Analisi Intermarket ....quelli che.... Investire&tradare - Cap. 1

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buona sera!:)

aggiorno un attimino la grafica...solita view e lavoro per ora sugli stessi grafi da tempo..quindi strategia abbastanza chiara...

settimanale e mensile...

1307470507sett.jpg


1307470523mens.jpg


open interest giugno opz fib

1307470743z.jpg


come si può notare, l'area cuscinetto segnalata nel grafo dell'oi, combacia con quella grafica del fib...molto buono ;)

a significare che anche le intenzione degli operatori rispecchiano le indicazioni segnate sul grafico...

sul settimanale a mio avviso possiamo andare a toccare l'area che dicevo qualche giorno fa: 20000-19400 area dove o si reagisce immediatamente (con la stessa candela week che andrà a toccare l'area, quindi in spike) oppure bisognerà cambiar view generale...rimane il fatto che quella sarà una tappa importante dove dover lasciare le posizioni e attendere nuovi sviluppi...

di contro sul mensile, siamo quasi a ridosso del canale rialzista....20200 per la precisione, passa la tline inferiore..una rottura potrebbe esserci, ma per dire che il canale è definitivamente rotto (e cambiare view) attenderei la chiusura mensile...

in sostanza, bisognerebbe andare in spike settimanale nell'area 20000-19400, e chiudere la candela mensile dentro il canale verde...questo non comprometterebbe a mio avviso il rialzo....

se dovesse accadere il contrario, allora si cambia musica...

aggiugno che l'oi scad giugno, che ho seguito sin dalla nascita, vede:
-un incasso attuale di 37 mln di euro (contratti venduti aperti)
-le opz valgono circa 19 mln di euro (contratti comprati aperti)
-a scad sotto i 20000 (allo stato attuale) si spenderebbe oltre i 36 mln €; a 20500 si spenderebbe 25,9 mln € e a 21000 si spenderebbe 21,5 mln €..

quindi la miglior caduta per il nostro indice per scad giugno è 21000 dove i venditori hanno venduto per 37 mln € e ricomprano per 21,5 mln €....

anche lo strike pegger dello spoore indica 1310 per scad giungo...quota ora 1295....

operativamente sull'indice ho chiuso parte del corto e valuto se riprendere + alto..purtroppo sarebbe materialmente impossibile per me seguire in questo periodo l'evoluzione intra, e quindi oggi ho preferito chiudere una parte....

buona serata a tutti :):):);););)
 
dimenticavo un'ultima cosa...i volumi degli scambi...veramente bassi...strano che in queste aree non si cominci un'accumulo...vedremo tra qualche seduta....
 
Grazie Silut...! sempre interessante..:up:

;) quando posso è un piacere...se volete possiamo approfondire qualche argomento in particolare...

la sera quando scarico tutto dò ogni giorno un'occhiata generale...quello postato è ciò che ritenevo + interessante come spunto..

ci sarebbe da parlare anche sulle commodities, euro, spread e quant'altro...

ps...una cosa ancora non mi convince tantissimo..lo spread sull'obbligazionario..sembrano molto stabili, alti ma stabili...e sui ribassi invece di aumentare (in queste ultime sedute) rimangono invariati...bò...aaspettiamo un pochino..
 
;) quando posso è un piacere...se volete possiamo approfondire qualche argomento in particolare...

la sera quando scarico tutto dò ogni giorno un'occhiata generale...quello postato è ciò che ritenevo + interessante come spunto..

ci sarebbe da parlare anche sulle commodities, euro, spread e quant'altro...

ps...una cosa ancora non mi convince tantissimo..lo spread sull'obbligazionario..sembrano molto stabili, alti ma stabili...e sui ribassi invece di aumentare (in queste ultime sedute) rimangono invariati...bò...aaspettiamo un pochino..

appena possibile proverò a romperti le scatole...pur sapendo che anche Tu come me sei impegnato....:up:
 
Bernanke: crescita lenta " in modo disperato "

La crescita negli Stati Uniti continua ad essere lenta, «in maniera disperata», ma le cose dovrebbero andare meglio nella seconda metà dell'anno. Non ha usato mezzi termini il presidente della Fed, Ben Bernanke, in un discorso pronunciato il 7 giugno ad Atlanta, in Georgia, per descrivere lo stato di salute dell'economia americana.
Bernanke non ha chiesto in particolare modifiche nella politica monetaria, convinto che la spinta inflazionistica osservata in queste settimane sia soltanto «passeggera», ma ha legato il rallentamento economico osservato nel primo semestre dell'anno, essenzialmente a due fattori: la crisi giapponese e l'elevato prezzo del petrolio.
OBAMA: CON LEADERSHIP TEDESCA EUROPA SI SALVERA'. Della crisi economica globale, con particolare riferimento all'Europa, è tornato a parlare anche il presidente Usa, Barack Obama: «la situazione è dura e complicata», ha detto l'inquilino della Casa Bianca, ma con la leadership della Germania e di altri grandi paesi europei, «l'eurozona ce la farà ad uscire dalla crisi, anche se sarà lungo e difficile». In ogni caso, non si può correre il rischio «di mettere in pericolo la ripresa economica globale», abbandonando paesi come la Grecia a se stessi. Obama ha parlato di crisi in una conferenza stampa congiunta, a Washington, con il cancelliere tedesco Angela Merkel, fino a poco fa accusata di essere stata un po' troppo riluttante nei confronti di Atene, ma avendo accettato alla fin fine di venire in soccorso della Grecia. «Sono fiducioso che la leadership della Germania, insieme con altri attori chiave in Europa, traccerà il sentiero che porterà di nuovo la Grecia alla crescita», ha detto il Presidente Usa, «che renderà il suo debito più facile da gestire. Ma ci vorrà pazienza ed occorrerà un certo tempo, e ci siamo impegnati a cooperare appieno per risolvere questi problemi sia a livello bilaterale ma anche attraverso le istituzioni internazionali e finanziarie come l'Fmi», il Fondo Monetario Internazionale.
MERKEL: CONSAPEVOLI DELLE NOSTRE RESPONSABILITA'. Sul piano interno il presidente americano ha escluso un ripetersi della crisi del 2008, la peggiore dalla Grande Depressione del 1929, ma ha riconosciuto che crescita e soprattutto creazione di posti di lavoro negli Usa non vanno ai ritmi che lui avrebbe auspicato dopo l'avvio di una serie di misure di rilancio. La Merkel ha detto dal canto suo che in Europa si è «totalmente consapevoli della responsabilità per l'economia globale» anche perché «attraverso la crisi finanziaria ed economica globale ci siamo accorti di quanto siamo interdipendenti. Abbiamo visto che la stabilità dell'euro nel suo insieme verrà anche influenzata se un paese è in difficoltà, ed è proprio questo il tema di questa assistenza».
 
Bloomberg: Europa non pronta a un crac della Grecia

L’Europa non è pronta a un fallimento della Grecia. Secondo Bloomberg l’eventuale default di Atene non solo potrebbe aumentare il timore di un contagio, amplificando la crisi dell’Eurozona, ma non sarebbe nemmeno sostenibile dalle banche europee. Questo non solo perché, secondo la Banca dei regolamenti internazionali (Bri), sulla testa degli istituti di credito dell’eurozona ci sono oltre 160 miliardi di dollari a rischio, ma perché la salute del segmento bancario è sempre più precaria. Nonostante ciò il rollover, cioè il concambio peggiorativo dei titoli di Stato detenuti in portafoglio, sembra essere la soluzione più vicina, avallata anche dalla Banca centrale europea.

L’esposizione totale delle banche europee, secondo la Bri, è di 136, 317 miliardi di euro, quattro dei quali sono detenuti da istituti italiani. Il grosso del pacchetto è in mano alla Francia, con 56,74 miliardi di dollari, 14,96 dei quali in bond. Segue la Germania, con 33,974 miliardi, di cui 22,651 in titoli di Stato. L’Italia può sorridere rispetto a Berlino e Parigi, dato che ha un’esposizione di 4,085 miliardi di dollari. Tuttavia, non ci sono solo in ballo quasi 137 miliardi. No, perché alla voce “altre esposizioni” l’istituzione di Basilea mette insieme tutti i contratti sui derivati e gli altri capitoli di perdite possibili. Si scopre quindi che sull’Europa ballano 162,428 miliardi di dollari, sulla Francia 64,777, sulla Germania 39,923 e sull’Italia 5,778 miliardi.

Berlino e Parigi ora tremano di fronte alla possibilità di un default ellenico. Secondo la banca statunitense Goldman Sachs sono sei le banche europee maggiormente coinvolte nello scenario più avverso per Atene. Al primo posto troviamo la francese Bnp Paribas con 5 miliardi di euro, seguita dalla belga Dexia con 3,5 miliardi e dalla tedesca Commerzbank con 3 miliardi. Poco sotto ci sono il colosso transalpino Société Générale con 2,7 miliardi di euro di esposizione, l’olandese Ing con 2,4 miliardi e la maggiore banca tedesca, Deutsche Bank, con 1,6 miliardi. Simile la visione di Ubs, che il 20 aprile scorso non aveva usato mezzi termini: «La Grecia ristrutturerà il suo debito nel 2012». Con questa predizione, l’istituto elvetico di Oswald Grübel aveva fornito anche le cifre inerenti i titoli a rischio nei portafogli delle banche europee, evidenziando le stesse sofferenze notate da Goldman Sachs.

Nel suo complesso, il debito greco è pari a 340 miliardi di dollari. Questa è la cifra calcolata da Goldman Sachs e Citi, che hanno anche reso noto un altro aspetto. Anche considerando le misure di austerity e i programmi di privatizzazione, il debito pubblico ellenico dovrebbe superare quota 170% entro la fine del 2012. Un elemento, questo, che getta una pesante ombra sulle banche europee che a fronte di un peggioramento dei conti pubblici greci (e quindi un aumento del rischio default), potrebbero generare ulteriori perdite dai titoli di Stato detenuti in portafoglio. Questo ancora prima dell’haircut, il taglio al valore nominale dei bond sottoscritti, che per le due banche americane potrebbe essere fra il 50 e il 75% nel caso fosse scelta tale soluzione. I timori delle perdite bancarie è infatti il più grande spauracchio di Bruxelles, considerato l’attuale stato del segmento.

Nel frattempo, ora è la Bce che sta esortando gli istituti di credito a riscadenzare il proprio debito. Il presidente dell’Eurotower Jean-Claude Trichet ha chiesto ufficialmente di adottare il rollover, ovvero l’acquisto di nuovi titoli di Stato in sostituzione di quelli in scadenza. «Tecnicamente non è un default, dato che sarebbe su base volontaria», ha spiegato Trichet. È invece, secondo il banchiere francese, «qualcosa che la Bce potrebbe ritenere appropriata». Di opinione differente è Moody’s. L’agenzia di rating americana, come anche Standard & Poor’s e Fitch, ha definito «improbabile» che un rollover possa essere effettuato volontariamente, tacciando quindi questa opzione come «un evento creditizio assimilabile al default». Il giudizio di Moody’s su quel che sarà dopo il rollover è lapidario: «Se le autorità mostrano una volontà di imporlo al settore privato, il rischio di default si allargherebbe altrove», ha detto Bart Oosterveld, direttore della divisione Debiti sovrani della società di rating.

Differente la visione di Bob Traa, responsabile della missione del Fondo monetario internazionale in Grecia. «Non è vantaggioso far scattare scenari di ristrutturazione del debito», ha detto Traa. Ma non solo. Secondo il funzionario, «la dilazione dei rimborsi agli obbligazionisti è una questione tecnica e non dovrebbe costituire una ristrutturazione». Parole che sconfessano le convinzioni delle società di rating. Ma che non cancellano la paura che sta invadendo gli animi dei banchieri europei.  
 
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