ma manco io i miei soldi ce li metto in italia x investimento. ma neanche tu molto probabilmente DDUKE.
LA TRADIAMO OK, siam felici di cavalcare 1000 2000 punti su e in giu' , benissimo , ma nn investiamo .
esatto e io con una patrimoniale ho l'ennesima prova tombale:
"questi non vogliono risolvere i problemi, falliranno, ve ne vado"
Invece se vedo, per la prima volta, una inversione di marcia ovvero normalizzazione della spesa pubblica, allora entrerò pesante perchè i margini che l'Italia su quel fronte sono enormi e nessuno li ha.
Con una patrimoniale ancor più pensante di quella fatta da Tremonti, hai solo una via da seguire, l'uscita.
Il mercato ha detto a questi politici di ***** "o risolvete o morte, niente patrimoniali a sto giro, nessun stratagemma, liberalizzare tutto, eliminare sprechi e ridurre tasse"
Se hai un alto debito pubblico non colpa di banche e di salvataggi ma della cosa pubblica. Taglia la cosa pubblica o come la cancrena ti mangerà tutto.
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GRUDMANHOL, IL TERRORE DI REAGAN
25 gennaio 1986 — pagina 11 sezione: POLITICA ESTERA
WASHINGTON - C' è un mostro che si aggira per Washington e turba i sonni della governante di Reagan come del Capo di stato maggiore della Difesa, che agita i pensieri del direttore dell' Fbi come degli sguatteri del Senato. Mangia dollari, a boccate di miliardi, ha tre teste e un nome difficile: i giornali lo chiamano per tagliar corto "Grudmanhol", ma la sua definizione scientifica completa è "Gramm-Rudman-Hollings". Tutti sanno che cosa il "Grudmanhol" non è - non è una nuova epidemia, non è un altro Aids, non è un terrorista tedesco e neppure un velenoso pesticida nell' acqua - ma nessuno è in grado di prevedere con certezza dove andrà ad attaccare e quanto sangue reclamerà prima di appagarsi. Si sa che farà male, molto male, se prima qualche san Giorgio non si alzerà a infilzarlo, ma nel profondo del loro invincibile puritanesimo gli americani un poco già lo amano: come l' Aids che sembra caduto dal cielo a punire la nuova Sodoma dei costumi sessuali, così il "Grudmanhol" pare la giusta punizione per questa Gomorra della spesa pubblica allegra in cui si è trasformata l' America della parsimonia patriarcale. E' nato in fretta, negli ultimi giorni nevosi del dicembre prenatalizio, dall' aula di un Senato che come uno scolaretto negligente correva nella solita maratona pre-festiva per sgombrare la scrivania dalle leggi giacenti e godersi con la coscienza più leggera le vacanze. All' inizio, quando due senatori repubblicani - il texano Phil Gramm e Warren Rudman del New Hamphsire - e un democratico, Fritz Hollings della Sud Carolina, ebbero l' idea di proporre una legge che rendesse obbligatorio il progressivo, graduale riassorbimento del disavanzo pubblico. Il loro progetto parve a molti una di quelle idee che come la pace, la mamma e la giustizia, vanno benissimo nei comizi e nei dibattiti televisivi, ma non spostano una virgola nella realtà. E' vero che lo sbilancio federale aveva raggiunto i 220 miliardi di dollari l' anno e dalla Federal reserve, dalle banche, dalle aziende cominciavano a venire segni di agitazione crescente per la concorrenza dello stato sul mercato dei capitali, ma dopotutto - si dicevano per confortarsi gli esperti di cose washingtoniane - Reagan non avrebbe mai permesso al Senato, e in particolare a due repubblicani, di imporre all' Amministrazione scelte troppo vincolanti e minacciose soprattutto per gli interessi del Pentagono. Quando la "Grudmanhol", la legge tricipite, fu approvata alla vigilia di Natale, fra il tintinnio delle "Jingle bells" e le ultime corse nei grandi magazzini per lo "shopping", non un grido, ma uno sbadiglio, si era alzato dai banchi del potere washingtoniano: la legge aveva avuto in Senato una schiacciante maggioranza, 63 voti contro 31, un segno sicuro - rassicurarono i politologi - di scarsa efficacia. Quando tutti sono a favore di una legge, osservavano i conoscitori, vuol dire che non fa male a nessuno. E una legge che non fa male è poesia, non governo. Reagan si batteva per la sua riforma fiscale trasformata da maxicappotto in minigonna dagli emendamenti parlamentari, il pubblico si godeva la continua discesa dei tassi di interessi, comprando più automobili a rate e più mutui edilizi. Fu solo al ritorno dalle vacanze, quando alla gente arrivano i conti accumulati con le carte di credito in dicembre, che Reagan si trovò sul tavolo il rapporto dei contabili dello Stato che rispettosamente si erano presi la briga di andare a studiare la nuova legge, e calcolarne gli effetti. "Credevamo che fosse un gattone sdentato - confessa ora il senatore repubblicano Bob Dole, uno dei possibili candidati presidenziali per l' 88 - e invece ci siamo accorti che era uno squalo". Il "Grudmanhol" non era affatto un libro di preghiere, ma un prontuario vincolante e implacabile di tagli di spesa da compiere, ma subito. Per arrivare al traguardo dell' azzeramento del deficit federale in 5 anni, dunque nel 1991, la legge prevede che divengano obbligatorie riduzioni di bilancio calcolate in misura proporzionale e obbligatoria. Il presidente ha il diritto di dichiarare alcune voci di spesa "intoccabili", ma la legge non transige: quel che non si risparmia da una parte, dovrà venire da un' altra. L' importante è che l' orco venga nutrito ogni anno della prevista quantità di dollari, con una prima inforcata di 11,7 miliardi (ventimila miliardi di lire) il 1 marzo 1986. L' anno fiscale prossimo, la legge stabilisce (non auspica, non chiede, non invita, proprio "stabilisce") che il disavanzo pubblico, portato dal primo taglio a 208 miliardi di dollari, debba tassativamente scendere di altri 50 miliardi (85.000 miliardi di lire). E poi, via, a colpi di accetta, nell' 88,' 89 e ' 90 fino allo zero per il primo anno della prossima decade. Il mostro ha una sua apparente magnanimità, perchè consente al governo e ai legislatori di evitare la ghigliottina automatica di decidere autonomamente i tagli da apportare. Ma transige solo col "come", non sul "che cosa": comunque le riduzioni di spesa devono totalizzare i risparmi prefissati. "Insomma è come dire a un uomo, se non ti butti sotto il treno ti sparo", commenta amaro uno dei pochi senatori che votarono contro, Les Aspin. Ma se l' uomo non si butta, il mostro tira il grilletto. E apre buchi tremendi nei suoi bersagli, senza guardare in faccia a nessuno. Tutti coloro che ricevono soldi dallo Stato, siano generali a 4 stelle o fattorini delle poste, siano vice presidenti o maestre d' asilo devono prepararsi al colpo, perchè le riduzioni sono percentuali, dunque proporzionali e basta scorrere il prontuario dei tagli calcolato dall' Ufficio governativo del bilancio per constatare la spietata mancanza di rispetto del mostro. Il personale di servizio della Casa Bianca dovrà ridurre di 350 milioni di lire il bilancio annuale di 6 miliardi dal quale escono gli stipendi, la manutenzione, le spese globali della residenza presidenziale. Il "National security council", il "Gabinetto privato" dei più influenti consiglieri presidenziali in materia di difesa e diplomazia, dovrà rinunciare a 300 milioni. L' Istituto nazionale della salute (Nih) si vedrà ridotte le entrate di 250 milioni. I massimi giudici della "Supreme court", vestali della Costituzione e del diritto, faranno a meno di 200 milioni. Il ministero dell' Agricoltura dovrà dire addio a quasi 2 miliardi, il ministero dell' Educazione a 300. Il vice presidente George Bush troverà nuovi incentivi alle proprie ambizioni presidenziali dai 10 milioni (sempre di lire) sottratti al fondo spese della sua residenza ufficiale, mentre senatori e deputati dovranno porre un freno alla loro grafomania, vedendosi decurtato il loro ciclopico fondo per le spese postali di ben 5 miliardi l' anno. Migliaia di impiegati pubblici dovranno rinunciare alla Cola, che non è una bibita, ma la sigla di "Cost of living adjustments", la scala mobile per i dipendenti dello Stato. Nel complesso, la prima rata del "Gramm-Rudman-Hollings" si porterà via il 4,3 per cento del bilancio riservato al settore civile e il 4,9 per cento degli stanziamenti militari. Una percentuale di per sè assai elevata, e superiore anche al valore dell' inflazione, prevista quest' anno al di sotto del 4 per cento. Dunque, i tagli di legge non si limiteranno a inghiottire tutti gli incrementi nominali previsti per le spese pubbliche, ma incideranno anche in cifre assolute sui budgets. In più, il peso sarà ripartito in maniera diseguale, per difendere i programmi dichiarati "off limits", come la sicurezza sociale (che paga pensioni e assistenza medica) e altri di eminente interesse sociale: su alcuni servizi, il morso del mostro potrà staccare bocconi di bilancio superiori al 10 per cento del preventivo, ma non potrà incidere sul pagamento degli interessi del debito nazionale, che ormai è una delle maggiori voci di uscita. La corsa a mettere in salvo questo o quel programma dall' attacco delle forbici "somiglia a certe scene di alluvione, quando la gente si arrampica sui tetti per sfuggire all' acqua" annotava divertito il "Wall Street Journal". E in nessun posto come al Pentagono si vedono generali onusti di stelle che cercano di portare via fra le braccia un' arma, un servizio, un programma caro, e impedire che venga sommerso dai tagli. Reagan ha dato subito l' esempio dichiarando "intoccabili" le sue "guerre stellari", e moltissimi dei contratti già firmati in altri campi dal Pentagono non potranno essere ridotti: le grandi aziende del settore militare-industriale, come la General che incassa duemila miliardi di lire l' anno in commesse, hanno fatto sapere con ferma discrezione che, legge o non legge, un contratto firmato è un contratto firmato. Pentagono, Fbi e Guardia costiera dovranno segare i propri bilanci di circa il 20 per cento, alla fine del quinquennio, secondo le stime del "controllore generale dei conti", "un risultato che nemmeno Gorbaciov avrebbe osato proporre se fosse divenuto presidente degli Stati Uniti", come commentava acido Sam Nunn, un senatore molto vicino ai generali. E la maggior parte delle economie (quasi 7 mila miliardi solo per la Difesa) verranno strappate al settore dei personale, dell' addestramento e delle manovre. "Eccolo - sbuffa il senatore Lee Aspin - il risultato del grande riarmo reaganiano: una montagna di armi nuove e nessuno che le sappia adoperare. I russi devono pensare che siamo una nazioni di pazzi". Troppo grosso, troppo rivoluzionario, troppo tutto, per essere vero. Dall' indifferenza eccessiva, Washington sembra passata al panico, ma c' è motivo di sospettare che la "ragion politica", gli istinti di sopravvivenza, finiranno per vincere. L' 86 è anno di elezioni cosiddette "mid-term" perchè cadono a metà del termine presidenziale, e saranno in palio i 435 seggi della Camera e un terzo dei 100 seggi senatoriali. Nessun candidato vuole affrontare gli elettori portando loro la notizia che "il barile del lardo", come qui chiamano i fondi pubblici, si è seccato. E allora? La "Grudmanhol" sarà violata massicciamente? Impossibile. Una nuova e più mite legge verrà passata in furia entro il primo marzo? Umiliante: i legislatori si darebbero da soli quella patente di imbecilli che già in molti vorrebbero consegnar loro, confermando il sospetto di aver varato una legge senza averla capita... Reagan e il Congresso sapranno lavorare insieme per decidere tagli intelligenti e selettivi, invece del massacro alla cieca? Possibile, ma quasi miracoloso. C' è chi spera nel cavaliere bianco, in un san Giorgio con le toghe della Corte suprema, che arrivi in extremis a trafiggere il drago con la spada della incostituzionalità: ma la legge può essere cancellata, non così il disavanzo. Quando tutte le ipotesi, e le illusioni, saranno tramontate, e visto che ormai la volontà di ridimensionare il disavanzo pubblico esiste ed è seria, resterà l' ultima, fredda verità di cui - dietro il suo ruggire - questo mostro legislativo è portatore: la sola via d' uscita dal pasticcio creato prima dal deficit reaganiano e poi dalla selvaggia chirurgia senatoriale, ha un nome antico e amaro: tasse. La stessa legge infila, tra un' accetta e una ghigliottina, una clausola che permetterebbe di ammorbidire i tagli se dovessero aumentare gli introiti. Reagan ha giurato, e ancora giura, di non volerlo fare. Ma qualcuno ricorda che un certo governatore della California, dieci anni fa, decise il più forte incremento fiscale nella storia di quello Stato, dopo essersi fatto eleggere al grido di "meno tasse", e quel governatore si chiamava Ronald Reagan. Le imposte aumenteranno, e l' ascia della legge-mostro si ridurrà a essere un coltellino, profetizzano i sapienti di questa capitale. E un altro capitolo si aggiungerà alla favola del principe Ronald che doveva domare il terrorismo, ridurre il bilancio dello Stato, mettere in ginocchio l' Urss e chiedere meno tasse ai suoi concittadini e, facendo il contrario di quel che prometteva, venne sempre più amato dai sudditi del regno. -
dal nostro inviato VITTORIO ZUCCONI