Piccola storia di grande altruismo

Fleursdumal

फूल की बुराई
Salva due bimbi e annega
dai genitori neppure un grazie

di NICOLA PELLICANI



JESOLO - È annegato, risucchiato dalla corrente alla foce del Piave. Portato chissà dove dall'acqua del fiume che in quel punto, a Cortellazzo (Jesolo), incontra il mare. Ieri mattina attorno alle 12, è scomparso in un attimo Dragan Cigan di 31 anni, cittadino bosniaco, manovale a San Martino di Lupari - in provincia di Padova -, che poco prima si era tuffato in mare assieme ad un altro extracomunitario marocchino H. R. di 35 anni, per soccorrere due fratellini di sette e dieci anni , arrivati al mare con mamma e papà da Roncade (Treviso), che stavano per annegare. Alla fine i bimbi se la sono cavata, mentre Dragan non ce l'ha fatta. Ha lottato con tutte le sue forze ma un'onda se l'è portato via e non è più riuscito a guadagnare terra.

Il marocchino che con lui si era tuffato è riuscito a raggiungere la riva, tirato su a braccia dagli altri bagnanti che nel frattempo si erano mobilitati per dare una mano. A quanto pare però, non i genitori dei bimbi che non appena hanno riabbracciato i figli, se ne sono andati suscitando l'indignazione degli altri bagnanti. Hanno lasciato la spiaggia senza aspettare l'esito delle ricerche dell'uomo che ha salvato i loro figli. Senza curarsi della disperazione della sorella e degli altri familiari di Dragan, che in Bosnia aveva una moglie e due figli di 4 e 9 anni. Una coppia di Vittorio Veneto è fuori di sé per quanto ha visto: "Ci siamo vergognati di essere italiani quando abbiamo visto i genitori dei bimbi di Roncade salvati andarsene senza neppure avvicinarsi a confortare i familiari dell'uomo annegato e senza ringraziare quel marocchino". E aggiungono: "Non credevamo ai nostri occhi. Un comportamento inqualificabile".

E pensare che Dragan e H. R. non appena hanno visto i bimbi in difficoltà, senza conoscersi, senza parlare la stessa lingua, non hanno perso un momento. E' bastato uno sguardo d'intesa e si sono buttati in acqua. In quel momento la spiaggia era affollata di bagnanti, ma solo loro si sono tuffati nel disperato tentativo di trarre in salvo i bimbi. La corrente in quel punto è fortissima, i due giovani hanno speso tutte le energie per cercare di salvarli. La riva era lì a due passi, ma sembrava irraggiungibile. Intanto a terra montava l'angoscia. All'apprensione per i due fratellini si aggiungeva l'ansia per Dragan che non ce la faceva più a lottare contro la corrente. Zurica la sorella del manovale bosniaco iniziava a urlare disperata. Con lei c'erano il marito e il figlio. Sono stati minuti drammatici con la famiglia di Roncade che nel frattempo si allontanava. Poco dopo è stata rintracciata dalla polizia di Jesolo che l'ha accompagnata in commissariato per ricostruire la vicenda.

(23 luglio 2007) www.repubblica.it
 
beh per fortuna sembra essere stata una travisazione

www.repubblica -nuova venezia

«Grazie, Dragan: ma non siamo fuggiti»
I genitori dei bimbi salvati: «Solo dopo un'ora ci si è accorti della scomparsa, abbiamo confortato i familiari». Mattia: un uomo scuro mi ha afferrato. Era il bosniaco. La promessa: andremo a trovare i suoi parenti in Bosnia per ringraziarli
di Rubina Bon
Roncade: «Per più di un'ora, in mezzo a tanta confusione, nessuno sulla spiaggia si era accorto che mancava una persona all'appello. Non siamo scappati: solo dopo abbiamo capito che Dragan era morto per salvare Mattia». Il giorno dopo la tragedia sulla spiaggia di Cortellazzo, parla Barbara Taschin, la mamma dei due bambini di Roncade salvati da Dragan Cigan, operaio edile bosniaco di 31 anni che per portare in salvo i piccoli è stato inghiottito dalle onde dell'Adriatico. «Non possiamo che essere riconoscenti a Dragan per il suo gesto, e presto andremo a far visita ai suoi parenti».

E lo ribadisce con forza anche il marito, Matteo Bianco, 30 anni, operaio, che si appella alla famiglia dell'eroe. «Ero lì, mi avete visto, ho aiutato il salvataggio di uno dei mie figli, con gli altri bagnanti». Barbara, 35 anni, casalinga, è ancora scossa. Domenica, all'ora di pranzo, a Cortellazzo, i suoi due figli Madlene e Mattia Bianco, 7 e 4 anni, rischiavano di essere portati via dalla corrente particolarmente forte in quel punto, dove l'acqua del Piave si incontra con il mare. I fratellini devono la vita a Dragan Cigan, operaio bosniaco di 31 anni, orfano di guerra, padre di due bimbi rimasti oggi nei Balcani, orfani a loro volta. L'uomo non sapeva nuotare, ma si è gettato ugualmente in mare per salvare i piccoli roncadesi, finendo sommerso da un'onda. I piccoli sono stati riportati sani e salvi sul bagnasciuga, allontanandosi tra le braccia di mamma e papà. Chi ha assistito alla scena, ha parlato di una vera e propria fuga. Ma Matteo Bianco e Barbara Taschin, che hanno anche un terzo bimbo di 10 mesi, si giustificano: «Nessuno, nella concitazione, si era accorto che mancava una persona all'appello. Solo dopo abbiamo capito che Dragan era morto per salvare Mattia: per questo gli siamo e saremo sempre riconoscenti». «Poco prima delle 12, i bambini mi avevano chiesto di bagnarsi il costume e sono andati in acqua da soli. Dopo un minuto non erano più vicini alla riva, la corrente li aveva trascinati vicino agli scogli. Madlene urlava "ho paura, ho paura" - racconta la mamma -. Due ragazzi hanno subito bloccato i miei figli. La bambina è stata portata a riva da un marocchino. Per recuperare il bambino si sono buttati in mare alcuni uomini, tra cui anche mio marito. Una volta a riva, mio marito si è accertato che tutti stessero bene e siamo tornati verso l'ombrellone. Solo dopo un'ora ci hanno avvisato che mancava all'appello un soccorritore». Nel racconto di Barbara, Dragan e il suo gesto eroico quasi scompaiono nella confusione di quegli attimi sospesi tra la vita e la morte.

Mattia invece ricorda bene «un uomo moro e con gli occhi scuri che per primo l'ha preso, e poi è scomparso»: il povero Dragan. Solo successivamente, secondo il racconto della famiglia, ci si sarebbe accorti della scomparsa del bosniaco. «Mio marito è anche andato a portare conforto alla sorella dell'uomo che piangeva disperata sulla spiaggia, poi abbiamo deciso di rincasare, i bambini erano stanchi e impauriti, c'era confusione. Ma non volevamo certo scappare».

La famiglia Bianco è riconoscente a Dragan per il suo gesto da eroe. «Andremo a trovare i suoi parenti per ringraziare, e abbracciarli - promette la donna -. Dragan è morto per salvare Mattia». Una tragedia che ha rischiato di assumere proporzioni ancora più grandi, se non fosse stato per il gesto del bosniaco. «Non sapevamo che fare il bagno in quella zona fosse pericoloso, il nostro vicino di ombrellone ci ha detto invece che ogni giorno c'è gente che rischia la pelle - conclude mamma Barbara -. Certo non torneremo mai più là in spiaggia».
(24 luglio 2007)
 
Fleursdumal ha scritto:
Salva due bimbi e annega
dai genitori neppure un grazie

di NICOLA PELLICANI



JESOLO - È annegato, risucchiato dalla corrente alla foce del Piave. Portato chissà dove dall'acqua del fiume che in quel punto, a Cortellazzo (Jesolo), incontra il mare. Ieri mattina attorno alle 12, è scomparso in un attimo Dragan Cigan di 31 anni, cittadino bosniaco, manovale a San Martino di Lupari - in provincia di Padova -, che poco prima si era tuffato in mare assieme ad un altro extracomunitario marocchino H. R. di 35 anni, per soccorrere due fratellini di sette e dieci anni , arrivati al mare con mamma e papà da Roncade (Treviso), che stavano per annegare. Alla fine i bimbi se la sono cavata, mentre Dragan non ce l'ha fatta. Ha lottato con tutte le sue forze ma un'onda se l'è portato via e non è più riuscito a guadagnare terra.

Il marocchino che con lui si era tuffato è riuscito a raggiungere la riva, tirato su a braccia dagli altri bagnanti che nel frattempo si erano mobilitati per dare una mano. A quanto pare però, non i genitori dei bimbi che non appena hanno riabbracciato i figli, se ne sono andati suscitando l'indignazione degli altri bagnanti. Hanno lasciato la spiaggia senza aspettare l'esito delle ricerche dell'uomo che ha salvato i loro figli. Senza curarsi della disperazione della sorella e degli altri familiari di Dragan, che in Bosnia aveva una moglie e due figli di 4 e 9 anni. Una coppia di Vittorio Veneto è fuori di sé per quanto ha visto: "Ci siamo vergognati di essere italiani quando abbiamo visto i genitori dei bimbi di Roncade salvati andarsene senza neppure avvicinarsi a confortare i familiari dell'uomo annegato e senza ringraziare quel marocchino". E aggiungono: "Non credevamo ai nostri occhi. Un comportamento inqualificabile".

E pensare che Dragan e H. R. non appena hanno visto i bimbi in difficoltà, senza conoscersi, senza parlare la stessa lingua, non hanno perso un momento. E' bastato uno sguardo d'intesa e si sono buttati in acqua. In quel momento la spiaggia era affollata di bagnanti, ma solo loro si sono tuffati nel disperato tentativo di trarre in salvo i bimbi. La corrente in quel punto è fortissima, i due giovani hanno speso tutte le energie per cercare di salvarli. La riva era lì a due passi, ma sembrava irraggiungibile. Intanto a terra montava l'angoscia. All'apprensione per i due fratellini si aggiungeva l'ansia per Dragan che non ce la faceva più a lottare contro la corrente. Zurica la sorella del manovale bosniaco iniziava a urlare disperata. Con lei c'erano il marito e il figlio. Sono stati minuti drammatici con la famiglia di Roncade che nel frattempo si allontanava. Poco dopo è stata rintracciata dalla polizia di Jesolo che l'ha accompagnata in commissariato per ricostruire la vicenda.

(23 luglio 2007) www.repubblica.it





purtroppo l'egoismo dell'uomo a volte supera tutti i limiti...
 
Re: a volte?

Mai credere a Repubblica

PADOVA
La famiglia di Dragan e quella dei bimbi salvati unite da un abbraccio

Si sono abbracciati ed hanno pianto assieme, ricordando il gesto eroico che li ha legati in un destino tragico. Così, ieri sera, la famiglia di Roncade i cui due figlioletti sono stati strappati al mare di Cortellazzo dall'eroico Dragan Cigan, ha fatto visita a San Martino di Lupari (Padova) a quella del muratore bosniaco annegato per salvare quei due bambini. Un incontro che ha messo a tacere le voci secondo le quali la famiglia trevigiana aveva lasciato la spiaggia del dramma senza neppure ringraziare i salvatori dei due bimbi.
Intanto inizia a prendere forma la gara di solidarietà che da più parti è iniziata per dare un futuro ai due figli di Dragan: a Jesolo e Roncade sono stati aperti due conti correnti appositi ed i rispettivi sindaci hanno fatto i primi versamenti, il presidente del Veneto, Galan, e quello della Provincia di Padova, Casarin, hanno disposto iniziative simili.
L’incontro è durato un’ora. «Sono molto addolorato », ha detto Dal Bianco . «Non siamo arrabbiati», ha risposto il cognato

San Martino di Lupari
NOSTRO SERVIZIO

Un abbraccio affettuoso, poi un lungo incontro lontani da fotografi e giornalisti. Così, ieri sera, la visita di Matteo Dal Bianco, l'operaio trentunenne trevigiano padre dei due bambini salvati domenica a Cortellazzo, a casa della famiglia di Dragan Cigan, l'eroe bosniaco. Ad accogliere Dal Bianco, arrivato con l'assessore all'Istruzione e alla Famiglia Dina Brondolin e il sindaco di San Martino di Lupari, Giovanni Baggio, c'era sulla soglia del condominio di via Roma Sveto Regojevic, cognato della vittima. «Sono molto addolorato - ha detto il padre dei due bimbi, visibilmente commosso -, ho conosciuto delle brave persone e quel che è accaduto mi ha scosso profondamente».
Dal Bianco è arrivato pochi minuti dopo le nove di ieri sera e dopo il veloce incontro all'ingresso del palazzo è salito nell'appartamento della famiglia Cigan. All'interno della casa, dove si trovavano numerosi connazionali della vittima venuti da un po' tutti i centri della zona, c'è stato il lungo abbraccio tra l'operaio trevigiano e Zorica, la trentatreenne sorella di Dragan. Un abbraccio che è valso più di mille parole. Dopo un'ora, Dal Bianco, l'assessore e il sindaco sono scesi assieme a Sveto che ha detto: «Non siamo arrabbiati, poteva venire anche prima, non doveva avere alcun timore. La nostra casa è aperta per lui e per tutti. Il nostro è un dolore molto grande, speriamo ora di trovare la forza per superare questa tragedia». «È stato un momento molto profondo - ha aggiunto Giovanni Baggio - durante il quale il padre dei due bimbi salvati e la famiglia di Dragan si sono capiti. Su questa vicenda si è scritto di tutto e di più, per noi amministratori di San Martino di Lupari e di Roncade questo incontro ha fatto molto piacere e si potrà realizzare qualcosa di costruttivo con queste persone». «Sono stati momenti molto commoventi - ha sottolineato l'assessore Brondolin -, è stato tutto spontaneo e sincero».
Nell'abitazione della famiglia di Dragan c'era anche il datore di lavoro del bosniaco, Odino Dalla Pietà, anch'esso impegnato per raccogliere fondi a favore dei familiari dell'eroe e sono già tre i conti correnti bancari attivati da parte dei Comuni di San Martino di Lupari, Roncade e Jesolo. L'addio a Dragan avverrà con un rito ortodosso nella chiesa di San Martino di Lupari, poi il feretro verrà trasportato nella terra d'origine per la sepoltura.

Michelangelo Cecchetto
 

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