrebbe partire già lunedì 6 (per concludersi il 24 febbraio) o, se i tempi non lo consentiranno, lunedì 13. (…)

Ammazza, una perdita pari all’aumento di capitale (quasi) per una banca che capitalizza alla chiusura di ieri, circa 16 miliardi di Euro. Non male direi!
E poi i miei dubbi non erano fondati!

(…) Se l’aumento non dovesse avere successo i rischi potrebbero essere anche «significativi», fino a compromettere la sussistenza dei presupposti per la continuità aziendale». Ma Mustier si è detto più volte fiducioso sull’aumento, che «sta andando bene», come ha riferito giorni fa in una conference call con analisti.(…)

Questa frase detta da Mustier non ci fa di certo piacere. Viene messa in discussione addirittura la sussistenza di Unicredit. E poi c’è chi dice al sottoscritto che è pessimista. Alla faccia!

(…) A determinare la maxi perdita (…) ha contribuito in misura massiccia l’innalzamento delle svalutazioni sui crediti deteriorati (npl). (…) In particolare – spiega una nota della banca – «tali poste una tantum derivano principalmente da una maggiore svalutazione della quota nel Fondo Atlante, di alcune partecipazioni e imposte differite attive (DTA) dovute a differenze temporali e dai contributi straordinari al Fondo di Risoluzione Nazionale».(…)



Sonora risata. No, non voglio ridere delle disgrazie altrui, ma la frase sul Fondo Atlante mi fa ridere per non piangere. Si, perché forse ricorderete…quel Fondo Atlante che doveva rendere il 6%… Ecco. Arriva dopo poco tempo la prima svalutazione. Unicredit ha un impegno per 845 milioni di euro, e ne ha sinora versati 686. Un successone, non c’è che dire…

(…) Dal documento di registrazione in vista dell’aumento di capitale emerge che il patrimonio di vigilanza (CET1 ratio) «al 31 dicembre 2016 non sia temporaneamente in linea per circa il 2% con il requisito di capitale applicabile alla stessa data» che è di 10,005%». «Si attende che tale deficit venga completamente ripristinato dopo la sottoscrizione dell’aumento di capitale». (…)

Messaggi chiarissimo. Se l’aumento non va a buon fine, non ci raggiungeranno i parametri sufficienti. E le conseguenze non saranno proprio positive per il sistema Italia, che già sta iniziando a scricchiolare in queste ultime ore (basta guardare lo spread).

(…) La Bce, come emerge nel documento diffuso ieri dall’istituto milanese, ha richiesto a Unicredit di presentare, entro il 28 febbraio 2017 una strategia in materia di crediti deteriorati e (…) ha inoltre segnalato le criticità in termini di profittabilità sia per fattori macroeconomici sia per fattori legati alla stessa Unicredit, come un elevato livello di rettifiche nette su crediti in Italia e un elevato livello di costi operativi in Austria e Germania, con «una strutturale debolezza della profittabilità del modello di business di banca commerciale nei Paesi dell’Europa Occidentale». (…)

Tanto per capire, chi ha diretto Unicredit fino ad ora ha venduto al mercato Balle di Fumo, visto che il modello di business risulta poco efficace, per nulla redditizio e molto lacunoso sulla gestione dei costi.

(…) Nell’ambito dello Srep 2016 sono state inoltre individuate dalla Bce molteplici «aree di debolezza» del gruppo Unicredit, tra le quali anche «la composizione e il funzionamento» del cda pur giudicando «adeguato» il «framework (cioè la cornice, ndr) di governance» dell’istituto. (Source)

Ecco, appunto, lo stavo dicendo. Banca mal governata anche se non con dolo (la BCE deve essere diplomatica) ma di meglio si poteva fare, eccome.

Ma intanto la frittata è fatta. Non siamo ai livelli di MPS, ma di certo la situazione non è certo positiva. La partita ora si giocherà tutta sull’aumento di capitale da cui far ripartire, dalle ceneri, una colosso bancario che resta a livello dimensionale TROPPO grande per fallire e TROPPO sistemico per l’economia italiana.
Allacciare le cinture, votarsi a qualche santo (tipo San Matteo che dovrebbe essere il patrono di banchieri, bancari ed affini) ed incrociare le dita. Forse il momento magico è finito. E’ l’ora di confrontarsi con la realtà dei fatti.

STAY TUNED!
IPSE DIXIT. La BOMBA Unicredit arriva a Piazza Affari | IntermarketAndMore
Danilo DT

(Clicca qui per ulteriori dettagli)
 
Unicredit, ecco i dettagli della maxi ricapitalizzazione che avrà uno sconto del 38% sul prezzo teorico ex diritto

Si tratta della terza volta in pochi anni che Piazza Gae Aulenti bussa a denari e che volta è un'operazione davvero imponente, così si è reso necessario un forte incentivo per suscitare l’interesse di nuovi e vecchi azionisti
Unicredit, ecco i dettagli della maxi ricapitalizzazione che avrà uno sconto del 38% sul prezzo teorico ex diritto - Il Fatto Quotidiano
di Rino Cole | 1 febbraio 2017

Un forte sconto per incentivare la sottoscrizione delle nuove azioni, ma meno forte di quanto si poteva supporre. Unicredit ha alzato definitivamente il velo sulle condizione della maxi ricapitalizzazione da 13 miliardi di euro che prenderà il via lunedì 6 febbraio per chiudersi entro il 10 marzo.
Le azioni verranno collocate a 8,09 euro (0,01 euro a titolo di capitale e 8,08 euro a titolo di sovrapprezzo), vale a dire con uno sconto del 38% circa rispetto al Terp, il prezzo teorico ex diritto. Lo sconto pare in linea con le attese del mercato, dove veniva indicata una forchetta tra il 30 e il 40%, anche in ragione del fatto che si tratta della terza volta in pochi anni che Piazza Gae Aulenti bussa a denari e che questa volta si tratta davvero di una maxi-operazione.

Così si è reso necessario un forte incentivo per suscitare l’interesse di nuovi e vecchi azionisti (l’aumento è con diritto d’opzione, in ragione di 13 nuove azioni ordinarie ogni 5 azioni ordinarie o di risparmio possedute).
Ma a giudicare dal clima di sfiducia che si respira sul sistema bancario italiano, lo sconto avrebbe potuto essere ben superiore del 38% se l’operazione non avesse raccolto forte interesse nel corso del roadshow internazionale e non partisse con il pieno supporto di un consorzio di garanzia che si è impegnato a sottoscrivere integralmente l’eventuale inoptato. Come recita il comunicato di Unicredit, il contratto di garanzia è stato appunto sottoscritto mercoledì 1 febbraio.


L’istituto guidato da Jean Pierre Mustier sottolinea come l’aumento di capitale consentirà il mantenimento dei requisiti patrimoniali della banca a seguito dell’implementazione delle azioni del piano strategico 2016-2019, “che prevede misure incisive con riferimento a problematiche ereditate dal passato”. Confermati gli obiettivi finanziari previsti dal piano e, in particolare, “l’obiettivo di portare il Cet1 ratio al di sopra del livello del 12,5%”, in linea con le indicazioni date a dicembre.
Confermato anche il piano per la cessione di un portafoglio da 17,7 miliardi di sofferenze lorde a Pimco e a Fortress, operazione che si concluderà entro la fine dell’anno. Intanto a Piazza Affari il titolo Unicredit ha terminato la seduta in un clima di ottimismo con un rialzo superiore al 5% in attesa della diffusione dei dettagli dell’aumento.
 
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magari serve anche questo ....copiato

Da trader speculatori diamo solo suggerimenti sicuri: ti interessa avere oggi il titolo a 13 euro circa di prezzo di carico? Compra ed esercita i diritti.

L’aumento di capitale, per chi detiene le azioni a chiusura odierna, consente di pagare ogni singola azione 8,09 per 13 nuove azioni ogni 5 diritti esercitati. Che vuole dire? Aiutiamoci con uno schema semplice per seguire i passi:

  1. Venerdì sera ho in portafoglio 100 azioni Unicredit (MI:CRDI) al prezzo di carico di 26 euro (ipotesi sia questo il prezzo medio di acquisto), acquistate venerdì mattina, per un nominale totale di 2.600 euro.
  2. Lunedì avrò caricati sul dossier titoli 100 diritti che mi consentiranno di sottoscrivere al prezzo di 8,09 euro per azione 13 nuove azioni ogni 5 diritti esercitati
  3. Avendo in portafoglio 100 diritti posso sottoscrivere per massimo 260 nuove azioni (100 diviso 5 fa 20 che, moltiplicato per 13, fornisce 260 nuove azioni) al prezzo di 8,09 per un totale di 2.103,4 euro messi sul piatto oltre ai 2.600 già pagati venerdì per comprare le azioni.
  4. Avrò quindi sul dossier titoli 360 titoli per un valore medio di carico di 13,065 (ossia tutti i soldi cacciati corrispondenti a 4703,4 euro diviso il totale azioni di 360.
Il ragionamento è semplice: se compro Unicredit l’ultimo giorno per l’adesione all’aumento di capitale, dovrò poi sborsare un altro 44% per aderire ed avere nuove azioni ad un valore medio di carico totale di 13,065 euro.

E’ un valore congruo e remunerativo per l’investitore?

Secondo Goldman Sachs (target 33,5 euro), Banca Akros (target 32 euro) Hsbc (target 27,2) Equita Sim (target 34,9 euro) Banca Imi (target 30 euo) Jefferies (target 35 euro) sarà un affarone visto che almeno si dovrebbe raddoppiare il valore se si mantenesse il titolo in portafoglio nel medio lungo periodo; alto valore intrinseco o il prezzo sconta un “aiutino” alle colleghe che hanno garantito l’aumento di capitale per l’inoptato? A pensar male.....
 
Primi giorni si vende . Solitamente si attende gli ultimi giorni per acquistare. Cosa importante è vedere a quanto mettono in carico i diritti. Se a valore 0 conviene vendere le azioni e mettersi in carico una minus .
 
Primi giorni si vende . Solitamente si attende gli ultimi giorni per acquistare. Cosa importante è vedere a quanto mettono in carico i diritti. Se a valore 0 conviene vendere le azioni e mettersi in carico una minus .
UNIC ha chiuso a 26,16€
l'adc prevede che la nuova azione è offerta a 8,09 scontata del 38% sul TERP
allora
8,09 è il 62% di 13,05€
da qui discende che il diritto sarà di 26,16-13,05=13,11

pertanto l'azione dovrebbe quotare 13,05 e il diritto 13,11



PERò lo strano è che di solito i giorni precedenti all'ADC sono ribassisti mente per UCG non è andata così ..... BOH... è strana sta cosa
 
UNIC ha chiuso a 26,16€
l'adc prevede che la nuova azione è offerta a 8,09 scontata del 38% sul TERP
allora
8,09 è il 62% di 13,05€
da qui discende che il diritto sarà di 26,16-13,05=13,11

pertanto l'azione dovrebbe quotare 13,05 e il diritto 13,11



PERò lo strano è che di solito i giorni precedenti all'ADC sono ribassisti mente per UCG non è andata così ..... BOH... è strana sta cosa
so benissimo , intendevo in carico sul portafoglio se te li mettono a 0 o a 13 . e se abbassano il carico dell' azione , sono fattori tecnici.
 
Tranquilli !!! Fino a che ci sono fessi che continuano a sottoscrivere aumenti di capitale, finalizzati ad appianare le infinite perdite della banca, non ci sarà nessun bail in. A differenza del MPS (ove gli aumenti di capitale erano diventati un po' troppo frequenti, ed ormai gestiti in stato confusionale, per essere credibili) quelli di Unicredit trovano ancora degli aficionados. Incredibile ma c'è ancora chi ci crede! Dopo 4 AdC in 5 anni i cui introiti sono stati bruciati alla velocità della luce (in stile MPS), c'è ancora chi è disposto a scommettere i propri risparmi sulla ristrutturazione di una banca dal trend fallimentare. Per chi ha seguito le vicende di Unicredit dal 2007 in poi, faccio notare che le analogie con la triste storia di MPS sono impressionanti ... mentre gli uni si compravano Antonveneta, gli altri strapagavano Capitalia (operazioni compiute sempre in spregio agli interessi degli azionisti "in particolare di minoranza"). BANCHE, CON PRECEDENTI DI QUESTO TIPO, DOVREBBERO AVER PERSO LA FIDUCIA E CONQUISTATO LA DIFFIDENZA DEL MERCATO GIA' DA UN PEZZO! Altro che sottoscrizioni di azioni emesse come gnocchetti della Barilla!
 
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