Può avere l’ok di Berlusconi. Nessuno sa con certezza se nel famoso patto del Nazareno c’è anche una postilla sul nuovo presidente della Repubblica. Ma le recenti aperture di Berlusconi – che ha escluso dei “no” a prescindere anche su nomi Pd – renderebbero il punto di accordo su Monti molto più agevole che su Prodi o altri, i quali costringerebbero Renzi a giocare sulla difensiva, obbligandolo a dare garanzie dagli sviluppi imprevedibili per il suo governo. Meglio, dunque, puntare su uno come Monti, che non chiederà particolari sforzi di convincimento al Cavaliere né metterà sul piatto scomode contropartite.
La maggioranza. Obiettivo del governo nell’elezione del nuovo Presidente, è infatti quello di ottenere il più vasto consenso possibile attorno al suo nome. Ebbene, Mario Monti potrebbe addirittura essere eletto al primo scrutinio: attorno al suo nome, non è fantascienza immaginare il benestare di Pd, Forza Italia, Scelta civica e Udc. Solo con questo blocco, l’ex premier potrebbe contare con 756 voti a favore, oltre i tre quarti necessari alle prime tre sessioni. Restano esclusi l’incognita Sel – che potrebbe anche convincersi – e l’opposizione netta di Lega Nord e Movimento 5 Stelle, ma residuale se si considera che Napolitano nel 2013 venne rieletto con 738 preferenze.
L’alternanza. Tra le principali richieste del polo avverso al Partito democratico, c’è quella di sostituire un laico con un cattolico, che non sale al Quirinale dai tempi di Oscar Luigi Scalfaro. Monti potrebbe sopperire anche a questa richiesta, risultando gradito anche alle schiere più progressiste, non avendo mai assunto, comunque, profili di integralismo sulle tematiche sensibili.
E’ un liberale. A un ex Pci, logica vorrebbe che finisca per succedere un moderato. Altro campo in cui il professore della Bocconi non ha certamente molti rivali in grado di offuscarlo.
E’ fuori scena. Se non si fosse candidato alle elezioni politiche con il fallimento di Scelta civica, oggi Monti potrebbe già essere presidente della Repubblica. L’entrata in campo, lo ha reso per un breve periodo uomo di parte, e ne ha escluso a priori la candidatura. Anche lui, dopo lo shock dei 101 antiprodi, partecipò alla processione che invocò la disponibilità a Napolitano per il secondo mandato. Da un anno a questa parte, Monti ha capito la lezione: non ricopre più incarichi nel partito e se ne sta bene in disparte, senza troppe apparizioni sui giornali o in tv.
E’ gradito all’Europa. Senza dubbio, si tratta dell’aspetto più controverso della sua possibile elezione. Come potrà Renzi giustificare all’opinione pubblica un presidente così gradito alla Germania e in particolare ad Angela Merkel? A ben vedere, però, questo governo si sta dimostrando – timidamente – antieuropeista solo nelle parole. Così, un Monti sul Colle potrebbe consentire a Renzi di continuare a parlare male dell’Ue, comportandosi da studente modello nelle sue visite a Juncker e soci. Altro particolare da non sottovalutare: a marzo le istituzioni europee dovranno pronunciarsi definitivamente sulle manovre recenti del governo, in primis la legge di stabilità. E con Mario Monti al Quirinale, l’ok di Bruxelles diventerebbe, di colpo, una formalità.