PASSIAMO LA VITA A PRENDERE TEMPO. CIOE' A PERDERLO. MA QUANDO NON Si SA COSA FARE,

come si fa ad essere difensori di qs sistema

...

al solo elimare di qs cose...
:wall::wall::wall: Mi sembra così difficile se non impossibile scardinare questo sistema. E' troppo ben strutturato. Vedi che per fare i loro interessi sono estremamente competenti e preparati :wall::wall::vomito:

Esco. Vi leggerò più tardi :ciao:
 
I 5 Stelle crescono di altri 3 punti
E superano il centrodestra





se continuano a infangare il movimento 5 stelle alle prossime elezioni prendiamo il 55%:V:V:V
 
grande articolo :clap::clap::clap::V:V


A proposito di giornali-maiali:
quello che non abbiamo capito


Grillo gioca sulla contiguità fra giornalismo e potere, ed esagera. Ma in Rai cos'è successo? dI ARIANNA CICCONE*

Che succede? Succede che un meteorite si è abbattuto su giornali, partiti, democrazia. E noi abbiamo sentito solo un rumore di fondo.

La mia sensazione è che ci siamo arrivati impreparati: il 25% del Movimento 5 Stelle non nasce ora, eppure in tutti questi mesi, in tutti questi anni ci siamo raccontati un Paese che non c'era. Non abbiamo avuto l'umiltà e gli strumenti per capire e ancora oggi insistiamo: testardi, arroganti, presuntuosi e forse anche un po' disorientati, o semplicemente superficiali. Il giorno dopo i risultati elettorali, l'unico commento che mi sono sentita di fare su twitter è stato questo: "è disruption della politica e del giornalismo".

La spallata data dal Movimento 5 Stelle (che è sì Grillo/Casaleggio, ma non solo) non riguarda esclusivamente i partiti ma anche i giornali, come fino a oggi li abbiamo intesi, fatti, vissuti. Giornali e trasmissioni tv che ci hanno raccontato un paese, forse assecondando il loro desiderio di realtà, che semplicemente non esiste: la vittoria scontata di Bersani (un centrosinistra dato addirittura al 37%) e l'alleanza con Monti (WOW!). Sembrava fatto, deciso. Ed è arrivato lo tsunami.

Oggi questi stessi giornali cercano di raccontarci Grillo (definito da molti politici ma anche da diversi giornalisti 'fascista', 'populista' ecc. ecc.) e c'è chi si sforza di capire, mentre altri non sentono nemmeno l'esigenza di sforzarsi, perché Grillo (c'è anche un elettorato, eh...) fa parte di un altro mondo, quindi al limite basta un'infografica sul cappuccio.

Vedo giornalisti inseguire sulla spiaggia uno che corre incappucciato, chiedendo: "darà la fiducia al governo?" Pochi giorni prima dello tsunami elettorale ho letto Michele Serra - ci sono cresciuta con i suoi articoli - sostenere convintissimo che Grillo, non rispondendo ai giornalisti e non andando in tv, avrebbe perso voti. Come è possibile che giornalisti di questo spessore (ho letto anche un Ilvo Diamanti che poi ha ammesso di non aver capito) non abbiano capito cosa stesse succedendo? Non rispondere al giornalista accredita ancora di più Grillo e il Movimento agli occhi di un elettorato che vede questi giornali, i giornalisti in generale, come parte del problema. Se siamo arrivati dove siamo arrivati (recessione, debito pubblico record, disoccupazione a livelli mai visti) è ovvio che l'opinione pubblica includa "i cani da guardia del potere" nella critica al potere (cioè la casta!). Da qui la popolarità del "via i contributi pubblici all'editoria". I media mainstream hanno perso autorevolezza ed autorità (insieme ai grandi e piccoli partiti).

Sul blog di Grillo - che distingue tra giornalismo politico e locale - si reitera il frame "giornalisti=casta, politici=casta". E il frame si infila dentro una crepa, una nostra debolezza: non nasce dal nulla. Gioca su un aspetto reale della contiguità del giornalismo al potere, in ogni caso percepito come tale. Pensiamo alla lottizzazione della Rai: possiamo davvero dire che è solo responsabilità della politica?

E quindi? E quindi, arrendiamoci. Se ancora oggi tentiamo di forzare la realtà ai nostri desideri, se quello che non ci piace o non lo raccontiamo o lo raccontiamo male (creando mondi/bolle di sopravvalutazione), allora siamo inutili.

Davvero si può fare appello ai ragazzi 5stelle: apritevi ai giornalisti? No, credo di no. Se non si fidano, dovremmo porci e poi rispondere a una semplice domanda: "Perché?" E invece la reazione è: scandalo, non rispondono ai giornalisti, cacciano i giornalisti! E via titoloni di apertura su tutti i siti online (esattamente come previsto da frame, purtroppo).

A parte che non ci sarebbe nemmeno la notizia, visto che è dal V-Day2 del 2008 che ci mandano a fare in culo (purtroppo). Ma poi non lo hanno fatto o non lo fanno anche altri? L'ultimo episodio è firmato Rosy Bindi con il giornalista Antonino Monteleone.

La mia posizione di fronte a questo è: partiamo da noi, non da loro. Anzi dovremmo sforzarci di uscire da questa contrapposizione noi/loro. Cerchiamo di capire come sia possibile che siamo arrivati così impreparati davanti a questo 'meteorite'. Attrezziamoci, studiamo, facciamo un bagno di umiltà.

Tra l'altro non so se è chiaro: la presa in giro, la derisione dei parlamentari che si presentano in una loro riunione da parte di molti giornalisti alimenta la distanza e la diffidenza. Non sono opinioni personali, ricadono inevitabilmente sulla credibilità e sull'autorevolezza della testata e dei cronisti, che tutti insieme su Twitter sono anche il giornale per cui scrivono. In questi giorni secondo me non abbiamo dato proprio un bell'esempio. Capisco la tentazione della battuta; la capisco benissimo. Ma a volte un tweet in meno è cosa saggia. Non ho mai visto i giornalisti così compatti (trasversalmente) come contro Grillo/attivisti5stelle. Anche qui torna la semplice domanda: "Perché?". A questo aggiungiamo la nostra inadeguatezza, se scriviamo che "non serve cacciare i parlamentari dal blog"; se solo oggi scriviamo dei Meetup (attivi dal 2005) il problema è nostro, e lo è anche quando oggi è una notizia che Grillo non è social.

Leggevo la scorsa settimana una bellissima analisi di Barbara Spinelli e mi chiedevo: perché è stata pubblicata ora? Andava pubblicata due mesi fa, almeno.

Siamo in ritardo, ci siamo arrivati tardi e male. Mi dicono: e quindi ora che si fa? Intanto la prima fase è prenderne coscienza, esserne consapevoli e non arroccarsi. 'È come con la Lega'. No, non è come la Lega, è peggio: oggi viviamo un contesto di discredito dei giornali che peggiora ulteriormente il quadro, rendendolo più complesso e difficile da affrontare.

Noi giornalisti oggi possiamo fare solo un altro grande errore: ostinarci a voler dettare la linea, quando serve solo fare buon giornalismo al servizio del lettore. C'è chi sostiene Grillo ai limite dell'house organ, chi spinge per l'accordo Pd-Grillo, chi per il Governissimo. E intanto perdiamo di vista la nostra funzione: cercare di capire la realtà che ci circonda, raccontare la realtà sforzandoci di capire e far capire. Ripeto: non forzando la realtà adattando il nostro racconto ai nostri desideri, perché quello che vediamo non ci piace (esempio: Non posso 'pompare' la petizione di Viola "Sostieni Bersani" con la speranza che Grillo capitoli. Prendendo così anche una cantonata giornalistica. Base di Grillo? I grillini contro il comico? Ma di che stiamo parlando?). Questo porta solo ulteriore discredito e allontanamento dei cittadini/lettori che continueranno magari a leggerci, ma solo per avere la conferma che siamo inutili.
 
Abbiamo solo da imparare dalle donne e che caschi l'uccello ad ognuno che le picchia e usa violenza contro di loro!!

"Se la morte mi spaventa ancora un po’, è perché sono come Don Chisciotte e vorrei che ciascuno potesse essere se stesso per poter poi morire in pace. Quello che mi atterrisce è di sparire da un momento all’altro, improvvisamente, senza essere riuscita a sapere chi era veramente la Magnani o, meglio, chi era la piccola Anna. Ma lo so chi era. Una piccola bugiarda che viveva nel sogno per non dover affrontare la realtà. Senza madre, senza padre, mi sono trasformata in formica. Ho recitato la parte dell’aggressiva, ma non lo ero. Di qui le mie collere. Ho recitato la parte della pavida quando ero invece un leone. Di qui le mie collere. Ho recitato la parte della coraggiosa quando invece ero un agnello. Di qui, ancora, le mie collere. Povera pazza! Se oggi dovessi morire, sappiate che muoio ricca perché ho capito tutto questo. Sappiate che le mie collere erano solo rivolte contro di me. Ho anche capito che non ero nata attrice. Avevo solo deciso di diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di meno. Per tutta la vita ho urlato con tutta me stessa per quella lacrima, ho implorato quella carezza. Se oggi dovessi morire, sappiate che ci ho rinunciato. Ma mi ci sono voluti tanti anni, tanti errori. Ho lavorato molto per prepararmi. Ho lottato, ho urlato alla vita, e oggi posso sorridere alla morte. Non mi inchinerò all’ultimo momento davanti a un Crocifisso. Lo guarderò come un altro me stesso che è morto solo perché un giorno su questa terra nessuno possa più mentire”.

Anna Magnani
 

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