Più o meno: a parte l’incomprensibilità dei messaggi del ministro dell’economia – a vedere le previsioni fatte ed i risultati consolidati c’è da temere che si tratti di una forma di presa per i fondelli degli italiani, o nel migliore dei casi di problemi a fare di conto, o magari semplicemente di difficoltà a controllare quanto viene detto, non so -, il magnifico Saccomanni ora annuncia che vuole vendere l’asset migliore che l’Italia ha in portafoglio, asset che rende al Tesoro – fonte Paolo Scaroni, circa una settimana or sono – il 6%, per poi utilizzare i proventi della vendita per pagare il debito di Stato che mediamente paga interessi inferiori al 4%.
Follia! I conti non tornano, tanto per cambiare.
Dunque, mi domando, a parte le sue previsioni grossolanamente sballate, abbiamo forse a che fare con un caso simile a quello che fu “Incontri ravvicinati del terzo tipo”, vi ricordate il film per cui non si riusciva a capire per quasi tutta la durata della proiezione dove si andava a parare?
Inspiegabile, il fenomeno Saccomanni è apparentemente inspiegabile.
O meglio, sentendo Bonanni in un incisivo intervento trasmesso nel TG di Radio 3 alle 13:45 del 27.10.2013 in cui, anch’egli stupito da quanto proposto dal grandissimo ministro dell’economia (dovremmo sapere l’economia di quale paese, però – vedasi l’intervista di Bonanni), per giustificare la personale iniziativa saccomanniana sulla vendita di ENI citava come spiegazione l’interesse straniero a comprare ENI piuttosto di quello italiano a vendere.
Della serie: Saccomanni per chi lavora, per l’interesse degli italiani o per quello dei partners europei/potenziali compratori di ENI?
Il dubbio è più che lecito, memento le privatizzazioni del 1992 in cui il suo nume tutelare M. Draghi ebbe un ruolo estremamente importante, in effetti a venti anni di distanza ha fatto una grande carriera essendo per altro persona molto brillante.
Devo dire che ho apprezzato molto il rude intervento di Bonanni, ho avuto l’occasione di ascoltarlo di persona alla radio, chapeau!
In ogni caso questa situazione fa ben capire la gravità della situazione: anche un sindacalista vede le stesse cose che stiamo stigmatizzando noi da qualche mese, notasi che l’ottica di chi scrive non è precisamente quella di un sindacalista.
In ogni caso il dubbio è lecito.
La cosa bella, e qui ci si allinea perfettamente con quanto indicato dal segretario CISL, è che Saccomanni deve capire che le partecipazioni statali non sono sue, prima di fare certe affermazioni bisogna innescare un dibattito parlamentare e via dicendo. E fare i conti nell’interesse del Paese.
Perseverando nella direzione indicata da Saccomanni – stile voglio, posso, comando: a’ Saccoma’! Esiste ancora un Parlamento…! – ci avvicineremo velocemente ad un qualcosa di simile al colpo di stato, estremizzando.