Chinakkino ha scritto:
grande economista andreatta, con tutto il rispetto x una xsona defunta uno con semplice laurea in legge senza nessuna formazione economica mi riesce difficile kiamarlo economista ma lui fondò anke a trento la prima facoltà di sociologia, bisogno considerarlo pure sociologo
si riferisce alla dotta o alla religiosa, no xchè in entrambe c'era e c'è tutt' ora un bel manipolo di teste d' uovo
Salve Giovakkino, Chinakkino (e a tutti).
Stavo riflettendo su queste parole e sono d'accordo che sia molto difficile (ad eccezione di pochi geni, che io comunque non ho ancora incontrato, ma non dispero) dedicarsi all'insegnamento di una disciplina che non è stata la propria durante il normale corso di studi con risultati brillanti.
Questo vale per i giuristi, per gli economisti, per gli scienziati politici, etc.
Nella mia breve esperienza appena dopo qualche minuto di conversazione (un pò più tecnica ed approfondita) avverto il background di provenienza e formazione. Ma non solo. Avverto quanto quel retroterra abbia influenzato il soggetto e allo stesso tempo quanto sia aderente alle sue inclinazioni e qualità. Studiare il diritto, ad esempio, (e mi riferisco ad un campo che conosco più di altri) non solo non è semplicemente un'attività mnemonica ma richiede un approccio e una sensibilità diverse da branca a branca.
Non è che chi dimostri di avere doti apprezzabili come pubblicista o amministrativista o penalista riveli ugualmente lo stesso acume e sagacia in diritto commerciale, in civile, in diritto roman, etc. E io direi che ad esempio un giurista che non si sia costruito una solida armatura culturale in diritto romano oggi capisca il (e possa essere poco utile teoreticamente al) diritto europeo in quanto diritto che lentamente ha una formazione 'pretoria' nel senso latino e comprenda e domini con qualche difficoltà le dinamiche del diritto costituzionale protofederale di alcuni grandi stati (India e Cina SudAfrica) - accomuno, con una concettualizzazione più di scienza politica che giuridica, ordinamenti di diversa origine e costumi in una visione diacronica ed evolutiva, ordinamenti che per la loro estensione composizione etnica e culturale presentano varietà rilevanti al proprio interno e richiedono discipline in potenza differenziate.
Il futuro del diritto costituzionale (in un'ottica globale di costituzione che regoli un futuro stato planetario: molti ricercatori ora si addentrano in questa tematica) e del diritto internazionale pubblico sta a mio modo di vedere nell'esempio federale di grandi imperi come quello romano (per qualche verso più stato di diritto) e cinese (più autocratico ma in qualche secolo, piuttosto efficiente).
Io vedo certo il futuro nelle radici.
Saluti
