QUANDO JOVANOTTI SCRISSE: "A TE CHE SEI SOSTANZA DEI GIORNI MIEI", SI RIFERIVA INDISCUTIBILMENTE

Ad esempio quelle di Antonella Manzione, l’ex comandante dei vigili che da Firenze Renzi si è portato a Roma
per metterla a capo del Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi del governo:

nel 2015 ha preso 55mila euro di stipendio tabellare,
36mila di retribuzione di posizione
più una componente variabile di 80mila
e altri 34.600 come premio di risultato.

In tutto nel 2015 ha portato a casa 207mila euro
 
Buongiorno a tutti :)

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Ci concentriamo su Ferruccio Sepe perché è il dirigente che muove la “cassa” che fa defluire investimenti in ogni ambito pubblico,
dalle opere (Cipe) alla ricerca e ai fondi per la coesione territoriale e urbana.

Nel 2015, aveva quattro “obiettivi strategici” da conseguire denominati “Azioni per la crescita del Paese”.
Ne prendiamo uno a caso.

Titolo: “Avvio di una programmazione concertata di medio-lungo termine (Agenda urbana nazionale) finalizzata ad un aumento dell’efficacia e della coerenza delle politiche urbane in Italia”.

Niente di più ragionevole. E veniamo ai risultati attesi.
L’azione per la “crescita del Paese” si traduce in un improbabile “presentazione di un Progetto operativo nell’ambito del Programma Operativo Nazionale Governance e capacità istituzionale 2014-2020, rivolto al rafforzamento degli strumenti conoscitivi e di valutazione delle politiche urbane, alla definizione concertata di contenuti, obiettivi e indicatori dell’Agenda urbana nazionale e al trasferimento di conoscenze e competenze a supporto degli EE.LL. nel processo di implementazione di soluzioni tecnologico organizzative ICT abilitanti gli obiettivi dell’Agenda”.

Non conta capire tutto, altrimenti sarebbe scritto in italiano.
Conta che l’obiettivo in fin dei conti era la trasmissione del progetto entro e non oltre il 31 dicembre.
Il risultato effettivo, concreto, sembra quasi irrilevante nella valutazione della performance.

“Pagina non trovata”. La sciatteria nelle valutazioni
Per accreditare un esito positivo delle attività svolte viene indicato, dove possibile, qualcosa di concreto come un sito, una mappa, un report, una tabella.

Sempre nella pagella di Sepe si può allora apprezzare l’esito di un’altra “azione per la crescita”.

E’ il piano di riorganizzazione dei porti italiani. L’obiettivo si consegue con la trasmissione di una istruttoria il cui risultato “è visibile alla seguente pagina web”.

Segue indirizzo web, ma porta a una pagina inesistente.

E nessuno, per dire quanto devono contare queste “valutazioni delle performance”, se n’è accorto.
Il target è comunque raggiunto al 100% anche se i porti italiani sono in crisi, comunque.

“Segui le opere di Cantieri in Comune”. E non ci sono
Arriviamo così a un’operazione che fu cavallo di battaglia di Renzi della prima ora: lo Sblocca Italia.

Il 2 giugno 2014, durante la Festa della Repubblica, il premier invita i sindaci d’Italia a segnalare cantieri e investimenti bloccati da burocrazia.

Rispondono 1.650 sindaci segnalando 3.300 interventi.

A settembre arriva il decreto che dà disco verde alle opere purché cantierabili entro agosto 2015.
Oltre a coordinare tutta l’operazione, il Dipartimento per la programmazione e coordinamento della politica economica deve anche rendere fruibili
i risultati dell’operazione che trasferisce 189 milioni di euro nei cantieri.

Era questo uno degli “obiettivi”: realizzare la banca dati e mappare gli interventi (saranno 137) per monitorare la spesa.
Nell’indicare il conseguimento dell’obiettivo si rimanda al sito “Cantieri in Comune”, dove il cittadino può verificare quanti fondi ha ricevuto il suo comune.

Bellissimo. Ma se questo vale un premio, si dovrebbe dare il Nobel a chi riesce a rappresentare (anche) com’è finita l’operazione?

Questi benedetti cantieri sono stati poi chiusi nei tempi?
Quanti e quali sono in ritardo rispetto alle scadenze previste?

Ecco, tutto questo non c’è. Ed è parte di quella Italia che manca. Nonostante i premi ai dirigenti.
 
3300 opere bloccate........137 interventi.......

A casa mia sono il 4% .......ma altro che ridere......BUFFONI
 
Ci aspetta un bel mesetto autunnale ...chissà che qualcuno si svegli dal letargo e dia una bella spallata a questi incapaci

Il vice diPadoan ha chiarito la sua posizione in un’intervista a La Stampa: le pensioni non devono essere la priorità dell’esecutivo,
“prima di tutto vengono le norme per aiutare il Paese a crescere, e quindi bisogna evitare l’aumento dell’Iva e ridurre la pressione fiscale sul lavoro.
Poi bisogna implementare misure di protezione sociale per chi non ha né lavoro né pensione.
E, dopo anni di blocco, bisogna rinnovare i contratti del pubblico impiego.
Mi spiace, ma soltanto poi si può pensare a misure redistributive per rendere più generoso il sistema previdenziale“.

Il distinguo non è piaciuto a Cristiano Fiorentini, dell’esecutivo nazionale Usb Pubblico impiego,
secondo cui Zanetti ha creato una “contrapposizione artificiosa tra il recupero delle pensioni e il rinnovo dei contratti del pubblico impiego”,
un “tentativo di scatenare una guerra tra poveri che conferma l’impianto antipopolare di questo Governo
che quando si tratta di intervenire in risposta ai bisogni dei cittadini, siano essi lavoratori, pensionati, migranti o disoccupati, mette a disposizione solo le briciole”.
 
Di là si prende o non si da e da questa parte......si da. Sì ma non è una novità ......è un deja vu già applicato alle slot

“Ryanair ha accolto con grande favore le iniziative prese dal governo del presidente Matteo Renzi
di annullare l’incremento di €2.50 della tassa municipale dal 1º Settembre 2016,
e la modifica delle linee guida aeroportuali del ministro Graziano Delrio,
che permetteranno agli aeroporti regionali italiani di competere in condizioni di parità con gli aeroporti di Roma e Milano”,

si legge nella nota.
 
Fischia ce ne hanno messo di tempo .......forse son troppo avanti io ? eheheheheheh

L’euro è “difettoso” fin dalla nascita. E ora la soluzione per i problemi dell’Europa può essere solo un ”divorzio amichevole”:
o la fine della moneta unica tout court o l’istituzione di una valuta più flessibile, differenziata tra un “euro del Nord” forte e uno del Sud Europa più debole.

La ricetta arriva dal premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz, che in un intervento sul Financial Times
pubblicato in occasione dell’uscita del suo nuovo libro L’euro e la sua minaccia al futuro dell’Europa auspica l’abbandono della valuta comune.

“Doveva essere un mezzo per raggiungere degli obiettivi”, come la prosperità e la solidarietà europea, spiega Stiglitz, ma “ha fatto l’opposto”,
producendo in alcuni Paesi recessioni “peggiori della Grande Depressione“.

E ora “è diventata un fine di per sé, che mina altri aspetti più fondamentali del progetto europeo perché semina divisione invece che solidarietà”.
 
Per spiegare quali solo i “difetti” originari che rendono l’euro insostenibile, Stiglitz prende come esempio
due Paesi agli antipodi come performance economiche: Grecia e Germania.

“L’alternativa ad aggiustare i tassi di cambio nominali è adattare quelli reali, facendo diminuire i prezzi greci rispetto a quelli tedeschi.
Ma non ci sono regole che possano forzare un aumento dei prezzi tedeschi e i costi sociali ed economici che deriverebbero
dal far diminuire abbastanza quelli greci sono enormi”.

Risultato: “In assenza di una grande strategia, la troika delle istituzioni internazionali si è agitata e ha creato regole per il latte fresco o la dimensione delle pagnotte“.

L’Europa “deve focalizzarsi su quello che è importante per raggiungere l’obiettivo di una stretta cooperazione economica e politica”,
per la quale la valuta unica “non è necessaria né sufficiente”.

Di conseguenza “è importante che possa esserci una transizione senza scossoni fuori dall’euro, eventualmente in direzione di un euro flessibile”,
diviso appunto tra uno forte che sarebbe in vigore nei Paesi del Nord Europa e uno debole per il Sud.

“Il problema più complesso sarebbe gestire la zavorra del debito“.
Ma la soluzione, spiega Stiglitz, c’è: “La strada più facile per farlo è rinominare tutti i debiti in euro nel nuovo euro del Sud”.
 

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