Per fede

3 marzo 2011
LILLE, 28 febbraio 2011 – Lunedi il tribunale amministrativo di Lille ha sentenziato contro l’amministrazione carceraria che si rifiutava di concedere ai cappellani Testimoni di Geova l’autorizzazione di visitare i detenuti che ne fanno richiesta.
Nell’aprile 2008, la Direzione Interregionale dei Servizi Penitenziari (DISP) di Lille aveva respinto le domande di approvazione come volontari cappellani presentate dai ministri di culto geovisti* per i centri di detenzione di Bapaume (Pas-de-Calais), Rouen (Seine-Maritime) e Laon (Aisne).
L’amministrazione penitenziaria aveva giustificato il suo rifiuto con il fatto che i detenuti interessati a ricorrere ai cappellani Testimoni di Geova sono troppo pochi per giustificare un riconoscimento analogo a quello concesso ai rappresentanti delle principali confessioni.
Il tribunale amministrativo ha ritenuto che tale argomentazione “non è sufficiente” per negare l’approvazione. “Conformemente alla legge sulla separazione tra Stato e Chiesa del 9 dicembre 1905 – «la Repubblica [...] garantisce la libertà di culto» -, i giudici hanno deciso di annullare le decisioni impugnate”, ha indicato in un comunicato il tribunale.
Decisioni simili sono state prese da altre giurisdizioni francesi, in particolare nel 2010 dal tribunale amministrativo di Parigi.
L’Alta autorità per la lotta contro le discriminazioni e per l’uguaglianza (Halde) ha peraltro decretato nel 2010 a favore del detenuto che aveva presentato un’istanza a Rouen, ritenendo che la posizione dell’amministrazione penitenziaria “minacciasse il diritto alla libertà di coscienza e d’opinione dei detenuti”.
La Halde ha chiesto al ministro della giustizia “di organizzare le prassi cultuali in ambiente carcerario su criteri oggettivi e di attuarle in modo effettivo in seno agli istituti penitenziari”.
I Testimoni di Geova sono circa 150.000 in Francia. Molte delle loro sezioni locali godono dello status di “associazione cultuale”.
Fonte: www.la-croix.com
 
6 marzo 2011
* Elena Grigoryeva era tra quelle Testimoni di Geova di Akhtubinsk (regione di Astrakhan) la cui casa era stata perquisita l’8 febbraio 2011. Si era sorpresa di sapere che il motivo della perquisizione era una causa penale intentata contro di lei a motivo della sua religione. Più avanti Elena è venuta a sapere che gli agenti, che hanno preferito non rivelare per quale agenzia lavorassero, avevano visitato l’ufficio dei servizi sociali presso cui lei lavora e avevano esercitato pressioni sulla dirigenza così che come risultato l’11 febbraio 2011 Elena ha dovuto lasciare il lavoro per “evitare guai ulteriori”.
* Ai primi di febbraio 2011 il Tribunale Regionale di Smolensk e la Corte Distrettuale di Mosca, agendo in modo indipendente, hanno ribaltato le decisioni giudiziarie accusatorie contro due Testimoni di Geova, Natalia Isaeva e Tatyana Filon. Nel luglio 2010 a Demidov (regione di Smolensk) erano state ingiustamente perseguite per aver distribuito le riviste Torre di Guardia e Svegliatevi!. Il Roskomnadzor (servizio federale di supervisione nel campo delle comunicazioni, tecnologie informatiche e comunicazioni di massa) ha revocato la licenza di distribuzione delle riviste. Tuttavia la sentenza dei Tribunali ha confermato che le Testimoni di Geova hanno il diritto di passare ad altri le loro riviste. Questa non è la prima volta che delle Corti d’Appello ribadiscono i diritti dei Testimoni riguardo la distribuzione delle riviste.
 
Medicina e Chirurgia senza sangue







art676_mffeiqxryogveeoeb.jpg


La medicina senza sangue (“bloodless medicine” o “transfusion free medicine” della letteratura medica internazionale) costituisce un moderno campo di ricerca nel quale si studiano le diverse strategie per ovviare all’uso del sangue di donatore nel trattamento delle patologie medico-chirurgiche.
Le ragioni di tale ricerca sono molteplici. Benché il sangue sia oggi più sicuro che mai dal punto di vista infettivologico, questa relativa sicurezza è avvenuta al prezzo di più alti costi gestionali e di una severa selezione dei donatori; inoltre, le infezioni trasmissibili con il sangue da agenti noti mutanti od emergenti ex novo costituiscono purtroppo una spada di Damocle non eliminabile, specialmente come conseguenza della moderna globalizzazione.

Nell’ultimo decennio tuttavia l’attenzione dei ricercatori si è spostata sui complessi effetti immunomodulatori del sangue (“TRIM” –“transfusion related immunomodulation”) e sulle conseguenze delle alterazioni delle sue componenti durante lo stoccaggio (“storage lesions”). In molti lavori scientifici sono stati riferiti notevoli effetti indesiderati dell’uso del sangue, soprattutto nell’area chirurgica, come: maggiore incidenza di infezioni perioperatorie, ritardo della guarigione delle ferite, prolungamento delle degenze ospedaliere, accentuazione delle disfunzioni multiorgano e maggiori tassi di recidiva nella chirurgia oncologica. Al di là dei problemi sopra menzionati, la ricerca nella medicina senza sangue trova le sue ragioni nelle situazioni in cui il sangue non può essere utilizzato (perché rifiutato per motivi religiosi o perché non disponibile) o in cui la sua utilizzazione è altamente problematica (come nei casi di pazienti affetti da anemie emolitiche autoimmuni). L’esposizione dei pazienti alle trasfusioni può essere minimizzata o addirittura eliminata ricorrendo all’uso sistematico delle strategie emoconservative. Tali strategie comprendono l’impiego di combinazioni di farmaci ed avanzate tecniche chirurgiche e anestesiologiche. Soprattutto è fondamentale un approccio multidisciplinare, con medici decisi ad evitare l’uso delle trasfusioni ed orientati a trattare ogni paziente come un caso a sé.

Pilastri fondamentali delle strategie emoconservative sono:

  • * La massimizzazione della produzione eritrocitaria (eritropoietina);
    * La riduzione delle perdite ematiche (rigorosa pianificazione preoperatoria, impiego delle tecniche di radiologia interventistica, ipotensione controllata, emodiluizione normovolemica, emorecupero, uso di farmaci coagulanti ad uso topico e sistemico, utilizzazione di modernissimi strumenti chirurgici emostatici, come il bisturi ad ultrasuoni);
    * La tolleranza di bassi “triggers trasfusionali”, con una sapiente gestione intensivistica che sia in grado di ottimizzare il rapporto tra disponibilità e consumo di ossigeno per ogni tipo di paziente.
    Con l’impiego delle strategie emoconservative diverse équipes chirurgiche sono state in grado di eseguire interventi che solo venti anni fa si ritenevano impossibili senza le trasfusioni, come i trapianti di fegato. Per coordinare la ricerca in questo attraente campo della medicina moderna, un sito dell’Università di Pisa (www.med.unipi.it/patchir/bloodl/bmr.htm) da circa un decennio aggiorna, con cadenza quasi giornaliera, i medici circa le novità emergenti dalla Letteratura. L’interesse mondiale per questo tipo di studi è dimostrato dal fatto che nell’ultimo anno si sono collegati con questo sito medici di 120 nazioni. Dagli inizi del 2005 inoltre è stata fondata in Italia una nuova associazione (Associazione per la Ricerca in Strategie Emoconservative – A.R.S.E. - www.arseit.net) che si propone di divulgare mediante corsi ospedalieri e convegni gli avanzamenti delle conoscenze in questo settore.

    Dr. Lelio Mario Sarteschi
    Membro del Consiglio Direttivo dell’A.R.S.E.
    Editor del sito “Bloodless Medicine Research” dell’Università di Pisa
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto