I tedeschi impappinati , invischiati nella loro doppiezza, sarebbero stati rimessi al loro posto, colpevoli di due guerre e del virus leninista, padre di due macchine di sterminio.
Il frontman dei nemici storici, la Russia, sarebbe stata presa alla sprovvista, impreparata e disunita, di fronte all’entusiasta richiamo alle armi di polacchi, finni e lituani. Il backstage avverso, la Cina, sarebbe stata intimorita (ma anche sollevata) dalla letterale eliminazione dalla cartina della Corea del Nord.
Finalmente le spese dell’armamentario nucleare avrebbero avuto un senso come l’occupazione afghana delle cui motivazioni in pochi avevano serbato la memoria.
Tutto questo risiko, ridicolo nella sua narrazione, ma tremendamente serio negli uffici delle difese, dei servizi e dei relativi mercati che pregustavano il successivo piano postmarshall, è andato a vuoto. I timidi ucraini hanno tentennato e gli europei spaventatissimi hanno messo tutti i bastoni possibili nelle ruote.
Nessun revival. Niente Guerra Grandissima. Nessuna nuova balance of power. Ancora il gran casino di 20 medie e grandi potenze e la miseria di temi da 4 soldi come Calais, Ventimiglia e Lampedusa. Non ci sarebbe stata nemmeno la tanto ben preparata rivoluzione capitalista cinese del 2017. Dire che erano già pronti i libri sul tema.
Gli americani si sono incazzati sfogandosi in sanzioni e presidenziali. Gli inglesi – Cameron già si vedeva nuovo Churchill – l’hanno presa peggio. Non si fa così, si sono detti. Di solito l’Europa ed il mondo si incasinano, poi arriviamo noi con la right policy.
Ed hanno sbattuto la porta, aprendoci una breccia grande così. Addio Europa, firmato Brexit.