Boh. A me quando nevica così tanto e tutto è coperto di neve vengono in mente tante cose belle e in particolar modo questa poesia:
Vides ut alta stet nive candidum
Soracte nec iam sustineant onus
silvae laborantes geluque
flumina constiterint acuto?
Dissolve frigus ligna super foco
large reponens atque benignius
deprome quadrimum Sabina,
o Thaliarche, merum diota.
Permitte divis cetera, qui simul
stravere ventos aequore fervido
deproeliantis, nec cupressi
nec veteres agitantur orni.
Quid sit futurum cras fuge quaerere, et
quem Fors dierum cumque dabit, lucro
adpone, nec dulcis amores
sperne puer neque tu choreas,
donec virenti canities abest
morosa. Nunc et campus et areae
lenesque sub noctem susurri
composita repetantur hora,
nunc et latentis proditor intimo
gratus puellae risus ab angulo
pignusque dereptum lacertis
aut digito male pertinaci.
Forse per il ritmo lentissimo dei versi (i primi sono meravigliosamente prolungati) che ricorda proprio il lento cadere dei fiocchi e la lentezza con la quale si circola quando nevica.
Forse perché riunisce versi sulla neve (che mi piace tanto), a versi di amore tanto dolci.
O forse perché lo spunto inziale è di Alceo, che amo particolarmente...
Eccolo:
Pioggia e tempesta dal cielo cadono
immense; le acque dei fiumi gelano:
[...]
[...]
Il freddo scaccia, la fiamma suscita,
il dolce vino con l'acqua tempera
nel cratere, senza risparmio;
morbida lana le tempie avvolga.
Fatto sta che mi pare tutto tanto bello da non riuscire a contenerlo nello sguardo e nemmeno nel cuore. Va in circolazione e allora capita anche di mettersi a ballare nella neve.
Se proprio debbo mettermi a pensare al sesso, non penso al sesso come quello descritto da Andersen.
Ma ad un camino, o un letto, una coperta di lana, alla musica, alle candele, alle parole d'amore sussurrate appena.
Sarà anche stereotipato, ma per lo meno romantico. E caldo. Consolante.