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Bankitalia potrà rimuovere i banchieri

Luca Davi09 maggio 2015
In questo articolo

Argomenti: Consiglio dei Ministri | Fmi | Bce | Banca d'Italia | Normativa sulle banche



I poteri di intervento di Banca d’Italia sulle banche di rilevanza nazionale si allargano. E, così come accade a livello europeo per la Bce, che monitora le banche maggiori, diventano sempre più pervasivi. La novità fondamentale è che d’ora in poi Bankitalia avrà il potere di rimuovere i vertici delle banche di dimensioni medio-piccole, circa 500 istituti (soprattutto Bcc) che non rientrano sotto la vigilanza di Francoforte.
Una misura invocata da tempo dalla Vigilanza, e su cui l’Italia arriva in ritardo rispetto alle indicazioni europee. Fino a ieri, il nostro paese non aveva infatti ancora recepito la direttiva 2013/36/Ue, meglio conosciuta come Crd4 (la scadenza era il 1 gennaio 2014). Con il decreto legislativo sugli enti creditizi approvato dal Consiglio dei ministri, il Governo colma questa lacuna - per cui era stata avviata anche una procedura d’infrazione - e dà nuova forza alla vigilanza prudenziale di Bankitalia.

Nel dettaglio, a Palazzo Koch viene assegnato il potere di rimuovere «uno o più esponenti aziendali» delle banche quando la loro permanenza in carica sia di «pregiudizio per la sana e prudente gestione della banca».

Introdotta anche la possibilità per Banca d’Italia di disporre la rimozione dell’intero board, quale misura alternativa alla gestione provvisoria e all’amministrazione della banca (il cosiddetto potere di removal) come peraltro raccomandato dal Fondo monetario internazionale.

Non solo: il decreto assegna alla Vigilanza anche poteri intermedi come
la facoltà di fissare l’ordine del giorno dei Cda;

proporre l’assunzione di determinate decisioni societarie;

procedere alla convocazione degli organi collegiali;

fissare limiti all’importo totale della parte variabile delle remunerazioni interne;

vietare determinate operazioni o di distribuire utili.

A essere inasprite sono anche le sanzioni, che arrivano fino a 5 milioni e vengono applicate non solo alle persone fisiche ma anche agli stessi intermediari, ai quali potrà essere inflitta una multa fino al 10% del fatturato.

Il potere di rimozione riguarda peraltro anche gli organi di Sim, Sgr, Sicav, Sicaf.


Il decreto riforma anche la disciplina dei requisiti dei manager e dei partecipanti al capitale e integra «i requisiti oggettivi di onorabilità e di professionalità» con «criteri di competenza e correttezza».
In applicazione del principio in base al quale gli esponenti debbono dedicare un tempo adeguato all’espletamento del proprio incarico,
é prevista anche «una disciplina dei limiti al cumulo degli incarichi».


Nel provvedimento vengono introdotti infine anche i meccanismi per la segnalazione di eventuali violazioni normative, sia all’interno dell’ente sia verso l’autorità di vigilanza, da parte del personale delle banche, il cosiddetto “whistleblowing”.

E così pure viene riformata la disciplina delle sanzioni amministrative: viene sancito il passaggio a un sistema che sanzionerà in primo luogo l’ente e «solo sulla base di presupposti individuati nel decreto legislativo» anche l’esponente aziendale o la persona fisica responsabile della violazione.


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Bankitalia potrà rimuovere i banchieri - Il Sole 24 ORE


 

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Il Disastro fra la Banche Italiane, Sofferenze alle Stelle (Edizione Maggio 2015)
Di FunnyKing , il 21 maggio 2015 5 Comment



E’ appena uscito il consueto ABI montly outlook, ovvero il bollettino statistico a cura dell’Associazione Bancaria Italiana. Come di consueto abbiamo controllato il livello delle sofferenze bancarie consapevoli che “quello” è il problema, forse il principale problema per tutto il sistema Italia.
Al solito i dati si riferiscono a un mese e mezzo fa, ovvero Marzo 2015.
Come prevedibile e inevitabile la traiettoria delle sofferenze bancarie italiane è perfettamente in linea con quella Spagnola o Greca solo traslata di qualche trimestre, in particolare fa sensazione scoprire che le sofferenze NETTE rapportate al capitale+riserve (ovvero quelle sulle quali le banche non hanno ancora messo coperture a bilancio) stanno continuando a salire e dunque ad erodere il “margine” di sicurezza costituito dal capitale delle banche.
Ecco i grafici auto esplicativi:
Cominciamo con le Sofferenze Bancarie Nette e Lorde in % sugli Impieghi:
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Sofferenze Nette : crediti problematici o inesigibili su cui NON sono ancora state messe coperture a bilancio
Sofferenze Lorde: Totale dei crediti problematici o inesigibili
E con la loro variazione anno su anno….
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Infine il dato più preoccupante, l’incidenza delle sofferenze NETTE sul Capitale e sulle Riserve delle banche….. come ogni bimestre Gennaio-Febbraio grazie ad aumenti di capitale ed aggiustamenti nel patrimonio (utili messi a riserva), il rapporto fra Sofferenze Nette e Capitale+Riserve rimane stabile su livelli elevatissimi
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Commento: Marzo 2015 (i dati sono riferiti a 2 mesi fa) mostra un continuo aumento delle sofferenze lorde e un nuovo aumento anche di quelle nette. Nonostante il fatto che sistema bancario italiano sia in una continua fase di pulizia dei conti e di accantonamento di riserve (e dunque di minori risorse disponibili per nuovo credito), le sofferenze nette riprendono a salire. Segnale che le condizioni di contesto dell’economia rimangono critiche.
Alcune realtà, come quella di Banca delle Marche sembra siano arrivate ad un redde rationem,

altre come il Monte dei Paschi di Siena sopravvivono solo grazie a continui aumenti di capitale.
Il profilo quasi-piatto dell’ultimo grafico (quello fondamentale) è dovuto alla sequela infinita di aumenti di capitali che ci sono stati e che ci saranno ancora in Italia, NON ad una effettiva diminuzione degli aumenti delle sofferenze bancarie.
In queste condizioni l’effetto del QE sulla trasmissione del credito all’economia reale italiana è NULLO, ed è bene tenerlo a mente.
 

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Come Scegliere una Banca Sicura in Italia (Edizione 2015)

Di FunnyKing , il 5 marzo 2015 23 Comment

Premessa

Non è più una economia per vecchi.
Fin dalla culla siamo stati abituati a pensare che tutte le banche sono uguali, se ci pensate bene l’espressione “avere i soldi in banca” è neutra e ispira(va) sicurezza. Oggi non è più così. Dopo il caso Cipro, in cui i correntisti sono stati chiamati a ripianare i debiti di due grandi banche, dobbiamo prendere atto che il sistema di utilizzare anche i soldi dei correntisti per tappare i buchi creati da gestioni bancarie allegre è diventato un sistema consolidato, legale e codificato dalle norme europee per i salvataggi bancari.
Ne consegue che diventa fondamentale attuare delle strategie per selezionare la propria banca, meglio se queste strategie sono semplici, comprensibili e in passato hanno dimostrato di funzionare.
In questo vi mostrerò 3 semplici modi per sapere se la vostra banca italiana è sicura e come fare a cercare una alternativa valida. E lo farò con dati reali e aggiornatissimi in modo da darvi già una traccia per prendere una decisione.
Passo 1: Il Controllo del Patrimonio di Vigilanza

Il criterio comunemente accettato che definisce il rischio bancario inteso come quantità di investimenti fatti da una banca rispetto al suo patrimonio è il CORE TIER 1 (RATIO), ovvero il rapporto fra investimenti bancari ponderati per il loro rischio e il capitale proprio della banca ( definizione precisa ).
Recentemente il Core Tier 1 Ratio, è stato sostituito da un nuovo coefficiente redatto secondo i criteri di Basilea 3, Ovvero il CET1 Ratio Ovvero il Core Equity Tier 1 Ratio (definizione precisa).
Le norme di Europee prevedono come “minimo” (sindacale) un CET1 Ratio del 8% , il che significa che una banca “regolamentare” può effettuare investimenti ponderati per il rischio superiori a 12,5 volte il suo capitale proprio. Il che non pare una garanzia di sicurezza “estrema”.
Dunque un primo criterio per scegliere la nostra banca italiana è quella di controllare il suo Cet1 Ratio, e siccome questo è Rischio Calcolato:

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Nota bene: Banca Fineco, Banco di Sardegna, Banca Passadore e Banca Sella non hanno ancora rilasciato i dati di patrimonializzazione al 31 Dic 2014.
Passo 2: Il Confronto delle Performance Relative in Borsa

Il prezzo di una azione in borsa è il risultato delle decisioni di acquisto e di vendita degli investitori. Gli investitori si comportano più o meno razionalmente sulla base delle informazioni in loro possesso.
C’è una speciale categoria di investitori che influenza in maniera determinante le quotazioni, ovvero gli investitori istituzionali. Ovvero quei soggetti che dispongono di grandi quantità di denaro da impiegare e che si muovono secondo logiche professionali.
Tra gli investitori istituzionali ci possono essere soggetti che hanno informazioni privilegiate e dunque si muovono di conseguenza.
Per questa ragione il Prezzo di una azione, se osservato in un arco temporale e con un semplice accorgimento non troppo breve contiene di per se una informazione importante: Come sta andando la società, la banca in questo caso, rispetto alla media del suo settore.
Diciamo che il prezzo dell’azione non può rappresentare in assoluto lo stato di salute di una banca, esso è troppo influenzato dal sentimento generale su un certo settore (quello bancario appunto), ma se confrontiamo il prezzo di una banca con il valore di una media dei prezzi dell’intero settore bancario di una nazione scopriamo cosa pensi il mercato, ed in particolare gli investitori istituzionali che spesso hanno informazioni privilegiate, su quella singola banca.
Ed in pratica nel 100% dei casi un fallimento bancario è stato sempre preceduto da un crollo dei valori azionari rispetto all’indice di riferimento, mesi se non anni prima dell’evento infausto.
In Italia esiste un indice chiamato FTSE Banche, facilmente confrontabile in termini percentuali con l’andamento dei prezzi dei singoli titoli delle banche quotate.
Vi faccio due esempi di banche agli opposti,
Banca Carige:
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Banca Intesa San Paolo:
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Le differenza sono evidenti, la sottoperformance di Banca Carige indica una sfiducia del mercato e dunque anche di eventuali insider sulla gestione e la patrimonializzazione dell’istituto di credito, al contrario il mercato sta premiando il Gruppo Intesa.
Forse avrete sentito parlare non troppo bene di Banca Carige negli ultimi tempi……
Ad ogni modo, purtroppo questo metodo non è utilizzabile se non con banche che hanno azioni quotate sul mercato ufficiale, ma se la vostra banca lo fosse, vi consiglio di confrontarne il prezzo con l’indice FTSE Banche.
E… tanto per fare un esempio celebre, guardate un pochino cosa accadde in borsa a Lehamn MESI anzi 2 ANNI prima del crac:
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Passo 3: la lettura della cronaca giudiziaria (anche attraverso internet)

Paradossalmente questo terzo metodo, per quanto richieda un minimo di attenzione da parte del correntista è allo stesso tempo il più sicuro ed il più semplice. Il fatto è che non è mai esistito un singolo fallimento bancario che non sia stato preceduto da MESI se non da ANNI di articoli polemici e allarmanti in cronaca economica e giudiziaria.
Ne Lehaman, ne Man Financial, ne le nostre Banca Itallease, Banca Marche, Banca Spoleto, Banca Etruria sono veramente state fulmini a ciel sereno. Prima dell’evento c’è sempre e dico SEMPRE nel 100% dei casi un gigantesca storia di cronaca sui giornali mainstream.
Faccio qui un esempio:
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Quello che vedete è solo un flusso di notizie apparse su varie testate su Bnaca Etruria in vari momenti del 2014, si parla di ispezioni della Banca d’Italia, sofferenze, necessità di ricapitalizzazione, appelli alla solidarietà.
Possiamo dire che lo scandalo di Banca Popolare Etruria e Lazio sia venuto fuori dal nulla?: no, non possiamo.
Le banche italiane per la maggior parte hanno una connotazione territoriale e vengono “raccontate” nei dettagli dagli organi di stampa locali, ad esempio le vicissitudini di Carige sono attualmente materia quotidiana di articoli, interviste e analisi del locale Secolo XIX, tutti a Genova sanno che Carige ha gravi problemi di bilancio e di crediti dati senza garanzie. Ove dovesse esserci un problema NESSUNO potrebbe dirsi innocenten per non avreci pensato prima.
In Sintesi: e’ dovere di ciascuno fare un minimo di controllo sulla propria banca, si tratta in fondo del luogo a cui affidiamo la gran parte dei nostri soldi.
ABBIAMO FINITO!
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POPOLARE VICENZA..SCAPPATE SCAPPATE ..PRIMA CHE ARRIVI IL DISASTRO FINALE






POPOLARE VICENZA FA PULIZIA.... prima dimissioni dell'amministratore delegato della banca, Samuele Sorato e ieri due nuove separazioni, anche in questo caso "consensuali".Si tratta dei due vicedirettori generali di Banca Popolare di Vicenza, Emanuele Giustini e Andrea Piazzetta, che hanno rassegnato le dimissioni.
due pezzi da novanta..non gli ultimi arrivati: Giustini era vicedirettore con responsabilità per la divisione Mercati, mentre il vicedirettore Piazzetta era responsabile per la divisione Finanza.

L'Espresso scrive: "La risposta sta nelle carte della Consob e della Banca centrale europea (Bce), che nei mesi scorsi hanno passato al setaccio i conti della Popolare di Vicenza, concentrando le verifiche soprattutto sulle modalità con cui sarebbero stati raccolti i 600 milioni dell’ultimo aumento di capitale, concluso nell’estate dell’anno scorso"

Un anno fa Sorato e i suoi collaboratori, a cominciare dal direttore finanza Andrea Piazzetta, bussarono a molte porte alla ricerca di denaro fresco. Nell’elenco degli investitori coinvolti compare anche il gruppo Optimum asset management, con base in Lussemburgo. In pratica, uno o più fondi che fanno capo a questa società, a loro volta registrati nell’isola di Malta, erano pronti a sottoscrivere azioni della Popolare di Zonin. E la banca, di lì a poco, avrebbe dovuto comprare quote di quei fondi".
Ma chi c’è dietro la lussemburghese Optimum? Carte alla mano, si scopre che queste strutture offshore rimandano a una pattuglia di investitori capitanati dal finanziere Alberto Matta, che è sbarcato nel Granducato dopo una carriera in diverse banche d’affari internazionali. Ai piani alti della Popolare, però, ricordano soprattutto il nome di Girolamo Stabile, collaboratore di Matta e gestore dei fondi maltesi con il marchio Futura fund. Stabile, 41 anni, siciliano di origine, si muove tra Londra e l’Italia. Tra l’altro siede sulla poltrona di vicepresidente di Methorios, holding con base a Roma e attiva nei servizi finanziari. Azionista principale di questa società, con una quota del 32 per cento, è proprio Futura fund di Malta.
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Sorato e Piazzetta conoscono bene il marchio Methorios. Risale a febbraio del 2014 un accordo tra Popolare di Vicenza e la società capitolina per «sviluppare insieme mezzi alternativi di finanziamento destinati alle piccole imprese». Pochi mesi prima, la banca di Zonin aveva già fatto da sponda ai fondi Futura di Malta. All’epoca i due alleati diedero una mano al gruppo Degennaro, la famiglia pugliese (immobili, alberghi e molto altro) di recente salita alla ribalta delle cronache per alcune disavventure giudiziarie. L’operazione si reggeva sulle garanzie ipotecarie, per 35 milioni di euro, concesse dalla Popolare di Vicenza.
Grazie anche a questi precedenti, Stabile è diventato un interlocutore privilegiato per la squadra di manager guidata da Sorato. Un rapporto stretto. L’anno scorso, in giugno, il vicepresidente di Methorios ha fondato una società di consulenza, la Kant capital corporate finance, con sede nella centralissima piazza San Lorenzo in Lucina, a Roma. Il capitale, però, risulta versato con un assegno circolare della Popolare di Vicenza. Proprio in quei giorni, nella città veneta partivano le manovre per l’aumento di capitale della banca. Cominciò il pressing sui clienti dell’istituto per convincerli a sottoscrivere le nuove azioni. E si fecero avanti anche potenziali nuovi investitori, tra questi i fondi sponsorizzati da Stabile, quelli registrati a Malta.


La Popolare ha concluso con successo l’aumento. Nei mesi successivi, però, sono fioccate anche le denunce dei correntisti, che raccontano di pressioni, compresa la minaccia di revocare i fidi, per indurli a comprare le azioni. Inevitabile, a questo punto, l’intervento di Consob, affiancata per l’occasione dalla Bce. Le indagini non si sono ancora concluse, ma intanto è già arrivato il ribaltone con l’uscita di Sorato, sostituito nei giorni scorsi da Francesco Iorio, della bergamasca Ubi Banca. È possibile che gli accertamenti delle authority si trasformino in provvedimenti sanzionatori. Nella vicina Montebelluna, una vicenda simile è già sfociata in un’inchiesta penale che riguarda Veneto Banca.
Nel frattempo vanno segnalati un paio di fatti che non sembrano casuali. Prima di approdare a Vicenza, la piccola Methorios si era messa al servizio della Popolare Etruria, un’altra banca cooperativa in difficoltà, tanto da finire commissariata quattro mesi fa. L’operazione risale all’inizio del 2012 e ruotava attorno alla vendita di alcune attività dell’istituto di Arezzo. Nel pool degli acquirenti troviamo anche Methorios. Un affare in famiglia, visto che Bankitalia ha segnalato che diversi compratori erano stati finanziati dal venditore. Così, su ordine della Vigilanza, gli effetti positivi della cessione sono stati stralciati dal bilancio dell’istituto toscano. Quest’ultimo l’anno scorso si era messo alla ricerca di un partner e all’orizzonte era spuntata proprio Vicenza. Non se n’è fatto niente. Ad Arezzo è arrivato il commissario, mentre la Popolare di Zonin sta ancora studiando possibili alleanze.

E Methorios? A giudicare dai conti, la holding romana non se la passa bene. Il bilancio 2014 si è chiuso in rosso per 14 milioni su 20 milioni di ricavi. Venerdì 29 maggio la società ha annunciato un cambio della guardia al vertice. L’incarico di presidente è stato affidato a Paolo Cacciari, un commercialista che in passato ha ricevuto incarichi di consulenza da diverse procure della Repubblica. E in cima alla lista c’è proprio quella di Vicenza.
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"L’operazione dell'aumento di capitale della Banca Popolare di vicenza così descritta, del valore di alcune decine di milioni, ha tutta l’aria di una partita di giro, con Vicenza che finisce per finanziare l’acquisto di azioni proprie da parte di un soggetto terzo. Gli ispettori di Francoforte avrebbero quindi contestato la regolarità di questi contratti e l’intervento della Bce avrebbe infine dato la scossa ai piani alti dell’istituto veneto, con l’uscita dell’amministratore delegato".
E CARI AMICI..DOMANDATEVI..IL CARO ZONIN NON SAPEVA NULLA???
state molto attenti cari azionisti e cari obbligazionisti...questa banca non e' stata trasparente PIU' DI UNA VOLTA...e quindi è probabile che non lo sia tutt'ora...state a vedere che le azioni saranno ancora una volta COLPITE..con azionisti a cui potrebbe rimanere non piu' di due asparagi bianchi di Montebelluna..da ficcarsi in culo...per poter godere l'ultima volta...accompagnati da un po' di lubrificante...vino PROSECCO freddo MARCATO ZONIN?
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Le sofferenze sui prestiti bancari sono aumentate negli ultimi dodici mesi terminanti ad aprile del 15,1% e superano i 191 miliardi, pari all’11,8% del pil.




Le difficoltà finanziarie riguardano in egual misura tanto le imprese strutturate (Società non finanziarie) quanto le piccole imprese con tassi di insolvenza che sfiorano il 17% dei prestiti in essere. Per le famiglie, il valore dei crediti deteriorati è superiore al 7%.




Rispetto ai settori produttivi, le sofferenze rappresentano il 26% dei prestiti concessi al settore delle costruzioni. Peraltro, questo settore è esposto per il 219% del valore aggiunto annuo (vale a dire che mediamente è stata finanziata la produzione di oltre due anni).
Nell’industria in senso stretto è praticamente finanziata la produzione di un anno (95%) e i crediti dubbi sono il 14,9%.
Di poco inferiore è il tasso di insolvenza sui prestiti elargiti al settore dei servizi non finanziari del settore privato, con una esposizione del sistema bancario pari al 60% del valore aggiunto.
Nel settore agricolo i debiti coprono il 139% del valore della produzione annua e i crediti in difficoltà sono il 13%.
L’ammontare delle sofferenze al netto delle coperture già effettuate equivale a poco più del 18% del patrimonio netto del sistema bancario, contro il 19,3 del 2014.




da Il Mio Blog di Economia e Finanza
 

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L'Europa ora è contenta: potranno mettere le mani nei nostri conti correnti

Bruxelles legittima il furto a danno dei cittadini: se un istituto fa crac viene scippato il denaro dei correntisti





Vittorio Feltri - Sab, 13/06/2015

Tremate, tremate, le fregature son tornate. Anzi, non se ne sono mai andate. Quatti, quatti, gli inutili idioti del Senato della Repubblica italiana hanno approvato, il 14 maggio di quest'anno, un disegno di legge (caldeggiato dai truffatori di Bruxelles) che legittima un furto ai danni dei cittadini, prevedendo la possibilità delle banche di saldare le loro perdite (dette sofferenze) scippando denaro dai conti correnti privati superiori a 100mila euro.
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A breve, tale disegno di legge passerà alla Camera che, come Palazzo Madama, non avrà difficoltà ad esprimere il voto favorevole del Pd, di Forza Italia, del Nuovo centrodestra e di Scelta civica.

Si asterranno, essendosi già astenuti in prima istanza, soltanto i parlamentari del M5s e della Lega. Dopodiché coloro che hanno depositi per oltre 100mila euro - una massa enorme - saranno depredati qualora gli istituti di credito di cui sono clienti abbiano dei buchi in bilancio.
Finora la notizia non è stata divulgata nei dettagli da chi detiene il potere (incluso quello dei giornali e delle tivù) per un motivo banale: il timore di suscitare allarme sociale ovvero di indurre i correntisti potenziali «vittime» a ritirare i quattrini affidati senza cautela alle banche traballanti. Esattamente ciò che accadde a Cipro alcuni anni orsono, dove - i lettori lo ricorderanno - fu adottato un analogo provvedimento e la gente, colta da panico, assaltò i bancomat e li prosciugò.
Tra poco la medesima esperienza toccherà agli italiani, e Il Giornale li mette in guardia: occhio amici, il governo, complice il Parlamento, è in procinto di rifilarvi un bidone storico. Correntisti avvisati, mezzo salvati. Regolatevi: Renzi e la sua banda larga (comprendente l'opposizione ignara o tonta, è lo stesso) si accingono a scipparvi. Avete dei risparmi? Fateli sparire o saranno inghiottiti dai finanzieri che agiscono sotto la bandiera dei propri interessi, non coincidenti con i vostri. Il loro motto è, infatti, arricchirsi a spese di chiunque non abbia i mezzi per difendersi dalle istituzioni disoneste. Lo Stato è il braccio armato delle banche, dalle quali dipende perché esse acquistano i suoi titoli trimestralmente allo scopo di fare apparire meno drammatico l'ammontare (in realtà spaventoso) del debito pubblico. Esiste un patto scellerato tra istituti di credito e governo: i banchieri finanziano l'esecutivo per coprirne gli sprechi e Palazzo Chigi autorizza costoro - ope legis - a compiere furti ai danni del popolo. Una mano lava l'altra, e le porcherie ce le becchiamo noi.
Qualcosa di simile, pur con diverse finalità, si registrò l'11 luglio 1992 quando Giuliano Amato, all'epoca presidente del Consiglio, emanò un decreto imponendo un prelievo forzoso del 6 per mille da tutti i conti correnti, compresi quelli delle aziende in cui giaceva il denaro destinato alle paghe dei dipendenti. Un'autentica grassazione perpetrata senza preavviso, realizzata di notte secondo lo stile della Banda Bassotti. Un atto di pirateria politica e fiscale memorabile, indegno di un Paese civile quale il nostro, evidentemente, non può essere, essendo amministrato da personaggi privi di scrupoli, pronti a sfilarci quattrini di tasca con la destrezza di provetti borseggiatori.
Stavolta sarà peggio poiché il bottino che i ladri intendono accumulare non è stato quantificato: il principio ispiratore del disegno di legge in questione è rastrellare più soldi possibile. Preparatevi a ricevere la visita dei malviventi. Il modo per respingerla è uno solo: impugnare i forconi, abbattere l'esecutivo renziano e minacciare i partiti che lo sostengono, apertamente o no, di ridurli in miseria di voti. Non c'è alternativa. Per il momento il nostro dovere di giornalisti indipendenti è avvertire gli italiani che stanno per essere infinocchiati. Al resto ci pensi chi è in grado di mobilitare le folle. Serve aggiungere, per completezza d'informazione, che la Banca d'Italia e l'Abi (Associazione bancaria italiana) hanno già dato i numeri: le sofferenze dei nostrani istituti di credito malgestiti sono enormi, 190 miliardi di euro, il doppio rispetto alla media aggregata dell'Eurozona. Cui bisogna aggiungere i 40 miliardi prestati (cioè buttati nella discarica) alla Grecia, notoriamente insolvente.
Di fronte al descritto patatrac, i nostri cervelloni politici hanno reagito da furfanti. D'altronde essi non hanno facoltà di battere moneta, avendo delegato alla Bce simile compito, sicché si sono rassegnati a ubbidire come scolaretti all'Unione europea, scaricando ogni onere sul groppone dei connazionali. In altri Paesi meno deficienti e non succubi della Ue, invece, sono le banche centrali ad addossarsi le insolvenze del sistema bancario. Nel 2008, per esempio, gli Stati Uniti affrontarono la «bolla» e le sue conseguenze con l'ausilio decisivo della Fed (Federal reserve system). Idem la Gran Bretagna, sostenuta dalla Bank of England.
Non vogliamo tenerla troppo lunga né tediarvi con particolari tecnici non alla portata di tutti. Desideriamo soltanto che gli italiani siano edotti del destino che li attende: essere defraudati. Si facciano sentire. Noi siamo a disposizione per raccoglierne la protesta. E ai partiti acquiescenti nei confronti della maggioranza diciamo che il loro comportamento li condurrà nella tomba.
 

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Bail-in, in Italia il primo casodi banca salvata dai risparmiatori

By antonella bianco
L’Italia rompe il ghiaccio e fa il primo test del bail-in, la nuova normativa di risoluzione delle banche in vigore da gennaio 2016, ma che puo’ essere gia’ anticipata come ha chiarito di recente la Banca d’Italia. La liquidazione della Banca Romagna cooperativa (Brc), 21 sportelli, avviata la scorsa settimana, e’ il primo caso di applicazione di salvataggio a carico degli azionisti e dei creditori retail in Italia come nota anche l’agenzia di valutazione del debito Fitch Ratings.
Nel caso della piccola banca romagnola il bail-in ha riguardato i creditori subordinati, in buona sostanza i clienti-soci che hanno sottoscritto le obbligazioni junior della banca. In virtu’ della clausola di subordinazione il rimborso di queste obbligazioni sarebbe avvenuto solo dopo il rimborso di tutti gli altri creditori. Il condizionale e’ dovuto al fatto che in questa storia c’e’ un lieto fine a sorpresa. I sottoscrittori retail delle obbligazioni di Banca Romagna Cooperativa non dovranno pagare il conto delle perdite della banca grazie a un ‘cavaliere bianco’. Si tratta del Fondo di Garanzia istituzionale delle Bcc, che ha deciso, “in via volontaria e in assenza di qualsiasi obbligo”, come si legge nella nota del commissario liquidatore della Banca, di rimborsare integralmente e immediatamente i sottoscrittori degli junior bond. Il piccolo caso di provincia non e’ sfuggito, come accennato, a Fitch che lo ha segnalato in una lunga nota nella quale coglie l’occasione per una critica alle banche italiane.
Per Fitch l’operazione segnala, da un lato, “l’aumento delle probabilita’ che le perdite delle banche saranno sostenute dai creditori ora che il nuovo strumento di risoluzione e’ disponibile nella Ue” e, dall’altro, “il comportamento carente delle banche nella raccolta attraverso i subordinati e gli strumenti ibridi presso la clientela retail”. Fitch ricorda anche come la Banca d’Italia (con il Governatore Visco, ndr) abbia di recente richiamato le banche a informare bene la clientela dei rischi che comporta la nuova procedura di risoluzione delle banche. Per i clienti e bondholder di Banca Romagna cooperativa ci sara’ ora la soddisfazione di ricevere una telefonata dalle banche depositarie dei bond Brc (Banca Sviluppo, Banca di Forli’ Credito Cooperativo e Credito cooperativo Ravennate) per ricevere il rimborso del valore del titolo comprensivo della quota interessi maturata fino allo scorso 17 luglio, data di avvio della liquidazione.
 

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