Per fede

Per l’immediata diffusione
10 febbraio 2011
DAVANAGERE, India – Due donne sono state aggredite da una turba inferocita nello stato di Karnataka dopo aver confortato una vicina in lutto che aveva perso il marito. Una delle donne è stata picchiata, ed entrambe sono state arrestate dalla polizia.
Due donne Testimoni di Geova erano state invitate a casa di una loro vicina nella città di Davanagere, situata nell’India centrale, la mattina del 20 dicembre 2010. Le Testimoni avevano conosciuto la donna qualche anno prima e stavano cercando di condividere con lei pensieri positivi dalla Bibbia dopo aver saputo che suo marito era morto. La vicina aveva espresso gratitudine per il messaggio confortante, specialmente perché una delle Testimoni è vedova a sua volta. Tuttavia, mentre uscivano dalla casa, le donne sono state affrontate da un uomo che le ha accusate falsamente di convertire le persone e le ha minacciate di causar loro dei guai.
Subito dopo che le Testimoni erano tornate a casa di una delle due, una turba ha circondato la casa. La turba, capeggiata dall’uomo che aveva minacciato guai, è entrata in casa con la forza e ha iniziato a urlare oscenità alle donne che erano dentro, definendo una delle due una prostituta. Ignorando tutti i tentativi di ricondurli alla ragione, la turba ha iniziato a distruggere letteratura religiosa. Gli aggressori hanno poi chiamato alcune donne che erano rimaste fuori e le hanno detto di picchiare le due Testimoni. Di conseguenza le donne della turba hanno iniziato a picchiare una delle due impedendo nel contempo con la forza ogni via di fuga. La polizia è arrivata sulla scena, ma invece di disperdere la folla, ha preso in custodia le due Testimoni e le ha portate in questura per interrogarle, dove poi sono state costrette a firmare documenti che non è stato permesso loro di leggere. Alla fine le Testimoni sono state trattenute in custodia, arrestate ed accusate di blasfemìa secondo la sezione 295A del Codice Penale indiano. Le due donne sono state rilasciate su cauzione dal magistrato la sera successiva.
Una delle vittime racconta: “Durante l’intero incidente la polizia non ha fatto nulla per disperdere la folla e ristabilire l’ordine pubblico. La nostra denuncia non è stata né registrata come primo rapporto informativo né trascritta sul registro di polizia, mentre invece è stato redatto un rapporto di ciò che abbiamo fatto e detto usando false informazioni”. Ha poi aggiunto: “Anche se eravamo nella stazione di polizia, la turba si è raccolta di nuovo e ha iniziato ad aggredire gli amici che erano venuti ad assisterci”.
Questo è il più recente episodio di una crescente spirale di violenza incontrollata da parte di bande contro questa fede cristiana. Casi documentati mostrano come non è inconsueto che la polizia locale si schieri con le folle di aggressori o che resti ferma, limitandosi a guardare la turba mentre distrugge le proprietà personali dei Testimoni di Geova o li aggredisca fisicamente.
Attualmente ci sono oltre 30.000 Testimoni di Geova in India, che si riuniscono in più di 400 congregazioni
 



28 gennaio 2011

Un’adepta, affetta da una rara e gravissima malattia, rifiutava l’intervento dei medici
SOLO IL BUON SENSO e l’intervento dei responsabili brianzoli dei Testimoni di Geova salvano la vita ad una giovane adepta, residente in Brianza, ricoverata all’ospedale di Desio per una grave malattia. All’ultimo momento è stata infatti autorizzata la plasmaferesi ad una trentacinquenne di origine ucraina che, per la sua fede religiosa, si era rifiutata di sottoporsi all’intervento terapeutico indispensabile per debellare la sindrome di Guillain-Barré di cui è affetta. La situazione era molto grave. Il virus aveva già prodotto nella donna una grave paralisi agli arti e al viso. Ricoverata il giorno prima presso la divisione di neurologia guidata dal dottor Antonio Colombo, alla donna era stata immediatamente prescritta la plasmaferesi, una pulizia del sangue effettuata con albumina per eliminare gli anticorpi che, invece di attaccare il virus, se la prendono con la guaina mielinica dei nervi causando danni spesso irreparabili: «La sindrome di Guillain-Barré – ha confermato il primario della Unità Operativa di Neurologia – è una radicolo-polinevrite acuta di origine batterica o virale che si manifesta con paralisi progressiva agli arti. Nelle forme iperacute si arriva a una paralisi totale in sole 24 ore. Il trattamento va fatto il più precocemente possibile per scongiurare le inevitabili paralisi che vanno acompromettere l’apparato respiratorio».
DI FRONTE AL NETTO RIFIUTO della donna ad accettare il trattamento, vista anche l’esiguità del tempo a disposizione, i medici hanno deciso di contattare i responsabili brianzoli dei testimoni di Geova. Ne è seguito un incontro durante i quali i sanitari del presidio desiano hanno spiegato la tecnica dell’intervento che non era assolutamente da paragonare ad una trasfusione di sangue, trattamento sanitario vietato dai Testimoni di Geova. I due responsabili zonali hanno chiesto alcune ore di tempo per sottoporre il caso ai propri superiori che alla fine hanno dato il parere favorevole alla terapia. La donna è stata immediatamente trasportata nella divisione di nefrologia guidata dal primario Renzo Scanziani dove è stata effettuata la plasmaferesi che ha dato un risultato positivo. Il lavaggio del sangue mediante centrifugazione ha tolto di mezzo gli anticorpi salvando di fatto la vita alla donna le cui condizioni di salute sono decisamente migliorate.
LA SINDROME di Guillain-Barré ha un’incidenza su scala mondiale di 1-2 casi su 100.000 all’anno. Pochissimi i casi registrati in questi ultimi anni in Brianza. Può colpire giovani adulti e anziani e non è dimostrata una predisposizione genetica per la malattia anche se esistono fattori predisponenti. Purtroppo però la malattia ha un immediato esordio acuto. L’acme si raggiunge in 1-2 ore o pochissimi giorni con evidenti tetraplagie e insufficienze respiratorie. Per questo è estremamente importante agire immediatamente con le terapie.
Fonte: Articolo di GIGI BAJ pubblicato sull’edizione cartacea de “Il Giorno QN” (ed. Monza-Brianza, pag.10)
 
13 febbraio 2011
I fattori che influenzano la sopravvivenza dopo l’uso del trasportatore di ossigeno basato sull’emoglobina in 54 pazienti affetti da anemia potenzialmente letale
Mackenzie CF, Moon-Massat PF, Shander A, Javidroozi M, Greenburg AG.
Dal Dipartimento di Anestesiologia, Università della Scuola di Medicina di Maryland, Baltimora, Maryland (USA); cmack003@umaryland.edu
BACKGROUND: Nei pazienti consenzienti Testimoni di Geova ed in altri per i quali il sangue è controindicato o non disponibile, il trasportatore di ossigeno basato sull’emoglobina (HBOC-201) può consentire la sopravvivenza in caso di anemia grave mentre vengono trattate le condizioni basilari.
METODI: I fattori di sopravvivenza sono stati identificati in una serie multicentrica, non in cieco, di “uso compassionevole” dei pazienti gravemente anemici che hanno ricevuto il trattamento standard disponibile oltre alla somministrazione di HBOC-201 da parte di utilizzatori principianti col supporto di un medico specialista. Le previsioni dell’esito sono state esaminate e confrontate tra i sopravvissuti ed i deceduti. Un composto variabile, prodotto della carenza di emoglobina è stato impiegato per descrivere gli effetti clinici interattivi della gravità e della durata dell’anemia. La mortalità, le correlazioni tra le caratteristiche del paziente e la sopravvivenza alla dimissione dall’ospedale, sono state determinate dai dati dei pazienti.
RISULTATI: Cinquantacinque pazienti (età media 50 anni) con anemia a rischio letale (concentrazione media di emoglobina [Hb] al momento della richiesta = 4 g/dL) ha ricevuto da 60 a 300 g di HBOC-201. Ventitre pazienti (41,8%) sono stati dimessi. La perdita di sangue intraoperatorio (45%), il tumore maligno (18%), e l’emolisi acuta (13%) erano le cause prevalenti dell’insorgere dell’anemia. Il tempo intercorso tra l’insorgenza dell’anemia (< o = 8 g/dL) e l’infusione degli HBOC-201 è stato più breve nei sopravvissuti rispetto ai deceduti (3,2 contro 4,4 giorni, P = 0,027). I livelli medi dell’Hb prima dell’infusione degli HBOC-201 nei sopravvissuti e nei deceduti sono stati rispettivamente di 4,5 e di 3,8 g/dL (P = 0.120). Nessun effetto collaterale grave è stato attribuito agli HBOC-201. La vastità della durata di tempo del deficit dell’Hb ha distinto i sopravvissuti dai deceduti. Il cancro e le malattie renali sono state associate alla mancata sopravvivenza.
CONCLUSIONE: Confrontando prima e dopo la somministrazione da parte di utenti inesperti degli HBOC-201 nei pazienti con anemia, è stata associata a migliori possibilità di sopravvivenza dei pazienti con emorragia acuta ed emolisi. La sopravvivenza poteva essere più probabile se la vastità della durata del tempo dell’abbassamento dell’Hb fosse stata ridotta al minimo prima del trattamento con gli HBOC-201.
 
Il libro dei martiri
di Jean Crespin

NEL 1546 aMeaux, in Francia, 14 uomini furono
dichiarati colpevoli di eresia e condannati
al rogo. Il crimine commesso? Si erano
radunati in case private, avevano pregato,
cantato salmi e celebrato la Cena del Signore,
dichiarando che non avrebbero mai accettato
“le idolatrie papistiche”.
Il giorno dell’esecuzione Franc¸ ois Picard,
un insegnante cattolico, interrog`o quegli uomini
riguardo alle loro credenze sulla Cena del
Signore. Questi risposero mettendo in discussione
la dottrina cattolica della transustanziazione
secondo cui il pane e il vino usati durante
la celebrazione diventano miracolosamente
il corpo e il sangue di Gesu` . “Il pane ha forse
il sapore della carne? O il vino quello del sangue?”,
chiesero i condannati.
Non vi fu risposta, ci`o nonostante i 14 uomini
furono legati a dei pali e arsi vivi. Coloro
ai quali non era stata tolta la lingua iniziarono
a cantare salmi, allora i sacerdoti che
erano presenti tentarono di coprire quei cori
cantando a voce pi`u alta. Il giorno seguente
nello stesso luogo Picard annuncio` che i
14 uomini sarebbero bruciati per sempre all’inferno.
Nel XVI secolo l’Europa era un posto pericoloso
per i dissidenti religiosi. Molti di quelli
che mettevano in dubbio le consolidate dottrine
della Chiesa subivano un brutale trattamento
per mano dei loro oppositori religiosi. Un’opera
che parla delle sofferenze inflitte `e Il libro
dei martiri, in francese Le Livre des martyrs, di
Jean Crespin, pubblicato a Ginevra nel 1554.
Quest’opera `e anche conosciuta come Histoire
des martyrs.
Un avvocato aderisce alla Riforma
Crespin nacque nel 1520 ad Arras, in quella
che oggi `e la Francia settentrionale, e studi`o
legge a Lovanio, nell’attuale Belgio. Fu probabilmente
durante il suo soggiorno in questa
citt`a che venne per la prima volta in contatto
con le idee della Riforma. Nel 1541 Crespin si
rec`o a Parigi per lavorare come segretario di
un noto giurista. Pi`u o meno nello stesso periodo
assist´e nella Place Maubert all’esecuzione
di Claude Le Painctre, condannato al rogo
come eretico. Crespin rimase profondamente
colpito dalla fede di questo giovane orafo che,
per usare le parole dello stesso Crespin, venne
ucciso “per aver proclamato la verita` ai suoi
genitori e ai suoi amici”.
In quel periodo Crespin inizi`o a praticare
la professione forense ad Arras. Ben presto,
pero` , a causa delle sue nuove credenze fu accusato
di eresia. Per sfuggire alla condanna si
rifugi`o a Strasburgo e in seguito si stabilı` a Ginevra.
L ` a si associ `o ai sostenitori della Riforma
e, abbandonata la sua professione, divenne
stampatore.
 Ai tempi di Crespin e anche dopo la sua morte, di quest’opera
furono prodotte numerose edizioni, rivedute e arricchite,
con diversi titoli e contenuti. La traduzione di uno di questi titoli
`e
Il libro dei martiri, ovvero una raccolta di storie di martiri che
affrontarono la morte in nome di nostro Signore Ges
`
u Cristo: da
Jan Hus fino ad oggi, anno 1554.
Crespin pubblic`o opere religiose di riformatori
quali Giovanni Calvino, Martin Lutero,
John Knox e Teodoro di Be` za. Stampo` il testo
greco della parte della Bibbia comunemente
chiamata Nuovo Testamento. Inoltre stamp`
o
la Bibbia stessa, per intero o in parte, in
francese, inglese, italiano, latino e spagnolo.
Tuttavia fu grazie al suo Libro dei martiri che
Crespin raggiunse la notorieta` . In questo libro
elenc`o i nomi di molti che erano stati giustiziati
per eresia tra il 1415 e il 1554.
Perch
´
e si scrivevano martirologi
Buona parte della letteratura prodotta dai
riformatori denunciava le atrocit`a commesse
dalle autorit`a cattoliche. Spronava le persone
presentando i martiri come coloro che eroicamente
portavano avanti le sofferenze patite
dai servitori di Dio dei tempi antichi, inclusi i
cristiani del I secolo. Crespin compil`o un catalogo
di coloro che erano stati uccisi a motivo
della loro fede, con l’obiettivo di provvedere
ad altri protestanti dei modelli da imitare.
Il libro di Crespin `e un resoconto di processi,
procedure dell’Inquisizione, racconti di testimoni
oculari, nonch´e testimonianze scritte
dagli accusati mentre erano in prigione. Include
anche lettere di incoraggiamento scritte ai
detenuti, alcune delle quali abbondano di citazioni
bibliche. Crespin riteneva che la fede di
chi scriveva lettere di testimonianza fosse “meritevole
di imperitura memoria”.
Buona parte dei soggetti dottrinali affrontati
nel libro di Crespin si impernia su note diatribe
tra cattolici e protestanti. Persecutori e
 Nel 1554, lo stesso anno in cui fu stampato Il libro dei martiri
di Crespin, furono pubblicati altri due martirologi: uno scritto
in tedesco da Ludwig Rabus e uno in latino da John Foxe.
perseguitati dibattevano, per esempio, sull’uso
delle immagini nel culto, sul purgatorio e sulle
preghiere per i morti. Oggetto di discussione
era anche il fatto che durante ogni messa avesse
luogo il sacrificio di Gesu` e che il papa fosse
il rappresentante di Dio.
Il libro dei martiri `e una testimonianza delle
controversie e dell’intolleranza che caratterizzavano
quel periodo. Anche se Crespin si
concentr`o sulla persecuzione dei protestanti
da parte dei cattolici, non va dimenticato che
in certi momenti i protestanti hanno perseguitato
i cattolici con altrettanta ferocia.
Nel corso della storia la falsa religione si `e
macchiata del “sangue dei profeti e dei santi e
di tutti quelli che sono stati scannati sulla terra”.
Senz’altro il sangue di coloro che Dio riconosce
come suoi fedeli martiri grida vendetta.
(Rivelazione [Apocalisse] 6:9, 10; 18:24)
Probabilmente alcuni di quelli che al tempo di
Jean Crespin soffrirono e morirono a motivo
della loro fede erano sinceramente alla ricerca
della verit`a religiosa.
Protestanti vengono messi al rogo al cospetto
di Enrico II, re di Francia, e della sua corte
Immagini in entrambe le pagine:  Soci
´
et
´
e de l’Histoire du Protestantisme Franc¸ ais, Parigi
 
Tribunale turco ignora direttiva della Corte Europea



Obiettore di coscienza condannato alla nona pena detentiva consecutiva



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Baris dopo tre anni di prigione


ISPARTA, Turchia — Il 7 luglio 2010, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (ECHR) aveva ordinato al governo turco di "sospendere tutte le azioni penali" contro Baris Görmez ed a non eseguire qualsiasi sentenza emessa contro di lui fino a quando la Grande Camera della Corte Europea avrebbe reso la propria sentenza nel caso dell’obiettore di coscienza Bayatyan contro l’Armenia. Tuttavia, il 26 gennaio 2011, il tribunale militare di Isparta ha ignorato la direttiva ad interim della Corte Europea ed ha condannato di nuovo il signor Görmez al carcere militare dove si trova dal 5 novembre 2007. Il giudice ha preso questa decisione dopo aver conferito con il Ministero della Giustizia della Repubblica di Turchia.

Appena termina una pena detentiva, Baris viene condannato nuovamente perché la sua coscienza addestrata secondo la Bibbia non gli consente di indossare una divisa militare o armi. La decisione della Corte Militare Isparta e il Ministero della Giustizia di ignorare la direttiva della Corte Europea conferma purtroppo che non c’è alcuna conlusione in vista per questo tipo di ingiustizia in Turchia.

Baris Görmez ha 33 anni, cittadino turco ed un ex giocatore professionista di pallacanestro. Ha sempre dichiarato che sarebbe disposto a svolgere il servizio civile sostitutivo, se questa opzione fosse disponibile. Dopo più di tre anni di reclusione, Baris non ha esitato nella sua determinazione di mantenere la sua ferma convinzione basata sulla Bibbia di astenersi dall’apprendimento della guerra, nonostante le difficoltà che ha sopportato. Anche prima di arrivare al carcere, sono stati effettuati crudeli tentativi dalla polizia militare per costringere Baris a cambiare il suo credo religioso e prendere le armi. E’ stato colpito con un calcio e calpestato, mentre è stato picchiato con una mazza sulla pianta dei piedi. Con un'altezza di 7 piedi (circa 2,13 metri, n.d.T.), il sig. Görmez deve anche affrontare una sfida costante in carcere. Per dormire, deve sia tirare due letti insieme che contorcersi in una scomoda posizione ogni notte.

Una richiesta era stata depositata il 17 marzo 2008 ed è pendente presso la Corte Europea a favore del sig. Görmez e di altri tre Testimoni di Geova turchi che sono obiettori di coscienza.

 
26 febbraio 2011
di Patrizia Maciocchi
«Per la sfortuna di avere un testimone di Geova come confinante vendo immobile insieme ad attività di gommista». L’annuncio di un esasperato artigiano torinese è piaciuto così poco ai giudici della cassazione che hanno deciso di confermare condanna per diffamazione (si legga la sentenza su Guida al diritto de Il Sole 24 Ore).
Ancora meno il cartello di vendita era stato gradito dal vicino, chiamato direttamente in causa, come responsabile della decisione di dismettere l’attività e sbarazzarsi, in un colpo, dell’appartamento e del dirimpettaio. La querela aveva portato il gommista davanti al giudice di pace che lo aveva assolto, con un verdetto ribaltato però negli altri gradi di giudizio. Invano il difensore del ricorrente aveva cercato di perorare la causa del suo assistito affermando che le frasi utilizzate non erano offensive. Secondo il legale, infatti, i testimoni di Geova non sono percepiti in modo negativo dalla collettività.
Evidente l’intenzione dell’inserzionista
Evidentemente gli ermellini non sono d’accordo con questa tesi. Secondo il collegio dall’annuncio traspare chiaramente l’accusa al vicino di aver reso la convivenza tanto impossibile da indurlo a vendere il suo esercizio “con progetti di ampliamento” e il proprio appartamento. Scelte che comportavano, oltre a un probabile pregiudizio economico, anche un cambiamento delle scelte esistenziali e lavorative. È dunque evidente – sottolinea la Suprema corte – l’intenzione dell’inserzionista di persuadere la cittadinanza della comune area territoriale e sociale, dell’impossibilità di continuare a vivere quotidianamente «con una persona indegna, sotto tutti i profili, di avere corretti e sereni rapporti interpersonali».
Critica religiosa utilizzata per screditare una persona
L’aspetto più grave – sottolineato dalla Corte – riguarda l’aver reso le affermazioni offensive ancora più pesanti e convincenti sottolineando l’adesione del confinante a un credo religioso diverso, rispetto a quello storicamente e culturalmente radicato nella società italiana. La critica religiosa utilizzata allo scopo di screditare qualcuno nel contesto in cui vive sottolineando la sua intollerabile inciviltà, giustifica – conclude la Cassazione – la condanna. Certamente se la pubblicità è l’anima del commercio l’artigiano ha sbagliato il testo del suo annuncio che gli è costato oltre alla condanna per diffamazione anche il pagamento dei danni morali. E forse non gli ha procurato neppure tanti acquirenti.
Fonte: Il Sole 24 Ore: notizie di finanza, economia, cronaca italiana, esteri, borsa e fisco
 
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